giovedì 31 gennaio 2013

Why?


Vecchio



Ad un certo punto ti accorgi di essere vecchio. O almeno di apparire agli altri come tale, perché io mi sento sempre lo stesso di sempre. Te ne accorgi dai sorrisini dei sedicenni, dalle battute rubate, dai commenti dei tuoi figli, dalle scarse prestazioni. Chi lo avrebbe mai detto, io sono vecchio.

mercoledì 30 gennaio 2013

Firmate la petizione per liberare l'isola di Gorgona



Da qualche mese su questo blog, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete  firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata per gli abitanti ormai una priorità. Proprio in questi giorni altri soldi dei contribuenti sono stati stanziati dal solito ministero di Giustizia sprecone (500.000 euro per un 'Progetto Granduca...), che annuncia un nuovo spreco con la scusa del lavoro a 52 detenuti. Si parla di privati che andrebbero a commercializzare un vino ridicolo o altri progetti tesi solo ad attirare soldi su una realtà ormai allo sfascio.
Sinora, probabilmente, il carcere  ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione. 
Oggi, la grave crisi economica impedisce la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla (mancanza di un direttore fisso, un solo gruppo elettrogeno per l'energia elettrica, acqua non potabile, trasporti al limite della sopravvivenza, incuria di ogni tipo, dopo anni e anni di ruberie del bene pubblico con la scusa della redenzione di chi sta in carcere...).
Il paese sta così scomparendo per la mancanza di qualsiasi economia, per l'occupazione delle case del paese da parte dell'amministrazione carceraria, per le restrizioni di ogni tipo, le prevaricazioni al limite della legge, l'isolamento degli ultimi abitanti, minacce di cancellazione delle residenze per vietare lo sbarco a chiunque, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo dei gorgonesi sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
 Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura  'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, una più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia, ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
 Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio). Anzi si sono alleati tra loro per usare l'isola a loro piacimento facendo tabula rasa dei suoi abitanti originari.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 1000 firme (ora siamo a quota 75).
Potremo così iniziare a fare pressione sul prossimo Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è già successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

Lei

La casa è vuota e fredda senza di lei. Il suo calore riempie la fredda vita solitaria. Senza di lei sei solo una metà priva di fuoco.

martedì 29 gennaio 2013

Il sito sull'isola di Gorgona va riaperto!




OSSIGENO – Roma, 3 mag 2012 – Il giudice delle indagini preliminari Gioacchino Trovato del Tribunale di Livorno,  in seguito ad una querela per diffamazione, ha disposto il sequestro preventivo del sito internet www.ilgorgon.eu che racconta storie, leggende e problemi attuali della minuscola isola di Gorgona, che è una frazione del Comune di Livorno e ospita un carcere penale. Il blog è gestito dal giornalista professionista Antonio Brindisi, che lavora a Roma, ma è residente sull'isola e segue le vicende di Gorgona in quanto discendente di una delle poche famiglie che popolano l’isola.
L’attività più rilevante nell’Isola è proprio quella legata alla gestione del carcere. I cittadini che vivono abitualmente a Gorgona sono una diecina, i residenti sono 60. I detenuti provvedono con il loro lavoro a tutte le incombenze e la sera rientrano nelle celle. Per sbarcare nell’isola bisogna essere autorizzati.
Antonio Brindisi non sa spiegarsi perché è stato oscurato il suo sito. Il provvedimento del GIP è del 10 aprile 2012. Gli è stato notificato il 27 aprile, una settimana dopo l’oscuramento e non dice chi e perché si è ritenuto diffamato.  L’oscuramento, si legge, è a scopo “preventivo”, per impedire l’esecuzione di ulteriori reati.
“Queste motivazioni – sostiene Antonio Brindisi – a me sembrano arbitrarie, esagerate, forzate, in contrasto con la libertà di informazione garantita dalla nostra Costituzione. Non so ancora come fare, ma chiederò  l’immediato dissequestro del sito. Sono assolutamente certo di non aver commesso alcuna irregolarità. Il sito si limita a illustrare semplicemente le problematiche dell’Isola e dei suoi abitanti. Formula anche delle critiche ma nel modo più corretto e rispettoso. Evidentemente anche questo dà fastidio”.
In realtà il piccolo notiziario ha parlato di tante cose: dei fusti tossici della ‘Grimaldi’, di alcune disfunzioni nella gestione del Parco dell’Arcipelago Toscano, di un certo disinteresse del Comune di Livorno e del Demanio di Stato sul loro patrimonio isolano…
Nella piccola comunità gorgonese, Antonio e i suoi amici che lo aiutano a gestire il sito e a inserire i contenuti hanno avuto già qualche problema. Qualche discussione animata con alcuni agenti di custodia un po’ arroganti. Lo scorso Natale, uno di loro ha portato la contrapposizione  a un livello molto acceso e a un certo punto ha minacciato Antonio Brindisi davanti ad altre persone. “A quel punto – racconta il giornalista – è stato inevitabile denunciarlo per minacce. Poi la vicenda non ha avuto ulteriori sviluppi”.
“Quel sabato, quando ho aperto il mio sito web e ho visto quella allarmante dicitura del tribunale di Livorno con l’avviso dell’oscuramento – racconta Antonio – è stato uno choc. Ci hanno trattato come se avessimo aperto un sito criminale, pedopornografico o truffaldino. Immagino che abbiano usato le denunce calunniose come un grimaldello. Avrebbero dovuto vedere come stanno le cose prima di bloccare il sito.  E’ un vero e proprio abuso che danneggia un lavoro che porto avanti da dieci anni insieme ad altri abitanti, a mie spese, semplicemente per dare informazioni sull’isola di Gorgona e richiamare l’attenzione su alcuni sprechi della colonia penale”.
“Evidentemente – aggiunge Antonio – ho pestato i piedi a qualcuno. Ma io e le persone che collaborano con me non abbiamo niente da nascondere, facciamo tutto alla luce del sole e non abbiamo commesso nessun reato: abbiamo solo divulgato alcune informazioni allo scopo di non far morire una comunità che sta morendo. Noi cerchiamo di sollecitare gli enti che dovrebbero proteggere il paese e i suoi cittadini, in primis il Comune di Livorno e la Seconda Circoscrizione, il Parco dell’Arcipelago Toscano, la colonia penale ed alcuni dipendenti che vorrebbero fare il bello e il cattivo tempo sull’isola, alcuni ex gorgonesi che vorrebbero mantenerci una residenza per le vacanze senza abitarci. Ci hanno mandato contro i vigili, la finanza ed ora ci hanno oscurato il sito. Se possono accadere queste cose, in Italia ormai siamo in un regime stile Pinochet: non si può fare o dire niente perché chiunque te lo può impedire  usando una legge a senso unico, abusandone”.
Antonio non intende arrendersi. E’ convinto di avere subìto un sopruso e non vuole smettere di pubblicare informazioni sulle vicende dell’Isola. Sta continuando con il suo blog personale. Annuncia: “Chi desidera avere qualsiasi informazione sull’Isola di Gorgona, in attesa che sia ripristinato dalla giustizia il sito ingiustamente oscurato www.ilgorgon.eu, può prendere visione del mio blog personale, dove troverete tutte le informazioni utili. Per conoscere meglio la realtà gorgonese e venirci in visita come amici degli abitanti, potete scrivere al Comitato Abitanti Isola di Gorgona, Piazzetta Borgovecchio 4, 57128 Isola di Gorgona-Livorno, blog www.ilgorgon.blogspot.com (dove è possibile firmare una petizione per chiudere il carcere) -, e-mail il gorgon@libero.it“. (Alberto Spampinato)

