mercoledì 31 ottobre 2012
Isola di Gorgona. Non abbandonarla. Firma la petizione per salvarla
Carissimi, ho organizzato da diversi giorni una petizione e spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Le istituzioni e gli enti preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre. L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Pisana citata da Dante Alighieri e altri manufatti e riserve naturali sono in mano a dei mediocri ministeriali che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo fermi a quota 43) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere giustizia.
Clicca qui sotto per saperne di più e per firmare:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
martedì 30 ottobre 2012
Isola di Gorgona. I want you!
Carissimi, ho organizzato da diversi giorni una petizione e spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Le istituzioni e gli enti preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre. L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Pisana citata da Dante Alighieri e altri manufatti e riserve naturali sono in mano a dei mediocri ministeriali che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo fermi a quota 43) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere giustizia.
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lunedì 29 ottobre 2012
E' la stampa, amico...è la stampa!!!
Nel 1992, pochi mesi dopo l’avvio dell’inchiesta giudiziaria che poi sarebbe stata chiamata “Mani Pulite”, in Parlamento venne presentata una decina di proposte di legge che prevedevano pesanti condanne, anche al carcere, per i giornalisti colpevoli di raccontare quello che la magistratura andava scoprendo.
Il tentativo di tenere all’oscuro l’opinione pubblica fu impedito. Ma la volontà di bloccare la libera informazione si è riprodotta su vari versanti e diverse epoche. Fino ai tentativi della legge sulle intercettazioni che, occorre sempre ricordarlo, oltre a impedire ai cittadini di sapere, puntava a impedire ai magistrati di utilizzare una delle armi più importanti per prevenire e reprimere il crimine. Ben quattro ministri Guardasigilli, dei governi Prodi e Berlusconi, hanno provato in tutti i modi a farla passare. La nostra ferma opposizione, quella di molti politici, e di quasi tutte le associazioni della società civile, hanno impedito che quel testo scellerato passasse.
Adesso con le norme sulla diffamazione ci stanno provando un’altra volta. Il desiderio di vendetta sui giornalisti è troppo forte perché siano in grado di fare un ragionamento serio e giusto sulla questione.
Voglio anche raccontarvi che a Washington, a metà strada tra la Casa Bianca il campidoglio c’è il News Museum. Un grande museo su tutto ciò che fa informazione.
Una delle cose che mi ha più colpito è il mappamondo della libertà di stampa. E’ una parete alta una decina di metri e larga sei, sulla quale sono riprodotti tutti i paesi. In verde quelli dove esiste la liberà di stampa, quindi Usa, Canada, Australia, Europa del Nord e qualche altra isola. In rosso, dove i giornalisti sono arrestati o uccisi, ci sono Russia, Cina, Medio oriente, diverse zone dell’Africa e del Sud America. I restanti paesi sono giallo, ad indicare che la libertà di stampa è compressa. L’Italia è appunto in giallo. E’ chiaro che se passasse questa legge sulla diffamazione e poi quella sulle intercettazioni, che la Camera ha deciso di discutere a fine novembre, anche l’Italia sarebbe! colorata in rosso. A perenne vergogna di quella che una volta era la culla del diritto. (Guido Columba)
Isola di Gorgona. Firma anche tu!
Carissimi, ho organizzato da diversi giorni una petizione e spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Le istituzioni e gli enti preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre. L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Pisana citata da Dante Alighieri e altri manufatti e riserve naturali sono in mano a dei mediocri ministeriali che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo fermi a quota 43) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere giustizia.
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Isola di Gorgona. E se il libeccio rompesse il rigassificatore?!?
Tra sabato e domenica scorsi,una forte mareggiata,con onde alte 6 metri,si è abbattuta sul litorale tirrenico,portando con se distruzione e danneggiamenti.
Una frase riportata nella cronaca di Livorno del 'Tirreno',mi ha fatto riflettere: "Il libeccio non si fida,al libeccio ci si inchina.Quando fa il mare tanto bello da lasciare senza fiato,quando fa il mare tanto grande da avere paura.Lo sanno i livornesi"
Certo,noi livornesi conosciamo perfettamente le variazioni del clima marino,è un esempio significativo il repentino cambiamento di questi giorni,che ha visto un mare calmissimo trasformarsi in poche ore in agitato , con forte moto ondoso e raffiche di vento di forza 48 nodi.
