mercoledì 23 marzo 2011

Un governo e un parlamento di mafiosi, di corrotti e corruttori

"Va in porto il rimpasto di governo a lungo inseguito da Silvio Berlusconi, ma non senza intoppi. Saverio Romano ha giurato oggi al Quirinale in veste di nuovo ministro dell'Agricoltura, ma il presidente della Repubblica non ha mancato di manifestare le sue perplessità per le pesanti ombre giudiziarie 1 che gravano sull'esponente dei Reponsabili. Nonostante questo, davanti alle sempre più pressanti richieste di Iniziativa Responsabile, fondamentale per la sopravvivenza dell'esecutivo, Berlusconi ha dovuto andare avanti comunque. La nota del Colle. "Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano - si legge in una nota del Colle - dal momento in cui gli è stata prospettata la nomina dell'onorevole Romano a ministro dell'Agricoltura, ha ritenuto necessario assumere informazioni sullo stato del procedimento a suo carico per gravi imputazioni". "A seguito della odierna formalizzazione della proposta da parte del presidente del Consiglio, il presidente della Repubblica ha proceduto alla nomina non ravvisando impedimenti giuridico-formali che ne giustificassero un diniego - prosegue il comunicato - Egli ha in pari tempo auspicato che gli sviluppi del procedimento chiariscano al più presto l'effettiva posizione del ministro". Parla il neoministro. La prima reazione di Romano è il "dispiacere" per la nota del Quirinale": "Non sono mai stato imputato". Pertanto, ipotizza una "confusione" da parte dell'ufficio stampa del Colle, visto che il comunicato diffuso è "contrario alla realtà" e "inoltre usa terminologie improprie". Napolitano, assicura il neoministro, "non pensa quello che è stato scritto". "Io sono con la coscienza a posto", aggiunge. Romano prende il posto di Galan, spostato ai Beni culturali, poltrona lasciata vuota dall'ufficializzazione delle annunciate dimissioni di Sandro Bondi. Proprio ieri il Giornale di Sicilia aveva rivelato l'intenzione del gip palermitano Giuliano Castiglia di non voler archiviare l'inchiesta che vede il neoministro indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Contro Romano resta in piedi inoltre anche un procedimento per corruzione, aggravata dal fatto che sarebbe stata finalizzata a favorire Cosa Nostra, nato dalle dichiarazioni di Massimo Ciancimino.Il Quirinale replica. Passa poco e si fa vivo l'ufficio stampa del Colle che pur non commentando le affermazioni di Romano, invita a una lettura "più attenta" della nota "nella quale non viene attribuita la qualificazione di 'imputato'". Un modo per sottolineare come il Quirinale non si senta chiamato in causa dalle frasi del neoministro. Le reazioni. "La posizione di Napolitano dimostra in maniera incontrovertibile che Berlusconi non è più in grado di agire liberamente nella sua attività di governo. Ha dovuto sottostare al diktat dei Responsabili e nominare ministro Saverio Romano nonostante le note e annunciate perplessità del Quirinale - afferma il capogruppo di Fli alla Camera Italo Bocchino - è ormai evidente che siamo in una situazione senza precedenti che mette a repentaglio la libertà di azione del presidente del Consiglio". Per Massimo Donadi dell'Idv "un indagato per mafia non può fare il ministro". E anche il Pd parla di "debolezza" di Berlusconi che, "per puntellare la sua malandata maggioranza, ha dovuto sottostare a un vero e proprio ricatto".Soddisfatto il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e leader di Forza del Sud Gianfranco Miccichè: "Finalmente da oggi il Sud può contare su un altro suo uomo in Consiglio dei ministri". A fianco del neoministro si schiera il titolare della Difesa Ignazio La Russa: "Romano, assolutamente incensurato, ha solo una pendenza in corso, cioè una richiesta di archiviazione di un avviso di garanzia. La Costituzione dice che uno è innocente fino alla Cassazione, ma doversi difendere dalle lungaggini di una richiesta di archiviazione che ancora non è arrivata, mi pare veramente pretendere troppo da chiunque". Quando Berlusconi disse... Era il 23 dicembre e il premier repingendo le accuse di "calciomercato" e di compravendita di parlamentari aveva aggiunto: "Non abbiamo nemmeno promesso cariche di governo. Si sono liberati posti in seguito all'uscita di Fli, ci sono 12-13 posti da assegnare ma nemmeno uno di questi posti verrà assegnato a coloro che per convinzione hanno dato supporto alla maggioranza in sostituzione di altri". La realtà, però, dice altro.Le tensioni tra i Responsabili. Il gruppo, secondo quanto riferito, si è riunito per festeggiare l'ingresso di Romano nell'esecutivo. Ma da aprte di alcuni deputati sarebbe partita la richiesta delle promesse nuovo nomine: "Ora è arrivato il tempo per la nomina dei sottosegretari". E' a questo punto che sarebbero emerse le contrapposizioni tra le varie componenti del gruppo: i Popolari dell'Italia di domani, fedeli a Romano, avrebbero rinnovato l'interesse per alcuni "incarichi di responsabilità " ma la richiesta sarebbe stata giudicata "eccessiva" dai presenti. A quel punto si sarebbe scatenata la 'bagarre': Pid contro il resto dei gruppi". (La Repubblica)

