venerdì 29 novembre 2013

Firma le petizioni per liberare l'Isola di Gorgona dalla mediocrazia ed evitare l'inquinamento del suo mare



Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. 
O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia. 
Questo significa la morte di Gorgona e dei gorgonesi, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
Siamo arrivati al primo traguardo delle 100 firme.


Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territori non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Qui siamo a 83 firme.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch

giovedì 28 novembre 2013

Crolli ora l'intero palazzo!

""Si chiude, oggi, impietosamente, una "storia italiana": segnata dal fallimento politico, dall'imbarbarimento morale, etico e civile della Nazione e da una pesantissima storia criminale. Storie che si intrecciano, maledettamente, ai danni di un Paese sfinito e che riconducono ad un preciso soggetto, con un preciso nome e cognome: Silvio Berlusconi. La sua lunga e folgorante carriera l'abbiamo già ricordata in passato: un percorso umano e politico costellato di contatti e rapporti mai veramente chiariti con la Mafia, passando per società occulte, P2, corruzione in atti giudiziari, corruzione semplice, concussione, falsa testimonianza, finanziamento illecito, falso in bilancio, frode fiscale, corruzione di senatori, induzione alla prostituzione, sfruttamento della prostituzione e prostituzione minorile. Insomma un delinquente abituale, recidivo e dedito al crimine, anche organizzato, visti i suoi sodali. Forse alcuni hanno dimenticato che la sua "discesa in campo" ha avuto soprattutto, per non dire esclusivamente, ragioni imprenditoriali: la situazione della Fininvest nei primi anni novanta, con più di 5 mila miliardi di debiti, parlava fin troppo chiaro. Le elezioni politiche del 1994 hanno segnato l'inizio di una carriera parlamentare ILLEGITTIMA, sulla base della violazione di una legge vigente sin dal '57, la 361, secondo la quale Silvio Berlusconi era ed è palesemente ineleggibile. Quella legge che non è mai stata applicata, benché fosse chiarissima, grazie alla complicità del Centro-Sinistra di D'Alemiana e Violantiana memoria. Per non parlare dell'eterna promessa, mai mantenuta, di risolvere il conflitto di interessi. Questa è storia.
Due mesi fa abbiamo visto diversi Ministri, in suo nome, presentare le dimissioni, dando inizio al siparietto della prima crisi di un Governo nato precario. Per non parlare della legge di Stabilità che giaceva ormai da settimane nella V Commissione, in totale spregio di quanto previsto dalla procedura. Ieri ne abbiamo visto la triste conclusione: fiducia... fiducia verso chi e verso cosa? Lo vogliamo dire agli italiani che la legge che dovrebbe assicurare i conti, ma soprattutto garantire la ripartenza economica del nostro paese, la sua "stabilità" appunto, è stata svilita e degradata a semplice espediente dilatorio per farle guadagnare qualche altro giorno in carica? Vogliamo ricordar loro, inoltre, i due bei regali che riceverà a spese di tutti noi contribuenti? Assegno di "solidarietà" pari a circa 180.000 euro. Assegno vitalizio, circa a 8.000 euro al mese.C'è bisogno poi di ricordare perché ancora oggi qualcuno, nonostante l'evidenza dei fatti, nonostante una sentenza passata in giudicato, voglia un voto, uno stramaledetto voto, per applicare una legge?
