Un recente studio istat spiega il fenomeno dell'assenza di lavoro e di reddito degli over '50, stritolati tra la mancata pensione, l'impossibilità di trovare un nuovo lavoro e la famiglia da mantenere. In questa situazione mi ci trovo proprio in mezzo da diversi anni. Ci sono scivolato quasi senza accorgermene: la fine della disoccupazione giornalistica che ti apre il vuoto davanti, la non riscossione di diverse migliaia di euro per una causa di lavoro giornalistico vinta senza essere pagata e il non reintegro nel luogo di lavoro, l'impossibilità di pagare il mutuo della casa e quindi perderla ed essere obbligati ad andare in affitto a mille euro al mese, la perdita di un lavoro a tempo indeterminato di tua moglie per passarla al precariato, la fine dei risparmi, il sequestro dell'auto per multe non pagate e via dicendo. Così, ti ritrovi a scivolare inesorabilmente verso il basso.
Per un po' mi sono nascosto, e spesso lo faccio tuttora, ma da un po' di tempo ho capito che non sono solo e che il fenomeno è molto diffuso e tocca anche fascie una volta medio alte. E che quindi non c'è da vergognarsi e che cercare un po' di solidarietà casareccia in una società egoista e mal governata non è poi così disdicevole. Il governo, infatti, sembra abbia occhi ed orecchie per chi paga le tasse e ancora guadagna qualcosa. Gli altri possono anche andare a farsi fottere perchè non portano soldi o voti.
Certo, la tua vita diventa un po' grigia, dentro casa c'è poco entusiasmo, non ci si può muovere nè prendere iniziative. Si è concentrati solo nella mera sopravvivenza in una società chiusa ed inesorabile, dove anche il cibo è in mano a pochi. Ti accorgi in poco tempo che la tua vita non la controlli tu e che ti puoi ritrovare improvvisamente senza niente. Ma in famiglia fai finta di niente e cerchi di mantenere il buonumore. Ma non sempre ti riesce.
Dopo un po', infatti, capisci che se sei fuori dal giro, cioè da un lavoro e da un reddito certo, in Italia non c'è nessun paracadute. Non è come in nazioni più evolute, come per esempio l'Olanda, la Svezia o la Gran Bretagna, che hai un periodo con un reddito di cittadinanza finché ti sei reinserito. Da noi no, non funziona nulla e ti ritrovi tutti i giorni sull'orlo di un baratro.
Forse è da situazioni del genere che nasce l'arte di arrangiarsi, tra queste pieghe della legalità per riuscire a svoltare la giornata laddove non esiste più la possibilità di sopravvivere. Ma a volte non ci si riesce nemmeno ad arrangiare perché è proprio ai più deboli che lo Stato chiede subito tasse, permessi, licenze. Tutte cose che, non avendo nè un reddito nè il tempo per cercarlo, non puoi produrre. Sei condannato inesorabilmente o a perdere la tua dignità nelle varie mense caritas, a delinquere o a fare il barbone. Riprenderti è praticamente impossibile.
Dopo aver esaurito le ultime risorse, munto parenti ed amici che ora ti evitano come la peste, sei condannato a scivolare sempre più giù, fino a rischiare di trovarti in mezzo ad una strada se non dai dei continui colpi di reni per non andarci. E tutto cercando di mantenere un minimo di dignità e di apparenza sociale. Ma le energie mancano sempre di più e fai presto ad esaurire quasi tutte le risorse e le idee di sopravvivenza.
Certo c'è anche un po' di responsabilità personale e un po' di sfortuna.
E' difficile raccontare ad amici, conoscenti, vicini e parenti, che sei rimasto senza lavoro, senza un reddito e che rischi spesso di non avere nemmeno del cibo sufficiente. Soprattutto nell'opulente Italia. Come fare a spiegargli che la fame non è laggiù nei Paesi più poveri o negli occhi di chi annega per venire da noi, ma che è arrivata proprio alla porta accanto.
Il problema è che non sei solo, hai moglie e tre figli adolescenti e temi anche interventi statali non graditi.
Da qualche anno, infatti, capita sempre più spesso che ogni tanto il tuo frigo sia inesorabilmente vuoto e che tu non sappia dove sbattere la testa per riempirlo. Addirittura qualche volta ti aggiri anche intorno ai supermercati pensando di riempirti le tasche di un po' di parmigiano o di una scatoletta di tonno. Con una serie di escomotage hai ancora un tetto sopra la testa e paghi qualche bolletta, ma sei ormai vicino alle mense caritas e stai ad un passo dal finire in mezzo alla strada.
Ma devi continuare a mantenere un certo decoro dopo essere stato un giornalista professionista, devi mandare i figli a scuola, vestirli, educarli e sfamarli. Per te invece , a 59 anni, davanti c'è solo un muro. Uno straccio di pensione si intravede solo a 67 anni, semmai si vedrà qualcosa.
La notte dormi e non dormi perché non sai più come risolvere questa situazione. Così inizi a vivere alla giornata, inventandoti qualche lavoretto estemporaneo, pregando che qualcosa succeda per riportarti in carreggiata. Ma, da diverso tempo, non succede niente e sembra che lo Stato ti ignori.
Si impara così a convivere con i cattivi pensieri ed avere fiducia in un domani che ormai non arriva mai.
Ma per quanto potrà ancora durare una situazione del genere? (a proposito, parlando tra vecchi amici, se volete potete dare una mano: basta andare in un ufficio postale e versare qualcosa sulla carta postepay a me intestata numero 4023600904168889, oppure aiutarmi a trovare una piccola occupazione o farmi la spesa, come già qualcuno ha fatto e di cui lo ringrazio di cuore per la tempestività e l'affetto; un giorno forse ve li restituirò, anche perché, pur non augurandovelo, potreste trovarvi voi stessi un giorno nella mia stessa situazione...)
Nessun commento:
Posta un commento