Firmate la petizione affinché l'isola di Gorgona sia di tutti



Da qualche mese su questo blog, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete  firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata per gli abitanti ormai una priorità. Proprio in questi giorni altri soldi dei contribuenti sono stati stanziati dal solito ministero di Giustizia sprecone (500.000 euro per un 'Progetto Granduca...), che annuncia un nuovo spreco con la scusa del lavoro a 52 detenuti. Si parla di privati che andrebbero a commercializzare un vino ridicolo o altri progetti tesi solo ad attirare soldi su una realtà ormai allo sfascio.
Sinora, probabilmente, il carcere  ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione. 
Oggi, la grave crisi economica impedisce la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla (mancanza di un direttore fisso, un solo gruppo elettrogeno per l'energia elettrica, acqua non potabile, trasporti al limite della sopravvivenza, incuria di ogni tipo, dopo anni e anni di ruberie del bene pubblico con la scusa della redenzione di chi sta in carcere...).
Il paese sta così scomparendo per la mancanza di qualsiasi economia, per l'occupazione delle case del paese da parte dell'amministrazione carceraria, per le restrizioni di ogni tipo, le prevaricazioni al limite della legge, l'isolamento degli ultimi abitanti, minacce di cancellazione delle residenze per vietare lo sbarco a chiunque, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo dei gorgonesi sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
 Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura  'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, una più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia, ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
 Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio). Anzi si sono alleati tra loro per usare l'isola a loro piacimento facendo tabula rasa dei suoi abitanti originari.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 1000 firme (ora siamo a quota 75).
Potremo così iniziare a fare pressione sul prossimo Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è già successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

Where is my cousin Andrea?


Where is grand mother?


Firmate la petizione per restituire l'isola di Gorgona ai suoi abitanti



Da qualche mese su questo blog, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete  firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata per gli abitanti ormai una priorità. Proprio in questi giorni altri soldi dei contribuenti sono stati stanziati dal solito ministero di Giustizia sprecone (500.000 euro per un 'Progetto Granduca...), che annuncia un nuovo spreco con la scusa del lavoro a 52 detenuti. Si parla di privati che andrebbero a commercializzare un vino ridicolo o altri progetti tesi solo ad attirare soldi su una realtà ormai allo sfascio.
Sinora, probabilmente, il carcere  ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione. 
Oggi, la grave crisi economica impedisce la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla (mancanza di un direttore fisso, un solo gruppo elettrogeno per l'energia elettrica, acqua non potabile, trasporti al limite della sopravvivenza, incuria di ogni tipo, dopo anni e anni di ruberie del bene pubblico con la scusa della redenzione di chi sta in carcere...).
Il paese sta così scomparendo per la mancanza di qualsiasi economia, per l'occupazione delle case del paese da parte dell'amministrazione carceraria, per le restrizioni di ogni tipo, le prevaricazioni al limite della legge, l'isolamento degli ultimi abitanti, minacce di cancellazione delle residenze per vietare lo sbarco a chiunque, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo dei gorgonesi sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
 Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura  'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, una più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia, ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
 Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio).
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 1000 firme (ora siamo a quota 75).
Potremo così iniziare a fare pressione sul prossimo Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è già successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

