lunedì 7 gennaio 2008

Bianco ama nera e viceversa. L'Italia degli ipocriti...

Ho appena letto la recensione dell'ultimo film della Comencini "Bianco e nero". Come al solito il tema arriva ai media dopo anni di ritardo, infarcito dei soliti luoghi comuni, sempre distanti dalla realtà. Un bravo all'Ambra Angiolini, che inizia ad essermi simpatica. Perchè parlo di questo. Basta guardare la foto a fianco dei miei tre figli multicolor, Riccardo, Roberto e Francesco.
Io vivo la situazione descritta nel film da ben 12 anni ed è ben più tragica di quella descritta nel film basato non so su quali ricostruzioni.
L'Italia, per chi mi legge, non solo è razzista ma anche infarcita di un'ignoranza mista al denaro facile che fa del nostro cittadino medio, si direbbe a Roma, un vero "burino arricchito" senza sostanza.
Nel mio caso, la mia storia personale, intrecciatasi a 40 anni con il matrimonio con una ragazza ventenne della Costa d'Avorio, Christine, conosciuta nel suo Paese e portata in Italia, dopo averla sposata ed aver avuto da lei tre figli, è segnata proprio da continui episodi di razzismo, di impossibilità di avere relazioni giuste e dignitose, dall'abbandono, con una scusa o un'altra, di tutti i miei amici e dei miei familiari. Vi soprenderà, ma è proprio così.
In questi anni ho sempre cercato di far sentire i miei bambini come tutti gli altri. E loro si sentono come tutti gli altri, per fortuna. Ma in tutte le sedi c'è e c'è stata una mistificazione della realtà da parte del cittadino medio italiano che vede lo straniero, a meno che non sia ricco e famoso, un cittadino di serie B, soprattutto se di colore scuro o proveniente dai Paesi dell'Est. Questo senza sapere bene perchè e su quali basi culturali ed etniche si orientano dei giudizi così razzisti.
A partire dalle anziane signore che ogni volta chiedono se i bambini sono stati adottati, per passare dalla dottoressa che fa il vaccino che li definisce "poverini", dalle maestre di asilo e delle elementari che pensano che non capiscano quello che succede così come gli altri alunni italiani, e da tanti altri piccoli e grandi episodi che hanno costellato il mio ritorno e il mio soggiorno in Italia. Per non parlare di mia moglie alla quale quasi mai ci si indirizza con un lei o con signora, ma sempre tutti gli danno del tu, pensando che sia stupida oppure gli parlano come si parla ad un cagnolino addomesticato.
Il discorso sarebbe lungo e non so se la Comencini ha colto nel segno. Di certo i nostri media e la nostra tv non aiutano a capire. Si parla sempre di integrazione, come se il nostro modo di vivere fosse il migliore, senza parlare di comprensione reciproca. Non si hanno nozioni sugli altri Paesi del mondo e, se si hanno, sono basate su luoghi comuni o su viaggi mordi e fuggi organizzati del turismo usa e getta.
Da quando sono tornato definitivamente in Italia dalla Costa d'Avorio otto anni fa, a causa della guerra civile in corso perchè altrimenti non sarei mai tornato, ho dovuto ogni giorno combattere e ribadire la nsotra dignità di famiglia, che non deve nessuna spiegazione a nessuno, che non deve giustificarsi, che non deve leggere un continuo giudizio negli occhi e sulle labbra di quasi tutti quelli che incontra per strada o sul pianerottolo di casa.
Gli italiani sono spesso, tranne qualche rara eccezione, una massa di ignoranti che offendono quotidianamente il prossimo con la loro ostentazione e la loro stupida ricchezza.
Ecco qui di seguito un'intervista apparsa sul sito "Libero" all'attrice franco-senegalese protagonista del film.
"In Italia la conoscono in pochi. Pochissimi. Forse solo chi ha potuto vedere l'ultimo capitolo della trilogia di Abderrahmane Sissako "Bamako", l'originalissimo processo cinematografico alle istituzioni finanziarie internazionali per il quale ha ricevuto parecchie nomination fra cui quella ai César 2006. Ma in Francia è un'attrice, di cinema e teatro, molto nota e molto quotata e per la verità in Europa si può dire sia una delle poche attrici nere note al grande pubblico. E si capisce perché. Nel film della Comencini sembra essere sempre e solo lei al centro della scena. Lei, il suo sorriso, i suoi occhi. Bellissima, estremamente riservata se si tratta di parlare della sua vita privata, ma molto aperta, acuta e interessata sul resto.
Aïssa Maïga nasce a Dakar nel 1975, ma all'età di 4 anni si trasferisce in Francia con la famiglia: suo padre è maliano, sua madre senegalo-gambiana. Lei sceglie la strada dell'arte drammatica all'età di 17 anni e si dà al teatro. Poi arriva il cinema. L'esordio davanti alla macchina da presa è con un ruolo nel cortometraggio: "Le Royaume du passage". Ma è con "Saraka Bo" di Denis Amar, accanto a Yvan Attal e Richard Bohringer che inizia a farsi notare. È stata diretta da prestigiosi registi francesi come Michael Haneke, Claude Berri, Alain Tanner e tra i suoi ultimi film c'è "L'un reste, l'autre part", nel 2004, "Bambole Russe", nel 2005, "Travaux-Lavori in casa", "Paris, je t'aime" e "L'Age d'homme", con Romain Duris nel 2006.
Com'è stata la tua esperienza con l'Italia e con questo film?
"La prima volta che ho letto la sceneggiatura ho riso. E ho riso anche quando ho visto per la prima volta il film. Per me è una storia nuova, anche se vengo dalla Francia: da noi è un tema che praticamente non è mai stato trattato. All'inizio non riuscivo a capire quale fosse la differenza tra la Francia e l'Italia. Poi l'ho capito qual è la relazione dell'italiano con l'altro, col diverso.Ho incontrato gente che si stupiva perché ho il naso alla francese e non un naso dalla forma, secondo loro, tipicamente africana. Ho incontrato donne che mi chiedevano come facevo ad avere la pelle così bella: perché ero nata in Francia? Quindi penso che sia un bene che questo film parli di Africa e africani e dei luoghi comuni che esistono in Italia. D'altra parte quando ho parlato con Sissako del suo prossimo progetto e lui mi ha detto che sarà su una storia d'amore tra un uomo cinese e una mauritana sono rimasta stupita! Ma lui mi ha detto: «Perché?». Ormai il numero di cinesi che si stanno trasferendo in Mauritania sta crescendo sempre di più ed è inevitabile che prima o poi si inizierà a parlare di amori fra persone appartenti a queste due diverse culture".
Che difficoltà hai incontrato a recitare in italiano?
"Imparare un'altra lingua per girare un film è impegnativo ma in realtà mi ha permesso di essere anche più sciolta, meno mentalmente attenta alle parole".
Quali sono le differenze fondamentali tra Francia e Italia?
"Ho vissuto in Italia solo tre mesi, quindi non è facile, non conosco bene la società. Ma in generale non credo si possa fare un vero confronto tra Francia e Italia. La situazione è storicamente molto diversa: in Francia ormai non si può più parlare di coppie miste, ma di coppie francesi. Sono arrivata in Francia a 4 anni e gli episodi di razzismo li ho vissuti sulla mia pelle, quando ero piccola: mi dicevano che ero marrone come la cacca, che ero diversa. E mio padre, che era giornalista ed era intelligente mi diceva: «Se non ti lavi finirai per diventare sporca come i bianchi!». Però io, come la gente della mia generazione, sono cresciuta qui, in mezzo agli europei, appartengo alla stessa classe sociale, condivido gli stessi valori. Qui, in Italia, invece ha ancora senso il discorso sulle coppie miste e sul razzismo perché c'è un genere diverso di immigrazione. Per cui qui sì si deve ancora parlare di integrazione.Anche in Francia però ci sono episodi di razzismo, o no?In Francia esiste un altro tipo di problema, che è la discriminazione, che è un'altra forma di razzismo, più sottile, più insidioso, col quale ci si scontra in ogni ambito, tutti i giorni: quando si vuole affittare casa, quando si vuole iscrivere i propri figli a una determinata scuola, anche sul lavoro e nel cinema stesso. Diciamo che in generale conviene avere un cognome cattolico e avere la pelle bianca. Poi 4 o 5 anni fa si è finalmente iniziato a parlare apertamente di discriminazione, e si è cominciato ad affrontare veramente questa zona d'ombra che esiste fortemente in Francia, malgrado l'integrazione. E la cosa importante è stata che nel dibattito sono stati coinvolti per la prima volta gli oggetti stessi del dibattito. Da allora io e Eriq siamo stati interpellati diverse volte sull'argomento. Per questo trovo comunque singolare che un film del genere non sia mai stato girato in Francia nonostante sia per l'appunto un Paese così cosmopolita, molto più dell'Italia".
"Bianco e Nero" è comunque essenzialmente una storia d'amore, fedifrago, doloroso, complicato dalla questione razziale se si vuole, ma comunque essenzialmente una storia d'amore: ti ci rivedi?
"Sì, è vero: è essenzialmente una storia d'amore fra due persone, indipendentemente dal colore della pelle. Ma non condivido affatto, del mio personaggio, la fantasia erotica che Nadine ha sugli uomini bianchi, la stessa fantasia speculare che ha un qualunque uomo bianco sulle donne nere. Direi che è alquanto bizzarro che in 10 anni e facendo il lavoro che fa Nadine non abbia mai avuto contatti con uomini bianchi e che possa avere questo genere di fantasia! Comunque, quello che mi sembra importante del film è che i due protagonisti sono andati al di là dei cliché e si sono toccati l'anima veramente, il loro è stato il classico coup de foudre.Spero che possa in qualche modo indurre il pubblico italiano ad avere una visione diversa da quella stereotipata che ha della gente d'Africa e dell'Africa in generale".

