sabato 31 agosto 2013

La bufala del vino di Gorgona. Firma per chiudere il carcere e per salvare il Santuario dei Cetacei




Questo è il vigneto che da decenni viene utilizzato per produrre il vino all'isola di Gorgona. Sempre lo stesso. Ci sono state buone annate e annate dove il vino non era un granché. Così come da decenni si produce olio, formaggio e altri prodotti tipici di un'azienda agricola. La particolarità è che i lavoratori sono dei detenuti, non sempre preparati per fare i macellai, i pastori e gli agricoltori. Sono sorvegliati da decenni dagli stessi agenti della polizia penitenziaria, che non fanno più i poliziotti ma gli agricoltori, prima improvvisati ed ora esperti fattori. Dei veri eroi della sopravvivenza su quest'isola.  Il problema della qualità del prodotto, spesso scarsa anche se genuina, è la mediocrità ministeriale di agronomi, veterinari ed altri 'esperti', che spesso non sono all'altezza dell'attività che potrebbe essere svolta a Gorgona. Fa sorridere, infatti, chi afferma (spesso nomi noti, come il regista Paolo Virzì per esempio, che vengono qui un giorno e si bevono tutto quello che il carcere gli racconta ) che l'isola potrebbe essere autosufficiente vendendo i suoi prodotti. Non c'è mai riuscito nessuno, da secoli, nemmeno i frati benedettini... . C'è sempre stato bisogno di un aiuto esterno. Sarebbe possibile solo se ci fossero degli imprenditori e dei lavoratori esperti che dirigono il lavoro. Impossibile con un ministero della Giustizia come il nostro, pieno di mezze calzette e approfittatori di ogni genere, con la scusa della redenzione dei detenuti. L'ultima patacca l'ha fatta circolare in giro l'attuale direttrice della colonia penale di Gorgona, oltre che di Volterra percependo così doppio stipendio e che sull'isola non c'è mai, spacciando il vino di Gorgona e usando il nome dei 'nobili'... Frescobaldi, come una novità. Una vera bufala quella di Maria Grazia Giampiccolo, immortalata con l'attuale ministro Anna Maria Cancellieri, e divulgata dai media senza nessun controllo. Gorgona potrà funzionare solo quando rinascerà la collaborazione tra i gorgonesi che vogliono ripopolarla e la colonia penale, non  volendola desertificare come è stato fatto con Pianosa e l'Asinara. E non certo con una direzione della colonia penale che addirittura impedisce agli abitanti civili di accedere alle loro case.


Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza è ormai carta straccia grazie all'attuale direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo che, abusando dell'autorità che gli concede il ministero di Giustizia, è arrivata addirittura ad impedire lo sbarco ad alcuni gorgonesi che abitano stabilmente sull'isola. 
Questo, insieme ad altre mille prevaricazioni ed ingiustizie della colonia penale sul paese, significa la morte di Gorgona e dei suoi abitanti originari, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
 Per ora siamo a 93 firme.


Per firmare clicca qui sotto:


Intanto è arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio, e che magari vietano di pescare con la canna agli abitanti delle isole, non hanno alzato un dito (tutti stipendiati da noi: Parco dell'Arcipelago Toscano, Comune di Livorno, Provincia di Livorno, Regione Toscana, ministero dell'Ambiente, Governo). Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece dalle bollette di tutti i contribuenti italiani... .
Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi posti, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni o per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Siamo a 80 firme.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch

Waiting


venerdì 30 agosto 2013

Se va bene, siamo spacciati!