Alcolmania

I sintomi di una persona a cui piace bere fino a non poterne farne a meno sono: qualsiasi liquore della pur minima gradazione viene svuotato nell'arco di una giornata o meno; senza liquori in casa, dopo qualche giorno di tolleranza, si ha una strana calma e dei brividi di freddo; apparentemente, chi ne è succube sembra anche poterne fare a meno per qualche giorno, ma alla prima occasione se ne rifornisce, anche della peggiore qualità; basta un bicchiere o poco più per tornare ad uno stato di alterazione psichica e fisica; se a volte ubriacarsi può sembrare piacevole e divertente, farlo periodicamente rende la persona aggressiva e permalosa; in genere una sbornia finisce con una bella dormita e la mattina si torna normali; il pericolo è dopo le cinque della sera, sembrano ore irresistibili per ubriacarsi; il problema di una persona che beve non è solo per se stessa, ma anche per chi gli sta accanto: si ha a che fare con un'altra persona che ti fa solo pena e che non smette di aggredirti ed insultarti; di solito gli puzza perennemente l'alito di alcol, probabilmente perché il suo stomaco è ormai in continua fermentazione; ricercare le motivazioni per cui una persona si ostina a bere è molto difficile e, comunque, anche se trovate, rimane una dipendenza fisica fortissima; se c'è un problema serio da discutere in casa sarà impossibile risolverlo, perché qualsiasi problematica viene distorta; la cosa migliore sembra quella di essere molto tolleranti, scherzando sulla dipendenza della persona dalla bottiglia, senza mai sottolineare lo stato alterato della persona vicina, evitando di dissuaderla perché tanto è inutile, ma evitando di fargli trovare facilmente alcol in casa (ogni tentazione è un'occasione per scolarsi un'intera bottiglia in un battibaleno, con le scuse più diverse, come "serve per il dolce e per qualcos'altr"o) e, se c'è, di annacquarglielo.

lunedì 28 gennaio 2013

Noi siamo solo due



Guardo gli uomini e donne che affollano il nostro pianeta. Sembrano sempre lo stesso uomo e la stessa donna, ripetuti all'infinito con le più svariate sfumature. E' sempre quell'uomo primordiale che si ripete. E' sempre la stessa donna dell'inizio che gli sta accanto. Siamo sempre la stessa creatura che si perpetua in un dispiegarsi infinito. Ognuno con la sua breve storia, i suoi amori, i suoi affetti, che un giorno svaniranno per sempre. Cugini costretti da sempre a respirare la stessa aria, fratelli senza abbraccio, figli del Reincarnato.

Firmate la petizione per restituire Gorgona al consesso civile



Da qualche mese su questo blog, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete  firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata per gli abitanti ormai una priorità. Proprio in questi giorni altri soldi dei contribuenti sono stati stanziati dal solito ministero di Giustizia sprecone (500.000 euro per un 'Progetto Granduca...), che annuncia un nuovo spreco con la scusa del lavoro a 52 detenuti. Si parla di privati che andrebbero a commercializzare un vino ridicolo o altri progetti tesi solo ad attirare soldi su una realtà ormai allo sfascio.
Sinora, probabilmente, il carcere  ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione. 
Oggi, la grave crisi economica impedisce la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla (mancanza di un direttore fisso, un solo gruppo elettrogeno per l'energia elettrica, acqua non potabile, trasporti al limite della sopravvivenza, incuria di ogni tipo, dopo anni e anni di ruberie del bene pubblico con la scusa della redenzione di chi sta in carcere...).
Il paese sta così scomparendo per la mancanza di qualsiasi economia, per l'occupazione delle case del paese da parte dell'amministrazione carceraria, per le restrizioni di ogni tipo, le prevaricazioni al limite della legge, l'isolamento degli ultimi abitanti, minacce di cancellazione delle residenze per vietare lo sbarco a chiunque, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo dei gorgonesi sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
 Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura  'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, una più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia, ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
 Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio).
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 1000 firme (ora siamo a quota 75).
Potremo così iniziare a fare pressione sul prossimo Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è già successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

Io non sono

Io non sono di destra, di questa destra. Io non sono di sinistra, di questa sinistra. Io non sono di centro, di questo centro. Io non mi riconosco in questi rappresentanti. Io non sono.

La mia Africa. La bella djoula e il commercio di vestiti


Il barese aveva fatto venire un container di vestiti-tuta di poca qualità, ma non riusciva a venderli. Ci provai io, a Grand Bassam in Costa d'Avorio, che conoscevo l'ambiente e potevo sfruttare le informazioni di mia moglie baulé. Andai a parlare con una signora djoula, dell'etnia del Nord con influenze musulmane dalla Guinea, una commerciante molto ricca che avevo conosciuto cercando un'enorme villa da affittare nel centro della cittadina poco lontano da Abidjan, con piscina e quant'altro. Mi ricevette nella sua casa, più modesta di quella che affittava, con un grande cortile, nel salone pieno delle sue figlie. Una mi colpì in particolare. Poteva avere sedici-diciasette anni, aveva solo un pareo indosso, una pelle levigata e un corpo sinuoso da sogno. Non potevo staccare gli occhi da lei e non so cosa avrei dato per stare con lei. Ma ero lì per il business, che io non sapevo fare, ma la signora sì, e lei si era ccorta che avevo gli occhi più su sua figlia che sulla vendita degli abiti. Raggiungemmo un accordo dopo tre-quattro appuntamenti, che io dilungavo per poter rivedere la figlia. Svendetti gli abiti e feci a metà con il barese, che non fu molto contento dei pochi soldi guadagnati.  Poi non vidi più la giovane, che per averla avrei dovuto sposare. Ma io ero già sposato. Ma ogni tanto la giovane me la sogno come un'occasione perduta.

