venerdì 26 luglio 2013

Firma le petizioni per salvare Gorgona e i gorgonesi



(video di Fabrizio Conti)


Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. 
La grave crisi economica e i continui sprechi impediscono la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla definitivamente perché, con la scusa di un 'carcere modello' che non esiste ed è solo apparenza, si continuano a finanziare progetti inutili, al solo scopo mediatico e per mantenere con i soldi dei contribuenti una burocrazia succhiasangue. 
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri presenti nella nostra Penisola. 

Intanto sta arrivando a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che gli stessi enti vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi mari.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch



STORIA. GLI ANNI DELL'ISOLAMENTO 

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Per quanto riguarda invece la valle di Cala Martina che è situata più a sud, la consistenza calcarea del suolo e la sua elevata permeabilità, congiuntamente alla migliore esposizione della medesima, orientarono il direttore ad utilizzarla con successo per la coltura della vite. Furono cosi messe a dimora circa tremila piante. Sempre in Cala Martina, presso la Villa Margherita, in una casa attribuita i certosini e tuttora esistente venne attivata la concia delle pelli, mentre il fabbricato attiguo fu destinato all’allevamento di circa 200 fra galline e tacchini. Allo scopo di assicurare derrate alimentari alla comunità, e più che mai convinto della necessità di rendere il penitenziario autosufficiente in virtù dei difficoltosi collegamenti via mare, il direttore fece introdurre anche alcuni bovini e suini, rimandando ad un secondo momento l' idea di impiegare anche gli ovini. Per lo stesso motivo egli fece costruire anche una conigliera che poteva contenere fino a mille conigli. La nuova necessità di usufruire di terre da adibire a pascolo e foraggio non distolse il Biamonti dall' opportunità di mantenere intatta la macchia e di salvaguardare le zone boschive per i numerosi vantaggi che derivavano dalla loro presenza. Egli sapeva infatti che la flora spontanea avrebbe permesso una maggiore stabilità dei versanti e che gli alberi di alto fusto rappresentavano una valida barriera ai venti inclementi ed impetuosi che venivano da ogni direzione. Il fitto sottobosco consentiva inoltre l' assorbimento di buona parte delle acque meteoriche che altrimenti sarebbero ritornate al mare dilavando e portando via ogni cosa. Si pensi inoltre alla condensa e ad "altri molti benefizi" come lui stesso ebbe ad affermare A lui dobbiamo anche la realizzazione di circa quindici chilometri di sentieri sterrati che permisero spostamenti più rapidi all'interno dell'isola ed un più agevole e comodo trasporto di quanto si rendeva necessario.
1875 Per gli indigeni preesistenti all' arrivo della comunità penitenziaria non tutto il male venne per nuocere. Anche se dovettero sopportare la presenza di persone sgradite e subirne le conseguenze che avevano prodotto un radicale cambiamento delle loro abitudini e del loro tenore di vita, i gorgonesi godettero anche di indiscutibili vantaggi. La nuova realtà che si era consolidata era infatti tale da sopperire, sia pure in parte, a quasi ogni loro necessità ed esigenza. Esaminiamo alcuni di questi aspetti che, sia pure in modo non esaustivo, furono tali da mitigare molte sofferenze che avevano caratterizzato la loro permanenza negli anni precedenti:
-I generi alimentari. I detenuti furono messi in grado di produrre in loco farinacei, latticini, ortaggi, vino, olio, miele, frutta, e soprattutto prodotti carnei di vario tipo che, presumibilmente venduti a buon prezzo, impedirono ai gorgonesi di doversi recare periodicamente sulla terraferma per farne rifornimento;
-I servizi. Dal momento del suo insediamento, la comunità penitenziaria garantì in modo continuo tutta una vasta gamma di interventi e di servizi che rima di allora erano stati saltuari, scadenti, onerosi, e comunque tali da non soddisfare appieno i numerosi bisogni della popolazione.
Venne assicurata ad esempio la presenza di un medico che, oltre a dedicarsi alla cura dei detenuti e agli agenti di custodia, estese le proprie prestazioni anche ai pochi gorgonesi rimasti. ...
ggetti gestori e il Comune di Livorno continuano le visite settimanali sull'isola.




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