Il viaggio del Papa in terra d’Africa dimostra ancora una volta quanto lontano sia la chiesa cattolica dalla realtà del Continente nero. Nessuno si è poi scandalizzato se il pontefice ha fatto visita ad un Paese, il Camerun, regno di corruzione e despotismo, andando a braccetto all’inossidabile presidente e alla sua consorte, sicuramente non migliori di un Bachir sudanese, però musulmano. Il culmine di questo viaggio, a dir poco kitch, sono state le dichiarazioni sul preservativo da parte dell’alto prelato, tutte basate sulla teoria vaticana, in una nazione martoriata dall’Aids, dove anche un bambino sa che la prima protezione da questa malattia è il non venire a contatto diretto dei rispettivi organi genitali. Sicuramente al vaticano le informazioni le passano i missionari nostrani, traendolo in inganno. Francia e Germania, Paesi europei laici, hanno già fatto sentire la loro voce a proposito dello sproposito papale.Per chi pratica il territorio africano fuori dalle rotte dei viaggi dei pecoroni di gruppo, fuori dal turismo sessuale o dalle missioni delle adozioni a distanza, è noto che in quasi tutti i suoi Paesi giganteggiano enormi pubblicitari che invitano la popolazione, che non può permettersi le medicine e che pratica un sesso naturale sfrenato, ad usare almeno un condom, un preservativo. In Africa, oramai,lo hanno capito tutti e tutti lo usano tranquillamente, perché a poco prezzo, funziona ed hanno imparato ad usarlo. Centinaia di ong (organizzazioni non governative) hanno speso milioni di euro in progetti per insegnare ad usare il profilattico anche al più remoto villaggio della brousse subsahariana.Arriva il Papa di una delle tante religioni che animano il Continente nero, che nel proprio statuto prevede una castità che agli africani è come dire di non mangiare le banane, è una delle prime cose che gli racconta è che il condom non si deve usare (una loro vecchia campagna che ha mietuto centinaia di migliaia di vittime di Aids in più), perché contro la morale cristiana, e che bisogna avere le medicine meno care per curarsi. Ma chi gliela dà, la farmacia del vaticano?Ma questi religiosi sanno dove vanno o predicano da un pulpito tutto loro che esula da qualsiasi rappresentazione della realtà?Ad un’altra persona che avesse detto la stessa lo avrebbero preso per pazzo. In tutti i Paesi africani, e soprattutto nell’Africa subsahariana dov’è posizionato il Camerun, l’Aids sta facendo strage di una popolazione semplice, che vive il sesso con naturalezza, ma che trovandosi nella spirale di una malattia incomprensibile, per curare la quale ci vogliono delle fortune rispetto ai miseri salari locali, ha investito nell’informazione preventiva. Perché in questa meravigliosa terra, per mancanza di medicine, perché troppo care e gestite dalle nostre multinazionali, si muore di Aids, di malaria, di polmonite, di tubercolosi e anche di una semplice varicella. L’unico rimedio che hanno queste popolazioni per non imbattersi nella malattia del secolo è proprio un semplice profilattico. Ma anche in questo caso, come in passato, la chiesa cattolica ha voluto metterci quel senso di colpa che dovrebbe accompagnare tutto quello che non rientra in una retorica ed assurda morale basata sulla non conoscenza dei luoghi e delle persone in cui si opera una campagna di falsa evangelizzazione.
Ecco il punto di vista di uno scrittore africano, Serge Bilé della Costa d'Avorio, sulle assurde esternazioni di questo Papa, apparse sul quotidiano francese 'Le Monde':
Comment avez-vous réagi aux propos de Benoît XVI, qui déclare que "l'on ne peut pas régler le problème du sida avec la distribution de préservatifs" mais que "au contraire [leur] utilisation aggrave le problème?
"Je suis atterré et je pense que tout le monde partage mon point de vue... Même Alain Juppé, qui est un fervent catholique, l'a dénoncé ! Je trouve encore pires les explications de Monseigneur Di Falco, qui dit que la presse a fait un raccourci et que le pape dénonçait en fait la pratique, dans certains pays, de réutiliser plusieurs fois les mêmes préservatifs. J'ai l'impression qu'il nous prend pour des attardés mentaux en Afrique ! Qui peut imaginer ce genre de choses avec toute la prévention faite sur le continent...
