martedì 19 febbraio 2008

La mia Africa/15. La vita di tutti i giorni... .


Cosa fa un africano nella vita di tutti i giorni? Fa esattamente quello che fa qualsiasi altro essere umano nel mondo: si alza, va a lavorare, mangia, torna a casa e si riposa con la sua famiglia. La differenza è solo nel modo in cui fa queste cose, in come si veste, come parla, come mangia, come balla e via dicendo. La vita in Africa non è nè migliore nè peggiore di qualsiasi altra parte del mondo. E' semplicemente diversa e, se se ne sa cogliere la bellezza, il gioco è fatto. Se, invece, si inizia a giudicare con il nostro punto di vista, con i nostri parametri, tutto sarà sfalsato e non si riuscirà a cogliere la diversità nella sua interezza ed umanità.
La mia vita ad Abidjan, la capitale della Costa d'Avorio dove ho vissuto per sei anni dal 1994 al 2000, era la stessa che facevo in Italia, solo in uno scenario diverso. E così era la vita di tutti i giorni degli ivoriani.
Abidjan, come un po' tutte le capitali africane, assomiglia a qualsiasi altra metropoli nel mondo: grattacieli vicino a quartieri più popolari, banche e ambasciate nei quartieri più ricchi di Cocody e il Plateau, agenzia e compagnie aeree sui boulevard più importanti, hotel di lusso vicino a case più modeste, super e ipermercati vicino alle bancarelle locali.
Da buon europeo, naturalmente, la mia vita assomigliava più a quella di un ricco possidente locale piuttosto che ad un semplice cittadino ivoriano con uno stipendio medio di circa 50 euro al mese (ma c'erano ivoriani molto più ricchi di me, come altri che non mettevano insieme il pranzo con la cena).
Quindi, la mia giornata tipo era: sveglia la mattina non troppo presto, ricca colazione stile inglese, corsa in auto da Grand Bassam, la cittadina a 30 km dalla capitale dove vivevo, ad Abidjan, dove arrivavo prima delle 10 perchè dalle 11 alle 15 tutto era chiuso per il troppo caldo.
Per i due ristoranti che avevo in Costa d'Avorio andavo a fare i soliti giri per i rifornimenti: al mercato del pesce al porto di Abidjan, poi nei supermercati e nei mercati locali. Per la mia regolare società di import-export, invece, passavo al magazzino vicino al mattatoio (esportavo corna di bue per farne in Italia dei bottoni o manici di coltello). Poi via dal commercialsta o in banca, o ad incontrare qualche cliente. Alle 14, se non avevo altri appuntamenti in città, ero a casa e se ne parlava la mattina dopo. Il pomeriggio e la sera seguivo i due ristoranti.
Per un ivoriano medio, invece, come un maestro elementare per esempio, la giornata si svolgeva tale e quale da noi: sveglia la mattina presto, corsa al bus, l'insegnamento a scuola e poi il ritorno a casa. Per una donna ivoriana sposata, che restava a casa, si andava al mercato a fare la spesa e poi si tornava a casa a cucinare per tutti. I ragazzi andavano tutti a scuola.
Nei villaggi (i nostri paesi) i ritmi sono leggermente diversi e lo scenario è più spartano. Ma la vita di tutti i giorni è la stessa: i giovani studiano e i genitori lavorano. E' vero la qualità di vita generale rispetto alla nostra è più bassa, le case a volte sono fatiscienti rispetto ai nostri standard, ma più o meno siamo lì. Ci sono anche Paesi africani più poveri rispetto alla Costa d'Avorio, o magari in preda a periodi particolari della loro storia come una guerra civile, ma la vita di tutti i giorni è sempre quella.
Quell'Africa, descritta da frettolosi turisti occidentali o rappresentata dai media e da sparuti missionari, affamata e malata di Aids, è una vera e propria forzatura che toglie dignità a questa popolazioni. E' un po' come descrivere l'Italia visitando i dintorni della stazioni Termini o gli ostelli dei barboni o delle mense Caritas. O descriverla in un libro come se l'Italia fosse la Napoli riempita d'immondizia. Oppure guardarla dagli occhi di una camera di albergo o di un villaggio turistico senza inoltrarsi tra la sua popolazione.
L'Africa è un'altra cosa, lontana dagli stereopiti occidentali. Va letta con gli occhi di un africano per poterne iniziare a comprendere ed apprezzare la sua unicità.

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