venerdì 18 novembre 2011

QUESTO GOVERNO NON CI RAPPRESENTA. VOGLIAMO ANDARE A VOTARE CON UNA NUOVA LEGGE ELETTORALE. IL RESTO LO FAREMO DOPO

Questo governo tecnico nato con Monti non ci piace per niente. Partorito in un'aula di privilegiati avulsi dalla realtà, protetti dall'alveo dei partiti per forza, lontani dallo spirito delle genti, nel nome della condanna di chi ha festeggiato l'uscita di un mediocre clown. Pronto a stringee la mano a un mellifluo Gianni Letta che dell'inciucio ha fatto la sua fortuna, servendo i potenti, per non parlar di altri e di manifesti conflitti di interessi. Irreggimentato da Francia e Germania, che non possono e non devono dare lezioni a nessuno visto i loro scheletri negli armadi. Sovraderisi da un'Europa di burocrati seduti a Bruxelles e nel Lussemburgo. Giriamo in tondo senza che emerga la nuova generazione che da decenni sta spingendo per essere rappresentata, ma nessuno sembra capirlo. C'è almeno il quaranta per cento della popolazione (che sia di destra o di sinistra poco importa) che non ne può più di veder omaggiare il Papa da parte dei nostri governanti (questo Papa e questo Vaticano che è stato zitto tutti questi anni sul governo precedente solo perché conservava agevolazioni economiche varate ad hoc per zittirlo); di vedere alla tv pubblica (quella commerciale dio ce ne salvi!), con i nostri soldi del canone che ci obbligano a pagare altrimenti ci scatenano dietro la mafia legalizzata di equitalia, gentucola strapagata che discetta di tutto senza saperne niente, nella più desolante mediocrità e a copione; non ne può più di osservare dodici nuovi ministri che sembrano stati tenuti in naftaliana fino al giorno prima, che fino a ieri andavano a braccetto con i soliti potenti profittatori di turno; non ne può più di personaggi che non rispettano la volontà popolare (come il referendun sul nucleare, sull'acqua, sulla nuova legge elettorale, per un parlamento pulito). Noi vogliamo subito la riforma delle legge elettorale e il voto per liberarci di questi ectoplasmi che ci soffocano, per vivere in un'aria pulita. Questi tecnici e questi partiti non ci rappresentano più. Vogliamo una rappresentanza diretta. Dello spread non ci importa niente. Noi abbiamo già perduto tutto da tempo.


"Signor primo ministro e signori ministri, benvenuti.Lo dico nel senso più vero e sincero del termine: è meglio che al governo ci siate voi invece di quelli che sedevano ieri nei vostri banchi. Quelli hanno macroscopicamente abusato delle loro funzioni e del loro ruolo per sistemare faccende personali loro e del loro leader. Hanno fatto un mare di leggi ad personam invece di sistemare il bene del paese. Tocca a voi riscattare questa immagine agli occhi dell'opinione pubblica, ridare fiducia nelle nostre istituzioni, prendere quei seri provvedimenti d'urgenza che i mercati richiedono.
Ci riuscirete? Sinceramente non lo sappiamo, ma lo speriamo. I vostri curricula sono tali che, se davvero vorrete e se potrete, ce la farete. Noi vogliamo fare la nostra parte e aiutarvi a raggiungere questi risultati. Per questo anticipo da subito, a scanso di equivoci, che IdV darà la fiducia al governo Monti: non lo facciamo né per voi né per noi, ma per il bene del nostro Paese. Lo facciamo perché vogliamo che i cittadini non siano ancora una volta presi in giro e avremmo considerato una presa in giro se in un governo cosiddetto tecnico non ci fosse stata totale discontinuità col precedente governo. Per questo abbiamo detto e diciamo ancora no all'ingresso di esponenti politici, in particolare del precedente governo.
Noi abbiamo presentato una mozione di fiducia diversa dalle altre, non in bianco come quelle degli altri partiti. Abbiamo voluto dire in modo chiaro e trasparente qual è la nostra posizione rispetto alle cose da fare. Questo non vuol dire non avere fiducia in lei, ma vuol solo dire mettere per iscritto ciò che vogliamo e ciò che crediamo sia opportuno si faccia. E' bene che restino agli atti le parole e i fatti.