Le sida est un drame sur le continent. Mais quand le pape se rend en Afrique, il semble que la seule chose dont il veut parler, c'est le sida. Pourquoi continuer à accoler, constamment, la maladie au continent ? Sans la minimiser, il y a énormément d'autres choses dont il pourrait parler. Pourquoi ne retenir que le sida alors qu'il y a une population dynamique, qui se bat et qui essaie d'inventer son avenir. Cela véhicule une très mauvaise image d'un continent, une image que l'Eglise a contribué à véhiculer et ça me gêne".
Comment vont être perçus les propos du pape sur le préservatif par la population africaine ?
"Cela n'aura aucun écho : les Africains ne vont pas attendre que quelqu'un qui vient de l'extérieur leur dise comment se comporter au quotidien, y compris dans leur réalité sexuelle. Cela n'aura aucune incidence, mais ça n'en est pas moins grave. Le pape est dans son rôle en allant en Afrique, mais je m'étonne qu'il ait attendu quatre ans pour s'y rendre. Son prédécesseur s'y était rendu treize fois. Aujourd'hui, beaucoup de prêtres africains pensent que Benoît XVI n'est pas intéressé par l'Afrique et que le Vatican s'oriente plus vers l'Asie et la Chine, un énorme vivier de gens à évangéliser. L'Eglise africaine, qui est à l'heure actuelle celle qui connaît la plus forte progression, reste la plus malmenée. Nous n'avons qu'une vingtaine de cardinaux pour toute l'Afrique, l'Italie en possède le double à elle seule. Les prêtres africains qui se retrouvent à Rome ne sont pas toujours bien perçus, il y a une forme de discrimination qui existe : dans la répartition des portefeuilles notamment, des évêques européens sont en poste en Afrique, la réciproque n'est pas vraie".
Dans votre livre, vous allez jusqu'à parler d'une "tradition raciste" au Vatican.
"Cela remonte aux origines de l'Eglise. Il y a d'abord la malédiction de Cham, le fils de Noé, condamné à l'esclavage pour avoir vu la nudité de son père. Ce passage de la Bible a servi, pendant des siècles, à légitimer l'esclavage, faisant des Africains les descendants de Cham. De même, on a longtemps raconté au sein de l'Eglise catholique que le Noir était non pas à l'image de Dieu mais du diable. Un saint noir, comme saint Maurice, était systématiquement représenté sous les traits d'un Blanc. Bien sûr, toute cette tradition s'est diluée au fil des siècles. Depuis Vatican II, on ne peut plus parler de racisme officiel. Pourtant certaines traces de discrimination persistent. A l'université du Vatican, à Rome, il faut parfois dix à douze ans à un professeur africain pour qu'il puisse enseigner. Il n'en faut pas plus de trois pour un prêtre européen. L'Eglise est humaine, elle comporte en son sein des gens capables de ça".
