venerdì 26 settembre 2008

Per chi suona la campana?

Abito in un paesino dove ogni quarto d'ora suona una campana di una chiesa vicina, eccetto dalle 23 alle 6 di mattina. In altri paesini simili suona ogni mezz'ora, con più o meno intensità, dipende dalla vicinanza e dal suono emesso. A me disturba, mentre ad altri, soprattutto abitanti del posto, ricorda la preghiera e i tempi passati. Riporto qui di seguito un articolo di Pietro Ottone, dal "Venerdì" di Repubblica" sull'argomento, che mi trova essenzialmente d'accordo. A me, comunque, disturbava anche il canto del muezzin che all'alba mi svegliava in un Paese africano mezzo musulmano, mezzo cattolico e tutto animista. Quello che non riesco ancora a capire perché chi deve pregare deve rompere le scatole agli altri... .
"Le discoteche fanno rumore, d'accordo. E le campane? Fanno rumore anche le campane. Se è disgraziato chi abita vicino ad una discoteca, è anche disgraziato (se il parroco non ha la dovuta discrezione) chi abita vicino ad un campanile. Non vi sembri irriverente l'accostamento. Le une procurano divertimenti non sempre irreprensibili, possono condurre alla perdizione; le altre svolgono una funzione pia, presidiano la casa di Dio, chiamano i fedeli a raccolta. Ma non possiamo negare la realtà. Anche le campane violano la quiete individuale. E allora diventano una prepotenza.
Sulla funzione delle campane bisogna chiarirsi le idee. Nel passato, nei paesi e nelle città, la gente era mattiniera. Si svegliava all'alba. Gli uomini andavano a lavorare sui campi, nelle botteghe; le donne accudivano alle bestie, andavano al ruscello per fare il bucato. Poi veniva il sabato del villaggio... . Allora sì, le campane ritmavano la vita dei fedeli, li invitavano alle funzioni religiose, festeggiavano i matrimoni, chiamavano a raccolta quando c'era pericolo; se diffondevano i rintocchi di un funerale, tutti sapevano chi era morto, e facevano il segno della croce. Non erano le campane a dare vita alla comunità, che già esisteva per suo conto: ma vi partecipavano, sottolineavano gioie e dolori.
Oggi non è più così. Ognuno, in centri abitati grandi e piccoli, vive la sua vita, non conosce i vicini, e la comunità non c'è più. Triste che sia così. E forse è giusto rimpiangere il passato, anche se per tanti aspetti non lo rimpiangiamo affatto, perché la vita dei nostri vecchi non era tutta rosa e fiori. Non saranno le campane, comunque, a riportarci indietro: oggi esse sono soltanto istituzioni di altri tempi, e bisogna farne uso nelle nuove circostanze. In certi momenti possono ancora fare festa, dare gioia; ma sono momenti rari. Si impone, in chi le gestisce, una grande discrezione. Mi scrive una lettrice, sull'orlo dell'esaurimento, che secondo il parroco è inutile cambiare gli orari degli scampanii, perché a 'qualsiasi ora daranno sempre fastidio a qualcuno'.
Un cinismo poco cristiano. Bisogna evitare di dare fastidio a chicchessia, e se le campane danno fastidio non si facciano suonare mai. Che diritto ha un parroco di dare fastidio al prossimo? Farà bene a rendersi conto che le campane, se suonano quando non dovrebbero, suscitano sentimenti di ira e di odio, che si riversano sulla santa Chiesa".

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