Siamo turbati da quello che potrebbe succedere in futuro,non certo per i danneggiamenti a bagni e barche,nemmeno per l'allagamento di strade causati dalla mareggiata:sono danni notevoli,ma,per fortuna,anche se con fatica,rimediabili.
Per come è stata gestita la brutta storia dei bidoni tossici,sono/siamo ancora più scettici sulla gestione delle emergenze da parte delle Autorità preposte.
Quello che spaventa davvero la popolazione(perlomeno la più sensibile alla tutela dell'ambiente),è quello che potrebbe accadere se in mare venisse installato il rigassificatore,che non solo porterebbe danni e distruzione,ma calamità assassina nel caso di eventi naturali come quelli accaduti nei giorni scorsi.
Non è stata proposta una valutazione di impatto ambientale,un piano di sicurezza e di evacuazione in caso di incidente,e neppure un referente che si renda responsabile della sicurezza di un impianto così ad alto rischio,progettato per essere collocato in mare tra Livorno-Pisa,in pieno Santuario dei Cetacei, primo ed unico esemplare al mondo.
E' stata disattesa la Convenzione di Aharhus,la popolazione subirà questo attacco alla propria sicurezza e salute senza essere stata preventivamente informata del rischio che corre.
La Società Olt,colei che gestisce l'installazione del futuro rigassificatore, dopo l'evento dei giorni scorsi,forse ammetterà che non è successo nulla nelle condutture già posizionate per ricevere il gas del rigassificatore,come ha fatto giorni fa in occasione del terremoto al largo della nostra costa.Ma quando l'impianto sarà in funzione,non valuta che ,in caso di forte mareggiata,oltre a sassi e bottiglie,il mare restituirà direttamente nei suoi uffici il 'grande mostro'?
Un detto livornese dice :"meglio aver paura che toccarne",a noi ne toccherebbero davvero tante,cari livornesi! (Renata Fontanella)
La Sicilia non ha capito
Sembra che in Sicilia abbia vinto un'alleanza pd-udc. E' questa coalizione che ha preso la maggioranza dei voti per la guida della Regione. I siciliani non hanno capito dove va il cambiamento e si sono rassegnati ad un dopo Cuffaro. Poveri noi! L'unica novità, quella del Movimento 5 Stelle, ha avuto un grosso successo, quasi il 15 per cento. Ancora poco per fare una vera rivoluzione culturale. La Sicilia, l'Italia, sono ancora perse nella palude dei partiti, quella melma che ci sta affondando.
Isola di Gorgona. Riprendiamoci il territorio che uno Stato cieco ci ha rubato. Firma la petizione per chiudere per sempre un carcere inutile e dispendioso
Carissimi, ho organizzato da diversi giorni una petizione e spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Le istituzioni e gli enti preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre. L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Pisana citata da Dante Alighieri e altri manufatti e riserve naturali sono in mano a dei mediocri ministeriali che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo fermi a quota 43) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere giustizia.
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domenica 28 ottobre 2012
Isola di Gorgona. Questa Torre, citata anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia, sta crollando a causa dell'incuria della colonia penale. Firmate la petizione per chiudere un carcere inutile e dispendioso
Carissimi, ho organizzato da diversi giorni una petizione e spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Le istituzioni e gli enti preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre. L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Pisana citata da Dante Alighieri e altri manufatti e riserve naturali sono in mano a dei mediocri ministeriali che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo fermi a quota 43) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere giustizia.
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sabato 27 ottobre 2012
Servono altre firme per restituire l'isola di Gorgona ai suoi abitanti
Carissimi, ho organizzato da diversi giorni una petizione e spero vorrete firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti.
Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi presenti nella nostra Penisola.
Le istituzioni e gli enti preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre. L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Pisana citata da Dante Alighieri e altri manufatti e riserve naturali sono in mano a dei mediocri ministeriali che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo fermi a quota 43) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere giustizia.