Firma la petizione per proteggere chi vuol conservare il patrimonio gorgonese



Da qualche mese su questo blog, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete  firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata per gli abitanti ormai una priorità. Proprio in questi giorni altri soldi dei contribuenti sono stati stanziati dal solito ministero di Giustizia sprecone (500.000 euro per un 'Progetto Granduca...), che annuncia un nuovo spreco con la scusa del lavoro a 52 detenuti. Si parla di privati che andrebbero a commercializzare un vino ridicolo o altri progetti tesi solo ad attirare soldi su una realtà ormai allo sfascio.
Sinora, probabilmente, il carcere  ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione. 
Oggi, la grave crisi economica impedisce la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla (mancanza di un direttore fisso, un solo gruppo elettrogeno per l'energia elettrica, acqua non potabile, trasporti al limite della sopravvivenza, incuria di ogni tipo, dopo anni e anni di ruberie del bene pubblico con la scusa della redenzione di chi sta in carcere...).
Il paese sta così scomparendo per la mancanza di qualsiasi economia, per l'occupazione delle case del paese da parte dell'amministrazione carceraria, per le restrizioni di ogni tipo, le prevaricazioni al limite della legge, l'isolamento degli ultimi abitanti, minacce di cancellazione delle residenze per vietare lo sbarco a chiunque, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo dei gorgonesi sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
 Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura  'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, una più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia, ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
 Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio).
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo a quota 73).
Potremo così iniziare a fare pressione sul prossimo Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è già successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

sabato 26 gennaio 2013

Ho visto degli zingari felici...

Forse non tutti sanno che Porta Portese non esiste più. Quella che c'è ora è ormai un mercato rionale delle solite cose istituzionalizzate, con dei vigili guardiani che perpetuano il nulla del Campidolgio. Il vero mercato di cianfrusaglie varie, compreso di cibarie a poco prezzo e anche possibili affari, si è trasferito sotto al cinodromo di ponte Marconi. Ogni sabato e domenica dalle 1 di notte alle 12 del giorno dopo. Provare per credere. Qui ho conosciuto il mondo degli rom, coppie senza niente che si danno le mano e si guardano innamorati. Qui ho visto quelli che noi disprezziamo giocare e ridere tra loro, le loro famiglie, le mamme, i padri, i figli scavezzacollo. Come cantavano i versi di una nota canzone, ho visto degli zingari felici... .

Firma la petizione per chiudere il carcere dell'isola di Gorgona



Da qualche mese su questo blog, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete  firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata per gli abitanti ormai una priorità. Proprio in questi giorni altri soldi dei contribuenti sono stati stanziati dal solito ministero di Giustizia sprecone (500.000 euro per un 'Progetto Granduca...), che annuncia un nuovo spreco con la scusa del lavoro a 52 detenuti. Si parla di privati che andrebbero a commercializzare un vino ridicolo o altri progetti tesi solo ad attirare soldi su una realtà ormai allo sfascio.
Sinora, probabilmente, il carcere  ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione. 
Oggi, la grave crisi economica impedisce la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla (mancanza di un direttore fisso, un solo gruppo elettrogeno per l'energia elettrica, acqua non potabile, trasporti al limite della sopravvivenza, incuria di ogni tipo, dopo anni e anni di ruberie del bene pubblico con la scusa della redenzione di chi sta in carcere...).
Il paese sta così scomparendo per la mancanza di qualsiasi economia, per l'occupazione delle case del paese da parte dell'amministrazione carceraria, per le restrizioni di ogni tipo, le prevaricazioni al limite della legge, l'isolamento degli ultimi abitanti, minacce di cancellazione delle residenze per vietare lo sbarco a chiunque, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo dei gorgonesi sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
 Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura  'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, una più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia, ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
 Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio).
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo a quota 73).
Potremo così iniziare a fare pressione sul prossimo Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è già successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

venerdì 25 gennaio 2013

Dakar


Cotral 3

Dossier sul servizio extraurbano Cotral dell'Area Metropolitana di Roma. Un insulto ai cittadini per gli sprechi della Regione Lazio e dell' azienda di trasporti laziale

Ore 9-13 del 7 luglio 2011. Corsa Roma-Fiumicino.Roma. Per tre ore alla fermata di Fiumicino, altezza questura, con una temperatura di 37 gradi senza riparo, non passa nessun mezzo Cotral. Quando passa l'autobus non si ferma. Lo inseguo, sbatto alla porta e ai vetri, che si rompono, perché sono quelli dell'emergenza. Mi ferisco al braccio. La polizia sporge denuncia, contro di me... .