Sappiamo che lei non ha potuto mettere la nostra mozione in votazione perché solo un voto si può dare. Ma non metta da parte quelle richieste specifiche su cui abbiamo fondato il nostro impegno nei suoi confronti. Perchè, mi creda, se dovesse portare in aula cose come l'abolizione di taluni albi o lo smantellamento delle corporazioni, probabilmente gli unici a votare a suo favore saremo noi dell'Italia dei Valori, al di là delle parole.
Ecco perché non ci piace e non ci convince la fiducia in bianco. Noi vogliamo che ci sia un patto chiaro, non possiamo accettare a priori senza sapere in concreto che cosa volete fare per rendere operative le cose che avete detto. Il ministro dell'Ambiente non trovava niente di meglio da fare che non il suo ministro andare a Un giorno da pecora a parlare bene delle centrali nucleari?
Ad esempio, non possiamo accettare al buio il vostro e il programma del neoministro Passera perché non lo conosciamo. Non ci hanno detto niente. E' anche per rispetto a voi ministri, che possiamo solo dire: "Vediamo cosa sapete e potete fare".Noi sappiamo che lei, ministro Passera, è una persona che merita rispetto. Il suo curriculum è di tutta evidenza. Ma proprio quel curriculum è ciò che ci fa chiedere cosa succederà su certi temi. Lei avrà pochi soldi a disposizione. E con quei quattro soldi, cosa ci farà? Il ponte sullo stretto o la difesa del territorio? E per fare le infrastrutture del Paese manderà l'esercito o cercherà di ragionare con le persone? E' una questione di democrazia! Ancora: questa volta, lei le farà pagare le frequenze televisive in concessione o le darà gratis come volevano fare i suoi predecessori? Potrei insistere sulle tariffe autostradali, sui treni, e così via.
Conosciamo bene la professionalità dell'avvocato Paola Severino, ma non sappiamo in concreto cosa vuole fare per sistemare la giustizia. Sappiamo che ha avuto rilievi critici sulle intercettazioni e sull'uso dei pentiti. E allora cosa farà? Starà dalla parte di Berlusconi sulle intercettazioni o di quei magistrati che le vogliono usare? Il governo si impegnerà per comprare altri cacciabombardieri o per far tornare a casa i nostri militari?
Vorrei che lei si rendesse conto, presidente Monti, che noi siamo un gruppo parlamentare che si impegnerà per aiutarla a fare il suo lavoro, e saremo sentinelle in nome della società civile. Se chiediamo che dopo una legge elettorale nuova si torni alle urne è perché vogliamo che si rispetti la volontà popolare e non ci sia sempre solo un governo dell'emergenza. Perché se lei vuole fare il presidente del consiglio fino alla fine dell'emergenza, doveva essere nominato presidente a vita, non senatore a vita". (Antonio Di Pietro)


"L'Italia ha un debito pubblico insostenibile perché per quasi la metà è posseduto da banche e Stati stranieri. Il Giappone con un rapporto debito/Pil superiore al 200% non fallisce perché i suoi titoli sono stati acquistati in assoluta prevalenza dal mercato domestico. Ci tengono per le palle e hanno nominato un commissario liquidatore. Non vogliono perdere i loro investimenti, in particolare le banche francesi. Se in questi anni avessimo seguito la politica della prudenza, invece di vendere a piene mani i nostri titoli pubblici per Grandi Opere improbabili, Enormi Sprechi, Finanza Elettorale e Infrastrutture Inutili, oggi saremmo liberi di decidere il nostro destino. Non è così. Ci ripetono che non ci sono alternative per evitare che in realtà ci possano essere. I partiti sono dei cadaveri. Potrebbero licenziare tutti i parlamentari, nessuno se ne accorgerebbe. A cosa servono? A sproloquiare dai banchi a nostre spese, mentre le decisioni sono prese dalla Bce e dalla Merkel?Questo blog, ignorato e spesso deriso, ha annunciato per anni, mentre infuriava il bunga bunga sui media, il disastro finanziario e politico