Ecco cosa dice il regista etiope Haile Gerima: "Il Papa, con il suo intervento sui preservativi, è il simbolo della contraddizione umanitaria dell'Europa. Io sono cattolico come mia madre e mio padre era un prete ortodosso, ho problemi a criticare il Papa, ma ha dimostrato di non aver capito l'origine del male e del dolore degli africani. Avrebbe dovuto chiedere scusa per i crimini commessi dai missionari. Sei mesi fa Sarkozy disse che in fondo l'opera dei colonizzatori e dei missionari non stato un male. Non è vero, la Chiesa cattolica è stata la prima a distruggere le tradizioni e il nostro patrimonio spirituale, a bruciare i simboli e la memoria, creando generazioni, come la mia, di persone private del passato". È la reazione del regista Haile Gerima, nato in Etiopia ed emigrato negli Usa, docente onorario alla Howard University di Washington, a Roma per presentare Teza, il film sulle vicende del suo paese da Mussolini ad Hailé Selassiè fino a Menghistu. "Come Nancy Reagan che in Africa a predicò "No Sex", il Papa ha usato l'Aids per parlare di castità. L'Europa ci manda preservativi, medici, rimedi, noi riceviamo e basta, senza esprimere un parere, la nostra voce non interessa. Nessuno si chiede le ragioni dell'epidemia che colpisce l'Africa, la diseducazione dei giovani che assorbono culture occidentali senza possibilità di confronto con le tradizioni cancellate. Non è il sesso il responsabile dell'Aids . L'Aids, le malattie, la povertà dell'Africa sono un'industria che arricchisce l'élite e i governanti, che, come il Papa e i paesi europei non hanno interesse a cambiare l'immagine che loro hanno dell'Africa. Io faccio cinema. I paesi europei sono felici di finanziare i film sull'Aids, ma guai a proporre una storia sul disagio di vivere in Africa oggi o sulle conseguenze della schiavitù, non mi darebbero un euro. In Italia ad esempio per il film "Adua" di qualche anno fa e per "Teza" sia il Luce che la Rai mi hanno sempre detto no. Eppure Mussolini è morto da 64 anni".
Ecco, invece, l'intervento di Adriano Sofri su "La Repubblica": "GIA' dall'alto dei cieli, sull'aereo che lo sta portando al prediletto continente africano, il Papa proclama che l'Aids non si risolve distribuendo preservativi, i quali anzi aggravano il problema. Si può rassegnarsi a che la Chiesa ripeta le sue posizioni assolutiste, in nome della fedeltà ai principii, ma c'è una gamma di sfumature possibili. Di occasioni, di toni. Invece no. Invece vince l'oltranza. È la posizione di sempre della Chiesa, si obietta, è stata del suo predecessore. (L'innovazione, annotano i filologi, sta nel fatto che questa volta il Papa ha pronunciato proprio la parola: preservativo). Ma c'è un di più, una troppa grazia, nell'inaugurare così il pellegrinaggio africano. E non limitandosi a dire che i preservativi non bastano ad affrontare il flagello - certo che non bastano - ma che lo aggravano. Dunque additando il peccato e la colpa di chi i preservativi in Africa cerca di distribuirli, e passa così per untore. C'è un'impressione di pazzia che ricorre attorno a queste scelte, e non si capisce come la Chiesa voglia ignorarla, quando non si compiaccia di fomentarla. Di dare scandalo. Erano passati dieci giorni dallo scandalo per la bambina brasiliana. Quale persona ragionevole e di cuore, cattolica o no, credente o no, può voler costringere una bambina di nove anni e di trenta chili a partorire due gemelli, frutto della lunga violenza esercitata su lei da un patrigno che l'aveva in balia? Otto giorni dopo la notizia che la madre della bambina e i medici che l'avevano soccorsa - questo è il verbo: soccorsa - erano stati scomunicati dall'arcivescovo di Recife, e che il Vaticano ne aveva approvato l'operato, otto giorni dopo, un prelato romano ha ritenuto di correggere quel gesto scandaloso. E come l'ha fatto? Dicendo che ci voleva una scomunica misericordiosa, questo serviva? "Prima di pensare alla scomunica era necessario e urgente salvaguardare la vita innocente della bimba...". Non "prima di pensare alla scomunica", ma "invece di pensare alla scomunica", era urgente. Tuttavia la mezza marcia indietro può essere il modo della Chiesa di fare una marcia indietro intera, e va almeno apprezzata l'insistenza sulla necessità di trattare i singoli casi, perché nella casistica, e in una casistica magari ipocrita ma intelligente, sta l'eventualità che la Chiesa di oggi riapra l'occhio della