"Anche il più zuccone e somaro tra gli italiani conosce e ricorda la frase di Massimo D'Azeglio riprodotta in calce sotto la sua immagine. Ce la insegnano a scuola in terza media, quando i professori ci spiegano il Risorgimento. Un nome, un programma.
L'Italia è l'unica nazione democratica occidentale che ha scelto di definire il proprio movimento nazionale di affermazione della democrazia, attribuendogli un nome che ha un sapore mutuato dalla vita religiosa e dalla dimensione spirituale di una civiltà cattolica. In terza media (ahimè, lo rifanno anche in terza liceo, cinque anni dopo) ci spiegano "l'epica e l'epopea del Risorgimento" ma nessuno ci spiega di che cosa (prima) erano morti gli italiani. Si erano suicidati? Erano stati assassinati? Avvelenati? Erano morti di malattia? E quando si era verificato? E come? Soprattutto: perchè? La morte viene censurata e viene riproposta direttamente il concetto di Risorgimento -ovvero la resurrezione delle coscienze- senza mai spiegare il prima. Dal punto di vista della percezione subliminale, nel costruire l'immaginario collettivo della nazione, questo significa che l'italiano è risorto senza neppure morire. Esiste il Risorgimento senza che ci sia mai stata la Morte. Quindi si proviene da un Nulla.
A questa epica retorica di un presupposto Risorgimento privo di morte precedente, si accompagna una successiva epopea degli italiani: l'attesa messianica del cosiddetto "Uomo del Destino", interpretato - a seconda dei momenti storici e dello schieramento - da Napoleone Bonaparte, Benito Mussolini, Josif Stalin, Bettino Craxi, Silvio Berlusconi. Ad un certo punto, questa persona irrompe sul teatro della Storia Nazionale incarnando la risoluzione di ogni problematica sociale, economica, politica, istituzionale, attraverso l'uso di stilemi, forme, simboli, parole, slogan, che infiammano la coscienza collettiva nazionale. Si promuove, così, il pensiero magico, caratteristica infantile, di società e individui regrediti, portati a non interpretare la realtà in termini razionali e pragmatici, bensì seguendo binari di illusioni e proiezioni immaginarie. In tal modo si promuove l'aspettativa di carattere magico e si giustifica l'elisione e la cancellazione del principio di assunzione delle responsabilità individuali. E' la base sulla quale si poggia una società dove non esiste il principio di cittadinanza, bensì solo e soltanto quello della sudditanza. E' la fase che stiamo ancora vivendo.
Tre giorni fa, l'attuale Ministro degli Interni in carica, on.Angelino Alfano, ha dichiarato ufficialmente: "La decadenza di Berlusconi dalla carica di senatore è impensabile. L'esecuzione della sentenza è inaccettabile". Essendo il responsabile dell'ordine pubblico, si tratta di un'affermazione molto grave, diciamo un obbrobrio giuridico, perché implica la cancellazione della Legge che lui deve salvaguardare. Nessun giornalista gli ha chiesto ragguagli in merito. Lo ha fatto il corrispondente da Roma dell'autorevole pubblicazione britannica The Guardian. Senza scomporsi, Alfano ha risposto con bonomia, come se stesse parlando a un essere inferiore: "Forse lei non ne è al corrente, ma è scusato in quanto straniero...io non sono soltanto il Ministro degli Interni, sono anche il segretario politico del più importante partito nazionale. Quella frase non è stata detta dal Ministro degli Interni, bensì dal segretario politico del PDL. Quella sentenza è politica e quindi il giudizio del sottoscritto è politico. Oltre al fatto che sono anche vice-presidente del consiglio". Il giornalista britannico non ha detto nulla, ha preso atto che esiste "materialmente" la presenza di un soggetto politico europeo che è uno e trino allo stesso tempo. Ma basta leggere ciò che si dice in giro per l'Europa per comprendere lo sconcerto continentale per una nazione la cui classe dirigente si comporta in questo modo. Ci stanno mangiando vivi. E ne hanno ben donde.
La frase di D'Azeglio che ho citato è letterale.
A scuola ci propinano sempre un'altra versione, falsa, più hollywoodiana. Ci insegnano, infatti, che il nostro antenato avrebbe detto "L'Italia è fatta e adesso facciamo gli italiani". Non è così. Lui ci conosceva molto bene.
La fine dell'estate, tra una nuotata e un drink, dovrebbe regalarci una bella iniezione di relax anti-stress. Ne abbiamo bisogno. Per consentirci di prepararci alla novella che il potere costituito sta preparando attraverso una perversa e diabolica manipolazione delle parole, dei concetti, della sintassi. Silvio Berlusconi, aiutato da Luciano Violante (uno dei saggi voluto dal presidente Napolitano) si appresta ad applicare la variante post-moderna della frase di D'Azeglio che, in questo autunno del 2013 che avanza, dovrebbe risuonare pressappoco così:"L'Italia è cotta. E adesso cuociamo gli italiani". E lo faranno tentando di abolire il Senso. Lo faranno attraverso le parole, le frasi, per abbindolarci e impedirci di affrontare la realtà. 
Tutti gli indici economici sono impietosi. Per non parlare di quelli etici, morali, istituzionali. Negli ultimi 5 anni (da quando la crisi "ufficialmente" è scoppiata) nessuna personalità politica al governo è riuscita ad applicare uno straccio di dispositivo che abbia contribuito quantomeno ad arginare il declino. La situazione è peggiorata e sta peggiorando. Il sistema si è inceppato. Non funziona più, è totalmente incartato. Secondo il PD, il PDL e la lista Monti si potrebbe andare avanti così per altri dieci, venti, quaranta mesi, nella totale indifferenza per le esigenze collettive. Ma i venti di guerra stanno infiammando il bacino del Mediterraneo e quando ci si trova in un teatro bellico, le forze in campo necessitano, giocoforza, di schierare (oltre ai generali) intelligenze, competenze, meriti.
E così, visto che il PD non lo vuole fare perché non ha né il coraggio, né la forza, né il pudore di esprimersi, ci pensano "i mercati". Questa locuzione usata per infinocchiarci, stordirci, spaventarci, annebbiarci, senza mai spiegare nulla, secondo la consuetudine del pensiero magico che funziona sempre con i bambini. I magici mercati hanno parlato: vanno a picco in borsa Mediaset e tutte le sue consociate e derivate; vanno a picco tutte le banche nazionali private gestite da un management imposto e deciso dalle direzioni nazionali del PD del PDL della lista Monti. Si trascineranno appresso decine di migliaia di aziende. Faranno di tutto per farci credere che si tratta dell'effetto Siria, della instabilità, dei militari egiziani, oppure è una conseguenza delle manovre economiche della Federal Reserve statunitense. Non è così. In un momento così serio, importante e decisivo per le sorti dell'Europa, dei clown da circo non sono più tanto divertenti: diventano pericolosi. Perchè sono inutili. 
La loro strategia è ormai chiara anche a un bambino: vogliono cucinarci a fuoco lento, uno per uno.
E noi dobbiamo rispondere loro: "ce lo chiede l'Europa, dovete andare tutti via quanto prima è possibile; lo vogliono i mercati, gli investitori internazionali, la collettività nel suo insieme, sia a destra che al centro che a sinistra". ((Sergio Di Cori Modigliani, dal blog www.beppegrillo.it)