che ci aspettava. La democrazia è ormai un parola vuota, sostituita dall'eurocrazia. La velocità delle decisioni avvenute sopra la testa del Paese ha però in sé qualcosa di strano, di innaturale. Sa di commedia, di teatro dell'Arte. Un senatore a vita in poche ore e un governo di non eletti in una settimana. Il popolo italiano trattato come un servo sciocco. Perché è avvenuto ora? Perché questa fretta? La crescita del nostro Pil, anche se ridicola, è stata superiore nel 2011 alla maggior parte delle nazioni UE, le esportazioni sono cresciute del 10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il deficit di bilancio è sceso dal 5,5% al 4%. Siamo scivolati sullo spread, ma chi ha fatto salire lo spread in modo vertiginoso in pochi giorni? E per quali scopi?Intervento di Nigel Farage, presidente del gruppo Europa della LIbertà e della Democrazia al Parlamento Europeo"Eccoci qua, sull'orlo di un disastro finanziario e sociale e abbiamo oggi nella stanza le quattro persone che sarebbero dovuti essere responsabili. Abbiamo ascoltato i discorsi più ottusi e tecnocratici che abbia mai sentito. Siete tutti a negare! Secondo qualsiasi misuratore oggettivo, l'Euro è un fallimento. E chi è il responsabile? Chi è in carica di voi? La risposta è ovviamente: "Nessuno di voi, perché nessuno di voi è stato eletto. Nessuno di voi ha una legittimazione democratica per il ruolo che ricoprite in questa crisi." E in questo vuoto, seppur controvoglia, è entrata in scena Agela Merkel e viviamo ora in un'Europa dominata dalla Germania. Un'eventualità che il progetto europeo intendeva escludere. Una situazione per prevenire la quale chi ci ha preceduto ha pagato un caro prezzo in sangue. Io non voglio vivere in un un'Europa dominata dalla Germania e non lo vogliono i cittadini europei. Ma voi avete avuto un ruolo in tutto ciò. Perché quando il primo ministro Papandreou si è alzato e ha usato il termine "referendum" lei, signor Rehn lo ha descritto come una "violazione della fiducia", e i suoi amici qui si sono radunati come un branco di iene attorno a Papandreou, lo hanno fatto rimuovere e rimpiazzare con un governo-marionetta. Che spettacolo Assolutamente disgustoso è stato. E non soddisfatti, avete deciso che Berlusconi doveva andarsene. Così è stato rimosso e rimpiazzato da Monti, un ex commissario europeo, un architetto del disastro dell'Euro, un uomo che non era nemmeno membro del Parlamento.Sta diventando come un romanzo di Agatha Christie, dove stiamo cercando di capire chi è il prossimo che sarà fatto cadere. La differenza è che noi sappiamo chi sono i cattivi. Voi tutti dovreste essere ritenuti responsabili di ciò che avete fatto. Dovreste essere tutti licenziati. E devo dire, signor Van Rompuy, 18 mesi fa quando ci siamo incontrati per la prima volta, mi ero sbagliato sul suo conto. La definii un "assassino silenzioso delle democrazie degli stati nazionali". Ora non più, lei è piuttosto chiassoso nel suo operare, non crede? Lei, un uomo non eletto, è andato in Italia e ha detto: "Questo non è il tempo per le elezioni, ma è il tempo delle azioni". Per Dio, chi le dà il diritto di dire queste cose al popolo italiano?". (dal blog di Beppe Grillo)


"E' appena uscito il nuovo numero di “Critica liberale”, con un titolo provocatorio: “Elogio della politica”. Ovviamente il fascicolo è stato concepito e preparato da tempo e solo casualmente si trova a essere offerto ai lettori quando il dibattito pubblico sembra incentrarsi sulla falsa alternativa: politica o tecnocrazia. Noi di “Critica”, ancora prima che la crisi del berlusconismo giungesse al punto terminale, abbiamo voluto dire la nostra opinione, che purtroppo è quasi sempre controcorrente o, per dirla alla moda, si trova in contraddizione col pensiero mainstream. Agghiacciati dai disastri berlusconiani, individuiamo la soluzione