Ore 9.00 del 21 gennaio 2013. Salta la corsa da Frascati a Velletri. La prossima è alle 9.45.Prendo quello per Roma Anagnina, via Tor Vergata. Pochi pagano il biglietto, le vetture sono luride, gli autisti guidano male senza sapere la strada da Frascati a Roma Anagnina. Gli utenti sono perlopiù dell'Est Europa, parlano a voce alta nei telefonini e molti sembrano senza fissa dimora; gli altri sono in gran parte studenti che amano mettere i piedi sui sedili, dire parolacce ed urlare. Tutto questo mentre nel cda del Cotral gli amministratori si aumentano lo stipendio.

Ore 9 del 22 gennaio 2013. Vettura numero 5443. Corsa Frascati-Velletri. Appena parte, stranamente in orario, sembra che abbia un problema di surriscaldamento. Le persone si spazientiscono subito: "Ancora...", "Adesso si rompe anche questo", "Ieri ha saltato la corsa"... . Passano, in senso inverso, tre vetture con la dicitura 'Guasta'. Un barbone beve un succo e borbotta. Altri due anziani parlano di politica. L'auto arranca e sbuffa. L'autista è incazzato. Il timbra biglietti non funziona. La maggior parte delle persone non paga il biglietto. Chi chiede lumi per timbrare il biglietto non ottiene risposta dall'autista incazzato. Bengalesi con enormi bustoni ingombrano l'auto ed occupano i posti. Poi salgono anche degli africani, che insultano i bengalesi che ostruiscono i corridoi, con dei borsoni giganteschi. Le donne rumene continuano a parlare a voce alta sbagliando l'entrata con l'uscita e facendo la morale a questo o a quello. Fila di mezz'ora per entrare a Marino. Ad Albano il ponte per Ariccia è chiuso ai mezzi pesanti. Il bus prende delle stradine laterali per Vallericcia, piene di buche e strettissime, dove continua a danneggiarsi. I passeggeri, abbandonati a loro stessi, si danno informazioni tra loro. A Velletri la nuova stazione è un letamaio. Scendiamo stremati.

Ore 11.30 del 22 gennaio 2013. Vettura 54789. Parte da Velletri alle 11.10 e alle 11.30 è già a Genzano al bivio di Nemi. Nessuno timbra il biglietto perché l'obliteratrice è rotta. Per salire quasi mi schiaccia nella porta sbagliata di dietro. "E' il regolamento, si sale davanti", dice l'autista killer. Due o tre volte al mese passano due controllori che sembrano Stanlio e Ollio. Tutti li conoscono e si adeguano. Piove a dirotto e spesso l'acqua entra dalle botole sul tetto e bagna i sedili. Le porte non si chiudono bene ed entrano spifferi siberiani. L'autista non vede una ventina di studenti che si sbracciano in ritardo, davanti alle ville di Anthony Quinn e Anita Ekberg, e li lascia un'altra ora ad aspettare sotto l'acqua. "Non li ho visti...", sembra giustificarsi con i pochi passeggeri che si guardano bene dal dire qualcosa, anche perché la maggior parte non ha il biglietto o riceverebbe delle male parole come risposta. Più in là invece l'autista, quasi a voler temperare la carognata di prima verso gli studenti, si ferma a metà strada ad imbarcare un  ritardatario stupefatto e lascia scendere una vecchietta, con due enormi buste della spesa di un discount, sulla strada di Castelgandolfo. "Ma non si potrebbe fare", farfuglia dandogli del tu, diventando improvvisamente gentile. Si vedono nuovi utenti impoveriti dalla crisi: una settantenne mummificata in jeans ed una falsa pelliccia e pensionati sopra i 70 anni che girano gratis. Questa volta l'autobus, per mancanza di traffico, arriva alla fermata prima dell'orario iniziale previsto e chissà quanti lo aspetteranno dopo perché lui non si ferma a rispettare almeno l'orario normale. Gli autisti sono sempre gli stessi, uomini e donne giovani, spesso arroganti e maleducati, concentrati nel finire la corsa al più presto per tornarsene a casa. Tanto gli straordinari non glieli pagano, dicono loro, facendo il minimo indispensabile. Saranno stati assunti anche loro per raccomandazione, non cè altra spiegazione, e dovrebbero fare, oltre ad un corso di buona guida, anche quello di buona educazione. Arriviamo a Frascati alle 11,25. Questa volta ci è andata bene.

Giovedì 24 gennaio ore 9.00. Frascati-Velletri. Tutto ok. Arrivo alle 10.20. Oggi faccio da capolinea a capolinea e ritorno.
Ore 11,10 Velletri-Frascati. Vettura numero 5480. L'autobus arriva a tutta allura alle 11,15 e riparte sgommando. L'autista è un giovane con gli occhiali scuri che guida fino ad Albano solo con la mano sinistra, compresa l'apertura porte e le frecce. Con la destra parla al cellulare. Il biglietto non lo timbra quasi nessuno e l'autista sembra non prendere lo stipendio dal Cotral. Salgono diversi barboni che puzzano di stantio, di sigarette e di alcol, in genere sulla quarantina e dell'Est Europa, zaino in spalla con tutti i loro averi. Siamo ad Albano centro alle 12,05. A Castelgandolfo alle 12.15. A Marino alle 12.20. Al Bivio di Grottaferrata alla 12,30. A Frascati alle 12,35. Oggi, in fondo, non è andata male... .

