sabato 4 luglio 2009

Impeachement del premier. Dopo il G8 il diluvio.


Dopo questo inutile G8 vorremmo un altro inquilino a Palazzo Chigi.

"Al Primo Ministro della Repubblica Italiana sono state rivolte dieci domande circa le sue relazioni con una ragazza minorenne invitata più volte anche a cene ufficiali. Fino ad ora si è rifiutato di rispondere. Si potrebbe fare uno sconto al Signor Silvio Berlusconi, chiedendogli di rispondere a sette domande.

Signor Berlusconi, potrebbe rispondere pubblicamente a queste domande?

Premessa
La Banca Rasini di Milano, di proprietà negli anni ’70 di Carlo Rasini, è stata indicata da Sindona e in molti documenti ufficiali di magistrati che hanno indagato sulla mafia, come la principale banca utilizzata dalla mafia per il riciclo del denaro sporco nel Nord - Italia.
Di questa Banca sono stati clienti Pippo Calò, Totò Riina e Bernardo Provenzano, negli anni in cui formavano la cupola della mafia.
In quegli stessi anni il Sig. Luigi Berlusconi lavorava presso la Banca, prima come impiegato, poi come Procuratore con diritto di firma e infine come Direttore.


1) Nel 1970, il procuratore della banca Luigi Berlusconi ratifica un'operazione molto particolare: la banca Rasini acquisisce una quota della Brittener Anstalt, una società di Nassau legata alla Cisalpina Overseas Nassau Bank, nel cui consiglio d'amministrazione figurano Roberto Calvi, Licio Gelli, Michele Sindona e monsignor Paul Marcinkus. Questo Luigi Berlusconi, procuratore con diritto di firma della banca Rasini, era suo padre?

2) Sempre intorno agli anni ’70 il Sig. Silvio Berlusconi ha registrato presso la banca Rasini ventitré holding come “negozi di parrucchiere ed estetista”, è lei questo Signor Silvio Berlusconi?

3) Lei ha registrato presso la banca Rasini, ventitré “Holding Italiane” che hanno detenuto per molto tempo il capitale della Fininvest, ed altre 15 Holding, incaricate di operazioni su mercati esteri. Le ventitré holding di parrucchiere, che non furono trovate ad una prima indagine della guardia di finanza, e le ventitré Holding italiane, sono la stessa cosa?

4) Nel 1979 il finanziere Massimo Maria Berruti che dirigeva e poi archiviò l’indagine della Guardia di Finanza sulle ventitré holding della Banca Rasini, si dimise dalla Guardia di Finanza. Questo signor Massimo Maria Berruti è lo stesso che fu assunto dalla Fininvest subito dopo le dimissioni dalla Guardia di Finanza, fu poi condannato per corruzione, eletto in seguito parlamentare nelle file di Forza Italia, e incaricato dei rapporti delle quattro società Fininvest con l’avvocato londinese David Mills, appena condannato in Italia su segnalazione della magistratura inglese?

5) Nel 1973 il tutore dell’allora minorenne ereditiera Anna Maria Casati Stampa si occupò della vendita al Sig. Silvio Berlusconi della tenuta della famiglia Casati ad Arcore. La tenuta dei Casati consisteva in una tenuta di un milione di metri quadrati, un edificio settecentesco con annesso parco, villa San Martino, di circa 3’500 metri quadri, 147 stanze, una pinacoteca con opere del Quattrocento e Cinquecento, una biblioteca con circa 3000 volumi antichi, un parco immenso, scuderie e piscine. Un valore inestimabile che fu venduto per la cifra di 500 milioni di lire (250'000 euro) in titoli azionari di società all'epoca non quotate in borsa, che furono da lei riacquistati pochi anni dopo per 250 milioni.(125'000 euro). Il tutore della Casati Stampa era un avvocato di nome Cesare Previti. Questo avvocato è lo stesso che poi è diventato suo avvocato della Fininvest, senatore di Forza Italia, Ministro della Difesa, condannato per corruzione ai giudici, interdetto dai diritti civili e dai pubblici uffici, e che lei continua a frequentare?