non nell’antipolitica, né nella ripetizione in forme nuove dei pilastri veri del berlusconismo: populismo, demagogia e personalizzazione della politica, che intrappolano anche gli altri partiti dell’”opposizione”. Il nostro fascicolo e le iniziative parallele sul “Partito-che-non-c’è” intendono invece sollecitarel’attenzione delle menti riflessive su progetti fortemente riformatori e liberali per le questioni centrali del paese, irrisolte da sempre, e su proposte di modifica sostanziale delle strutture del “fare politica”, ovvero di quel che rimane da noi della democrazia. Vorremmo che l’Italiascavalcasse le Alpi. Da qui l’elogio della politica, che per noi è sinonimo appunto di democrazia, ma di quella vera.Nel frattempo il paese è scivolato precipitosamente nel baratro. Si ècreata una situazione di fatto che non lasciava alternative: o il fallimento del paese o soluzioni straordinarie. Si è arrivati così al Governo Monti, salutato da tutti (noi compresi) come l’unico rimedio. C’era in effetti poco da discutere. Le elezioni anticipate non si potevano neppure prendere in considerazione perché, se si fossero aggiunti tre-quattro mesi di campagna elettorale (peraltro con leader improvvisati in entrambi gli schieramenti), nel giorno delle elezioni gli elettori si sarebbero trovati senza l’oggetto del contendere, cioè col fallimento dell’Italia. Quindi Governo Monti. Necessariamente. Abbiamo aspettato la lista deiministri per esprimere il nostro parere, nel frattempo ci siamo divertiti a leggere le preoccupazioni di coloro che tremavano di fronte ai pericoli della tecnocrazia. Ora non osiamo neppure fare un confronto tra i ministri uscenti e i nuovi, perché sarebbe oltremodo offensivo. Diciamo solo che sostenere che Gelmini fosse una “politica” e Profumo un tecnico significa bestemmiare. Ci pare paradossale giudicare “tecnici” i ministri nuovi solo perché sprovvisti dell’ignoranza sesquipedale dei loro predecessori, o perché privi nel loro passato dell’esperienza politica “politicante”. Invece erano “politici” i vecchi ministri berlusconiani con l’unicoapprendistato nei cabaret televisivi o nelle camere da letto o nelle vecchie sezioni di squadristi fascisti”? Gasparri che firma, probabilmente senza neppure averla letta, l’indecentissima legge ad aziendam che porta il suo nome, è un politico? Forse sì, ma solo nell’accezione della politica che è nella mente di Berlusconi. Perlopiù erano ministri-barzelletta, e tra le barzellette sconce meno riuscite del loro Capo-Padrone. Erano immondiziae basta. Ora abbiamo di fronte persone “normali”, esperte. Se saranno anche capaci, si potrà giudicare solo nel futuro. Ma il Gabinetto di cui fanno parte non è “tecnico”, bensì squisitamente “politico”. E va giudicato come tale. Si è abituati a far coincidere la qualifica di “politico” con quella di “partitico”. È una perversione di significato che non nasce ora, ma risale alla degenerazione partitocratica della Prima repubblica. Francamente eradifficile rifiutare il titolo di “politico” a un Luigi Einaudi solo perché tecnico sopraffino. Il tempo dei “nani e delle ballerine”, per dirla con Formica, era lontano. Poi ha prevalso solo quello. È inutile che ci prendiamo in giro discutendo di cose fuorvianti. Facciamo qualche passo indietro. Noi abbiamo sostenuto negli anni scorsi che la via principe per uscire dal berlusconismo fosse una grande alleanza tipo Comitato di Liberazione Nazionale, in cui tutte le forze di destra e di sinistra si univano per espettorare la malattia che avrebbe ucciso il paese. In nome della democrazia, della politica e della decenza. Nessuno ha voluto mai esplorare davvero questa via e ne pagheremo il prezzo carissimoin futuro. Forse lo stiamo pagando già adesso. La responsabilità degli inciucisti su questo punto è addirittura storica. La demonizzazione degli