martedì 2 dicembre 2008

Quando si dice calcio... .

"Adesso che ha rifilato tre gol anche al Bielefeld, adesso che il Chievo di Germania proprio non si vuol fermare, non resta che Toni e il Bayern per cercare di far lo sgambetto alla matricola più simpatica, irriverente e dispettosa d'Europa. Appuntamento venerdì prossimo all'Allianz Arena di Monaco, dove i famosissimi campioni di Germania di Jurgen Klinsmann affronteranno la squadra venuta dalla serie B a sconvolgere il calcio tedesco e la ricchissima Bundesliga. Segnatevi questo nome: 1899 Hoffenheim, squadra di un paese tedesco di 3272 anime. Chievo è anche sotto i tremila abitanti ma è comunque un quartiere di Verona. L'Hoffenheim invece è una squadra che fino a otto anni fa quasi non esisteva, giocava infatti ben otto livelli più sotto la serie A tedesca. Praticamente la nostra prima categoria. E poi la miracolosa e prodigiosa scalata: Verbandsliga, Oberliga, Regionalliga e in alto fino alla Bundesliga conquistata col secondo posto raggiunto nel giugno scorso nella loro serie B. L'Hoffenheim - alla quindicesima giornata - è primo con 34 punti e 3 di vantaggio sul Bayern: gioco offensivo e 40 gol già messi a segno, il miglior attacco di Germania. Il coach è una specie di vate del gioco offensivo alla tedesca, Ralf Rangnick, 50 anni, già allenatore dello Stoccarda e dello Schalke 04. Tre attaccanti e anche due centrocampisti offensivi (tra questi il senegalese Ba e due brasiliani Carlos Eduardo e Luis Gustavo) il suo folle ma funzionante schema. Preparato, lo chiamano Football Professor: ad Hoffenheim, Rangnik è andato per orgoglio ma anche per i soldi che il club garantisce. Perché l'Hoffenheim è piccolo sì, ma non propriamente povero.
La star dell'Hoffenheim è il bosniaco Vedad Ibisevic, 24 anni, esordiente in Bundesliga, numero 19 sulle spalle, un colosso di un metro e novanta che segna gol a raffica. Capocannoniere, ha già realizzato 17 gol, staccatissimo il rinomato Edinaldo Grafite del Wolfburg con solo 11 gol. E il nostro azzurro Luca Toni per ora ne ha fatti solo 7... Tutti pensano che Ibisevic - dovesse continuare con questo ritmo - potrebbe battere il record dei 40 gol stagionali del mitico Gerd Mueller (ricordate Italia-Germania 4-3?): "Tutto è possibile - ha detto il grande ex attaccante - e se dovesse succedere mi congratulerò con lui. Un istinto come il suo è qualcosa che non s'impara, o ce l'hai o non ce l'hai. E Ibisevic indubbiamente ce l'ha". Di religione musulmana nel 2000, a 16 anni, Vedad con la sua famiglia lasciò Vlasenica in Bosnia Erzegovina per andare in Svizzera dove rimase 10 mesi. La famiglia entrò a far parte di un programma Onu per i rifugiati e venne trasferita negli Usa a Saint Louis dove i genitori del giocatore si trovano ancora. Al ragazzo piaceva il calcio, ma a Saint Louis trovava solo campi da baseball e di football, finché non riuscì a giocare a calcio per la Roosvelt High School, cominciare a giocare più seriamente nel club dei Billikens e poi St. Louis Strikers, Chicago Fire Premier e quindi il decollo verso l'Europa vagando per Svizzera, Francia fino ad arrivare in Germania. Dove ha trovato fortuna, gol, soldi e affermazione personale. E' titolare della nazionale bosniaca, all'Hoffenheim è approdato da un paio di anni: costo per il club un milione di dollari. Ma il pigmalione della prodigiosa matricola si chiama Dietmar Hopp, è lui che anni fa decise di far diventare l'Hoffenheim un grande club. 68 anni, una moglie e due figli, ingegnere ex dipendente della IBM, nel '72 fondò una piccola azienda, la Sap, che sarebbe poi diventata con circa 30mila dipendenti, un colosso europeo nella produzione di software. Arrivato a 65 anni ha deciso però di vendere la sua quota e godersi la pensione. Nato nel '40 ad Heidelberg, dalla sua attività ha trovato i soldi da investire nel calcio, e ha deciso così di comprarsi la società dove aveva giocato a pallone da ragazzino. Lo intristiva vederla all'ultimo gradino del calcio tedesco. Subito rese noto il suo progetto: fare dell'Hoffenheim un grande club e portarlo il più in alto possibile. Rilevò il club con l'intento di far giocare i giovani talenti della regione, costruì subito con 7 milioni e mezzo un primo impianto da 6.500 posti, cui diede il nome di "Dietmar Hopp Stadion". E quindi un centro sportivo e una foresteria per la squadra. Focoso e appassionato di football spesso va tra i tifosi a vedere le partite in piedi e a urlare slogan. Proprietario di un "luxury golf resort" vicino Cannes, di un albergo a 5 stelle con tanto di centro benessere in Germania, sponsorizza anche una squadra di hockey a Mannheim. Secondo la rivista americana Forbes il suo patrimonio stimato è di un miliardo di dollari. Non avendo un impianto sufficientemente grande la squadra gioca le sue partite a Mannheim. Nonostante Hoffenheim abbia solo 3200 abitanti il vecchio Hopp guarda lontano e sta facendo costruire nella vicina Sinsheim un fantastico stadio coperto da 40 milioni di euro per 40 mila spettatori. Il piccolo Hoffenheim fa le cose in grande". (f. bocca@repubblica. it)

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