venerdì 4 febbraio 2011

Il parlamento delle stronzate

In Italia esiste un parlamento (la p minuscola è d'obbligo) che non rispecchia più da tempo gli italiani. Con la legge 'porcellum' (che permette ai partiti di scegliere chi votare e quindi di tenerli sotto boccia sempre), con il premio di maggioranza che falsifica i numeri reali della rappresentatività e con la compravendita dei deputati, l'aula di Montecitorio è ormai un caravanserraglio con dentro le peggiori belve. Napolitano deve scioglierlo, altro che usare il guanto di velluto,bisogna cambiare la legge elettorale, indire elezioni ed allontanare dalla cosa pubblica inquisiti, ladri ed amorali. La vera Italia, la vera maggioranza degli italiani, vuole che questa ciurmaglia se ne vada senza violenza. Sperando che non ci debba salvare un inedito Tremonti, che si alza e se ne va quando il suo capo inizia a dire altre stronzate sul rilancio dell'economia, dicendo che lui deve stare in Europa, e poi se ne va a prendere il treno bacchettando sulle dita il ds Moretti perché nei bagni non c'è l'acqua. Poi addirittura sponsorizza Draghi, il suo nemico, per la Bce. Sempre meglio di quel venduto di Ferrara e della sua acida moglie, tutti a libro paga di un porco proseneuta che li sta divorando nella pancia e nelle coscienze. Sono queste le cose che uno si aspetta che qualcuno faccia. Ma le deve fare proprio Tremonti?

"Se si possono chiamare le cose col loro nome, si deve dire che il mondo del Cavaliere lo si rintraccia in un paio di righe di 'Una sporca storia', di Eric Ambler. In quel libro c'è un personaggio - Arthur Abdel Simpson - che ricorda i consigli che da bambino ha ricevuto dal padre: "Uno dei suoi primi insegnamenti fu: mai dire una bugia se puoi cavartela a forza di stronzate". Le cose devono essere andate più o meno così tra Berlusconi e Giuliano Ferrara, il consigliere più ascoltato (oggi e prima che gli impulsi aggressivi del capo del governo riattizzino il suo permanente conflitto con la democrazia). Dunque, denudato da una scena che lo scopre, frastornato, in preda a una disperatissima compulsività sessuale nelle mani di un ingordo serraglio di zambraccole e ruffiani, ricattabile, incapace di assolvere a suoi doveri pubblici, indifferente a ogni responsabilità e decoro istituzionali, il Sultano si avvoltola nelle bugie fino a strozzarsi, sgomento per quel che si può sapere della sua malinconica vita o addirittura mostrare per immagini. Per giorni mente a gola piena. Ruby? So chi è, l'ho vista soltanto un paio di volte. No, non mi disse che era minorenne. No, non ho mai pagato per una donna. Perché avrei dovuto, ho una relazione stabile, ho una fidanzata, io. Sì, è vero, aiuto molte giovani donne perché sono generoso e non chiedo mai nulla in cambio. Non sono mai fuggito dai magistrati, mai, mai, mai, mai. Il direttore de Il Foglio non fa altro che ricordare al Re tragicamente nudo il precetto di Simpson. Per quale diavolo di motivo menti, presidente? Non lo vedi che ti incastrano e affondi. Sparala grossa, più grossa che puoi. Sarai salvo perché le menzogne hanno il difetto di essere false, le stronzate hanno il vantaggio di essere finte: non sono altro che una copia, una copia esatta, più o meno riuscita, di una cosa vera. La tua "rivoluzione liberale" nel 1994 forse era una cosa vera ed è fallita, spara grosso e dì che tu, il Monopolista, ricominci daccapo perché è ora la vera "rivoluzione liberale". Inventati qualcosa. Una cosa qualsiasi. Bullshit? Vanno benissimo. Per esempio, maggiore crescita "alla tedesca" del 4 per cento grazie alle riforma dell'articolo 41 della Costituzione (libertà d'impresa) anche se la riforma costituzionale non si farà mai e quel tasso di sviluppo non lo vediamo da decenni e tra le due cose dio solo sa quale relazione ci sia. Fiscalità di vantaggio per il Sud, va bene anche se non c'è un euro e Tremonti non aprirà mai i cordoni della borsa. Anche il "Piano casa" va bene. Chi ricorderà che è la terza o quarta volta che lo