antiberlusconiani e la legittimazione del nemico del paese hanno reso impraticabile una soluzione che avrebbe avuto il pregio della chiarezza e del riconoscimento “alto” sia della Destra sia della Sinistra. E hanno portato tutto lo schieramento progressista all’irrilevanza. Probabilmente Bersani ancora non si è accorto della sua liquidazione. Se ne accorgeràpresto, e al difensore di Fazio ben gli sta. Il berlusconismo ha dovuto fare tutto da sé: si è liquefatto pur di fronte all’impotenza dei suoi oppositori. È diventato avversario di se stesso, lo strappo di Fini è stato determinante. Il resto è venuto dal fatto che in un sistema complesso non si può essere per così tanto tempo incapaci, arroganti, dilettanti,predatori. Cosi i berlusconiani si sono suicidati constatando, anche se concolpevole ritardo, della contrarietà progressivamente sempre più accentuata dell’Europa, dei mercati e – non dimentichiamolo – dell’opinione pubblica italiana. Di fronte a due dati “oggettivi” come la contrarietà dei parlamentari a non interrompere anzitempo la loro “preziosa” azione legislativa e l’impossibilità di andare alle urne con una crisi economica cosi devastante, la soluzione più lineare sarebbe stata quella indicata da noi: una coalizione politica destra-sinistra di unità nazionale, fondatasulla ripulsa del berlusconismo e sul riconoscimento delle sue gravissime responsabilità in una crisi che, continuando cosi anche solo per poche settimane, sarebbe diventata irreversibile. Avrebbe avuto i voti necessariquesta coalizione? Crediamo di sì, almeno valeva la pena provarci, perché il Pdl si stava sfasciando tutto e l’argomento che fece vincere Berlusconi il 14 dicembre dello scorso anno si era rivoltato contro di lui: i parlamentari di destra e i mercenari avrebbero votato qualunque soluzione pur di continuare la legislatura. E il Governo Berlusconi, ormai putrido, aveva smesso di garantire questa esigenza. Già gli avevano fatto mancare la maggioranza. Bastava un altro solo passo. Ma per arrivare a questa soluzione politica ci sarebbe voluto un Partito democratico vero, e non quel coacervo di incoerenze, di opportunismi e di non-valori che è sempre stato ed è.Non rimaneva che il Governo del Presidente. Che è stato salutato dalgiubilo popolare. Ma la lista dei ministri è molto rivelatrice. Questo governo, pur benedetto da Napolitano, non è né “il Governo del Presidente”, né “il Governo tecnico”, bensì è un governo molto politico che viene *dopo Berlusconi* ma non intende superarlo, ed è stato voluto per costruire una nuova destra, questa volta “civile” e non truffaldina, che avrà bisogno dei voti e di spezzoni berlusconiani. Da qui l’emarginazione della sinistra, oggi maggioritaria nel paese, e la presa diretta del potere da parte delle gerarchie cattoliche. Non è il “Governo del Presidente”, perché altrimenti Napolitano avrebbe dovuto garantire nel *suo* governo la presenza di tutte le componenti culturali e politiche significative del paese. E questo non è, a occhio nudo. Non è un governo compromissorio, nel senso alto della parola, è politicamente un monocolore cattolico e basta. Sono stati accettati dei veti altrimenti incomprensibili, Sono state escluse personalità che avrebbero meritato di partecipare a un governo di salute pubblica. Non ci sono né i Rodotà, né i Guido Rossi, né i Veronesi, né i Laterza, né gli Zagrebelsky, né i Settis... È quindi un governo sbilanciato Oltretevere. Potrà certamente fare molto del bene al nostro paese, evenendo dopo sfacciati avventurieri farà sicuramente un figurone, ma non può essere spacciato come il governo rappresentativo di tutto il paese. L’operazione è evidente: si sono neutralizzati perlopiù con elementidell’amministrazione pubblica i ministeri che dovranno gestire la normalità e garantire tutti (esteri, interni, difesa, giustizia); i ministeri economici ci riporteranno in Europa (speriamo che ce la facciano) riscoprendo la concertazione tra le parti sociali e quindi cercando di compensare i sacrifici con qualche ammortizzatore; e tutti i ministeri dove c’è sostanza politica (scuola, sanità, beni culturali, integrazione,rapporti col parlamento) sono andati nella mani della chiesa cattolica.