Nel 1992, pochi mesi dopo l’avvio dell’inchiesta giudiziaria che poi sarebbe stata chiamata “Mani Pulite”, in Parlamento venne presentata una decina di proposte di legge che prevedevano pesanti condanne, anche al carcere, per i giornalisti colpevoli di raccontare quello che la magistratura andava scoprendo.
Il tentativo di tenere all’oscuro l’opinione pubblica fu impedito. Ma la volontà di bloccare la libera informazione si è riprodotta su vari versanti e diverse epoche. Fino ai tentativi della legge sulle intercettazioni che, occorre sempre ricordarlo, oltre a impedire ai cittadini di sapere, puntava a impedire ai magistrati di utilizzare una delle armi più importanti per prevenire e reprimere il crimine. Ben quattro ministri Guardasigilli, dei governi Prodi e Berlusconi, hanno provato in tutti i modi a farla passare. La nostra ferma opposizione, quella di molti politici, e di quasi tutte le associazioni della società civile, hanno impedito che quel testo scellerato passasse.
Adesso con le norme sulla diffamazione ci stanno provando un’altra volta. Il desiderio di vendetta sui giornalisti è troppo forte perché siano in grado di fare un ragionamento serio e giusto sulla questione.
Voglio anche raccontarvi che a Washington, a metà strada tra la Casa Bianca il campidoglio c’è il News Museum. Un grande museo su tutto ciò che fa informazione.
Una delle cose che mi ha più colpito è il mappamondo della libertà di stampa. E’ una parete alta una decina di metri e larga sei, sulla quale sono riprodotti tutti i paesi. In verde quelli dove esiste la liberà di stampa, quindi Usa, Canada, Australia, Europa del Nord e qualche altra isola. In rosso, dove i giornalisti sono arrestati o uccisi, ci sono Russia, Cina, Medio oriente, diverse zone dell’Africa e del Sud America. I restanti paesi sono giallo, ad indicare che la libertà di stampa è compressa. L’Italia è appunto in giallo. E’ chiaro che se passasse questa legge sulla diffamazione e poi quella sulle intercettazioni, che la Camera ha deciso di discutere a fine novembre, anche l’Italia sarebbe! colorata in rosso. A perenne vergogna di quella che una volta era la culla del diritto. (Guido Columba)
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