Questo Senato, poi, sentirà una enorme mancanza dell'operato parlamentare del Signor Berlusconi. Dall'inizio della legislatura, i dati dimostrano la sua dedizione al lavoro in questa istituzione; dimostrano la passione con cui ha interpretato il proprio mandato nell'interesse del Paese.
Disegni di legge presentati: zero! Emendamenti presentati: zero! Ordini del giorno presentati: zero! Interrogazioni: zero! Interpellanze: zero! Mozioni: zero! Risoluzioni: zero! Interventi in Aula: uno, il 2 ottobre, per annunciare la fiducia al Governo! Interventi in Commissione: zero! Presenze in Aula: 0,01%!
Di cosa stiamo discutendo quindi? Della decadenza dalla carica di Senatore di un personaggio che il suo mandato non lo ha mai, neppur lontanamente, svolto. Di un signore che però ha puntualmente portato a Palazzo Grazioli e ad Arcore ben16 mila euro al mese! Per non fare assolutamente nulla, se non godere dell'immunità parlamentare. Lei è stato il Presidente del Consiglio che ha mantenuto per più tempo la carica di Governo e che ha disposto della più ampia maggioranza parlamentare della storia. Un immenso potere, svilito e addomesticato esclusivamente ai propri fini, cioè architettare reati e incrementare il suo personale patrimonio economico.
Quante cose avrebbe potuto fare per questo nostro Paese, se solo avesse anteposto il bene comune ai suoi interessi personali? Dopo tutto questo tempo ci ritroviamo con la disoccupazione giovanile al 40%, pensionati a 400 euro mensili, nessun diritto alla salute, nessun diritto all'istruzione, un territorio devastato dalle Alpi alla Sicilia, le nostre città sommerse dalle piogge e le nostre campagne avvelenate... era il 1997 quando Schiavone veniva a denunciare dove erano stati riversati quintali di rifiuti tossici... lo stesso anno in cui questo Stato decise di segretare tali informazioni. E tutto ciò con l'Iva al 22 % e un carico fiscale che si conferma il più alto d'Europa, pari al 65,8% dei profitti commerciali... e gli imprenditori che si suicidano per disperazione. Spesso nemmeno per i debiti... ma per i crediti non pagati dalla pubblica amministrazione, cioè dallo STATO stesso! Speravate che ci saremmo arresi. Che, per l'ennesima volta, ci saremmo abbandonati ai due mali più terribili dell'Italia. La rassegnazione e il fatalismo. Beh, vi sbagliavate. Ci avete costretti ad entrare nelle istituzioni per combattere quella che non è solo la nostra battaglia, ma è la battaglia di tutti i cittadini onesti. Una battaglia che prima di essere politica è soprattutto ETICA. 
Stiamo cominciando a raggiungere il nostro scopo: riportare nella politica trasparenza e legalità. La classe partitica italiana è stata costretta a votare la legge Severino, ponendo qualche “paletto” alla candidabilità degli improponibili: si poteva e si doveva fare meglio. Ma è già un segnale. Si è tentato di dichiararla anticostituzionale per non applicarla a una persona che si ritiene al di sopra della giustizia. Ma il MoVimento 5 Stelle ha tenuto altissima l'attenzione dell'opinione pubblica, spingendo anche le altre forze politiche a reagire per non essere travolte dall'indignazione popolare.
La nostra presenza in quest'aula, oggi, rappresenta un solo, semplice concetto: non vogliamo chiamarci politici ma restituire il potere ai cittadini. Signor Berlusconi accetti la decadenza o rassegni le sue dimissioni! Questa non è una vendetta. Qui non c'è nessuna ingiustizia o persecuzione. La sua immagine per noi è già piccola, sfuocata e lontana. È già passato. E qui ci sono solo cittadini italiani che vogliono riprendersi il proprio presente. Perché altrimenti non avranno più un futuro." (Paola Taverna-da www.beppegrillo.it)