Clicca qui sotto per saperne di più e per firmare:
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venerdì 26 ottobre 2012
La tv è morta. Viva la libertà della rete
Guardavo allibito lo squalo che tracimava dalle sue reti tv. Solo una faccia da c. poteva ancora esprimersi così e tutti i giornalisti tv e della carta stampata andargli dietro scondinzolando. Anche i cosiddetti politici lo considerevano. Invece di fargli un' enorme pernacchia e mandarlo a c. per sempre ancora gli si dava credito. Dio mio, che schifo di Paese e d'informazione! Dal basso e dalla semplicità sta arrivando uno tsunami che li travolgerà e loro non si vergognano ancora a mostrare le loro meschinità. La tv è morta in mano loro, così come l'informazione. Per ora, viva la rete. Per sempre viva la libertà!
giovedì 25 ottobre 2012
Firmiamo la petizione per chiudere l'inutile carcere dell'isola di Gorgona
Carissimi, ho organizzato da diversi giorni una nuova petizione e spero vorrete continuare a firmarla convidendolaancora con i vostri amici e conoscenti. Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi nella nostra Penisola.
Le istituzioni e gli enti preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre. L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Pisana citata da Dante Alighieri e altri manufatti e riserve naturali sono in mano a dei mediocri ministeriali che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo già a quota 43) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere giustizia.
Clicca qui sotto per saperne di più e per firmare:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi nella nostra Penisola.
Le istituzioni e gli enti preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre. L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Pisana citata da Dante Alighieri e altri manufatti e riserve naturali sono in mano a dei mediocri ministeriali che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo già a quota 43) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere giustizia.
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mercoledì 24 ottobre 2012
martedì 23 ottobre 2012
Gorgona. Firma la petizione per restituire l'isola ai suoi abitanti
Carissimi, ho organizzato da diversi giorni una nuova petizione e spero vorrete continuare a firmarla convidendolaancora con i vostri amici e conoscenti. Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi nella nostra Penisola.
Le istituzioni e gli enti preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre. L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Pisana citata da Dante Alighieri e altri manufatti e riserve naturali sono in mano a dei mediocri ministeriali che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo già a quota 43) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere giustizia.
Clicca qui sotto per saperne di più e per firmare:
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Chi ci salverà?
Mi parlano di sacrifici quando non ho niente da mangiare. Mi parlano di riduzione dell'irpef quando non ho nemmeno un reddito. Mi parlano di pensione quando non ho maturato nulla. Mi parlano di tasse sulla casa quando la casa non ce l'ho. Mi parlano di ripresa quando per nutrirmi vado a chiedere la carità. Mi parlano di aiuti per crescere quando sento che qualcuno che lavora nel mio Stato può arrivare a guadagnare 600.000 euro l'anno. Mi parlano di sprechi quando vedo treni schifosi e l'ad delle ferrovie che guadagna 800.000 euro l'anno. Mi parlano di ricerca di lavori miseri quando c'è chi accomula decine di stipendi in strutture pubbliche. Mi parlano di onestà quando tutti rubano. Mi parlano di amore quando tutti si accaniscono l'uno contro l'altro. A scuola insegnano ai miei figli i valori della Costituzione mentre il nostro Parlamento e le nostre istituzioni sono un covi di malavitosi. Mentre la religione di Stato accumula ricchezze, a noi predica carità e sobrietà.
Assisto attonito allo sfacelo mentre l'istat dice che c'è una ripresa.
Assisto attonito allo sfacelo mentre l'istat dice che c'è una ripresa.
lunedì 22 ottobre 2012
domenica 21 ottobre 2012
Gorgona. Firmate la petizione per liberare l'isola
Carissimi, ho organizzato da diversi giorni una nuova petizione e spero vorrete continuare a firmarla convidendolaancora con i vostri amici e conoscenti. Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti) é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi nella nostra Penisola.
Le istituzioni e gli enti preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre. L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Pisana citata da Dante Alighieri e altri manufatti e riserve naturali sono in mano a dei mediocri ministeriali che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo già a quota 43) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere giustizia.