misericordia. Resta il fatto che il tentativo di restituire alla Chiesa un'aura di sensibilità ha impiegato otto giorni, e nel frattempo si erano sguinzagliati i cani arrabbiati, e non è poi facile richiamarli a cuccia. La dottoressa Fatima Maia è la direttrice del Centro sanitario in cui la bambina brasiliana ha potuto abortire, è cattolica, e ha avuto anche lei il tempo di riflettere, e poi ha dichiarato: "Grazie a Dio, mi trovo fra quelli che sono stati scomunicati". Lo ripeto, senza nessun compiacimento: un'impressione di non leggera follia. C'è un'esasperazione attorno a questo Papa e alla sua Chiesa. E non si tratta solo delle persone, di quelli che sanno immaginare di essere il padre o la madre della bambina di Recife, e di quelli così bravi e infelici da saper immaginare di essere quella bambina. E di essere un bambino o una bambina, una donna o un uomo della prediletta Africa. Ieri sono piovute le proteste secche di una serie di cancellerie. Non della pregiudicata Spagna di Zapatero, ma della Germania di Ulla Schmidt e di Angela Merkel e della Francia di Kouchner e Sarkozy, e della stessa Unione Europea. L'Unione Europea, gli impettiti e maturi rappresentanti di un continente fortunato costretti a ribadire che la diffusione del preservativo serve a salvare vite umane, in Africa e dovunque. Questo non succedeva con "l'altro Papa", benché anche lui, papa Wojtyla, fosse così rigido in ciò che tocca la sessualità. Non c'entra solo la diversa personalità dei due uomini. C'entra il tramonto di quella che si può chiamare l'"eccezione cattolica": una specie di accordo, metà rassegnato metà cortese, sulla bizzarria per la quale la Chiesa cattolica si riserva delle licenze paradossali per tutto ciò che riguarda il sesso, e di lì in poi si può averci a che fare. È questo che tanti uomini di Chiesa (compreso quell'arcivescovo di Recife) chiamano il primato della legge di Dio sulla legge degli uomini. Legge di Dio è quello che attiene alla sessualità. Attenzione: alla sessualità, e non alla "vita". Non si spiegherebbe se no la tiepidezza con la quale la Chiesa ha maneggiato la questione della pena di morte. Ma la sessualità non è più, ammesso che lo sia stata mai - come pretendeva un'epoca in cui i panni sporchi si lavavano in famiglia, e all'orecchio del confessore - un terreno riservato e appartato. Il Papa può proclamare, sempre dall'alto di quel cielo, che la soluzione stia nell'"umanizzare la sessualità, cioè innovare il modo di comportarsi verso il proprio corpo": ma questo vuol dire ignorare il problema presente e urgente, e sabotarne i rimedii parziali ma essenziali, com'è l'educazione all'uso del preservativo e la sua distribuzione. Specialisti papisti dichiarano che l'uso del preservativo è dannoso perché induce a una fallace sicurezza, e che dietro la sua promozione stanno le ingorde multinazionali produttrici. Balle: al complottismo dell'affarismo profilattico si risponda piuttosto rivendicando la gratuità, e il rischio residuo dell'uso del preservativo è incomparabile con il disastro dei rapporti non protetti, salvo che si finga di credere che davvero la gente smetta i rapporti sessuali, e lo faccia per giunta in misura e tempo utili a fronteggiare l'epidemia. Con una simile logica, se finalmente esistesse un vaccino anti-hiv, bisognerebbe vietarne la diffusione. Che sensazione di non lieve follia. Il Papa ha lodato la gratuità delle cure, e ci mancherebbe altro. Ma a condizione che si affronti la riproduzione allargata di malati da curare, gratis o no. Le impazienti reazioni di governi e istituzioni internazionali, che vedono offesa la ragionevolezza e sabotata la fatica di tanti professionisti e volontari, restituiscono il Vaticano alla sua misura terrena e alla sua responsabilità diplomatica, senza eccezione. Una stupidaggine è tale, anche se venga pronunciata da un Papa, e in nome di un Dio. Oltretutto in questa circostanza il Papa ha a che fare solo con se stesso: non con una Curia intrigante, non con una qualche solitudine, non con "un difetto - anche lui! - di comunicazione". E l'Italia? Il suo ministro degli Esteri ha spiegato che lui non commenta le parole del Papa. L'Italia è extraterritoriale. Per l'Italia, di gran parte del centrodestra e di una mortificante parte del centrosinistra, l'eccezione cattolica resta in pieno vigore. C'è una divisione del lavoro: alla Chiesa competono la nascita e la morte, più alcune cerimonie