(Chiariamo bene. Non di cattolici, giacché non ci interessa per niente la fede privata dei ministri, ma di persone legate a doppio e triplo filo alla gerarchia vaticana). A questo si deve aggiungere la presenza di Gnudi, garante di Casini, e di Catricalà, che nominato Garante da Berlusconi, in tutti questi anni ha saputo così bene sconfiggere il conflitto d’interesse e applicare rigorosamente i principi antimonopolistici...Questo governo, aldilà delle apparenze, non è nato sul Colle, ma a Todi e nella Cattolica di Milano e nella stanza di Letta. Un Letta più andreottiano che berlusconiano. E Napolitano lo ha doverosamente ringraziato. Dopotutto questo Governo dichiaratamente si pone l'obiettivo non di superare il berlusconismo, l'èra più disonorevole della nostra recente storia patria, ma di sopire la "contrapposizione e gli scontri nella politica nazionale". Come se questi siano stati e siano i problemi. Monti, che eppure godeva della condizione assolutamente inedita dell’appoggio convinto dell’opinione pubblica e di mille altri presupposti che congiuravano tutti a suo favore, si è trovato inerme di fronte alle lobby. Ha ceduto, e naturale appare la vittoria della più potente tra queste. Speriamo che il Governo Monti ci riporti in Europa e nel consesso internazionale, sopisca gli scontri sociali e generazionali, restituisca un po' di dignità al paese, restauri un po' di decenza nei comportamenti pubblici. Ma riteniamo che non sarà in grado di varare vere riforme liberali, né di rendere finalmente moderno e autonomo il nostro Stato sempre più a sovranità limitata. Perché non si può essere servitori di due padroni". (Enzo Marzo)


"Prima di esporre il suo sobrio programma alla Camera dei deputati, il presidente del Consiglio, Sua Eccellenza prof. Mario Monti, si è rivolto a un’Alta Personalità presente in tribuna: “Sia ieri sia oggi, una persona che so essere molto rispettata da tutti mi ha usato la cortesia di essere in tribuna ad ascoltarmi. Si tratta del dottor Gianni Letta. Ha ricevuto apprezzamenti più elevati del mio, ai quali intendo associarmi”.
L’Alta Personalità si è alzata in piedi, ha abbozzato un sobrio sorriso e, vincendo la naturale ritrosia, ha alzato le braccia congiungendole in un cenno di deferente saluto e solenne benedizione, mentre dall’emiciclo si levava una standing ovation di sobri ma ammirati applausi bipartisan dinanzi a cotanta luce sprigionatasi dall’Alta Personalità.
Del resto il presidente del Consiglio uscente, on. cav. dott. Silvio Berlusconi, al quale va tutta la nostra gratitudine per averci così ben governati e a cui infatti anche Sua Eccellenza Monti ha rivolto “un pensiero rispettoso e cordiale” e un “riconoscimento dell’impegno nel facilitare la mia successione nell’incarico”, aveva definito l’Alta Personalità “dono di Dio” e “benedizione del Cielo”.
E il segretario del Pd, on. Pier Luigi Bersani, nel comunicare al Colle la dolorosa rinuncia all’alto apporto dell’Insigne Statista nel nuovo governo (altrimenti il rozzo Di Pietro, inspiegabilmente insensibile alle virtù taumaturgiche dell’Alta Personalità, non avrebbe votato la fiducia), aveva ribadito che nei Suoi confronti non vi era “nulla di personale”, ma soltanto stima e gratitudine imperiture.
Il leader dell’Udc, on. Pier Ferdinando Casini, ammoniva a non infliggere “umiliazioni a Gianni Letta, uomo apprezzato da tutti e che per primo, per evitare imbarazzi politici, ha detto di esser pronto a fare un passo indietro”.