6) A Milano, in via Sant’Orsola 3, nacque nel 1978 una società denominata Par.Ma.Fid. La Par.Ma.Fid. è la medesima società fiduciaria che ha gestito tutti i beni di Antonio Virgilio, finanziere di Cosa Nostra e riciclatore di capitali per conto dei clan di Giuseppe e Alfredo Bono, Salvatore Enea, Gaetano Fidanzati, Gaetano Carollo, Carmelo Gaeta e altri boss – di area corleonese e non – operanti a Milano nel traffico di stupefacenti a livello mondiale e nei sequestri di persona.
Signor Berlusconi, importanti quote di diverse delle suddette ventitré Holding verranno da lei intestate proprio alla Par. Ma.Fid. Per conto di chi la Par.Ma.Fid. ha gestito questa grande fetta del Gruppo Fininvest e perché lei decise di affidare proprio a questa società una parte così notevole dei suoi beni?

7) Signor Berlusconi da dove sono venuti gli immensi capitali che hanno dato inizio, all’età di ventisette anni, alla sua scalata al mondo finanziario italiano?

Vede, Signor Berlusconi, tutti gli eventuali reati cui si riferiscono le domande di cui sopra sono oramai prescritti. Ma il problema è che i favori ricevuti dalla mafia non cadono mai in prescrizione, i cittadini italiani, europei, i primi ministri dei paesi con cui lei vuole incontrarsi, hanno il diritto di sapere se lei sia ricattabile o se sia una persona libera.

P.S. Dato che lei è già stato condannato in via definitiva per dichiarazioni false rese ad un giudice in un tribunale, dovrebbe farci la cortesia di fornire anche le prove di quello che dice, le sole risposte non essendo ovviamente sufficienti". (Micromega)

"Dunque la mafia si aspettava favori da Silvio Berlusconi e minacciava, in caso contrario, di fare del male a suo figlio Piersilvio. Lo dimostra un foglio manoscritto, forse da Riina in persona, che l’aveva girato a Provenzano perché lo facesse pervenire al Cavaliere o a Dell’Utri tramite Vito Ciancimino. La richiesta era semplice: una delle tante tv berlusconiane a disposizione di Cosa Nostra, altrimenti “dovrà essere compiuto un luttuoso evento”. Nel paese degli smemorati, giornali e telegiornali annunciano la cosa come se fosse strana e inedita. In realtà sono quasi quarant’anni, da quando nel 1974 Marcello Dell’Utri infiltrò un mafioso travestito da stalliere nella villa di Arcore, che va avanti lo stop and go.

Favori e contraccambi, minacce e ricatti. Per chi ha scoperto solo ora che il premier è ricattabile (da qualche decina di escort, ragazze immagine, letterine, letteronze e papponi), sarà una sorpresa. Per chi conosce le carte, è una conferma. L’ennesima. Basta leggere la telefonata intercettata a Milano alle ore 9:27 del 17 febbraio 1988 fra Berlusconi e il suo socio immobiliarista, Renato Della Valle, all’epoca indagato per bancarotta, e pubblicata in vari nostri libri (dunque mai raccontata in tv).

BERLUSCONI - Renato...

DELLA VALLE - Ciao, Silvio.

BERLUSCONI - Come stai?

DELLA VALLE - Bene. È appena partito Franco Carraro.

BERLUSCONI - Ah, sì? Dov’è andato?

DELLA VALLE - Andava giù a Roma.

BERLUSCONI - Era lì da te?

DELLA VALLE - Sì.

BERLUSCONI - Allora...

DELLA VALLE - È stato ieri sera al processo.

BERLUSCONI - Diavolo di un uomo, sempre in mezzo ai ministri.

DELLA VALLE - Eh, be’. Ieri ho parlato, poveretto, con Nicolazzi [Franco Nicolazzi, Psdi, ministro dei Lavori pubblici, in quei giorni sotto inichiesta per le tangenti sulle «carceri d’oro», nda].

BERLUSCONI - Mmh.

DELLA VALLE - M’ha telefonato.

BERLUSCONI - Oggi questi stronzi del mio «Giornale» gli han messo un titolo in prima pagina del cazzo.

DELLA VALLE - Eh, ho visto.