Isola di Gorgona. Il Comune di Livorno, il suo sindaco Alessandro Cosimi, e la presidente della Seconda Circoscrizione, Monica Ria, hanno completamente abbandonato a se stessi gli abitanti di Gorgona e l'antico villaggio dei pescatori gorgonesi. Gorgona, infatti, appartiene alla Seconda Circoscrizione del Comune di Livorno. Lasciando il paese in balìa dell'attuale direttrice del carcere, Maria Grazia Giampiccolo, che addirittura impedisce ai cittadini gorgonesi e livornesi che abitano stabilmente l'isola di accedere alle loro case, il Comune così abbandona a se stessi i suoi concittadini, omettendo di fare quello per cui i rappresentanti politici sono stati votati. Il paese di Gorgona, infatti, oltre a subire da decenni provocazioni e vessazioni quotidiane da parte della colonia penale, sta scomparendo grazie proprio al disinteresse delle istituzioni preposte: le case sono distrutte e al limite dell'agibilità, mancano l'acqua e le fognature, è impossibile creare qualsiasi attività economica, le condizioni generali del paese sono al limite della sopravvivenza. Firmate la petizione per chiudere il carcere di Gorgona e per bloccare il rigassificatore nel Santuario dei Cetacei

L'antico lavatoio dei gorgonesi, nella piazzetta del Borgovecchio al centro del paese di Gorgona. L'altro anno i detenuti dell'isola avevano iniziato a restaurarlo volontariamente, con l'aiuto dei ricordi degli abitanti gorgonesi e i soldi di un'associazione legata alle carceri. La solita direttrice, Maria Grazia Giampiccolo, insieme a chi cura l'amministrazione della locale colonia penale, hanno interrotto i lavori a metà, lasciando l'opera incompiuta in mezzo al paese


Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza è ormai carta straccia grazie all'attuale direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo che, abusando dell'autorità che gli concede il ministero di Giustizia, è arrivata addirittura ad impedire lo sbarco ad alcuni gorgonesi che abitano stabilmente sull'isola. 
Questo, insieme ad altre mille prevaricazioni ed ingiustizie della colonia penale sul paese, significa la morte di Gorgona e dei suoi abitanti originari, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
 Per ora siamo a 93 firme.


Per firmare clicca qui sotto:


Intanto è arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio, e che magari vietano di pescare con la canna agli abitanti delle isole, non hanno alzato un dito (tutti stipendiati da noi: Parco dell'Arcipelago Toscano, Comune di Livorno, Provincia di Livorno, Regione Toscana, ministero dell'Ambiente, Governo). Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece dalle bollette di tutti i contribuenti italiani... .
Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi posti, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni o per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Siamo a 80 firme.

Per firmare clicca qui sotto:

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DAL DISINTERESSE GRANDUCALE AL REGNO D'ITALIA 

...
1808 Dapprima annessa all'impero francese, G. fu in seguito fatta confluire nel Dipartimento del Mediterraneo con capoluogo Livorno.
1815 Con il trattato di Vienna che pose fine all' era napoleonica, G. tornò di nuovo al restaurato Granducato di Toscana retto per l' occasione da Ferdinando III.
1816 Una nuova pestilenza colpì la città di Livorno.
1827 Trascorso il periodo napoleonico senza che fossero avvenuti nell' isola fatti significativi, e tali comunque da essere riportati dalla bibliografia, il neo Granducato di Toscana emise un bando attraverso il quale si proponeva , di darla in affitto per un periodo di sei anni.
1833 Scaduto il termine contrattuale l'isola fu ceduta di nuovo in enfiteusi a nuovi acquirenti, i fratelli Giovan Battista e Francesco Baldini, per un canone annuo di 1650 lire fiorentine. Malgrado gli avvicendamenti ed i passaggi da un proprietario all' altro, la modesta economia dell’ isola non subì sostanziali miglioramenti. La pesca delle acciughe, che era rimasta l' unica attività di un certo rilievo, consentiva ridotti incassi che pur tuttavia permisero ai 70 residenti di condurre una vita decorosa sia pure in mezzo a mille difficoltà di vario tipo. Repetti in proposito cita che a questa pesca, che rimarrà fiorente fino al 1860, partecipavano circa 600 barche di pescatori toscani, genovesi e napoletani che facevano sempre riferimento alla G. per la salagione e la conservazione del pescato nei magazzini adibiti allo scopo nei pressi dello scalo. Le acciughe di G., confezionate in barilotti da 900 libbre, erano ancora le più ricercate per qualità.
1835 La città di Livorno venne dichiarata "porto franco" da Leopoldo II.
1842 Sull’isola risultavano facenti parte della parrocchia di S. Gorgonio,presieduta dall' abate Bruno Titoni di Calci nominato nel 1839 ,69 persone così suddivise (Vivoli): due ecclesiastici e sette famiglie di cui 52 erano i maschi e solo 151e femmine. La città di Livorno contava all'epoca 79.752 residenti.
1848 Ebbero inizio i primi tumulti insurrezionali che fecero decadere nell'anno successivo il Granduca Leopoldo.
1859/60 Con la costituzione del Regno d’Italia venne meno in Toscana il governo degli Asburgo Lorena. È pertanto lecito ritenere che i gorgonesi abbiano sperato in un progressivo e sostanziale miglioramento del loro tenore di vita. Le probabili ed umane aspettative andarono però ben presto deluse dalla decisione, che all’ epoca prevalse, di destinare questa parte di demanio in sede di pena per condannati. Alla primordiale libera scelta degli anacoreti fece pertanto seguito una situazione di involontaria e forzata emarginazione da parte della piccola comunità residente alla quale fu imposto di coabitare con la peggiore feccia del momento. Alle diatribe fra certosini e castellani che avevano contraddistinto il periodo storico precedente, subentrò una nuova condizione di coesistenza "pacifica" alla quale rimarrà associato uno stato di latente sofferenza e di disagio diffuso. Livorno contava 83.000 abitanti.
1861 Dal censimento effettuato, gli abitanti di G. risultarono in totale 40. Essi erano così distribuiti (Canessa): Maschi 26 (18 celibi, 7 coniugati, 1 vedovo); Femmine 14 (7 celibi e 7 coniugate).

Rimmel

Sahara 1990. Frascati-Dakar

mercoledì 28 agosto 2013

Firma la petizione per chiudere il carcere di Gorgona e bloccare il rigassificatore nel Santuario dei Cetacei

La Torre dell'Orologio e, dietro, la Torre Vecchia. Nella prima la colonia penale ci ha fatto un magazzino per le bombole del gas?!? L'antichissima Torre, detta anche Pisana, invece, citata anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia, sempre nel territorio controllato dal ministero di Giustizia, sta franando interamente a mare senza che nessuno intervenga a salvarla. Dopo averle restaurate se ne potrebbe fare dell'ottimo agriturismo, se il carcere chiudesse definitivamente i battenti e lasciasse il territorio agli abitanti gorgonesi che intendono ripopolare l'isola e ridargli un'anima. Non certo per farne delle speculazioni edilizie, come vorrebbe far credere un Parco assente ed inutile, ma un turismo protetto e contingentato. D'altronde lo fanno nell'omonima isola di Gorgona, in Colombia, dove prima c'era una prigione ed ora delle visite protette. Loro riescono a farlo mentre noi, in mano ad una burocrazia cieca, mediocre, onnipresente ed onnivora, no!



Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza è ormai carta straccia grazie all'attuale direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo che, abusando dell'autorità che gli concede il ministero di Giustizia, è arrivata addirittura ad impedire lo sbarco ad alcuni gorgonesi che abitano stabilmente sull'isola. 
Questo, insieme ad altre mille prevaricazioni ed ingiustizie della colonia penale sul paese, significa la morte di Gorgona e dei suoi abitanti originari, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
 Per ora siamo a 93 firme.


Per firmare clicca qui sotto:


Intanto è arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio e che magari vietano di pescare con la canna agli abitanti delle isole non hanno alzato un dito (tutti stipendiati da noi: Parco dell'Arcipelago Toscano, Comune di Livorno, Provincia di Livorno, Regione Toscana, ministero dell'Ambiente, Governo). Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece dalle bollette di tutti i contribuenti italiani... .Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi posti, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni o l'utilizzo di sostanze chimiche. Siamo a 80 firme.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch




DALLE ORIGINI ALL'INSEDIAMENTO DEI BENEDETTINI 
...
1070 Da Lucca e in data 16 agosto, il pontefice Alessandro II emise una bolla che confermava al monastero della G. il possesso di tutti i suoi beni.
1074 La contessa Matilde di Toscana fece visita ai cenobiti e, come tanti altri prima di lei, elargì cospicue donazioni all'eremo di S Gorgonio allora diretto dall'abate Lanfranco.
I saraceni però tornarono per l' ennesima volta a saccheggiare le misere cose della G. e i pochi monaci presenti si videro costretti di nuovo alla fuga (Riparbelli). Con loro venne via anche il padre Adamo che all'epoca era l 'abate di questa piccola comunità monastica.
1118 All ' inizio del XII secolo i monaci raggiunsero di nuovo un' invidiabile condizione finanziaria che permise loro di trasformare ancora una volta l' isola in una sede di riferimento mistico e spirituale. Ben altri erano gli interessi del mondo esterno. Motivi strategici e militari indussero infatti i Pisani a prendere possesso dell' isola e a distaccarvi in modo stabile un presidio di soldati.
1166 Malgrado le premesse non siano state incoraggianti, fra la repubblica pisana e i monaci gorgonesi venne a consolidarsi una situazione di distensione e di reciproco rispetto poiché la cosa, come spesso succede, giovava ad entrambi.
1184 In un clima di accesa conflittualità fra le repubbliche marinare e fra loro ed i saraceni che continuavano ad infestare le nostre coste, le tre repubbliche di Pisa Firenze e Lucca stipularono un trattato con il re di Majorca nel quale venne riconosciuto ai Pisani il loro dominio sull'Elba, Pianosa, Montecristo, Gorgona, Giglio e Capraia. Venutasi a trovare isolata, Genova si affrettò a concludere un trattato di pace con Pisa.
1267 Il guelfo Carlo D' Angiò, nel corso della guerra che nel frattempo era scoppiata contro i Pisani, mandò le sue truppe in Toscana. Nel corso di questi scontri Livorno venne completamente devastata e rasa al suolo, tanto che è citato negli Annali " Nulla rimase " (An. Meozzi).
1282 In uno scenario storico che non accennava a modificarsi in quanto Genova e Pisa erano perennemente in guerra l'una contro l'altra, i Padri benedettini di G. approfittarono del decadimento della seconda per aumentare il loro già consistente patrimonio.
1283 Il persistere del conflitto fra le città di Genova e Pisa indusse quest'ultima, sempre per motivi strategici, a riprendere il possesso di G. che nel frattempo era tornata di nuovo nelle mani dei monaci.
1284 La flotta genovese e quella pisana si affrontarono davanti a Livorno in una battaglia rimasta famosa. I pisani, come sappiamo, ne uscirono sconfitti.
1288 Per conseguire una resa onorevole con i Genovesi, i Pisani offrirono quale compenso di guerra anche il castello di G. (l'attuale Torre Vecchia).
1292 I Pisani affidarono quindi il comando dell'esercito a Guido da Montefeltro che riuscì in breve a risollevare le sorti della repubblica. Successivamente gli stessi Pisani, pensando forse che questo generale aspirasse al governo assoluto della città, ne disposero il suo allontanamento. Vistosi messo in disparte e andando via da Pisa, Guido da Montefeltro, nel canto XXIII dell'Inferno ricorda l'episodio ripetendo a Dante il famoso anatema lanciato contro la città ingrata.

. . .Ahi Pisa, vituperio delle genti
del bel paese là dove 'l sì sona
poi che i vicini a te punir son lenti,
muovasi la Capraia e la Gorgona,
e faccian siepe ad Armo in su la foce,
sì ch'elli annieghi in te ogni persona!. . .
Nella maledizione dantesca viene auspicato lo spostamento delle isole di Capraia e Gorgona verso la foce dell' Armo in modo tale da provocarne l'ostruzione e la conseguente morte per inondazione di tutti i Pisani. (A.Specchia)

martedì 27 agosto 2013

M5S, che delusione! Non capisco più, né li condivido, tanti interventi sul blog e in Parlamento. La selezione e le scelte non sono state fatte come mi aspettavo. E' necessario trovare un'altra alternativa a questa politica da strapazzo se il Movimento non saprà correggersi. Altrimenti, siamo spacciati!