annunci e finora tra i pochi a usufruirne sei stato solo tu con i bungalow di Villa Certosa.Dì queste "stronzate" con il tono maestoso dello Statista. Evoca il ritorno della Politica con la p maiuscola. Celebra il protagonismo del governo, e il gioco è fatto. Queste massime solenni ti proteggeranno dai magistrati di Milano che diventeranno, nella propaganda, gli aggressori che ti disturbano mentre ti sei dato carico del destino dell'Italia. Il "rilancio programmatico" restituirà il Paese a quel torpore mentale dal quale le notizie scioccanti di Villa San Martino rischiavano di scuoterlo. Attiva tutte le complicità omertose che proteggono la tua bancarotta politica. Rimetti in moto l'industria del falso (I Minzolini, per tutti). Manda in televisione le solite maschere salmodianti perché decidere di che cosa si discute offre la risolutiva opportunità di definire di che cosa non si discute e tu, presidente, non sei in grado affrontare le tue responsabilità. Della tua irresponsabilità, della tua incapacità assoluta ad affrontare la verità non si deve discutere.Nell'infelice Paese che è l'Italia questa degradazione della realtà è chiamata politica come se la politica non fosse altro che manipolazione persuasiva, sacco vuoto, discorso privo di contenuti. "Stronzata" insomma, utile non a governare i destini, le relazioni e gli interessi degli uomini, ma a scrivere le priorità dei telegiornali della sera. Va detto che c'è in giro una soddisfazione per il "costruttivo clima politico" che fa cadere le braccia. Soddisfatti di che cosa? Di questa goffa e comica stangata? Si dovrebbe, al contrario, essere inquietati quando un pensiero ideologico si emancipa così clamorosamente dall'esperienza reale fino a rendersi impermeabile nei confronti di ciò che davvero accade. In questa separazione del pensiero dalla realtà c'è un punto critico che è tutto politico. Chi ha in custodia le istituzioni dovrebbe tenerne conto perché la credibilità delle istituzioni si difende anche tutelando quella verità che è la condizione necessaria della fiducia del cittadino per lo Stato. E' la verità - e la responsabilità di affrontarla in pubblico - che rende adeguato il processo deliberativo che sta alla base di una democrazia. A chi ha a cuore la democrazia non può sfuggire che menzogne e "bullshit" sottraggono a gran parte degli individui la capacità di giudicare liberamente gli affari pubblici; demoliscono ogni spirito critico; confondono, distraggono, rendono indifferenti il cittadino, lo trasformano in "spettatore di ogni cosa e testimoni di nulla". In questo vuoto di verità precipitano anche le istituzioni. Menzogna e "bullshit" ne divorano la credibilità, l'affidabilità, la reputazione. E non parlo degli uomini. Ministri come Franco Frattini e Angelino Alfano l'hanno persa da tempo: da quando il primo, ministro degli Esteri, va ai Caraibi per trovare documenti che screditano un avversario politico o quando il secondo, Guardasigilli, si riunisce con gli avvocati di un imputato (Berlusconi), elabora tattiche per annichilire un processo, organizza il voto del Parlamento per impedire che la magistratura faccia il suo lavoro. Parlo delle istituzioni e dello spettacolo avvilente offerto dalla Camera dei deputati. Montecitorio deve decidere se autorizzare o meno la perquisizione dell'ufficio dove lavora il ragiunatt che dispensa, per conto del Sultano, migliaia di euro alle falene notturne di Arcore. Indagato per aver fatto pressioni su funzionari della questura e liberato indebitamente una prostituta minorenne accusata di furto (è concussione), Berlusconi dice: in quelle stanze c'è la mia segreteria politica. L'ingresso degli investigatori va allora autorizzato dalla Camera. L'accesso può essere negato soltanto se il Parlamento scorge un fumus persecutionis. Non lo avvista. Vede altro. Vede addirittura, nell'illegittima pressione, l'esercizio di una funzione del capo di governo. E' umiliante anche discuterne. Berlusconi, sostengono i caudatari nominati in