E il leader dell’Api, on. Francesco Rutelli, esortava l’Alta Personalità a riprodursi ancora e a figliare al più presto, perché “di Letta ce ne vorrebbero almeno tre: Gianni, Enrico e uno per noi del Terzo polo”, ma purtroppo il figlio di Letta, Giampaolo, è già impegnato a Medusa Cinema, la figlia Marina è occupata nella moda e nel catering con il marito, e la sorella Maria Teresa è distaccata alla Croce rossa.
Dal canto suo il Capo dello Stato, Sua Eccellenza on. dott. Giorgio Napolitano, nel conferire l’incarico a Sua Eccellenza il prof. Monti, non aveva voluto far mancare un cenno di “speciale ringraziamento al dottor Gianni Letta per la scrupolosa collaborazione istituzionale, la sensibilità e lo spirito di sacrificio che ha contribuito a tenere vivo e lucido il rapporto fra il Presidente della Repubblica e il Governo nell’interesse della coesione nazionale”. Subito ricambiato dall’Eccellenza Letta: “Sono molto grato al Presidente che ha compreso il senso del mio gesto”.
Intanto, prima di ringraziare le Eccellenze Letta e Berlusconi, l’Eccellenza Monti, aveva voluto salutare l’Eccellenza Schifani, “il vostro, nostro presidente del Senato che ha voluto accogliermi, fin dal primo istante di questa mia missione – come potete immaginare, non semplicissima – svoltasi, in gran parte, a Palazzo Giustiniani, con una generosità e una cordialità che non potrò dimenticare”.
In questo clima di ritrovata coesione istituzionale, non poteva mancare il cenno deferente al Capo dello Stato dell’apprezzato intrattenitore Rosario Fiorello, sempre sobrio e garbato.
Né il gesto di alta responsabilità, in un momento così grave per i destini della Nazione, del noto attore Lino Banfi, che ieri ha comunicato alla cittadinanza l’intenzione di rivestire i panni prematuramente abbandonati di nonno Libero nella sobria e garbata fiction Un medico in famiglia perché, spiega l’artista pugliese, “me l’ha chiesto anche il Capo dello Stato”.
Forse è una sensazione infondata, nel qual caso chiediamo sobriamente perdono.
Ma in questo tourbillon di inchini, riverenze e salamelecchi in cui tutti ringraziano tutti di qualcosa, abbiamo come l’impressione che convenga camminare rasente i muri". (Marco Travaglio)

"Ho paura che sia troppo ottimista chi pensa di essersi liberato una volta per tutte, se non del berlusconismo, almeno di Berlusconi e dei metodi con i quali aveva messo in ginocchio questo Paese.E' stato per esempio appena nominato il nuovo presidente dell'Antitrust, dato che quello che c'era prima, Catricalà, è andato a fare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Lo hanno nominato, come impone la legge, i presidenti di Camera e Senato, ma siccome questo è da sempre il Paese in cui i potenti strillano di voler cambiare tutto per lasciare tutto uguale chi credete che abbiano scelto? Giovanni Pitruzzella, uno che è amico, avvocato e socio del presidente del Senato Renato Schifani.Uno che cumula tante consulenze, in Sicilia, da essere da solo una specie di mostra itinerante sui costi della politica. Uno che quando ai consiglieri regionali siciliani sarebbe toccato abbassarsi il gettone di presenza ha rappresentato da solo 67 esposti per restituire ai poveri consiglieri il maltolto. Uno che è oggi consulente di Raffaele Lombardo e ieri lo era di Totò Cuffaro, attualmente in carcere per i suoi rapporti con la mafia. Questo signore dovrà occuparsi nei prossimi mesi di un sacco di interessi economici, tra i quali anche quelli dell'ex presidente del consiglio e capopartito di Schifani.Non voglio dire che le cose, rispetto a un mese fa, non siano cambiate per niente. C'è un nuovo governo, ed è molto diverso da quello di prima. Però esiste solo grazie a Berlusconi e ai suoi voti, e queste sono cose che contano.Per questo fino a che non ci saranno le elezioni e fino a quando Berlusconi non sarà stato democraticamente battuto dalla maggioranza degli italiani, dei conflitti di interessi, delle leggi ad personam e di tutto il fango con cui Berlusconi ha coperto le istituzioni non ci libereremo davvero". (dal blog di Antonio Di Pietro)

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