lunedì 15 giugno 2015

Comunicare

Mi dispiace per lui, che ha perso diversi punti, ma Umberto Eco ha torto marcio: il fatto che tutti possono esprimersi con i network, anche civiltà che fino a qualche hanno fa nemmeno avevano accesso al telefono o potevano permettersi un allaccio per la luce, è una rivoluzione come lo sono state quella francese o altre. 
Dicono che con i network la comunicazione non è reale. Io, invece, comunico meglio. Nessuno sa la mia età, il mio aspetto, la mia posizione sociale. Comunichiamo solo su una lunghezza d'onda intima, personale, al di là del nostro aspetto fisico, della vicinanza e dei nostri difetti o pregi, che spesso ci impediscono di avvicinarsi l'uno all'altro. 
Qui, per esempio, non ci sono differenze fra un cosiddetto abile e un disabile: non è necessario per dirci quello che ci dobbiamo dire. Qui non ci interessa se tu sei bravo o no: ci si parla a prescindere. Qui se hai un suv o una panda conta poco. Anche se sei un delinquente o meno, un pensionato, un lavoratore, un disoccupato... . Non si va per categorie, ma per lunghezza d'onda. 
Certo, c'è chi straparla o offende, ma almeno lo posso cancellare, mentre su un treno o in piazza sono costretto ad ascoltarlo o vederlo.
In genere, ho notato, quelli che parlano male delle nuove tecnologie, non le usano o le usano poco. Insomma, i soliti conservatori ignoranti... .

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