parlamento, è intervenuto per evitare una crisi internazionale con l'Egitto, la notte del 27 maggio. Davvero credeva che quella prostituta minorenne, con cui si era intrattenuto fino al 2 maggio, fosse "la nipote di Mubarak". Il suo intervento è stato dunque funzionale e la competenza non è della Procura di Milano, ma del Tribunale dei ministri, dicono azzeccagarbugli e reggicoda. La Camera approva. Lasciamo cadere i dettagli tecnici e l'illegalismo (la funzione di governo non può essere soggettivamente interpretata e spetta a un giudice - non al Parlamento - decidere della competenza). Lasciamo perdere le parole, gli eventi e i documenti che smascherano il racconto del Gran Bugiardo. Andiamo alle macerie. Con una menzogna che fa piangere l'Italia e ridere il mondo, un Parlamento servile, senza libertà e onore, si sottomette alla necessità del Sultano e ci chiede di credere a una menzogna manifesta, a un falso indiscutibile (Berlusconi pensava che Ruby fosse nipote di Mubarak). In questo atto di violenza, c'è molta politica, altro che le "stronzate" del "ritorno alla Politica". L'offensiva affannosa di Berlusconi vuole cancellare ogni distinzione tra la verità e la menzogna, tra la realtà e la "giustezza" politica. Pretende di abituarci a questa confusione inducendoci a credere che nulla sia vero se non certificato dal Potere (anche quando lo si sa palesemente falso). Dopo la campagna di "bullshit" e il voto della Camera, quel che si vede in gioco è la pretesa di una sterilizzazione mentale, morale e politica dell'Italia e non solo un processo per concussione e sfruttamento della prostituzione minorile. Alla prima bisogna reagire chiedendo il rispetto di quel processo, reclamando che Berlusconi - come gli ha chiesto anche il capo dello Stato - si presenti dinanzi ai suoi giudici e si lasci giudicare". (Giuseppe D'Avanzo-La Repubblica)

"Mi rivolgo al presidente del Consiglio, chiedendogli perché ancora una volta tiene impegnato il parlamento ad occuparsi dei fatti suoi anziché dei problemi degli italiani e ancora oggi non ha la buona creanza di presentarsi a giustificare i suoi comportamenti.
D’altronde, lei presidente del Consiglio, da tempo ha trasformato quest’Aula in una sua succursale aziendale, pretende ogni giorno di ordinare a noi di sfornare leggi ad personam che assicurino la sua impunità. Lei ieri, ancora una volta, si è intrufolato nel telegiornale Rai per illudere i cittadini dicendo che il suo governo intenderebbe davvero occuparsi di piano casa, questione meridionale, riduzione delle tasse, liberalizzazioni, sburocratizzazione, sviluppo, lavoro, insomma è dal 1994 che ci racconta questa favoletta. Magari fosse così.
Invece siamo qui ad occuparci ancora di come fare per concederle di sistemare i suoi guai giudiziari. Solo pochi giorni fa, la Corte Costituzionale ha bocciato per la terza volta consecutiva il suo tentativo di sottrarsi alla giustizia, prima con il lodo Schifani, poi con il lodo Alfano, infine con il legittimo impedimento. Tutte le leggi che lei ha fermamente voluto per assicurarsi l’impunità e per le quali ha tenuto impegnato il Parlamento.
Oggi siamo qui a decidere di cosa fare di una richiesta della procura di Milano, rispetto alla quale lei per l’ennesima volta si comporta da recidivo, chiedendoci di approvare una decisione ingiusta e di respingere la richiesta dei magistrati di procedere con la perquisizione di locali non suoi ma di terze persone, da lei autorizzate a gestire i suoi loschi affari. Sappia che quello che chiede oggi al Parlamento è un atto incostituzionale ed illegale, anzi è una vera e propria prevaricazione che commette nei confronti del massimo organo costituzionale: vorrebbe che ci sostituissimo al giudice naturale, l’unico legittimato a decidere su una questione di stretta competenza tecnica della magistratura, ovvero l’individuazione della competenza giudiziaria su questo caso, se lo svolgimento delle indagini spetta alla procura di Milano o al Tribunale dei ministri.