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sabato 20 ottobre 2012
Gorgona. La casa dell'ultima famiglia di gorgonesi presente stabilmente sull'isola. L'unica abitazione a cui il demanio non vuole rinnovare la concessione perché la colonia penale avrebbe messo un veto.Tutte le altre case, a parte due, sono state occupate dal ministero di Giustizia o date in concessione a chi ci viene in vacanza solo pochi giorni l'anno
venerdì 19 ottobre 2012
L'isola di Gorgona va restituita ai suoi abitanti. Firmate la petizione per chiudere un inutile e dispendioso carcere che spreca milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti
Cari lettori del mio blog, ho organizzato da diversi giorni una nuova petizione e spero vorrete continuare a firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti. Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (svariati milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti), che tra l'altro sta uccidendo il tessuto sociale gorgonese, é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, con la forza, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri casi nella nostra Penisola. Le istituzioni e gli enti preposti alla salvaguardia di questo patrimonio sono latitanti da sempre. L'antico borgo dei pescatori gorgonesi, la Torre Pisana citata da Dante Alighieri e altri manufatti e riserve naturali sono in mano a dei mediocri ministeriali che ne stanno facendo scempio.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo già a quota 43) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere il risultato che vogliamo.
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giovedì 18 ottobre 2012
mercoledì 17 ottobre 2012
Isola di Gorgona. Il carcere va chiuso. Firma la petizione
Cari amici, ho organizzato da diversi giorni una nuova petizione e spero vorrete continuare a firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti. Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (circa dieci milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti), che tra l'altro sta uccidendo il tessuto sociale gorgonese, é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, con la forza, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Forse poterne fermare uno potrebbe servire anche a fermarne altri.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo già a quota 41) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere il risultato che vogliamo.
Clicca qui sotto per saperne di più e per firmare:
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martedì 16 ottobre 2012
Punire chi non fa il giornalista ma solo propaganda del peggior regime
"Qualche anno fa, con una certa violenza verbale, chiesi al primo ministro etiope Melles Zenawi, morto a fine agosto, perché avesse cacciato alcuni giornalisti in galera. Conoscevo Melles assai bene perché lo intervistavo, di tanto in tanto, dalla fine degli anni '70, durante la guerra contro la dittatura di Mengistu Hailè Mariam.
Alla mia domanda, tra il seccato e il deluso (avevo una certa considerazione delle doti politiche del capo etiopico), Melles chiamò la fedele segretaria Aster, che parla benissimo italiano, e mi fece tradurre alcune parti degli articoli che avevano causato l'arresto dei loro autori. Ascoltai Aster e, alla fine, Melles spiegò: "Hai sentito? Questi non sono giornalisti. Non pubblicano notizie, ma solo falsità, incitamento all'odio tribale. Questa gente non costruisce la democrazia e una nuova società. Propaganda il rancore e la violenza". Non potei che dargli ragione. In quagli articoli non c'erano opinioni. O meglio le opinioni erano corredate da notizie falsificate ad arte, per giustificare l'odio e quindi il ricorso alla violenza.
Non a caso c'è una sostanziale distinzione tra il reato d'opinione e quello d'incitamento all'odio. Ma questo i giornalisti italiani - compresi purtroppo i dirigenti della nostra categoria - non l'hanno capito.
Quando è scoppiato il caso Sallusti mi è venuta in mente quell'intervista. Certo il contesto è differente, non siamo in Africa. Se qualcuno prendesse il machete o, peggio, un mitra, per farsi giustizia da sé finirebbe (presumibilmente) in galera. Contesto differente quello italiano, ma mezzi identici. Probabilmente nel caso Sallusti la galera è una punizione eccessiva, ma la condanna severa, etica, prima di tutto, per il suo comportamento, è doverosa.
C'è qualcosa che - secondo me - accomuna Sallusti all'etiope che scriveva quegli articoli terribili: entrambi fanno parte del mondo della propaganda. Entrambi utilizzano il loro giornale come strumento di lotta politica, non come mezzo di informazione. Non diffondono notizie ma fanno pubblicità. Il loro è un mestiere che non c'entra nulla con il giornalismo. Un'attività diametralmente opposta e in conflitto con esso.
L'errore di base - che hanno fatto quasi tutti i commentatori in questi giorni - è chiamare Sallusti (e tanti come lui) giornalista. Francamente mi imbarazza essere chiamato giornalista se il termine viene usato a sproposito. Non adoperatelo per me e per tanti colleghi onesti e puliti che, pur nella differenza dello opinioni, non utilizzano i loro articoli per fini che sono diversi da quelli dell'informazione o dell'espressione delle loro opinioni.