Disinformatia



L'informazione italiana fa veramente schifo.
Non riesco più a leggere un giornale, a guardare un tg o ad ascoltare un talk show senza sobbalzare dalla sedia.
Le notizie che vengono date vengono fotocopiate da internet, dove io le ho lette già diverse ore prima. Le altre, tutte le stesse, sono frutto di poche agenzie supercontrollate dai soliti noti. Le immagini rubate a quelle straniere.
Dello sport non parliamo, perché sembra di stare secoli indietro rispetto a Sky ed altri: sulla Rai abbiamo perso il calcio, la formula uno e via trotterellando.
I conduttori o pseudo giornalisti, tutti entrati con tessera di appartenenza e fidelity, fanno a gara per ripetere le veline che gli vengono propinate dai politici di maggioranza di riferimento e dalle lobbies di potere che si sono impadronite da tempo dell'Italia.
Tutti scimmiottano tutti in un caranvasseraglio di ignoranza e disinformazione.
Giornalisti improvvisati, sfornati da scuole improvvide che sfornano inoccupati, scimmiottano la verità edulcorata del potente di turno e dello zero assoluto. Gli inviati, dai loro hotel di lusso pagati da noi, fanno finta di filmare la guerra e le rivoluzioni copiando le veline della Cnn e di Al Jazeera.
Non si sa nulla dell'Africa e di altre nazioni,. Ci mostrano solo bambini malnutriti (per loro non vale la Carta di Treviso) e di missionari che non esistono, per portare soldi agli organismi internazionali e alle Ong, per potersi pagare le loro ville e i loro benefits in giro per il mondo.
Da mesi, da anni, tutti i giornali, i tg e i talk show ci propinano lo psiconano, la villa di Arcore o della Sardegna, la moglie, il figlio, la figlia, lo stalliere, le concubine, Ruby e i suoi processi. Forse, mi dico, è lui stesso che si propone in un rituale scaramantico di sopravvivenza che mi soffoca l'esistenza.
Anche la scienza viene manipolata e presentata nella sua versione circo barnum per gli ignoranti che si bevono tutto. Trasmissioni come Atlantide, Gaia, Quark, Geo e altre peggiori, vengono fatte passare come un approfondimento e semplificazione della conoscenza, mentre sono solo mere banalizzazioni degli imbonitori di turno, anch'essi sullo schermo perché appartenenti alle solite lobbies.
Fnsi, Ordine dei giornalisti e sindacati rivendicano contratti e diritti di altri tempi per redazioni e giornali tenuti in vita dai contributi di Palazzo Chigi per l'editoria. Media che nessuno legge o vede, ma dai quali vengono chiamati direttori e giornalisti, come esperti del nulla, a dare giudizi su questa o quell'altra questione nei ridicoli talk show tv.
L'Italia degli anziani e dell'ignoranza si beve tutto, magari commenta il nulla nei bar e mentre giocano a carte. Vivono in un truman show che li sta rimbecillendo, ma loro non se ne curano, presi dal loro finto benessere quotidiano. Non sanno e non vogliono sapere nulla del futuro dei loro figli, delle altre culture, della verità, della vera informazione. La paura della morte viene rimossa nelle comodità e nella speranza di un paradiso inventato dalla chiesa.
Una nausea nauseabonda mi assale ogni giorno. Quando finirà quest'incubo?

lunedì 26 agosto 2013

Firma la petizione per restituire Gorgona ai gorgonesi e bloccare il rigassificatore nel Santuario dei Cetacei

Le barche dei pescatori gorgonesi al moletto di Gorgona tanti anni fa, quando nel paese c'erano almeno 200 persone, lo sbarco era gestito dagli abitanti e la colonia penale era confinata all'interno dell'isola, con tanto di limiti e cancelli. Ora, invece, il carcere ha invaso il paese e sta cacciando, ad uno ad uno, tutti gli abitanti, per rendere Gorgona desertificata come Pianosa e l'Asinara, per poi impossessarsene illecitamente


Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai la scelta da fare. 
La secolare convivenza è ormai carta straccia grazie all'attuale direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo che, abusando dell'autorità che gli concede il ministero di Giustizia, è arrivata addirittura ad impedire lo sbarco ad alcuni gorgonesi che abitano stabilmente sull'isola. 
Questo, insieme ad altre mille prevaricazioni ed ingiustizie della colonia penale sul paese, significa la morte di Gorgona e dei suoi abitanti originari, per farne un'altra isola desertificata come Pianosa e l'Asinara. Per ora siamo a 93 firme.

Intanto sta arrivando a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi posti, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni o l'utilizzo di sostanze chimiche. Siamo a 80 firme.


Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch

Mentre l'Italia crolla sotto il ventennio berlusconiano, Letta non trova di meglio che continuare a fare la guerra in Afghanistan. E' dall'inizio del suo mandato che parla solo di Imu. Ora, dopo essersi beato al meeting dei ciellini, addirittura di terra promessa. Non c'è fine al ridicolo di una classe dirigente completamente fuori dalla realtà


domenica 25 agosto 2013

Maria Grazia Giampiccolo, l'attuale direttrice della colonia penale dell'isola di Gorgona, senza avermene dato nessuna comunicazione ufficiale e abusando della sua autorità, mi impedisce come cittadino italiano libero di sbarcare a Gorgona, di accedere alla casa dove risiedo e dove ho le mie cose, di stare con la mia famiglia, di andare al cimitero a trovare i miei cari e di condividere le mie origini secolari di abitante gorgonese. Prima di me centinaia di gorgonesi hanno subito la stessa sorte, le stesse provocazioni, lo stesso trattamento, fino ad avere un paese fantasma ed un'isola alla loro mercé

Il cimitero dei gorgonesi


Firma per chiudere il carcere di Gorgona e bloccare il rigassificatore nel Santuario dei cetacei



Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai la scelta da fare. 
La secolare convivenza è ormai carta straccia grazie all'attuale direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo che, abusando dell'autorità che gli concede il ministero di Giustizia, è arrivata addirittura ad impedire lo sbarco ad alcuni gorgonesi che abitano stabilmente sull'isola. 
Questo, insieme ad altre mille prevaricazioni ed ingiustizie della colonia penale sul paese, significa la morte di Gorgona e dei suoi abitanti originari, per farne un'altra isola desertificata come Pianosa e l'Asinara. Per ora siamo a 92 firme.