Noi non vogliamo entrare nel merito della questione, perché è una decisione tecnica che può prendere soltanto l’autorità giudiziaria sulla base della lettura delle carte processuali. Visto, però, che ci tirate per la giacchetta, allora volendo entrare nel merito di questa squallida vicenda, è davvero un’offesa all’intelligenza e al buonsenso voler sostenere che rientri nelle funzioni proprie del presidente del Consiglio fare telefonate in questura per far rilasciare una minorenne sua amica del cuore.
Direbbe il Di Pietro di una volta: “Non c’azzecca proprio niente”. Non può essere lei a scegliere il giudice competente, né il Parlamento, perché da quando esistono lo Stato di diritto e la democrazia parlamentare, i deputati si occupano di fare le leggi e non le sentenze. Lo so che questo Parlamento lo farà perché la sua maggioranza è asservita e, insieme a qualche altro parlamentare che si è venduto l’anima e la dignità, chiuderà gli occhi e si turerà il naso, votando una decisione incostituzionale e anche un po’ criminale solo per non perdere la poltrona perché hanno paura delle elezioni.
Ma si sappia, e rimanga agli atti, che oggi questo Parlamento con il suo voto a favore delle pretese illegittime del suo presidente sta umiliando le sue funzioni e di ciò, davanti al popolo prima e alla storia poi, sarà chiamato a rendere conto. Soprattutto si conoscano, e restino agli atti, l’offesa e le falsità storiche contenute nella relazione che la maggioranza parlamentare si accinge ad approvare. Non esistono e non sono mai esistiti rapporti burrascosi e contrapposizioni ideologiche tra la magistratura e l’onorevole Berlusconi, così come non ci sono mai stati tra guardie e ladri, giacché i primi inseguono i secondi in nome della legge e quelli sfuggono perché l’hanno violata.
Non è una contrapposizione, è una necessità avere persone che applicano la legge e la fanno rispettare, così come non è un’opportunità avere al governo persone che violano le norme e usano il Parlamento per non farsi processare. Inoltre, la favoletta della magistratura politicizzata che è scritta nella relazione della maggioranza va respinta con forza perché soprattutto in questo caso, l’input alle indagini parte proprio dall’onorevole Berlusconi con la sua impropria sequela di telefonate alla questura di Milano per raccomandare una inesistente nipote di Mubarak.
Si tratta di una favola accusatoria bella e buona a cui l’onorevole Berlusconi e la sua clac hanno fatto sempre ricorso per sfuggire al doveroso controllo dell’autorità giudiziaria, chiamata a giudicare i suoi comportamenti penalmente rilevanti. Perché ci sono e non perché qualcuno glieli addebita ingiustamente, soltanto che finora non è stato processato in quanto si è fatto leggi apposite per evitarlo o per depenalizzare i reati.
Una favola che oggi viene riproposta per invocare un’inesistente persecuzione giudiziaria e per coprire la vergogna di un presidente del Consiglio che non ha il coraggio di andare a giustificarsi presso la magistratura per quel che ha commesso. Ma chi non ha il coraggio delle proprie azioni non è degno di rappresentare l’Italia, specie all’estero. Una favola che può e deve essere sfatata, chiedendo ai cittadini indignati di dirlo a gran voce, scendendo in piazza e facendo sentire la loro voce.
Una favola che soltanto gli italiani che non ne possono più possono fermare, perché in questo Parlamento, dove tutti pensano soltanto a salvare la propria poltrona, non si riesce a trovare una maggioranza che abbia la dignità di mandarlo a casa. Una favola che deve essere affrontata dal popolo, in modo democratico nelle piazze.
Chiediamo, perciò, ai cittadini di prendere parte alle manifestazioni che si stanno svolgendo e che sono in programma affinché con una grande partecipazione popolare faccia sentire al presidente del Consiglio l’inutilità e la dannosità della partecipazione a questo governo.
