mercoledì 22 ottobre 2008

Scuola, il regime vuole abbatterla.



La longa manu di Berlusconi, con le vuote veline ministre ignoranti, ora si abbatte sulla scuola in un disegno perverso che tende ad impossessarsi di tutta l'Italia. Ecco quello che diceva Pietro Calamandrei nel 1950.
"Il nome di Piero Calamandrei, forse, non dirà molto agli studenti che protestano contro settantenni incartapecoriti che gli hanno rubato il presente e gli vogliono togliere la speranza di un futuro.Il suo nome, forse, non avrà significato per i ragazzi e le ragazze che vedono al vertice delle istituzioni, dell'economia, dell'informazione del loro Paese dei pregiudicati, dei servi, dei lacchè.Calamandrei, forse, non dirà nulla alla nostra gioventù che vede la Costituzione tradita dal Parlamento, migliaia di caduti sul lavoro ogni anno, milioni di precari e il padre, o la madre, licenziati.Calamandrei fu professore durante il fascismo, uno dei pochi a non avere nè chiedere mai la tessera del partito. Fondò il Partito d'Azione e fu membro della Consulta. La stessa che oggi è merce di scambio tra lo psiconano e Topo Gigio. Nel 1950 fece un discorso sulla Scuola, parole che sembrano dette oggi per la Scuola della P2L'ipotesi di Calamandrei."Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura.Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica,intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di previlegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole , perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi,come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili,si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola previlegiata.Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico". (discorso pronunciato da Piero Calamandrei al III congresso dell’Associazione a Difesa della Scuola Nazionale, a Roma l’11 febbraio 1950, dal blog di Beppe Grillo)

La legge del ridicolo.


I miei figli si chiamano Lunedì e Venerdì, ma secondo i giudici della Cassazione i loro nomi sarebbero ridicoli, meglio quelli di dinasty o di qualche altra idiozia televesiva. Che cosa ci possiamo aspettare da questi giudicanti da quattro soldi che graziano i mafiosi per cavilli burocratici e non lasciano nemmeno scegliere i nomi ai nostri bambini, nomi usati da milioni di persone nel resto del mondo. Ecco qui di seguito la storia di una coppia italiana che aveva dato il nome di Venerdì al proprio figlio, da un articolo del quotidiano "La Repubblica".
" Avevano deciso di chiamare il loro bambino "Venerdì", ma il tribunale e la Corte d'appello di Genova avevano imposto loro di mutare il nome in Gregorio (santo del giorno di nascita del piccolo) e oggi anche la Cassazione ha respinto il loro ricorso, dichiarandolo inammissibile. Il caso giudiziario, già all'attenzione delle cronache lo scorso anno, si chiude così definitivamente: il tribunale di Genova aveva dichiarato illegittimo il nome scelto dalla coppia per il loro pargolo, sottolineando come fosse "vietato imporre al bambino nomi ridicoli o vergognosi", poichè è necessario evitare "situazioni discriminanti e difficoltà di inserimento della persona nel contesto sociale". La libera scelta dei genitori, secondo i giudici di primo grado, "incontrava il limite del sentire comune e del significato proprio dei nomi all'interno della comunità sociale" e quello imposto dalla coppia al bambino evocava il noto personaggio del romanzo 'Robinson Crusoe' di Daniel Defoe, "una figura umana caratterizzata dalla sudditanza e dall'inferiorità". Anche la Corte d'appello del capoluogo ligure aveva condiviso la tesi del primo giudice, sottolineando che "nell'impiego di tale nome si rinvenirebbe lo stesso senso del ridicolo dell'attribuzione di un nome comune, quale quello di un mese dell'anno, di un utensile, di un oggetto, oltre che connotazioni di tristezza e penitenza o, nella visione popolare, di connotazioni sfortunate o negative". Contro tale verdetto, la coppia si era rivolta alla Cassazione, censurando "l'impiego del concetto di ridicolo"l'impiego del concetto di ridicolo fatta dai giudici del merito, e rilevando che la legge non vieterebbe affatto i nomi stravaganti o non comuni, come quelli, si ricordava nel ricorso, di "Oceano o Chanel, figli di noti personaggi pubblici". Inoltre, "nella nuova struttura della norma sullo stato civile - sostenevano i due genitori - sarebbe scomparso ogni riferimento al divieto di utilizzare nomi geografici come nomi propri e, quindi, implicitamente, anche nomi della settimana". Per la prima sezione civile della Suprema Corte (sentenza n.25452), il ricorso è inammissibile, poichè in esso non si è "precisato quale sia stato il fatto controverso in relazione al quale assumono rilievo le censure relative alla motivazione"al quale assumono rilievo le censure relative alla motivazione del decreto impugnato".

Italian Aphartheid.