Intanto sta arrivando a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi posti, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni o l'utilizzo di sostanze chimiche. Siamo a 80 firme.


Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch

L'agonia

"Questo Governo – così come, del resto, quello che lo ha preceduto – è conseguenza di un’operazione politica voluta e diretta dal Presidente della Repubblica. E’ un Governo "anomalo": dopo quello di Monti, infatti, è il secondo dei due governi presidenziali di una Repubblica che solo formalmente è parlamentare. Letta e la sua compagine ministeriale sono il risultato di una maggioranza delle larghe intese imposta da Napolitano allo scopo di riformare la Costituzione in senso presidenziale introducendo un nuovo sistema elettorale ad hoc. E tutto questo senza alcuna legittimazione popolare. Si tratta di una svolta autoritaria, di un autentico tradimento rispetto ai padri costituenti che potrà esser bloccato solo dalla fine di questa legislatura. E già questa sarebbe una buona ragione affinché essa finisca rapidamente.
Diciamolo però con franchezza. In realtà “le larghe intese” non sono mai nate e ci stiamo avvicinando semplicemente alla conclusione di qualcosa che è rimasto solo a livello embrionale: un aborto terapeutico, insomma. Certo, che una sentenza possa far cadere una legislatura è di nuovo una "anomalia", ma è difficile pensare che una volta estromesso Berlusconi dal Parlamento i suoi ministri possano restare ancora al Governo.
Insomma, il matrimonio voluto da Napolitano sembra andare inevitabilmente verso un divorzio certo non consensuale (altro che pacificazione nazionale!). La crisi di Governo, lo voglia o meno riconoscere il Presidente della Repubblica, pare inevitabile. Le “larghe intese” sono servite solo a prolungare l’agonia del Paese. In un Paese normale si prenderebbe atto dell’impossibilità di continuare l’esperienza di Governo e della necessità di ritornare al voto perché è diventato ora del tutto evidente che questo Governo è il risultato artificiale di una maggioranza non corrispondente all’ultimo risultato elettorale.
Le recenti dichiarazioni di Letta non fanno che confermare tutto ciò: "Il mio è un governo parlamentare di grande coalizione – ha dichiarato il Premier in visita in Austria – e deve la sua fiducia al Presidente della Repubblica e al Parlamento e lavorerà finché avrà la fiducia del presidente della Repubblica e del Parlamento". Cosa significa? Significa che solo formalmente il suo è un Governo parlamentare: è la fiducia di Napolitano ciò da cui dipende la stabilità e la tenuta del Governo. Del resto, anche se dovesse perdere la fiducia del Parlamento, questo Governo resterà in carica per gli affari correnti fino a che lo vorrà Napolitano (come ci ha insegnato l’esperienza Monti). E ancora: davvero il Governo Letta ha la fiducia della maggioranza parlamentare? Certo, ma una fiducia cui Pd e Pdl sono stati obbligati dal Capo dello Stato, a partire dalla sua rielezione e dalle condizioni da lui imposte per proseguire il suo mandato. Napolitano avrebbe, allora, dovuto da tempo prendere atto del fallimento della sua ipotesi di governo e rassegnare lui le dimissioni come richiesto dal capo del M5S. Avrebbe potuto limitarsi – per non gettare il Paese in una crisi istituzionale senza precedenti – a giustificare il proprio atto con la stanchezza dovuta all’età avanzata: tutti avrebbero compreso il suo farsi da parte. Diverso, invece, è minacciare le proprie dimissioni per salvare il governo: sarebbe inaccettabile, equivarrebbe ad un ricatto. Napolitano si esporrebbe a molte critiche se, oggi, dovesse decidere di rassegnare le proprie dimissioni al solo scopo di impedire le elezioni. Insomma: non c’è neppure più tempo per una fine anticipata del mandato del Capo dello Stato.
Si potrebbe forse pensare di dare un mandato esplorativo al MoVimento 5 Stelle: ne avrebbe il diritto, dopo essere stato messo nell’angolo privilegiando le larghe intese. Ma che servirebbe in fondo? Solo a perdere tempo: e, ormai, tempo non ne abbiamo più. Inoltre Pd e Pdl stanno rovinandosi da soli, ed al M5S conviene lasciarli cuocere da soli, nella loro acqua: come si dice a Napoli, "O purpo se coce dint’ all’acqua soja". Il Presidente della Repubblica è dell’idea che non si possa andare a votare con questa legge elettorale ed è sicuramente un’argomentazione forte, tenendo presente che all’inizio di dicembre la Corte Costituzionale sarà chiamata ad esprimersi sull’illegittimità della medesima. Ma il problema è: questa accozzaglia di partiti non è riuscita negli ultimi otto anni a cambiare questa legge elettorale. Dovrebbero mettersi d’accordo ora? E cosi siamo allo stallo. Il Presidente della Repubblica che cercherà in ogni modo di bloccare le elezioni, ed un Parlamento che non sarà in grado di fare la legge elettorale. E intanto il Paese brucia." (Paolo Becchi, da www.beppegrillo.it)