Chiediamo, inoltre, ai cittadini di recarsi alle urne a votare il referendum sul legittimo impedimento proposto dall’Italia dei Valori sulla legge, in parte già bocciata dalla Corte Costituzionali. Vi annuncio che poco fa la Corte di Cassazione ha ammesso il nostro quesito referendario, perciò si andrà a votare per dire se vogliamo o non vogliamo vivere in un Paese in cui un presidente del Consiglio tiene impegnato il Parlamento sempre e solo per fare leggi ad personam e non per pensare ai problemi del Paese.
Quel referendum esprimerà un giudizio universale su questo comportamento del presidente del Consiglio. Invito i cittadini a uscire, a presentarsi alle urne e mettere fine a questa barbarie del diritto. Cittadini italiani dovete rendervi conto che solo voi ora potete mandare a casa questo raìs nostrano, potete salvare la democrazia prima che questo Paese diventi lo zimbello del mondo. Il governo Berlusconi ha trascinato il Paese in un baratro politico, economico, sociale, morale, raggirando le regole democratiche ha calpestato la libertà d’espressione e l’autonomia della magistratura. Mentre il debito pubblico aumenta, mentre c’è bisogno di intervenire per sistemare i problemi del Paese, noi abbiamo visto di tutto: compravendita di parlamentari, leggi varate nell’interesse particolare, smantellamento dello stato sociale.
La misura è colma, occorre la mobilitazione sociale, occorre scendere in piazza e soprattutto, se ci fosse un minimo di dignità, occorre respingere la relazione di maggioranza. Ma in questo Parlamento non c’è più dignità ormai". (Intervento di Antonio Di Pietro al Parlamento il 3.2.11)

"Cosa ci è rimasto? E' importante rispondere a questa domanda per capire dove ci troviamo, come ripartire. Per sapere di quali armi dispone ancora il cittadino in questa pseudo democrazia. Andiamo per esclusione. Non abbiamo più il voto, non possiamo esprimere la preferenza per l'elezione di un parlamentare. Il Parlamento è quindi andato. Se Camera e Senato sono sottratte alla volontà popolare lo è anche la presidenza della Repubblica, eletta dalle Camere riunite, nominate dai capi dei singoli partiti. Quindi ci siamo giocati anche Napolitano insieme ai presidenti di Camera e Senato.I referendum, quando vengono accettati dalla Corte di Cassazione, sono collocati in date balneari per far saltare il quorum, come è avvenuto per il referendum sulla legge elettorale. Nel caso miracoloso in cui si ottengano le firme, si raggiunga il quorum e prevalga la volontà popolare i partiti se ne fregano. Esempi non ne mancano come i referendum, vittoriosi, per l'abolizione dei finanziamenti pubblici ai partiti e del nucleare in Italia totalmente ignorati. I partiti incassano un miliardo di euro e sono in cantiere cinque centrali.Se si raccolgono le firme per una legge di iniziativa popolare vengono seppellite nelle cantine del Senato. 350.000 firme certificate per la legge "Parlamento Pulito" attendono dal dicembre del 2007 senza speranza di essere prese in esame. Di quali strumenti dispone il cittadino senza il voto, la rappresentanza parlamentare e istituzionale, il referendum e le leggi popolari? E' un separato in casa della democrazia. Una casa di cui non ha più le chiavi. La reazione è la frammentazione in mille piazze con sette manifestazioni alla settimana, mille proposte in cui, almeno, si ha l'illusione di contare qualcosa, oppure l'indifferenza di quel 40% di italiani che non votano più nulla, non credono più in nulla. In entrambi i casi, protesta o oblio, il potere di pochi rimane inalterato.La prima riforma è restituire ai cittadini il controllo del Paese che gli è stato sottratto. Ci troviamo a combattere con i bastoni chi dispone di un bazooka, e i padroni di casa siamo noi. Le chiavi ci devono essere restituite. Il primo passo è la discussione in Senato della proposta "Parlamento Pulito" per dare all'elettore il diritto di scegliersi il candidato e di mandare a lavorare i professionisti della politica che hanno superato i due mandati. Il secondo è disporre di referendum propositivi e senza quorum. Chi non va a votare conta zero. Il terzo è l'elezione diretta del presidente della Repubblica che deve rispondere al Paese e non ai partiti. Il quarto è l'eliminazione dei finanziamenti pubblici ai partiti. Il quinto è la copertura finanziaria per ogni spesa dello Stato. Un passo alla volta. Sul primo vorrei che Schifani stabilisca al più presto una data per la discussione in Senato di "Parlamento Pulito" come ha promesso più di un anno fa. 350.000 cittadini non possono essere ignorati (e presi per il culo) più a lungo. Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure". (dal blog di Beppe Grillo)

"Tutti si domandano, nel mondo, come possa l’Italia adattarsi a vivere con un primo ministro malato, un governo inerte, in cui sia il ministro degli Esteri sia quello della Giustizia fanno i galoppini elettorali, e una opposizione malleabile anziché antagonista.