2 commenti:

assatanato ha detto...

Caro il mio gorgon, se puoi vatti a vedere un film bellissimo, "Couscous", in questi giorni a Roma. Quello che dice Aissa Maiga sull'integrazione e sulla discriminazione in Francia è proprio vero, ma soprattutto gli italiani dovrebbero vederlo per cominciare a capire quanto i "diversi" (nordafricani, rimeni, albanesi, cinesi...) sono uguali a noi e noi a loro... Ciao.
Assatanato

Anonimo ha detto...

scusi ma non ho capito cosa voleva dimostrare con questo suo topic, a me dall'intervista dell'attrice sembra che sia la francia un paese ad avere + problemi, dato dal fatto che esiste la discriminazione malgrado ci sia l'integrazione...ma secondo lei non è un controsenso come si osa parlare di integrazione quando esiste la discriminazione?????poi dall'intervista non si vede assolutamente di come gli italiani offendano ogni giorno persone di colore, non è lei ad essere troppo permaloso????se le persone hanno chiesto all'attrice del perchè della sua bella pelle o del naso all'europea vuol dire che si interessano in modo nuovo mettendo in dubbio idee a priori...cmq nn si può negare che il naso schiacciato sia raro tra la gente di colore.....poi x il desiderio del bianco di andare con una donna nera e viceversa dipende da come sia l'altro mentalmente e fisicamente.....io sono stato fidanzato con una ragazza algerina, alcuni non erano d'accordo altri mi appoggiavano ma da entrambe le parti