Venerdì 25 giugno 2013, ore 11.50 a Genzano, bivio per Lanuvio sulla via Appia,  vettura 5473 partita da Velletri per Roma Anagnina. Un'autista ragazzo dagli occhiali scuri si ferma di malavoglia al mio segnale. Gli chiedo di salire dietro perché ho due borsoni pesanti. Non dice nulla, ma chiude la porta sia dietro che davanti e fa segno di ripartire lasciandomi per strada per altre ore. Episodi che ho visto fare sulla mia pelle e quella di anziani, stranieri e studenti tante volte. La stessa che a Fiumicino due anni fa, in un impeto di rabbia dopo tre ore passate sotto al sole cocente, mi fioccò una denuncia per danneggiamento aggravato perché picchiando al vetro, già incrinato e d'emergenza, questo si ruppe, tra l'altro ferendomi al braccio, prorpio perché l'autista se ne stava andando incurante che io dovevo salire. Grido a questo giovane autista: "Ma che fai, mi lasci per strada...?, mettendomi davanti al mezzo. Riapre la porta davanti facendomi anche la morale e dicendo che si sale davanti e non dietro. Questo secondo lui era un motivo valido per lasciarmi a terra... . Arrivo ad Albano alle 12,05 per prendere l'altro autobus da Velletri per Frascati, con partenza da Velletri alle 12,10 e arrivo ad Albano alle 11,40. Non passa. Dopo un'ora e una cinquantina di utenti tra studenti, anziani e stranieri, si forma un mezzo da Albano per Frascati alle 13, con arrivo a Frascati alle 13,35. Per fare 30 chilometri ci ho messo due ore... .

Lunedì 28 gennaio 2013, Velletri-Frascati, ora 10,25, vettura 5165. Lo prendo a Genzano centro alle 10,45, con due borsoni della spesa. Alla guida c'è un giovane e vecchio autista che guida benissimo ed è gentile, perché prima guidava i vecchi autobus che si tenevano su con lo spago. Ferma dove non potrebbe fermare per le vecchiette, le fa scendere davanti se glielo chiedono ed è premuroso con gli utenti, come lo sono gli autisti più anziani ed esperti. Forse lo chiama la mogle al cellulare e lui subito chiude dicendo che ora sta guidando e non può parlarte. Alle 11,30 è a Frascati, un miracolo....
Rocca Priora-Buero-Frascati-Roma Anagnina. Passa da Frascati alle 16.12. Quasi nessuno timbra il biglietto. Probabilmente se lo pagassero non ci sarebbero così tanti utenti.Gli over 70 non pagano grazie ad una legge regionale e molti, anche se non ce la fanno nemmeno a salire le scalette del pullman, ne approfittano pre gironzolare per il Lazio senza meta. Molto fermate non sono segnalate e vanno conosciute a memoria sennò non sai dove aspettare l'autobus. I n genere, i più poveri approfittano della pausa sul bus per parlare ore e ore al cellulare con le tariffe scontate e a voce altissima. Oggi tutti parlano a voce alta tra loro all'interno del mezzo, nelle varie lingue presenti come in una moderna babele (italiano, rumeno, russo, dialetti africani, spagnolo e via discorrendo). Siamo a Roma alle 16.35. 
Torno con il  Roma-Vermicino-Frascati e ritorno, che parte improvvisamente dal terminal 6 dell'Anagnina alle 17,45, al posto di quello che doveva partire per Rocca Priora alla stessa ora, via Tor Vergata, che lascerà a piedi, al freddo e alla pioggia chissà quanti studenti, così senza nessun preavviso e per diverse ore visto che di bus che fanno quella linea ce ne sono pochissimi. Arrivo a Frascati alle 6.15.

Mercoledì 30 gennaio 2013, ore 9.00, annullata la corsa. Dalla tv si apprende che a Napoli i bus sono fermi perché senza gasolio. La stessa fine che farà il Cotral se continua così. Prendo quello che da Rocca Priora, passando per Frascati alle 9,05, va a Roma Anagnina (vettura 5514), cambiando programma della giornata per non dover stare un'altra ora e più in mezzo alla strada, rinunciando ad andare dopo Genzano. Studenti se ne tornano a casa senza andare a scuola, altri perdono ore di lavoro, altri ancora cambiano programma della mattinata come me. Torno da Roma Anagnina alle 11.50 con arrivo a Frascati alle 12,15. Parlo con un'anziana over 70 che si diverte a girare il Lazio con il Cotral con la tessera gratis per gli anziani ."A Roma non l'ha fatta perché vogliono sapere troppe cose della vita privata delle persone", mi dice.

Giovedì 7 febbraio 2013, ore 8.20, Frascati-Velletri e ritorno alle 10.25, vettura numero 5885. Ho ritrovato il giovane autista psicoptico, che interpreta il regolamento alla lettera, ma non per lui, e che qualche tempo fa mi aveva quasi incastrato nella portiera di dietro perché "la regola era che si entrava davanti". In questa giornata ne ha fatte di tutti i colori e non capisco come si possa assumere una persona così pericolosa, maleducata, che crede che il bus sia suo e non degli utenti che gli pagano lo stipendio. A giovani studenti che gli gridano di aprire dietro li minaccia non so di cosa, ferma dalla parte opposta dove devono salire le persone, lascia a terra una donna con un bambino piccolo e sotto la pioggia a Marino, mentre si ferma a metà strada per far salire una ragazza carina. Ogni motivo è buono per inveire con gli utenti e con gli altri automobilisti, mentre lui parla tranquillamente al cellulare mentre guida o con suoi amici. Imbocca una scorciatoia non prevista per arrivare dall'Appia al centro di Castelgandolfo, ma poi non si ferma al centro paese e scarica delle anziane con la spesa a un chilometro di distanza. Uno studente vorrebbe pigliarlo a pugni ma lui inveisce dicendo che chiamerà i carabinieri. Se gli chiedi un'informazione risponde male a tutti. Stai sull'autobus con il timore di venir ripreso o di aver fatto qualcosa di male. Poi capisci: a questo autista interessa solo fare il prima possibile per annotarselo sulla tabella di marcia e farsene vanto. Inizio ad avere paura...


