venerdì 20 maggio 2011

Gli indignati stanno arrivando

Volevamo dire anche la nostra opinione ma tutti i canali erano chiusi. Volevamo partecipare alla ricchezza comune ma tutti i posti erano stati presi. Volevamo volare ma ci avevano spezzate le ali. Volevamo correre ma ci dicevano di stare seduti. Volevamo divertirci e ci mandavano a scuola per poi non trovare nessuna occupazione. Da un tubo catodico ci mostravano strani personaggi indicandoceli come vip da imitare, poi abbiamo scoperto che ci stavano imbalsamando in un mondo di figuranti. Ci parlavano come a degli idioti per venderci pannolini ed automobili che non volevamo e non potevamo comprare. Per guadagnarti da vivere dovevi farti cooptare in un mondo che non ti apparteneva. Se volevi esprimerti dicevano che eri un estremista. Se volevi vendere un oggetto per strada dicevano che eri un abusivo e si prendevano tutto. Se volevi conoscere delle persone dicevano di restare nel tuo guscio. Avevamo viaggiato il mondo conoscendo popoli e culture diverse ma in patria avevamo trovato la lega. Non facevamo in tempo a nascere che facevamo già parte di una setta religiosa che ci diceva cosa era male e cosa era bene. Poi abbiamo scoperto la rete.

"Sono arrivato a Barcellona per la mia tournée e ho trovato piazza Catalunya piena di ragazzi che chiedevano un cambiamento radicale dell'attuale modello di (sotto) sviluppo e la partecipazione diretta alla democrazia. Ho sentito aria di casa. La rivoluzione dolce spagnola è nata a Puerta del Sol a Madrid e si è diffusa subito in tutta la Spagna, da Valencia a Siviglia a Santiago. I ragazzi sono chiamati "Los indignados", gli indignati, ma il loro nome è "Movimiento 15-M", dal 15 maggio, il giorno in cui è nata la protesta. Non si riconoscono in alcun partito. Non vi ricordano qualcosa?Un giornale spagnolo ha fatto un raffronto tra il "Movimiento 15-M" e "El Movimiento 5 Estrellas" in Italia. Si sono sviluppati entrambi su Internet, sono formati in prevalenza dalle giovani generazioni che non vedono prospettive per il loro futuro, si chiamano Movimento tutti e hanno un 5 tutti e due nel nome ("Gimme five!"), vogliono una riforma del sistema elettorale, l'abolizione di leggi ingiuste, l'esclusione degli indagati dalle liste elettorali, il divieto di finanziamento ai partiti, rifiutano il monopolio della politica da parte dei due partiti maggiori, i loro Pdl e Pdmenoelle, che sono il Psoe e il Pp, sono contro l'ologarchia dei partiti e per una democrazia partecipata.Domenica ci sono le elezioni amministrative in Spagna, ma giornali e televisioni parlano solo delle nuova rivoluzione spagnola. I politici sembrano diventati di colpo relitti del passato, statue di cera del museo di madame Tussaud.La rivoluzione dal basso ha superato Gibilterra ed è arrivata in Spagna dai Paesi del Maghreb. In Islanda e in Italia sta facendo da tempo le prove generali e il contagio potrebbe espandersi in tutta Europa. Il 2011 potrebbe diventare come il 1848, quando le vecchie istituzioni vennero travolte e la "questione sociale" divenne parte della politica.. Può essere che in futuro questo periodo sia citato con frasi come "E' successo un duemilaundici!" come oggi si dice "E' successo un quarantotto!". Nel 1848 la rivoluzione avvenne, quasi istantaneamente, in tutta Europa, da Vienna a Berlino, da Budapest a Parigi. Gli storici definiscono il '48 un fenomeno di "sincronizzazione storica". Un momento in cui tutto cambia ovunque senza spiegazioni apparenti. Un mondo nuovo sta nascendo, l'indignazione è il suo carburante. Un indignado aveva un cartello ben visibile: "E' il sistema che è contro di noi, non noi contro il Sistema". Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure". (dal blog di Beppe Grillo)

"Il vento delle rivoluzioni arabe è arrivato in Europa. In questi giorni la Spagna è scossa da un’ondata di giovani del movimento 15-M che appunto il 15 maggio hanno occupato Puerta del Sol a Madrid, preparati per restarci. Al grido di “democrazia reale adesso!” la protesta è esplosa, e oltre alla “acampada” di Madrid altre tendopoli sono sorte in quasi tutte le città del paese, da Barcellona a Saragozza, da Valencia a Bilbao… si contano quasi sessanta piazze occupate. È l’ennesima esplosione della generazione precaria, che ancora una volta tiene insieme centri sociali e società civile in movimento, accomunati dalla condizione di precarietà ed esasperati dalla mancanza di democrazia rispetto alle decisioni prese dall’Europa. La rivolta del 14 dicembre scorso a Roma, le manifestazioni oceaniche in Portogallo, i continui scioperi generali in Grecia, il movimento contro i tagli in Gran Bretagna… l’onda non si ferma.La Spagna ha subito la crisi in forma durissima, con un tasso di disoccupazione che supera il 20%, una precarietà dilagante che condiziona le vite delle generazioni più giovani, stipendi da 700 euro al mese e affitti alle stelle, e soprattutto un governo di centrosinistra che non è stato in grado di gestire la crisi se non sostenendo con valanghe di euro le banche in fallimento. Nulla per la gente, abbandonata a se stessa in un paese con un welfare indegno e senza prospettive di miglioramento.Se le forme di protesta sono radicali, pacifiche e colorate ma determinate a non mollare, le richieste sono un mix di rivendicazioni sull’etica della politica, la democrazia diretta e la giustizia sociale: abolizione delle leggi ingiuste che perseguitano i migranti; abolizione della monarchia (eh sì, in Spagna c’è la monarchia); un fisco più giusto (per esempio l’Iva progressiva legata al reddito); l’abolizione dei vitalizi e delle pensioni ai politici; il salario minimo di 1.200 euro; il ritorno dei servizi privatizzati in mano pubblica; la nazionalizzazione delle banche salvate dal denaro dello Stato.Oggi in tutta Italia (e in tutto il mondo!) ci saranno manifestazioni di sostegno a Puerta del Sol. Non è chiaro dove arriverà questo movimento, ma è evidente ormai che lungo le coste del Mediterraneo si percepisce con forza la determinazione delle giovani generazioni. Non è dato sapere come e quando qualcosa di simile accadrà in Italia… Ma sicuramente questo momento non è così lontano. Per quanto concerne la disillusione nelle capacità della politica di affrontare i problemi della precarietà e l’ingiustizia economica di un sistema che salva le banche e affonda le persone, l’Italia non è molto diversa dagli altri paesi della sponda nord.Per quel che riguarda le forme invece, ogni realtà sceglie le proprie: noi crediamo nello sciopero precario. Fra pochi mesi". (Il Fatto Quotidiano)

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