dell'intermezzo - i matrimoni, essenzialmente - alla maggioranza politica l'intermezzo vero e proprio, la vita, cioè, se non dolce, ottimista. La pietà dei credenti viene stirata tormentosamente. Muore Piergiorgio Welby e gli viene rifiutato il funerale. Quando si tratta di Eluana, i rifiutatori proclamano che "Welby era un'altra cosa". Lo vedemmo, che altra cosa era. Quando si tratta di Eluana, si grida all'omicidio. Per vendicarsene, una maggioranza pagana e sanfedista cambia il nome delle cose e confisca i corpi dei sudditi. Lasciando libertà di coscienza: graziosa espressione, che vuol dire che la coscienza è revocabile, e che la sua libertà è una cosa da "lasciare". Coscienze in deposito, oggetti smarriti. Può darsi che la gerarchia cattolica italiana sia contenta così: contenta di galvanizzare le sue schiere militanti, e di mettere a tacere i suoi fedeli dissidenti e amareggiati. Che addirittura questa faziosità le sembri una bella ed evangelica intransigenza. Non è escluso, dato che anche dalla parte opposta, di quella che si prende per sinistra, ci sono campionari simili. Ma che futuro verrà da un tal presente? L'eccezione cattolica accompagna come un'ombra la storia italiana, e in certe ore si allunga fino a inghiottirla. Ogni volta di nuovo i cittadini laici - credenti o no, davvero non è il discrimine - si chiedono se il saldo fra il dare e l'avere della presenza cattolica nella società italiana sia in fondo positivo o negativo. Se bisogni augurarsi di ridurla allo stremo, quella presenza, per diventare un paese un po' più normale, a costo di perdere tanta carità e solidarietà e premura per la vita indifesa, o se si ritenga ancora che quella presenza faccia argine al peggio, al razzismo, al cinismo, all'esclusione. Finora, la gran parte dei laici ha creduto, o almeno confidato e scommesso, sul secondo corno del dilemma. Anche i mangiapreti. Marco Pannella e i suoi andavano a piazza San Pietro per dare forza alla battaglia contro la fame nel mondo, o contro la violenza delle carceri. Oggi molte persone laiche - non saprei dire quante, ma molte - credenti o no, sono offese e respinte da una durezza della Chiesa che a volte sembra ottusità, a volte cattiveria, e ci vedono una malattia inguaribile della società italiana. A chi può far piacere?".
E ancora Beppe Grillo: "Stalin chiedeva: “Quante divisioni ha il Papa?”. L’Unione Sovietica non esiste più, il Vaticano è ancora lì. Una ragione ci sarà, solo che non riesco a trovarla. Se si uccide con un coltello o con una pistola un essere umano si viola la legge di Dio. Non uccidere. Se si induce con la parola a non utilizzare il condom e, per questo, muoiono milioni di persone di AIDS è una questione di fede. Teologia applicata. Ho fatto catechismo, ho letto i Vangeli. Non mi risulta che Gesù Cristo abbia vietato il preservativo. Si usava anche allora, non è un’invenzione moderna. La Chiesa si preoccupa della vita di Eluana, ma ignora la morte dei malati di AIDS. Il Cristo non ha proibito ai preti di sposarsi. Non li ha costretti a vivere una vita aliena, lontano da una condizione naturale dell’uomo, che è la famiglia. Il Cristo ha invece attaccato i Farisei, i preti del suo tempo. Che lo consegnarono ai Romani per metterlo in croce. Una donna non può servire messa, né diventare sacerdote. Chi lo ha deciso? Gesù non mi risulta. Un prete, un uomo che non è stato padre, marito, amante come può giudicare il comportamento di un padre, di un marito, di un amante? La Chiesa è interessata al sesso. Ne discute ogni giorno. Il sesso degli altri. Spiega quando è lecito, come farlo e con chi. Se controlli il sesso, controlli la società. La Chiesa è ricca, ricchissima. E’ nelle banche, è il più grande proprietario immobiliare del mondo. La sua ricchezza è dovuta al lavoro di milioni di persone nei secoli. Il loro lavoro, i loro beni sono andati al Vaticano, non a una famiglia che non potevano avere. Se la Chiesa si occupa di ciò che facciamo sotto le lenzuola, è giusto che noi ci occupiamo della vita sessuale dei preti. Anche per loro è giunto il tempo della liberazione sessuale con o senza preservativo. Il sesso è un dono del Creato, i religiosi devono poterne godere. Propongo un referendum in Vaticano per la fine della schiavitù sessuale dei religiosi e per uguali accessi ai sacramenti tra uomini e donne. Nel segreto dell’urna preti e suore voterebbero sì. Quando voti, Dio ti vede, il Papa no".