La domanda è seria perché siamo al di la della buona reputazione del Paese.
Siamo in una fase in cui i cittadini, i commentatori, i politici di altri Paesi si domandano se non ci sia qualcosa di malato non solo nel premier, il cui squilibrio mentale è segnalato, come avviene quasi ogni giorno, da solenni promesse di crescita del Paese seguite da violente invettive contro la magistratura e offese gravi e gratuite al Capo dello Stato (per esempio il decreto con cui il Consiglio dei ministri approva d’urgenza il federalismo poche ore dopo che il Parlamento lo aveva respinto). Ma qualcosa di malato c’è anche nello schieramento eterogeneo della attuale, provvisoria maggioranza che ha deciso di sostenere Berlusconi non solo con il voto ma anche con un grande applauso.
Il Primo ministro aveva appena fatto dire che era stato lui a ordinare alla polizia di Milano di rilasciare una prostituta minorenne e ladra e di affidarla alla consigliera regionale Minetti. Aveva fatto dire, sempre a sua difesa, di avere davvero saputo e creduto che la giovanissima ragazza in vendita fosse la nipote del presidente egiziano Mubarak, evidentemente ben consigliato dal suo Ministro degli Esteri.
Come è noto, la consigliera Minetti, ha subito affidato la minorenne nipote di Mubarak nelle mani di una prostituta brasiliana. Una volta ottenuta, anche con la partecipazione di alcuni deputati comprati all’ultimo istante, l’approvazione di una simile incredibile storia che screditerebbe chiunque, è scattato l’applauso della maggioranza berlusconiana dell’Aula, quasi una ovazione, segno che la storia folle non turba e non disturba centinaia di deputati, uomini e donne adulti, molti con figli della stessa età della prostituta comprata e venduta. Eppure bisognava sentire l’on. avv. Paniz celebrare a voce altissima, come nella parodia di una arringa giudiziaria da commedia all’italiana, il percorso seguito con scrupolo dallo statista Berlusconi, inseguito dai giudici “benché non ci sia stata denuncia”. E ha finto di non sapere, lui, principe del Foro, che alcuni reati di una certa gravità, come la frequentazione della prostituzione minorile sono perseguibili d’ufficio.
Parla di crescita e gli credono ancora
Ma se l' immagine impressionante, e grave per la reputazione italiana, è lo scroscio di applausi che la maggioranza del Parlamento dedica alla prostituzione minorile praticata dal presidente del Consiglio e dai suoi amici di serate, non è meno grave e dannoso ciò che stava accadendo nello stesso giorno. Berlusconi aveva fatto all’improvviso sapere che d’ora in poi si sarebbe dedicato alla “crescita” del Paese. Crescita è una parola codice. Vuol dire occuparsi almeno un po’, almeno part-time, di governare l’Italia. Subito una buona parte dei media e, l’intera Confindustria, non hanno esitato a salutare l’evento come se ci fosse un piano, come se qualcosa fosse iniziato, come se ci fossero indicazioni tecniche, organizzative, politiche, del grande annuncio del governo. Una vera celebrazione, sia pure durata un giorno. Ma utile per svelare l’incredibile sottomissione che stravolge ancora tanta parte della opinione pubblica e dell’opinione politica, con cui in tanti si adattano prontamente al comportamento evidentemente squilibrato dell’uomo carico di ricchezza ma privo di soglia critica e di senso della realtà.