giovedì 24 gennaio 2013

Firma la petizione per liberare l'isola di Gorgona




Da qualche mese su questo blog, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, è partita una nuova ed importante petizione. Spero vorrete  firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti non sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto in una natura incontaminata (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) è diventata per gli abitanti ormai una priorità. Proprio in questi giorni altri soldi dei contribuenti sono stati stanziati dal solito ministero di Giustizia sprecone, 500.000 euro per un 'Progetto Granduca, che annuncia un nuovo spreco con la scusa del lavoro a 52 detenuti. Si parla di privati che andrebbero a commercializzare un vino ridicolo o altri progetti tesi solo ad attirare soldi su una realtà ormai allo sfascio.
Sinora, probabilmente, il carcere  ha salvato l'isola dall'abbandono ma, purtroppo, a scapito dell'identità gorgonese, ormai in via di estinzione. 
Oggi, la grave crisi economica impedisce la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla (mancanza di un direttore fisso, un solo gruppo elettrogeno per l'energia elettrica, acqua non potabile, trasporti al limite della sopravvivenza, incuria di ogni tipo).
Il paese sta così scomparendo per la mancanza di qualsiasi economia, occupazione delle case del paese da parte dell'amministrazione carceraria, restrizioni di ogni tipo, prevaricazioni al limite della legge, isolamento degli ultimi abitanti, minacce di restrizioni delle residenze, il non rinnovo delle concessioni demaniali delle abitazioni, calunnie, mancanza di qualsiasi voce in capitolo dei gorgonesi sulle questioni riguardanti il paese dell'isola.
 Attualmente, per esempio, la colonia penale sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento, chiamando addirittura  'zona franca' quello che ancora rimane del paese degli antichi pescatori gorgonesi, più di duecento persone provenienti dalla Lucchesia ora ridotte a poche unità.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
 Gli enti e i politici preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre (Stato, Ministero di Giustizia, Regione Toscana, Provincia di Livorno, Comune di Livorno, Seconda Circoscrizione di Livorno, Parco dell'Arcipelago Toscano, Demanio).
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro primo obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo a quota 73).
Potremo così iniziare a fare pressione sul Governo italiano per raggiungere l'obiettivo di restituire l'isola ai suoi naturali abitanti, prima che venga desertificata e poi resa inaccessibile com'è già successo per l'Asinara, Pianosa e Montecristo.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

mercoledì 23 gennaio 2013

Agades. Souvenir


Cotral 2

Dossier sul servizio extraurbano Cotral dell'Area Metropolitana di Roma. Un insulto ai cittadini per gli sprechi della Regione Lazio e dell' azienda di trasporti laziale

Ore 9-13 del 7 luglio 2011. Corsa Roma-Fiumicino.Roma. Per tre ore alla fermata di Fiumicino, altezza questura, con una temperatura di 37 gradi senza riparo, non passa nessun mezzo Cotral. Quando passa l'autobus non si ferma. Lo inseguo, sbatto alla porta e ai vetri, che si rompono, perché sono quelli dell'emergenza. Mi ferisco al braccio. La polizia sporge denuncia, contro di me... .


Ore 9.00 del 21 gennaio 2013. Salta la corsa da Frascati a Velletri. La prossima è alle 9.45.Prendo quello per Roma Anagnina, via Tor Vergata. Pochi pagano il biglietto, le vetture sono luride, gli autisti guidano male senza sapere la strada da Frascati a Roma Anagnina. Gli utenti sono perlopiù dell'Est Europa, parlano a voce alta nei telefonini e molti sembrano senza fissa dimora; gli altri sono in gran parte studenti che amano mettere i piedi sui sedili, dire parolacce ed urlare. Tutto questo mentre nel cda del Cotral gli amministratori si aumentano lo stipendio.

Ore 9 del 22 gennaio 2013. Vettura numero 5443. Corsa Frascati-Velletri. Appena parte, stranamente in orario, sembra che abbia un problema di surriscaldamento. Le persone si spazientiscono subito: "Ancora...", "Adesso si rompe anche questo", "Ieri ha saltato la corsa"... . Passano, in senso inverso, tre vetture con la dicitura 'Guasta'. Un barbone beve un succo e borbotta. Altri due anziani parlano di politica. L'auto arranca e sbuffa. L'autista è incazzato. Il timbra biglietti non funziona. La maggior parte delle persone non paga il biglietto. Chi chiede lumi per timbrare il biglietto non ottiene risposta dall'autista incazzato. Bengalesi con enormi bustoni ingombrano l'auto ed occupano i posti. Poi salgono anche degli africani, che insultano i bengalesi che ostruiscono i corridoi, con dei borsoni giganteschi. Le donne rumene continuano a parlare a voce alta sbagliando l'entrata con l'uscita e facendo la morale a questo o a quello. Fila di mezz'ora per entrare a Marino. Ad Albano il ponte per Ariccia è chiuso ai mezzi pesanti. Il bus prende delle stradine laterali per Vallericcia, piene di buche e strettissime, dove continua a danneggiarsi. I passeggeri, abbandonati a loro stessi, si danno informazioni tra loro. A Velletri la nuova stazione è un letamaio. Scendiamo stremati.

