domenica 14 luglio 2013

Lo Stato che mangia i suoi figli


Quando uno Stato non paga i suoi debiti e lascia fallire un'impresa su tre, sta mangiando i suoi figli che lo alimentano. Quando un senatore con la faccia di maiale che ha inventato il porcellum, un sistema elettorale che ci lascia in balìa di delinquenti onorevoli, dà della scimmia ad una signora di colore che fa il ministro senza sapere che questa è una delle maggiori offese per un africano, lo Stato non esiste più. Quando un vice premier, servo dello psiconano che fa affari in khazakistan, manda 50 uomini a sequestrare e mettere nelle mani di un dittatore sanguinario una mamma con la sua bambina (leggete il diario da incubo di questa signora quando è stata prelevata da 50 uomini della nostra polizia!!!), lo Stato sta mangiando i suoi figli e quelli degli altri. Quando uno Stato confisca una casa per un debito di quattromila euro, sta uccidendo i suoi figli. Quando uno Stato aguzzino impedisce la semplice sopravvivenza, sta ammazzando i suoi figli. Quando uno Stato si mangia 830 miliardi l'anno per non darci indietro niente e lasciandoci le briciole, sta affamando i suoi figli. Quando uno Stato dice che i tumori a Taranto non sono causati dall'Ilva ma dalle troppe sigarette, allora la credibilità di un Paese è perduta. Quando uno Stato si mangia il 50 per cento di quello che producono i suoi figli, vuol dire che non li ama. Quando uno Stato serve solo dei vecchi senza far crescere i più giovani, vuol dire che sta morendo. Quando uno Stato non sa liberarsi dal giogo del condizionamento religioso, vuol dire che non ha più una morale. Quando lo Stato si fa aguzzino e la democrazia è in mano a dei profittatori, impedendo la vita e la crescita dei suoi cittadini, va fermato a tutti i costi.

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