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La via della Tacchinaia di un tempo. Veniva chiamata anche la via della Lavenderia, dove a Cala Martina i detenuti lavavano le loro cose e quelle del carcere. Oggi la strada non è più praticabile perché un grosso masso è cascato ed ha interrotto la viabilità. Naturalmente l'attuale direttrice della colonia penale, Maria Grazia Giampiccolo, è troppo presa a vestire i detenuti da camerieri piuttosto che a liberare la strada in questione. Ora a Cala Martina c'è il gruppo elettrogeno per l'elettricità dell'isola e l'impianto di desalinizzazione, che da un anno però non funziona più lasciando così l'isola senz'acqua. Il Comune di Livorno, che in un primo momento inviava almeno l'acqua minerale per bere, ora è latitante o intento a cacciare via i gorgonesi dall'isola insieme alla direttrice. Dopo la tacchinaia, che è oggi una casupola diroccata dove c'erano appunto i tacchini, una volta si poteva percorrere un piccolo sentiero che portava fino a Bellavista. Era questa allora la parte dell'isola aperta alla popolazione civile, che oggi ci è preclusa. Ci andavamo spesso adolescenti a fare i tuffi proprio nelle belle acque che si affacciavano anche sulla Grotta del Bove Marino. Oggi il Parco e il carcere ci hanno impedito l'accesso anche a questa parte dell'isola e di mare, relegandoci in pochi metri quadri di paese e di mare, in attesa della nostra estinzione. |
Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori.
La secolare convivenza è ormai carta straccia grazie all'attuale direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo che, abusando dell'autorità che gli concede il ministero di Giustizia, è arrivata addirittura ad impedire lo sbarco ad alcuni gorgonesi che abitano stabilmente sull'isola.
Questo, insieme ad altre mille prevaricazioni ed ingiustizie della colonia penale sul paese, significa la morte di Gorgona e dei suoi abitanti originari, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
Per ora siamo a 94 firme.
Per firmare clicca qui sotto:
Intanto è arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio, e che magari vietano di pescare con la canna agli abitanti delle isole, non hanno alzato un dito (tutti stipendiati da noi: Parco dell'Arcipelago Toscano, Comune di Livorno, Provincia di Livorno, Regione Toscana, ministero dell'Ambiente, Governo). Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece dalle bollette di tutti i contribuenti italiani... .
Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi posti, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche.
Siamo a 81 firme.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch
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