Ore 11.30 del 22 gennaio 2013. Vettura 54789. Parte da Velletri alle 11.10 e alle 11.30 è già a Genzano al bivio di Nemi. Nessuno timbra il biglietto perché l'obliteratrice è rotta. Per salire quasi mi schiaccia nella porta sbagliata di dietro. "E' il regolamento, si sale davanti", dice l'autista killer. Due o tre volte al mese passano due controllori che sembrano Stanlio e Ollio. Tutti li conoscono e si adeguano. Piove a dirotto e spesso l'acqua entra dalle botole sul tetto e bagna i sedili. Le porte non si chiudono bene ed entrano spifferi siberiani. L'autista non vede una ventina di studenti che si sbracciano in ritardo, davanti alle ville di Anthony Quinn e Anita Ekberg, e li lascia un'altra ora ad aspettare sotto l'acqua. "Non li ho visti...", sembra giustificarsi con i pochi passeggeri che si guardano bene dal dire qualcosa, anche perché la maggior parte non ha il biglietto o riceverebbe delle male parole come risposta. Più in là invece l'autista, quasi a voler temperare la carognata di prima verso gli studenti, si ferma a metà strada ad imbarcare un  ritardatario stupefatto e lascia scendere una vecchietta, con due enormi buste della spesa di un discount, sulla strada di Castelgandolfo. "Ma non si potrebbe fare", farfuglia dandogli del tu, diventando improvvisamente gentile. Si vedono nuovi utenti impoveriti dalla crisi: una settantenne mummificata in jeans ed una falsa pelliccia e pensionati sopra i 70 anni che girano gratis. Questa volta l'autobus, per mancanza di traffico, arriva alla fermata prima dell'orario iniziale previsto e chissà quanti lo aspetteranno dopo perché lui non si ferma a rispettare almeno l'orario normale. Gli autisti sono sempre gli stessi, uomini e donne giovani, spesso arroganti e maleducati, concentrati nel finire la corsa al più presto per tornarsene a casa. Tanto gli straordinari non glieli pagano, dicono loro, facendo il minimo indispensabile. Saranno stati assunti anche loro per raccomandazione, non cè altra spiegazione, e dovrebbero fare, oltre ad un corso di buona guida, anche quello di buona educazione. Arriviamo a Frascati alle 11,25. Questa volta ci è andata bene.

Giovedì 24 gennaio ore 9.00. Frascati-Velletri. Tutto ok. Arrivo alle 10.20. Oggi faccio da capolinea a capolinea e ritorno.
Ore 11,10 Velletri-Frascati. Vettura numero 5480. L'autobus arriva a tutta allura alle 11,15 e riparte sgommando. L'autista è un giovane con gli occhiali scuri che guida fino ad Albano solo con la mano sinistra, compresa l'apertura porte e le frecce. Con la destra parla al cellulare. Il biglietto non lo timbra quasi nessuno e l'autista sembra non prendere lo stipendio dal Cotral. Salgono diversi barboni che puzzano di stantio, di sigarette e di alcol, in genere sulla quarantina e dell'Est Europa, zaino in spalla con tutti i loro averi. Siamo ad Albano centro alle 12,05. A Castelgandolfo alle 12.15. A Marino alle 12.20. Al Bivio di Grottaferrata alla 12,30. A Frascati alle 12,35. Oggi, in fondo, non è andata male... .

Venerdì 25 giugno 2013, ore 11.50 a Genzano, bivio per Lanuvio sulla via Appia,  vettura 5473 partita da Velletri per Roma Anagnina. Un'autista ragazzo dagli occhiali scuri si ferma di malavoglia al mio segnale. Gli chiedo di salire dietro perché ho due borsoni pesanti. Non dice nulla, ma chiude la porta sia dietro che davanti e fa segno di ripartire lasciandomi per strada per altre ore. Episodi che ho visto fare sulla mia pelle e quella di anziani, stranieri e studenti tante volte. La stessa che a Fiumicino due anni fa, in un impeto di rabbia dopo tre ore passate sotto al sole cocente, mi fioccò una denuncia per danneggiamento aggravato perché picchiando al vetro, già incrinato e d'emergenza, questo si ruppe, tra l'altro ferendomi al braccio, prorpio perché l'autista se ne stava andando incurante che io dovevo salire. Grido a questo giovane autista: "Ma che fai, mi lasci per strada...?, mettendomi davanti al mezzo. Riapre la porta davanti facendomi anche la morale e dicendo che si sale davanti e non dietro. Questo secondo lui era un motivo valido per lasciarmi a terra... . Arrivo ad Albano alle 12,05 per prendere l'altro autobus da Velletri per Frascati, con partenza da Velletri alle 12,10 e arrivo ad Albano alle 11,40. Non passa. Dopo un'ora e una cinquantina di utenti tra studenti, anziani e stranieri, si forma un mezzo da Albano per Frascati alle 13, con arrivo a Frascati alle 13,35. Per fare 30 chilometri ci ho messo due ore... .