sabato 26 novembre 2011

I nuovi cravattari legalizzati

Ho la residenza all'isola di Gorgona, dove mia nonna nacque nel 1907. Nel paese ci sono una decina di abitanti e una parte del territorio è destinata a colonia penale. Non ci sono attività economiche, collegamenti certi, niente di niente. Da qualche estate invito saltuariamente qualche amico o conoscente a vedere la mia isola, per raccontare la sua storia e i suoi affetti da gorgonese. Un giorno di novembre bussano alla mia porta, sbucati dal mare, tre finanzieri: con autorizzazione della procura di Livorno dovevano perquisire la casa per un'attività non dichiarata. Mi veniva da ridere. Hanno passato un'intera giornata a trovare niente perché niente c'era, ma lo Stato ha speso per fare un accertamento impossibile in un'isola semideserta, mentre mafiosi e assassini girano industurbati per la Penisola. Qualche settimana dopo chiamano anche i vigili di Livorno perché, 'dopo accertamenti', mi devono notificare una multa per esercizio commerciale non dichiarato. Alla mia domanda ironica : 'Ma siete venuti sull'isola a fare gli accertamenti'. 'No, mi hanno risposto, li abbiamo fatti da Livorno'. Se non è d'accordo può andare dal giudice di pace'. Pochi mesi fa, per un'infrazione amministrativa, mi hanno sequestrato l'auto, che non ho più. Il demanio mi ha inviato una lettera dicendomi che entro un mese devo lasciare la casa che abito da secoli. Da anni, sempre sull'isola, c'è un secondino che fa il bello e il cattivo tempo senza che si possa allontanare: parcheggia dove vuole la moto di servizio, si prende il pesce dei detenuti, ci aggredisce e nessuno dice niente. Ma questa gentaglia con la divisa la paghiamo noi, mi sono detto. Se questo è uno Stato democratico me ne vado in Zimbawe!


"Fino a qualche mese fa ero un piccolo imprenditore commerciale, e dopo che Equitalia e company mi hanno massacrato, mi sono rotto e ho chiuso i battenti. Equitalia & C. Non avranno mai un centesimo da me, risultando nulla tenete e senza nessun bene a me intestato ne mobile e immobile. Come tirerò a campare? Semplice, lavorerò in nero. Sono un elettricista e idraulico e il lavoro non mi manca. Oltre a chiudere la ditta ho anche modificato alcune cose nel mio stile di vita, ad esempio: ho disdettato la Telecom, ho disdettato la Rai, non fumo più, non gioco più al lotto, ho venduto la moto e uso la bici elettrica. Risparmio un bel po di quattrini, e sono contentissimo. Me la rido alle spalle di questi soggetti mandati dalle banche per impadronirsi di tutto". (D. T., dal blog di Beppe Grillo)


"Giancarlo Perin aveva 52 anni, una moglie, due figli, una bella casa. Era proprietario di una delle imprese edili storiche dell’Alta padovana, la Perin Fratelli srl. Venerdì scorso un suo dipendente lo ha trovato impiccato alla benna della gru nella sua ditta di Borgoricco. In un biglietto alla famiglia ha accennato alla crisi, a problemi economici. Chi lo conosce bene dice che temeva di non riuscire più a dare un futuro ai suoi dipendenti.Effettivamente sembra che la Perin non pagasse la cassa edile dall’aprile scorso, e che avesse chiesto un finanziamento alla banca. Forse Giancarlo non ha avuto le risposte che voleva. Di certo ora quelle risposte le chiedono a gran voce imprenditori e sostenitori che stanno ingrossando sempre più le file degli indipendentisti veneti. “Veneto Stato”, movimento famoso per la “statua all’evasore” in un piccolo comune del Vicentino, si è presentato davanti alla sede di Equitalia a Padova, con bandiere, altoparlanti, striscioni e slogan. Primo tra tutti “Fratelli d’Italia? Non siamo neanche parenti”. L’obiettivo era dimostrare tutta la rabbia per sentirsi strangolati e oppressi da quelle che definiscono le “braccia armate” dello Stato: Equitalia, agenzia delle entrate, Finanza, tasse, ma soprattutto banche.In onore di Giancarlo il centinaio di manifestanti, tenuti sotto stretta osservazione dalla polizia, hanno acceso alcuni lumini davanti al portone dell’agenzia in via Longhin, “in ricordo di Giancarlo e di tutti i veneti che soffrono per questo illegittimo martellamento esattoriale”, dice il presidente Lucio Chiavegato. La rabbia espolde solo a sentir nominare i ‘nemici’ della Lega. “Bossi è un traditore, Zaia ci chiede di comprare i Btp? Se li compri lui, qui c’è gente che si mette una corda al collo pur di non licenziare i dipendenti”. Una delegazione di manifestanti viene ricevuta a metà mattina da Maurizio Trevisan, capo dell’ufficio provinciale. L’incontro dura una decina di minuti. “Gli abbiamo dato un ultimatum – dice la ‘pasionaria’ imprenditrice Patrizia Badii, fiorentina di nascita e veronese di adozione – o ritirano tutti i loro bollettini o noi non paghiamo, gli abbiamo detto di guardarsi le spalle, chi medita il suicidio per debiti può commettere qualsiasi follia”.Veneto Stato nasce nel settembre del 2010 e mette insieme le spinte indipendentiste che ruotano attorno al Partito Nazionale Veneto. Lo Statuto, scritto in dialetto, chiede un referendum e il riconoscimento del Veneto come Stato membro dell’unione erupea. Bandiera del movimento, che non ama definirsi partito, è l’evasione fiscale come segno di protesta. La notizia dell’imprenditore suicidatosi in azienda ha lasciato tutti sconvolti: “Ci siamo riconosciuti in lui – afferma la Badii – qui ci si ammala, c’è gente che va in depressione, che perde i capelli, ci strangolano per i prestiti e appena saltiamo una rata ci saltano al collo”.Il tam tam organizzativo è arrivato anche a Brescia e Bergamo. Gli imprenditori delle altre regioni in Veneto vengono ironicamente chiamati stranieri, ma la gente qui ha poca voglia di scherzare. “Tre anni fa ho aperto un’attività a Genova, ho dovuto chiudere, mi sono ritrovata una cartella da 15milia euro – dice Antonella Clementi, anche lei davanti a Equitalia a manifestare – avevo versato i contributi dei miei dipendenti ma non i miei, sono dovuta tornare a casa dei miei genitori a Brescia, ho 52 anni e due figlie, non dico a nessuno dove sono perché ho paura che mi vengano a cercare”. (Il Fatto Quotidiano)

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