In questa vicenda parecchie cose mi sorprendono. Due in particolare:
Primo: non mi capacito che fior di giornalisti sostengano con caparbietà che Sallusti è stato condannato per un reato d'opinione. Non è vero: le opinioni sono state costruite su una notizia falsa, smentita almeno 24 ore prima. Fa rabbrividire il documento varato dal sindacato, che parlando di Sallusti, commenta così: "La Giunta della Federazione Nazionale della Stampa continua la sua battaglia per la cancellazione immediata di una norma illiberale che punisce con la galera le opinioni". Macché opinioni qui si tratta di bugie, utilizzate per ingannare l'opinione pubblica.
Secondo: perché quanti hanno preso le distanze dalla versione ufficiale (quella descritta al primo punto) non si sono accorti che Sallusti è il figlio della scellerata organizzazione del giornalismo italiano? Oppure se ne sono accorti ma fanno finta di niente per convenienza. I dirigenti dell'Ordine non hanno mai letto i giornali faziosi che propagandano l'odio e non le informazioni? Insomma perché l'Ordine non ha mai sanzionato Sallusti quando scriveva le sue notizie inventate.
Come la peggiore politica, la corporazione dei giornalisti - destra, sinistra, centro, tutti - si chiude a riccio quando si tocca un suo membro e così la nota della FNSI ci racconta una panzana: "E' inaccettabile che un giornalista (Sallusti, ndr) per fare il suo lavoro e per le sue opinioni rischi la galera. Non è da Paese civile".
"Sicuramente - continua l'incredibile nota della FNSI - una Corte di Giustizia internazionale competente su queste materie cancellerà questa sentenza e sanzionerà l'Italia per il danno recato, perché in caso di conferma della condanna, il collega Sallusti dovrebbe intanto cominciare a scontare la pena in carcere per reato di opinione."
Ripeto, la galera mi sembra eccessiva ma credo proprio che la Corte di cui si parla non sanzionerà alcunché perché si renderà conto facilmente che Sallusti non è stato condannato per un reato d'opinione. L'uomo non ha neppure chiesto scusa al giudice gravemente danneggiato da quell'articolo che aveva dovere - secondo la legge, forse iniqua ma sempre legge - di controllare.
Infine "il Sindacato dei giornalisti, quindi, torna a sollecitare il Parlamento ad avviare riforme che liberino il nostro Paese e lo pongano allo stesso livello di civiltà giuridica delle nazioni a democrazia avanzata". Non una parola sull'Ordine che non è previsto in nessuno di quei Paesi a democrazia avanzata che la FNSI definisce "civili".
Io credo che Sallusti non sia un collega, non sia stato condannato per un reato d'opinione e se ne deduce facilmente che se c'è qualcosa di arretrato nel nostro Paese è quell'Ordine che ha sentenziato che Sallusti è un collega.
Anche il comunicato dell'Ordine della Lombardia infatti è imperniato su qualcosa di surreale. L'estensore anonimo dell'articolo pubblicato sul suo sito si stupisce perché Sallusti è responsabile "solo di omesso controllo per un articolo non scritto da lui che il tribunale ha riconosciuto diffamatorio con una condanna a una pena pecuniaria in primo grado, alla quale si è aggiunta una pena detentiva in secondo grado. Se la condanna dovesse essere confermata in Cassazione e Sallusti dovesse finire in carcere ci troveremmo di fronte non solo a una pena sproporzionata nel caso specifico, ma anche a un meccanismo, quello della condanna per omesso controllo, che applicato in questo modo costituisce una minaccia per la libertà di stampa".
Credo che l'estensore di questo articolo non abbia mai lavorato in un giornale giacché non ne conosce i meccanismi: primo il direttore conosce perfettamente i nomi che si celano dietro gli pseudonimi, non solo: nessun direttore avrebbe messo in pagina un articolo su un argomento scottante di quel genere senza leggerlo prima.
Certo le norme sulla diffamazione vanno cambiate ma vanno depenalizzate quelle che colpiscono le opinioni, non quelle che puniscono la diffusione di notizie fraudolente e tendenziose . Se un giornalista scrive deliberatamente e dolosamente il falso deve essere punito. E' così che si difende il giornalismo, il suo prestigio e la sua autorevolezza. La FNSI ha toppato ancora perché con la sperticata e acritica difesa di Sallusti, non ha difeso il giornalismo, ma la casta.
