mercoledì 22 ottobre 2008

La legge del ridicolo.


I miei figli si chiamano Lunedì e Venerdì, ma secondo i giudici della Cassazione i loro nomi sarebbero ridicoli, meglio quelli di dinasty o di qualche altra idiozia televesiva. Che cosa ci possiamo aspettare da questi giudicanti da quattro soldi che graziano i mafiosi per cavilli burocratici e non lasciano nemmeno scegliere i nomi ai nostri bambini, nomi usati da milioni di persone nel resto del mondo. Ecco qui di seguito la storia di una coppia italiana che aveva dato il nome di Venerdì al proprio figlio, da un articolo del quotidiano "La Repubblica".
" Avevano deciso di chiamare il loro bambino "Venerdì", ma il tribunale e la Corte d'appello di Genova avevano imposto loro di mutare il nome in Gregorio (santo del giorno di nascita del piccolo) e oggi anche la Cassazione ha respinto il loro ricorso, dichiarandolo inammissibile. Il caso giudiziario, già all'attenzione delle cronache lo scorso anno, si chiude così definitivamente: il tribunale di Genova aveva dichiarato illegittimo il nome scelto dalla coppia per il loro pargolo, sottolineando come fosse "vietato imporre al bambino nomi ridicoli o vergognosi", poichè è necessario evitare "situazioni discriminanti e difficoltà di inserimento della persona nel contesto sociale". La libera scelta dei genitori, secondo i giudici di primo grado, "incontrava il limite del sentire comune e del significato proprio dei nomi all'interno della comunità sociale" e quello imposto dalla coppia al bambino evocava il noto personaggio del romanzo 'Robinson Crusoe' di Daniel Defoe, "una figura umana caratterizzata dalla sudditanza e dall'inferiorità". Anche la Corte d'appello del capoluogo ligure aveva condiviso la tesi del primo giudice, sottolineando che "nell'impiego di tale nome si rinvenirebbe lo stesso senso del ridicolo dell'attribuzione di un nome comune, quale quello di un mese dell'anno, di un utensile, di un oggetto, oltre che connotazioni di tristezza e penitenza o, nella visione popolare, di connotazioni sfortunate o negative". Contro tale verdetto, la coppia si era rivolta alla Cassazione, censurando "l'impiego del concetto di ridicolo"l'impiego del concetto di ridicolo fatta dai giudici del merito, e rilevando che la legge non vieterebbe affatto i nomi stravaganti o non comuni, come quelli, si ricordava nel ricorso, di "Oceano o Chanel, figli di noti personaggi pubblici". Inoltre, "nella nuova struttura della norma sullo stato civile - sostenevano i due genitori - sarebbe scomparso ogni riferimento al divieto di utilizzare nomi geografici come nomi propri e, quindi, implicitamente, anche nomi della settimana". Per la prima sezione civile della Suprema Corte (sentenza n.25452), il ricorso è inammissibile, poichè in esso non si è "precisato quale sia stato il fatto controverso in relazione al quale assumono rilievo le censure relative alla motivazione"al quale assumono rilievo le censure relative alla motivazione del decreto impugnato".

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