BERLUSCONI - Ma son proprio dei figli di troia, guarda.

DELLA VALLE - Mmh.

BERLUSCONI - E non so più cosa fare io. Mamma mia, non so più cosa fare.

DELLA VALLE - M’ha telefonato: era giù da matti per ’sta storia qui. Lo sai la cosa triste? Che lui proprio non c’entra niente, eh.

BERLUSCONI - Ma lo so.

DELLA VALLE - Quello non c’ha una lira, eh. Mah!

BERLUSCONI - Guarda...

DELLA VALLE - Come andiamo, Silvio?

BERLUSCONI - Eh?

DELLA VALLE - Come andiamo?

BERLUSCONI - Ma, guarda, vado male da un punto di vista fisico, perché mi è venuto... c’ho un’artrosi, più un... un po’ di altri dolori. Mi sono bloccato sulla sinistra, dietro, tutto.

DELLA VALLE - Ma va!

BERLUSCONI - E allora sono messo male fisicamente. E poi c’ho tanti casini in giro, a destra, a sinistra. Ce n’ho uno abbastanza grosso, per cui devo mandar via i miei figli, che stan partendo adesso per l’estero, perché mi han fatto estorsioni... in maniera brutta.

DELLA VALLE - Oh, Madonna!

BERLUSCONI - Una cosa che mi è capitata altre volte, dieci anni fa, e... Sono ritornati fuori.

DELLA VALLE - Senti, Silvio...

BERLUSCONI - Mmh.

DELLA VALLE - Eh, va be’, no... hai St. Moritz, se no ti dicevo: se vuoi mandarli anche qui a casa mia, non ci son problemi, eh.

BERLUSCONI - Grazie, ma li mando molto più lontano.

DELLA VALLE - Ah.

BERLUSCONI - Sai, siccome mi hanno detto che, se, entro una certa data, non faccio una roba, mi consegnano la testa di mio figlio a me ed espongono il corpo in piazza del Duomo...

DELLA VALLE - Oh, Madonna!

BERLUSCONI - E allora son cose poco carine da sentirsi dire e allora, ho deciso, li mando in America e buona notte.

DELLA VALLE - Senti, ma vai anche tu... fuori.

BERLUSCONI - Eh, io c’ho un po’ di cosette qua da fare.

DELLA VALLE - Eh, ma chi se ne frega, Silvio. Però insomma, se... se t’han dato una data, fino a quella data lì, vai anche tu.

BERLUSCONI - Ma, vedi, no, io sono qui difeso... per casa...

DELLA VALLE - Se vuoi venire qui a casa mia...

BERLUSCONI - Ascolta...

DELLA VALLE - Devono passare sul mio cadavere, eh.

BERLUSCONI - Così ci mettono la bomba in du... ci fan saltare in due. (ride)

DELLA VALLE - No!

BERLUSCONI - ...(incompr. per sovrapposizione delle voci) uno (ride)

DELLA VALLE - Ma cosa vuoi che faccian saltare. La bomba...

BERLUSCONI - Senti un po’... tutto bene lì, i ragazzi, tutto bene?

DELLA VALLE - Sì, sì, tutto bene.

BERLUSCONI - Tua moglie?

DELLA VALLE - Mi rattrista ’sta cosa, cazzo.

BERLUSCONI - Eh, va be’, cosa ci vuoi fare? Senti, tua moglie sta bene?

DELLA VALLE - Bene, bene.

BERLUSCONI - Senti... io... niente, ero in debito anche di una risposta su Tanzi.

DELLA VALLE - Eh.

BERLUSCONI - Francamente non mi è venuto in mente un Cristo (ride) (...)

DELLA VALLE - Senti... quando è quella scadenza?

BERLUSCONI - Di Rizzoli?

DELLA VALLE - No, no, no, la scadenza di quei de... delinquenti lì che t’han detto...

BERLUSCONI - Fra sei giorni.

DELLA VALLE - Perché non prendiamo l’aereo domani, molliamo tutto e andiamo a fare un giro?

BERLUSCONI - No, io son qui con...

DELLA VALLE - Anch’io. Sapessi i casini che c’ho in ballo io, non ne hai idea.