Il caso Sallusti può essere la buona occasione per lanciare una campagna per abolire l'Ordine dei Giornalisti, altro carrozzone da cancellare. Chi ci sta? (Massimo Alberizzi-Giornalisti Oggi)
Alla mia domanda, tra il seccato e il deluso (avevo una certa considerazione delle doti politiche del capo etiopico), Melles chiamò la fedele segretaria Aster, che parla benissimo italiano, e mi fece tradurre alcune parti degli articoli che avevano causato l'arresto dei loro autori. Ascoltai Aster e, alla fine, Melles spiegò: "Hai sentito? Questi non sono giornalisti. Non pubblicano notizie, ma solo falsità, incitamento all'odio tribale. Questa gente non costruisce la democrazia e una nuova società. Propaganda il rancore e la violenza". Non potei che dargli ragione. In quagli articoli non c'erano opinioni. O meglio le opinioni erano corredate da notizie falsificate ad arte, per giustificare l'odio e quindi il ricorso alla violenza.
Non a caso c'è una sostanziale distinzione tra il reato d'opinione e quello d'incitamento all'odio. Ma questo i giornalisti italiani - compresi purtroppo i dirigenti della nostra categoria - non l'hanno capito.
Quando è scoppiato il caso Sallusti mi è venuta in mente quell'intervista. Certo il contesto è differente, non siamo in Africa. Se qualcuno prendesse il machete o, peggio, un mitra, per farsi giustizia da sé finirebbe (presumibilmente) in galera. Contesto differente quello italiano, ma mezzi identici. Probabilmente nel caso Sallusti la galera è una punizione eccessiva, ma la condanna severa, etica, prima di tutto, per il suo comportamento, è doverosa.
C'è qualcosa che - secondo me - accomuna Sallusti all'etiope che scriveva quegli articoli terribili: entrambi fanno parte del mondo della propaganda. Entrambi utilizzano il loro giornale come strumento di lotta politica, non come mezzo di informazione. Non diffondono notizie ma fanno pubblicità. Il loro è un mestiere che non c'entra nulla con il giornalismo. Un'attività diametralmente opposta e in conflitto con esso.
L'errore di base - che hanno fatto quasi tutti i commentatori in questi giorni - è chiamare Sallusti (e tanti come lui) giornalista. Francamente mi imbarazza essere chiamato giornalista se il termine viene usato a sproposito. Non adoperatelo per me e per tanti colleghi onesti e puliti che, pur nella differenza dello opinioni, non utilizzano i loro articoli per fini che sono diversi da quelli dell'informazione o dell'espressione delle loro opinioni.
In questa vicenda parecchie cose mi sorprendono. Due in particolare:
Primo: non mi capacito che fior di giornalisti sostengano con caparbietà che Sallusti è stato condannato per un reato d'opinione. Non è vero: le opinioni sono state costruite su una notizia falsa, smentita almeno 24 ore prima. Fa rabbrividire il documento varato dal sindacato, che parlando di Sallusti, commenta così: "La Giunta della Federazione Nazionale della Stampa continua la sua battaglia per la cancellazione immediata di una norma illiberale che punisce con la galera le opinioni". Macché opinioni qui si tratta di bugie, utilizzate per ingannare l'opinione pubblica.
Secondo: perché quanti hanno preso le distanze dalla versione ufficiale (quella descritta al primo punto) non si sono accorti che Sallusti è il figlio della scellerata organizzazione del giornalismo italiano? Oppure se ne sono accorti ma fanno finta di niente per convenienza. I dirigenti dell'Ordine non hanno mai letto i giornali faziosi che propagandano l'odio e non le informazioni? Insomma perché l'Ordine non ha mai sanzionato Sallusti quando scriveva le sue notizie inventate.
Come la peggiore politica, la corporazione dei giornalisti - destra, sinistra, centro, tutti - si chiude a riccio quando si tocca un suo membro e così la nota della FNSI ci racconta una panzana: "E' inaccettabile che un giornalista (Sallusti, ndr) per fare il suo lavoro e per le sue opinioni rischi la galera. Non è da Paese civile".
"Sicuramente - continua l'incredibile nota della FNSI - una Corte di Giustizia internazionale competente su queste materie cancellerà questa sentenza e sanzionerà l'Italia per il danno recato, perché in caso di conferma della condanna, il collega Sallusti dovrebbe intanto cominciare a scontare la pena in carcere per reato di opinione."