lunedì 25 novembre 2013

Firma per salvare l'isola di Gorgona



Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. 
O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia. 
Questo significa la morte di Gorgona e dei gorgonesi, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
Siamo arrivati al primo traguardo delle 100 firme.

Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territori non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Qui siamo a 83 firme.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch

Ce la possiamo fare!




L’Islanda è stato il primo Paese ad accusare la crisi economica per il problema dei mutui subprime americani, ma l’Islanda è anche stato il primo Paese a superare questa crisi, ci è riuscita. L’Islanda non ha salvato le proprie banche nel momento in cui sono entrate in crisi di liquidità. Il debito non è stato socializzato. Non è un dogma il fatto che un debito privato diventi un debito pubblico quando il privato fallisce, e questo è stato dimostrato
"Un saluto a tutti gli amici del blog di Beppe Grillo, mi chiamo Andrea Degl’Innocenti, sono un giornalista e mi occupo della vicenda islandese, sono andato in Islanda a e ho scritto un libro sull’argomento, ho un blogislandachiamaitalia.it. L’Islanda è stato il primo Paese ad accusare la crisi economica per il problema dei mutui subprime americani, ma l’Islanda è anche stato il primo Paese a superare la crisi.
L’Islanda non ha salvato le proprie banche nel momento in cui sono entrate in crisi di liquidità. Operavano su mercati finanziari internazionali e erano paragonabili alla grandezza delle banche internazionali, lo Stato islandese, con una economia relativamente piccola, non era in grado di salvarle, quindi le ha dovute lasciare fallire, ma con il senno di poi si è rivelata una ottima scelta. Gli islandesi sono riusciti a fare cadere un governo corrotto che negli anni aveva portato il Paese sull’orlo del baratro. Avevano liberalizzato tutto il sistema finanziario senza le capacità per gestire quello che avevano creato. C’era una parte del debito accumulato da queste banche verso l’estero, soprattutto verso Inghilterra e Olanda, pratica che ormai è comune quasi ovunque in tutto il mondo. Tutti i profitti delle banche erano privati, il debito accumulato nel momento del fallimento si convertì in debito pubblico. Questa pratica è stata fermata dagli islandesi che con un movimento di partecipazione e con una petizione sono riusciti a bloccare la legge che convertiva il debito e a non pagare il debito, grazie a un referendum che poi è stato indetto dal Presidente della Repubblica.
Un elemento importante che ha consentito all’Islanda di uscire in tempi rapidi dalla crisi economica è una moneta sovrana perché, se da una parte la corona si è svalutata all’improvviso, ha causato problemi, chi aveva mutui, debiti si è trovato sommerso da questi debiti e in grossa difficoltà, dall’altro la svalutazione ha ridato competitività all’economia Islandese in tempi molto rapidi. C’è stato un momento iniziale di rabbia, che ha portato a una sete di giustizia diffusa e ha avuto come conseguenza il processo di molte persone che in vari modi si erano resi colpevoli della crisi. Sono stati resi noti pochi giorni fa i nomi di una ventina di banchieri attualmente sotto processo e che facevano parte del consiglio di amministrazione delle due banche principali islandesi. L’unica condanna definitiva per ora è quella che pende sul capo del primo ministro di allora, condannato per frode. Una delle conseguenze più positive dell’intera vicenda è che poi da questo momento iniziale di rabbia si è riusciti a passare a una seconda fase molto più costruttiva, che ha avuto vari frutti tra cui la riscrittura della Costituzione.
La vecchia Costituzione era un retaggio di quando l’Islanda faceva parte del regno danese e quindi di fatto era la costituzione danese riarrangiata, però non raccontava i valori veri della nazione Islandese, degli islandesi come popolazione, delle loro origini e tradizioni. Quello che si è fatto è riscrivere la Costituzione in modo innovativo e rivoluzionario. Si è cercato di aprire a una fetta sempre più grande di popolazione e si è fatto prima eleggendo una assemblea costituente. Alle elezioni si poteva presentare chiunque. Questa assemblea costituente quando si riuniva trasmetteva le proprie sedute attraverso i social network, attraverso vari strumenti per coinvolgere il più possibile chi non poteva essere di persona. Di fatto anche da casa si poteva inviare spunti, seguire come evolveva la scrittura della Costituzione. Questa Costituzione così bella, così partecipata, non è ancora entrata in vigore perché attende il vaglio definitivo del Parlamento.
L’utilizzo di Internet come strumento di partecipazione è una costante di tutto il caso islandese ed è anche stato messo a sistema. Sono state create leggi ad hoc per rendere internet uno strumento il più libero possibile. Addirittura a una legge, varata nel 2011, ha partecipato lo stesso Julian Assange che ha contribuito insieme a un’attivista Islandese, Birgitta Jonsdottir. Un’eccellenza per la libertà della Rete, di fatto molti attivisti della Rete chiedono asilo all’Islanda quando si trovano in difficoltà.
Si è innescato un cambiamento storico di grossa portata. A livello di popolazione si riesce comunque a percepire questo cambiamento, sia negli stili di vita, sia negli argomenti di cui parla la gente in un bar. E' rimasto un sentire diffuso e delle connessioni tra persone che via via si sono attivate per cambiare le cose e per riprendersi in mano la facoltà di decidere del proprio futuro. Una delle obiezioni che viene fatta al caso islandese è che non è replicabile, perché ci sono delle caratteristiche specifiche dell’Islanda e della popolazione islandese che non appartengono a molti altri Paesi. In Islanda ci sono pochissime persone su un territorio relativamente vasto, ricco di risorse e c’è una cultura diffusa, anche molto all’avanguardia su quanto riguarda la rete internet. Tuttavia ci sono alcuni messaggi che sono già alla base di molti movimenti che, anche da noi, cercano di cambiare le cose. Il concetto di base è riprendersi in mano il potere di decidere sulla propria vita e sulla società in cui viviamo, un potere che ci è sfuggito negli anni, in un periodo in cui ci è stato detto che non era affare nostro decidere della società in cui viviamo, che ci avrebbero pensato altri, che noi dovevamo pensare a noi stessi e basta. Il messaggio di riappropriazione del potere di decidere e della sovranità intesa come idea di partecipazione alla cosa pubblica, l'idea di costruire un percorso collettivo, è il messaggio più bello e anche più universale che si possa cogliere dall’esperienza islandese. Passate parola!" (dal blog www.beppegrillo.it)

Eating


venerdì 22 novembre 2013

Firma per liberare l'isola di Gorgona



Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. 
O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia. 
Questo significa la morte di Gorgona e dei gorgonesi, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
Siamo arrivati al primo traguardo delle 100 firme.


Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territori non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Qui siamo a 83 firme.

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http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch

NO TAV FOREVER



"La Tav in Val di Susa, che in realtà Tav non è, ma Tac, treno merci ad alta capacità, è un mistero. Una tratta ideata alla fine degli anni '80 che finirà tra vent'anni. Lascerà un debito generazionale spaventoso che pagheremo con le tasse e il debito pubblico e una valle sconvolta per sempre. Un tunnel di 57 chilometri che modificherà la struttura del territorio, comprese le fonti d'acqua con il pericolo della diffusione di amianto. I fondi della UE di cui si riempie la bocca Capitan Findus Letta serviranno solo per una coprire una piccola parte dei costi, forse un miliardo, quando il valore complessivo della Tav è di almeno 18/20 miliardi di euro. Quattro volte il Ponte di Messina. Una tratta ferroviaria in Val di Susa esiste già e, ogni anno, diminuiscono le merci trasportate. L'interesse dei politici per quest'opera colossale e inutile è morboso. Perde i pezzi, ma non si discute. Doveva collegare Lisbona a Kiev e, se andrà bene, collegherà Torino a Lione. Il Paese non ha soldi per i trasporti primari, per i treni dei pendolari, per le strade, ma per la Tav i miliardi devono saltare fuori. Non c'è logica in tutto questo, così come è surreale l'occupazione militare di una valle perchè si è schierata compatta contro la sua distruzione demonizzando e inquisendo chiunque si opponga a questo scempio. Gli abitanti della Val di Susa sono trattati come pericolosi brigatisti. La Francia di TAV non vuole sentir parlare, l'apposita commissione ha così deliberato da tempo (qualcuno avverta Hollande venuto in visita romana di conforto al Nipote) : "Tenendo conto delle incertezze sul calendario del tunnel di base, non può essere certa che i rischi di saturazione e le sovrapposizioni d’uso che giustificano la realizzazione del progetto si verifichino prima degli anni 2035-2040". L'accanimento sulla Tav che dura ormai da un ventennio deve avere delle ragioni profonde, insondabili, ma importanti, di vita o di morte. Perché, per esempio, persone della 'ndrangheta intercettate a Torino hanno detto di votare Fassino sindaco? Perché Fassino nel suo primo discorso da sindaco ha subito perorato la causa della Tav? Perché ogni governo negli ultimi quindici anni ha avuto la Tav come priorità trascurando le vere emergenze del Paese? Provate voi a dare una risposta a queste domande irrisolte. Vox populi, vox dei". (dal blog www.beppegrillo.it)

mercoledì 20 novembre 2013

Da chi saranno pianti i nostri morti? Firma per restituire Gorgona alla società civile



Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. 
O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia. 
Questo significa la morte di Gorgona e dei gorgonesi, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
Siamo arrivati al primo traguardo delle 100 firme.

Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territori non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Qui siamo a 83 firme.

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domenica 17 novembre 2013

Firma per ritrovare Gorgona



Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. 
O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia. 
Questo significa la morte di Gorgona e dei gorgonesi, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
Siamo arrivati al primo traguardo delle 100 firme.


Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territori non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Qui siamo a 83 firme.

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Salt


venerdì 15 novembre 2013

Firma per conoscere l'isola di Gorgona



Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. 
O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia. 
Questo significa la morte di Gorgona e dei gorgonesi, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
Siamo arrivati al primo traguardo delle 100 firme.


Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territori non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Qui siamo a 83 firme.

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martedì 12 novembre 2013

Raggiunte le 100 firme per chiudere il carcere. Firma per liberare Gorgona dallo Stato



Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. 
O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale ed abitanti è infatti ormai carta straccia. 
Questo significa la morte di Gorgona e dei gorgonesi, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
Siamo arrivati al primo traguardo delle 100 firme.


Per firmare clicca qui sotto:



Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territori non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Qui siamo a 83 firme.

Per firmare clicca qui sotto:

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