sabato 24 agosto 2013

Lo squallore di Arcore. Dove i carabinieri fanno da sicurezza ad un condannato invece di arrestarlo, dove una parte dell'attuale Governo va a chiedere consigli ad un pregiudicato, dove ministri e Quirinale parlano di grazia ed amnistia ad personam, dove i media e i talk mostrano uno che dovrebbe già essere in prigione come l'ago della bilancia del nulla. Guardiamo attoniti e smarriti questa vergogna nazionale, confrontiamo indignati a che punto di bassezza sia arrivata la nostra politica e la nostra informazione, ci chiediamo sgomenti ed inermi cosa fare per liberarci da questo incubo. L'orrore...l'orrore...



"Il Movimento 5 Stelle è venuto al mondo per riconsegnare la politica nelle mani dei cittadini. Non è nato per trasformarsi in un partito tradizionale. Non è nato per ragionare come un Alfano, un Letta, un Berlusconi qualsiasi. Non è nato per fare compromessi perché “altrimenti cosa ci stiamo a fare”. Chi ha votato 5 Stelle lo ha fatto per rovesciare il tavolo. Con tutto il servizio buono di porcellana sopra. Perché ormai non è più questione solo di ‘mangiare meno’, ma di mangiare ‘meglio’, e soprattutto di mangiare ‘tutti’. Chi ha votato 5 Stelle ha votato un programma in 20 punti e 163 persone che lo portassero dentro. Così com’era. Non un po’ più europeo cosicché potesse piacere anche al Pd. Non un po’ meno trasparente cosicché potesse piacere anche al Pdl. Così è basta. Perché questa è la democrazia diretta. O così o niente. O così o nuove elezioni, per cercare di avere la maggioranza e realizzarlo tutto, per intero, come i cittadini lo hanno voluto.
Intelligenza politica’ per un eletto a 5 Stelle è una locuzione senza senso. L’intelligenza politica lavora prima, quando la rete si confronta e stila Carte come quella di Firenze. Se un eletto prende i punti del programma e li cambia (magari con i migliori propositi, perché crede di avere un mandato a modificare quello che i cittadini lo hanno spedito a realizzare), affinché quei punti si accordino con le esigenze del Pd del Monte dei Paschi, o del Pdl dello scudo fiscale, o di Scelta Civica del fiscal compact, allora non ha capito niente: sta solo facendo vecchia politica. Sta tradendo il mandato elettorale. Non sta gettando un ponte tra il cittadino e le istituzioni, in maniera che il sistema si trasformi lentamente da una rappresentanza vuota e fallimentare a una autentica democrazia diretta: sta perpetuando le vecchie pratiche dell’inciucio e distorcendo il significato di ‘portavoce’. Il Movimento 5 Stelle non è stato mandato nelle istituzioni per mendicare un misero emendamento rivendicandolo come un successo. È stato mandato in Parlamento per provare ad avere la maggioranza. Una maggioranza che non fosse finta come quella offerta da Bersani. Una maggioranza vera, perché solo così si possono cambiare le cose. Se non può avere un incarico di Governo perché i numeri non lo consentono, o perché il Paese è in mano a chi sotto il nome di ‘larghe intese’ cerca di mascherare il solito vecchio inciucio e perpetrare se stesso, allora il 5 Stelle non ha difficoltà a tornare alle urne. La fiducia i 5 Stelle la chiedono al Paese, non a Letta, a Monti o a Berlusconi.
Qui c’è bisogno di un atto di coraggio totale e definitivo. L’Italia è sempre più vicina al baratro. In certe zone sono mesi che non viene pagata neppure la disoccupazione. In queste condizioni, lasciare il timone nelle mani di chi ci ha portato nelle secche è pura follia autodistruttiva. Cercare di convincerlo con le buone, oltreché un tradimento dei principi ispiratori, è anche e soprattutto una cosa stupida. Il Movimento 5 Stelle è un movimento rivoluzionario. Le cose le cambia invertendo i rapporti di forza, mettendosi alla guida della nave. O così, oppure non ha senso. La democrazia diretta o si realizza e si mandano a casa i responsabili dello sfacelo, oppure a casa ci deve andare chi ha provato a fare la rivoluzione senza riuscirci. In mezzo non c’è niente, mettetevelo bene in testa. Per questo, se non ci sono i termini per realizzare il mandato elettorale (che è scritto chiaro, semplice, nero su bianco), si deve tornare alle urne e chiedere con forza e convinzione agli italiani di provare a cambiare tutto, di conferire una maggioranza chiara e inequivocabile a Grillo e al suo movimento politico. Nessuno giochi al piccolo onorevole. Nessuno pensi a nuovi compromessi storici. Nessuno creda di salvare se stesso. Qui si governa o si muore. Tutti insieme." (Claudio Messora, da www.beppegrillo.it)