Ripeto, la galera mi sembra eccessiva ma credo proprio che la Corte di cui si parla non sanzionerà alcunché perché si renderà conto facilmente che Sallusti non è stato condannato per un reato d'opinione. L'uomo non ha neppure chiesto scusa al giudice gravemente danneggiato da quell'articolo che aveva dovere - secondo la legge, forse iniqua ma sempre legge - di controllare.
Infine "il Sindacato dei giornalisti, quindi, torna a sollecitare il Parlamento ad avviare riforme che liberino il nostro Paese e lo pongano allo stesso livello di civiltà giuridica delle nazioni a democrazia avanzata". Non una parola sull'Ordine che non è previsto in nessuno di quei Paesi a democrazia avanzata che la FNSI definisce "civili".
Io credo che Sallusti non sia un collega, non sia stato condannato per un reato d'opinione e se ne deduce facilmente che se c'è qualcosa di arretrato nel nostro Paese è quell'Ordine che ha sentenziato che Sallusti è un collega.
Anche il comunicato dell'Ordine della Lombardia infatti è imperniato su qualcosa di surreale. L'estensore anonimo dell'articolo pubblicato sul suo sito si stupisce perché Sallusti è responsabile "solo di omesso controllo per un articolo non scritto da lui che il tribunale ha riconosciuto diffamatorio con una condanna a una pena pecuniaria in primo grado, alla quale si è aggiunta una pena detentiva in secondo grado. Se la condanna dovesse essere confermata in Cassazione e Sallusti dovesse finire in carcere ci troveremmo di fronte non solo a una pena sproporzionata nel caso specifico, ma anche a un meccanismo, quello della condanna per omesso controllo, che applicato in questo modo costituisce una minaccia per la libertà di stampa".
Credo che l'estensore di questo articolo non abbia mai lavorato in un giornale giacché non ne conosce i meccanismi: primo il direttore conosce perfettamente i nomi che si celano dietro gli pseudonimi, non solo: nessun direttore avrebbe messo in pagina un articolo su un argomento scottante di quel genere senza leggerlo prima.
Certo le norme sulla diffamazione vanno cambiate ma vanno depenalizzate quelle che colpiscono le opinioni, non quelle che puniscono la diffusione di notizie fraudolente e tendenziose . Se un giornalista scrive deliberatamente e dolosamente il falso deve essere punito. E' così che si difende il giornalismo, il suo prestigio e la sua autorevolezza. La FNSI ha toppato ancora perché con la sperticata e acritica difesa di Sallusti, non ha difeso il giornalismo, ma la casta.
Il caso Sallusti può essere la buona occasione per lanciare una campagna per abolire l'Ordine dei Giornalisti, altro carrozzone da cancellare. Chi ci sta? (Massimo Alberizzi-Giornalisti Oggi)
E' necessario restituire l'isola di Gorgona alla comunità civile. Firmate la petizione per chiudere il carcere e lasciare il territorio ai gorgonesi
Cari amici, ho organizzato da diversi giorni una nuova petizione e spero vorrete continuare a firmarla convidendola con i vostri amici e conoscenti. Si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". Forse molti nemmeno sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale all'aperto ed un paese che sta scomparendo a causa della presenza dello stesso carcere.
Chiudere questa dispendiosissima colonia penale (circa dieci milioni di euro l'anno per soli 70 detenuti), che tra l'altro sta uccidendo il tessuto sociale gorgonese, é una questione molto importante e insieme possiamo fare la differenza.
Il ministero di Giustizia sta facendo di tutto per mandare via l'unica famiglia che ci abita stabilmente, con la forza, utilizzando la legge a proprio piacimento.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini, ce ne sono tanti in Italia. Forse poterne fermare uno potrebbe servire anche a fermarne altri.
Scorrendo questo blog trovarete tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione e capire la validità di questa iniziativa.
Se deciderete di firmare la petizione e poi la condividerete con i vostri amici e contatti riusciremo presto a ottenere il nostro obiettivo di almeno 100 firme (ora siamo già a 41) e potremo cominciare a fare pressione sul Governo italiano per ottenere il risultato che vogliamo.
Clicca qui sotto per saperne di più e per firmare:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
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