martedì 26 aprile 2011

Quando non si vive più si può anche impazzire

L'aggressione di alcuni ragazzi a due carabinieri non è in alcun modo giustificabile e va condannata. Ma ci sono delle considerazioni da fare, oltre al fatto che stiamo parlando di adolescenti. Quella più importante è che da alcuni anni in Italia, ma forse anche nel resto d'Europa e di alcuni parti del mondo, soprattutto in alcune città tra cui Roma, non si riesce più a vivere bene. Un po' per tutti, ma soprattutto per i meno abbienti e che si trova ai margini della società, dalla quale viene subito malamente invitato a non farsi troppo vedere in giro. La storia degli zingari, degli stranieri, dei disoccupati, dei cosiddetti clandestini, degli sfruttati, degli abusivi e di tanti altre categorie sociali ci dovrebbe insegnare qualcosa.
Se tu, cittadino normale e legislatore, non permetti a chi è più debole di rialzarsi e non crei delle reti sociali, non crei i presupposti affinché quel cittadino in difficoltà, per la sua stessa sopravvivenza, si rivolti contro di te e ti sopraffagga per disperazione, anche se sa di sbagliare e ne pagherà gravi conseguenze a meno di accettare da subito di soccombere.
Un esempio palese di questa dimensione umana è stato l'episodio che, prima in Tunisia e poi in tutto il Medioriente, ha scatenato le attuale rivolte della popolazione: un venditore ambulante, impedito da rigide leggi che poliziotti troppo zelanti gli applicavano di volta in volta mettendolo nell'impossibilità di sopravvivere, si è ucciso dandosi fuoco. Altri poi hanno poi reagito aggredendo e spodestando chi li metteva in questa situazione, scatenando quelal rivoluzione sociale ancora in atto nelle sponde dirimpettaie del Mediterraneo.
In Italia, a Roma, succede sempre più spesso la stessa situazione. Ma per capirlo e vederlo bisogna stare per strada, sulla strada, con i più deboli, spesso invisibili. Nel caso dei carabinieri aggrediti - e ripeto non sto giustificando nessun gesto di violenza - al giovane fermato, non in regola con le disposizioni anti alcol, gli avrebbero ritirato la patente e magari anche l'auto. Se quello ci lavorava o ci campava è come metterlo con le spalle al muro. Ci sono norme ormai nella nostra cosiddetta 'civiltà, con delle multe o sanzioni troppo pesanti rispetto alla debolezza sociale ed umana di chi si trova per forza ad infrangerle.
Se io vendo degli ombrelli per strada o delle borse contraffatte, e posso essere un bengalese o un italiano, se il vigile di turno mi becca mi sequestra la mercanzia. Ma se io vado in strada a a vendere per poche lire per poter mangiare nessuna legge mi impedirà di trovare qualsiasi espediente per poter sopravvivere, fino a magari a diventare un delinquente.
Ho conosciuto delle persone a cui hanno tolto la patente perché in stato d'ebbrezza o poco sopra la norma. L'intento del legislatore di punire è giusto, ma non impedendo ad uno che con la patente ci vive di poter continuare a lavorare. Anche perché per recuperare i documenti o l'auto sequestrata entri praticamente in un girone burocratico infernale per mesi e mesi. Questo mentre la tua famiglia non ha niente da mangiare.
Cosa volete che faccia un individuo se il suo bambino non può mangiare? Farà qualsiasi cosa pur di non vederlo così. Se tu distruggi un campo rom senza prima immaginare dove andranno queste persone - e dico persone, non animali, come ho visto spesso trattare uomini, donne e bambini da vigili zelanti e ridanciani che a fine mese prendono lo stipendio - sicuramente questi uomini e donne cercheranno di sopravvivere in qualche modo. E se tu gli impedisci tutto si rivolteranno verso quella società che rappresenti e che dovresti tutelare.
E' troppo facile infierire contro il tuo simile che in quel momento è più debole. A volte i legislatori e le nostre forze dell'ordine sembrano essere molto zelanti con i più forti e molto ciniche con i più deboli.

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