Ma il caso più difficile da spiegare è quello di una opposizione variabile e malleabile, che non c’e la fa a diventare e restare antagonista e ad assumersi la responsabilità di rappresentare i cittadini che davvero vogliono cambiare il Paese e non sopportano più a lungo l’umiliazione di essere governati da una persona con seri disturbi della personalità e una immensa forza finanziaria che gli consente di comprare consenso, assenso, distrazione e – quando serve in luogo del servaggio –intimidazione e sottomissione spontanea.
Il problema torna a replicarsi in questi giorni quando voci autorevoli del fronte della opposizione tornano a dire che è importante, anzi essenziale “abbandonare l’antiberlusconismo ”(una versione alternativa è “superare il berlusconismo”). L’operazione funziona in due modi, ovvero produce due gravi conseguenze, capaci di bloccare ogni vera possibile opposizione. La prima è di negare, insieme con la propaganda di Berlusconi, che vi sia qualcosa di anomalo, di radicalmente malato o in Berlusconi (il personaggio, il suo mega conflitto di interesse, la sua salute mentale, il suo evidente e brutale percorso contro la Costituzione) o nella poderosa e quasi del tutto illegale macchina politica messa in moto dalla potenza economica e dalla visione distorta del leader anormale di cui stiamo parlando. Negando la eccezionalità legale, mentale, morale, distruttiva e anti istituzionale di Berlusconi vuol dire privarsi di tutti gli strumenti più importanti della realtà che si è abbattuta sull’Italia e ne ha deviato la storia, fisiologia, patologia, carattere ed errori. Tutto è diverso, qualunque sia il giudizio del passato. E niente può essere fatto con una normale politica di opposizione, perché, buono o cattivo, niente qui, adesso, è normale, a cominciare dalle condizioni psichiche dell’uomo che governa.
Più grave del fascismo
Anzi non governa, non ha governato mai. Una ragione in più per non collaborare mai. Infatti Berlusconi non governa, occupa. Il dramma del Paese è il più grave dai tempi del fascismo. É più grave, infatti, a causa della falsificazione di tutti i percorsi, dell’uso privo di ritegno della parola “democrazia” ogni volta che si cerca il plebiscito e si ottiene la sottomissione. E nella riuscita operazione di eliminare – tra voto e leader e dunque tra popolo e adorazione del capo – ogni regola parlamentare e istituzionale. Non dimentichiamo che ciò che si verifica oggi, in queste ore, un violento e calcolato scontro istituzionale fondato su una presunzione di cedimento del presidente della Repubblica, sta avvenendo in solitario tra il Capo dello Stato, da un lato, e tutta la forza politica, tutta la forza mediatica, tutta la forza finanziaria del capo del Governo che rende ancora possibile quasi ogni nuovo acquisto. Si dovrebbe chiudere qui, con una dichiarazione di separazione irreversibile – nelle Commissioni e nell’aula del Parlamento – con questa situazione malata e illegale, che ha cominciato a girare intorno a modalità burocratiche e pregolpiste di piena violazione della Costituzione. Tale separazione, che dovrà essere irreversibile, dovrà escludere ogni forma di disciplinato assenso all’agenda sempre più folle, sempre più lontana dalla legalità dell’attuale governo. È (sarebbe) il solo modo di rendere chiara e pubblica quella campagna di liberazione che ormai viene invocata da molta parte del Paese e che dovrebbe realizzarsi con la proposta di alleanza fra tutte le opposizioni. Le condizioni che a suo tempo hanno reso necessario, nella storia italiana, il CNL, adesso ci sono tutte.
Il “buon lavoro” per migliorare nelle loro leggi ciò che si può migliorare, è futile e pericoloso, anzi è complicità, prolungamento della vita di un simile modo di governare, e materiale offerto spontaneamente per la loro campagna elettorale, che ci sarà comunque fra poco.
La sordità di tutto ciò che avrebbe dovuto essere opposizione è durata a lungo (diciassette anni di dominio quasi ininterrotto della egemonia berlusconiana).
É bene, ma è anche necessario, urgente, che si interrompa subito. Se si hanno dubbi sulle ragioni politiche (e mi sembra impossibile) si tenga conto delle condizioni mentali di Berlusconi, che ormai sono un dato acquisito nel giudizio del mondo sull’Italia". (Furio Colombo-Il Fatto Quotidiano)

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