BERLUSCONI - Eh.

DELLA VALLE - Però, vaffanculo, andiamo... andiamo in giro per il mondo. Eh, se quelli hanno un Grumond (fonetico, parola non certa) che va forte come noi, ci beccano. Ma proprio da stare un giorno in un posto, un giorno in un altro.

BERLUSCONI - Sì, va be’, ma, avendo allontanato l’oggetto, capisci?

DELLA VALLE - Sì, va be’, ma, Silvio, se sono sei giorni...

BERLUSCONI - No, son preoccupato piuttosto per il Paolo, così, insomma.

DELLA VALLE - Be’, Paolo, scusa, portiam via anche lui.

BERLUSCONI - Eh, sì. Va be’.

DELLA VALLE - Ragazzi, il mondo si ferma, eh.

BERLUSCONI - Va be’, lo so, lo so.

DELLA VALLE - Eh.

BERLUSCONI - Va be’.

DELLA VALLE - Facciamolo... Silvio, facciamolo davvero.

BERLUSCONI - Ma no, dài. Io c’ho tante cose da fare qui. Io poi non ci credo a quelle robe lì, lo sai.

DELLA VALLE - Hai paura di diventare povero?

BERLUSCONI - No.

DELLA VALLE - Sei giorni?

BERLUSCONI - No.

DELLA VALLE - Dài. Andiamo a fare sei giorni i pirla per il mondo.

BERLUSCONI - No, no, ma io ti dico sinceramente che, se fossi sicuro di togliermi questa roba dalle palle, pagherei tranquillo, così almeno non rompono più i coglioni.

DELLA VALLE - Eh, lo so, ma solo che questi qui... poi te lo... ci provano ancora, eh. Be’, ma, Silvio, avrai tutta la collaborazione che serve, no?

BERLUSCONI - Sì, sì, tutti quanti. Sono molto... sono molto bravi.

DELLA VALLE - Eh.

BERLUSCONI - Va be’. Senti, Renato...

DELLA VALLE - Mi dispiace molto, Silvio.

BERLUSCONI - Ci sentiamo (...)

Dal che si apprende, fra l’altro, che Berlusconi non trova niente di strano nel “pagare tranquillo” il pizzo ai mafiosi, “così almeno non rompono i coglioni”. E’ lo stesso soggetto che oggi fa il presidente del Consiglio e dovrebbe, eventualmente, combattere i mafiosi che vent’anni fa intendeva pagare, e dovrebbe pure incoraggiare i cittadini a denunciare le richieste estorsive, anziché cedervi. Mission impossible.Ora però sappiamo anche che cosa voleva la mafia da lui: una televisione. Naturalmente nessuno, raccontando questa storia, si pone e gira a chi di dovere le due domande fondamentali.
1) Come poteva Riina pensare che Provenzano e Vito Ciancimino (i suddetti sono tre boss mafiosi) fossero in grado di raggiungere Silvio Berlusconi?
2) Come mai quel documento, sequestrato nel 2004 in casa Ciancimino dalla Procura di Palermo allora diretta da Piero Grasso, non era agli atti del processo d’appello in corso a carico del figlio dell’ex sindaco di Palermo, e salta fuori soltanto ora? E come mai la Procura di Grasso, quando interrogò Ciancimino junior per giorni e giorni, non gli pose neppure una domanda su quella lettera autografa di Riina diretta a Berlusconi? L’onorevole avvocato Niccolò Ghedini, interpellato dalla Stampa, cade dalle nuvole: “E’ in assoluto la prima volta che sento parlare di questa storia.“E penso che non ne sappia nulla nemmeno il Presidente, altrimenti lo saprei anch’io”. Strano, perché il presidente, al telefono con Della Valle, si mostrava informatissimo della cosa, ed è una di quelle cose che difficilmente si dimenticano. Ma forse l’On.Avv. s’è portato avanti col lavoro, e, in attesa di abolire le intercettazioni, ha deciso di dimenticarle. E’ il Lodo Amnesia".(Marco Travaglio)

1 commento:

LUIGI A. MORSELLO ha detto...

La Guzzanti è tremenda, Travaglio implacabile!