E, infine, il cantante ballerino giornalista, Marco Travaglio: "Non usatelo, Dio non vuole”. Dio? Quanto vale quel dio e quanto valgono le parole di papa Ratzinger contro l’uso dei preservativi? Mille morti? Diecimila? E quanti futuri ammalati nel mattatoio Africa, un milione? Dieci milioni? Ma in quale orribile Dio crede questo papa tedesco? Un Dio capace di barattare l’uso di un sacchetto di plastica (il terribile “preservativo”) con la sofferenza di donne, uomini, bambini disidratati dal male, uccisi lentamente, notte dopo notte, mese dopo mese, nei tuguri e nei cronicari, tra la polvere dei villaggi? Il solo dio capace di tanta vanitosa crudeltà è l’uomo. Peggio ancora se bianco. E ricco. E padrone delle vite altrui. E servilmente servito, nutrito, riscaldato. E talmente tormentato dall’ossessione sessuale, di maschio padrone dei mostri notturni, da attribuirla alla propria proiezione celeste, come se da quella siderale distanza, un qualunque dio si chinasse a controllare, oltre ai sentimenti di uomini e donne, anche le tecniche dell’amore, le posizioni, le intenzioni, frugando tra le lenzuola fino all’ultima verifica, al confine tra i sommersi e i salvati: il lattice del preservativo. E’ lo stesso dio dis/umano che permette la fame, la guerra, la malattia. L’infelicità dei nati storpi. Le multiple ignoranze e crudeltà che consentono di lapidare una donna, riabilitare un tale Williamson, il vescovo che se ne frega dell’Olocausto, e poi naturalmente di fulminare gli omosessuali, sterminare i miscredenti, bruciare, imprigionare, distruggere. Ma che trova sempre il tempo - tra le fiamme del mondo, quando viene sera - di scendere tra noi, controllare quel pezzetto di plastica (“guai a voi”), sfilarlo, e poi godersi le conseguenze, declinate in milioni di pianti e vite".
1 commento:
Non v'è dubbio che Benedetto XVI ha sparato delle grossolane cazzate, che le alte gerarchie ecclesiastiche, volenti o nolenti, sono appecoronate ai voleri del pontefice, che sia l'uno che gli altri sono indietro e fermi nel tempo, all'incirca intorno all'anno mille quanto a mentalità (tipo caccia alle streghe), che l'AIDS è problema enorme e che il preservativo (che la sala stampa vaticana chiama pudicamente 'condom') è un efficace mezzo di contrasto della diffusione del contagio di tutte le malattie che si contraggono per via venerea.
Hanno dissipato un patrimonio di popolarità immenso, guadagnato dal precedente papa, inseguendo i fantasmi e le ossessioni delle loro menti malate, nel vano tentativo di riallineare il gregge dei fedeli, che non ci sta più a pensare con la mente delle alte gerarchie della chiesa cattolica, che ha una propria capacità di analisi e delle proprie convinzioni non più negoziabili con irrealistiche promesse di un mondo migliore oltre la vita.
Il mondo, l'unico mondo è questo e con questo e in questo ognuno si deve confrontare e inserire.
Nonostante il pensiero papalino.
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