"La Camera dovrebbe sollevare conflitto di attribuzione contro il tribunale di Milano. La Giunta per le Autorizzazione di Montecitorio ha votato (11 sì Pdl-Lega-Iniziativa responsabile e 10 no, Pd, Udc, Fli, Idv) il parere favorevole. Domani arriverà invece il parere della giunta per il regolamento presieduta da Gianfranco Fini, quindi la decisione dell'ufficio di presidenza che dovrà stabilire se sulla materia sarà necessario un voto dell'aula della Camera, come richiesto dal Pdl.Ma dalla Procura di Milano fanno sapere che il processo non si fermerebbe anche qualora la questione del conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato arrivasse davanti alla Corte Costituzionale, dopo il voto di Montecitorio. Nel parere la maggioranza scrive che la giunta "esprime che la Camera, a tutela delle sue prerogative costituzionali, debba elevare un conflitto d'attribuzioni nei confronti dell'autorità giudiziaria di milano, essendo stata da quest'ultima lesa nella sfera delle sue attribuzioni riconosciute dall'articolo 96 della costituzione". In pratica, per la giunta, hanno ragione i capigruppo della maggioranza nel ritenere che il reato di cui è accusato Berlusconi (concussione per la telefonata alla questura di milano) sia di natura ministeriale, avendo agito nella sua funzione di presidente del consiglio. Nel parere si sottolinea anche la necessità di una presa di posizione dell'assemblea della Camera "in quanto sede ultima delle decisioni della Camera, in particolare quando tali decisioni involgono rapporti con altri poteri dello Stato, attraverso un'iniziativa coerente e conseguente rispetto alle precedenti deliberazioni da esse assunte nella seduta del 3 febbraio, sorrette da valutazioni poi del tutto ignorate dai giudici".Il passaggio sull'aula sede ultima la decisione è stato censurato durante la riunione da Futuro e Libertà. Nino Lo Presti ha infatti sottolineato che questo passaggio non può impegnare nè la Giunta del regolamento, convocata per domani, nè l'Ufficio di presidenza. Si tratta "di un riferimento improprio - ha detto Lo Presti - che non è materia della Giunta". Il Pd invece attacca l'arrivo "in extremis" dei due Responsabili Elio Belcastro e Bruno Cesareo (senza di loro la maggioranza sarebbe andata sotto). I due parlamentari sono arrivati nella sala della giunta per le autorizzazioni a procedere solo alle 11:30, nonostante l'assemblea fosse convocata invece dalle 9:15. Un arrivo trafelato che non passa inosservato. Tanto che i parlamentari dell'opposizione, tra cui Marilena Samperi del Pd, fanno notare: "I due responsabili sono arrivati nella sala della giunta quando stavano circolando le notizie della nomina di Saverio Romano a ministro dell'Agricoltura: "L'affaire Ruby, già torbido e mortificante, si arricchisce di elementi inquietanti che non fanno certo bene alle istituzioni e avvalorano la tesi di un presidente del consiglio ricattato". (La Repubblica)

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