Ieri, per caso, verso le 22 mi sono ritrovato su Rai Uno, dico 'rai uno' l'ammiraglia del servizio pubblico, dove ho ascoltato il monologo di autodifesa di un certo Vittori Sgarbi, che si proclama grande conoscitore non so di che, su delle accuse che lo riguardavano come sindaco di Salemi. Non credevo ai miei occhi e alle mie orecchie: questo individuo spiritato, che ogni tanto appare in qualche tv generalista a sbraitare, insultare e gridare a pagamento spostandosi il ciuffo di capelli bianchi da una parte all'altra, utilizzava la tv pubblica per, oltre che difendersi da accuse di avvicinamento alla mafia, insultare i suoi avversari e chi non la pensava come lui. Se questo è il livello a cui si può arrivare su un servizio pubblico, direi che la tv è morta, viva il web.
"Ricordo i tempi in cui Vittorio Sgarbi offriva la cittadinanza onoraria alla vedova del giudice Borsellino, suscitando l’indignazione dei fratelli Rita e Salvatore, la mia e quella di altri familiari di vittime innocenti della mafia proprio in virtù dell’amicizia con l’ex latitante democristiano, maggiore rappresentante della politica andreottiana nel trapanese, Giuseppe “Pino” Giammarinaro. Sgarbi fece allusioni al nostro sperpero di fondi pubblici (ma l’Associazione Nazionale Familiari Vittime di Mafia si è sempre autofinanziata) e addirittura disse che io avrei voluto la Sicilia in mano alla mafia per poter continuare a fingermi vittima. Dopo aver infamato la mia figura e aver mortificato quella di mio padre, giornalista ucciso dalla mafia nel 1993, Sgarbi ebbe addirittura il coraggio di annunciare l’intenzione di sporgere querela nei confronti della sottoscritta e di Salvatore Borsellino.
Oggi le agenzie di stampa e i quotidiani online raccontano che l’amico di Sgarbi, Giammarinaro, è nei guai. “Dall’esito di siffatte indagini, è emerso il costante tentativo da parte dell’ex sorvegliato speciale di PS (Giuseppe Giammarinaro, n.d.r.) di condizionare l’attività amministrativa del Comune di Salemi, partecipando occultamente alle fasi decisionali più importanti, così ponendo in essere ‘…un vero e proprio condizionamento mafioso di tutta l’attività amministrativa del Comune di Salemi…’, finalizzato ad imporre, dopo l’elezione del Sindaco Sgarbi, un’influenza sull’Amministrazione Comunale di Salemi”.
Basterebbe, e forse basterà, soltanto questa frase per portare allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del comune di Salemi, grosso centro in provincia di Trapani amministrato dal pregiudicato (truffa ai danni dello Stato) Vittorio Sgarbi. E’ un estratto della misura di prevenzione personale e patrimoniale chiesta e ottenuta dalla Questura di Trapani ai danni di Giuseppe Giammarinaro, ex deputato regionale della Dc.
Gli investigatori scrivono che “la D.d.a. di Palermo, nel contesto di indagini finalizzate ad individuare la provenienza delle numerose minacce anonime di cui è rimasto vittima il Sindaco di Salemi Vittorio SGARBI, ha palesato come le risultanze investigative abbiano delineato un contesto ambientale in cui il Giammarinaro ha inciso in modo significativo su alcune delibere del Comune di Salemi. Dalle intercettazioni e dalle altre indagini svolte è, infatti, emerso che la candidatura alla carica di Sindaco di Salemi di Vittorio Sgarbi è stata sostenuta proprio dal Giammarinaro Giuseppe, che ha appoggiato il noto critico d’arte durante la campagna elettorale”.
Emerge, dal provvedimento, un Vittorio Sgarbi succube compiacente di una figura inquietante quale quella di Giammarinaro. Tanto che anche Oliviero Toscani, noto per lo scarso pelo sullo stomaco, agli investigatori che lo interrogano dice senza problemi: “..Sgarbi mi ha detto che fu Pino Giammarinaro a chiedergli di fare il Sindaco di Salemi. Mi ha detto che Giammarinaro salì a Milano e gli fece la proposta”.
E ancora, si legge: “In merito al ruolo occulto dell’ex sorvegliato speciale di PS nel pesante condizionamento dell’attività amministrativa di Salemi, il Toscani chiariva, testualmente, in modo significativo: “ho deciso di lasciare la Giunta di Salemi perché mi sono reso conto che il contesto territoriale, che mi permetto di definire “mafioso”, non mi consentiva di operare in maniera libera ed autonoma nell’amministrazione comunale. In particolare, Le posso dire che sin dal mio ingresso in Giunta, ho potuto constatare la costante presenza di Pino Giammarinaro alle riunioni della Giunta. Giammarinaro partecipava e assumeva decisioni – senza averne alcun titolo – alle riunioni della Giunta di Salemi, alla presenza di Sgarbi, del sottoscritto e di altri assessori comunali. La cosa mi sembrò alquanto anomala, perché nessun estraneo aveva mai partecipato alle riunioni della Giunta…”.
Nella proposta di sequestro dei beni si citano atti di indagine “acquisiti presso la Procura di Trapani e la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, dai quali è stato, altresì, possibile avere contezza di un coinvolgimento diretto del Giammarinaro Giuseppe nelle attività politico-amministrative del Comune di Salemi, attualmente retto dal sindaco SGARBI Vittorio”.
Un quadro che dovrebbe, e lo farà, mettere fine alla carriera politica di Sgarbi e si spera serva alla Rai per annullare immediatamente ogni contratto con un pregiudicato amico di un ex latitante, peraltro già condannato per concussione e peculato e oggi indagato per riciclaggio. Nelle carte dell’inchiesta spunta anche il nome del neo-ministro dell’agricoltura Saverio Romano, ma a lui ho dedicato un altro spazio, sul mio blog personale. (Sonia Alfano)
"Massima solidarietà alla capra di Sgarbi, coinvolta suo malgrado in una delle più immani catastrofi della storia della televisione: il programma di Sgarbi, voluto da quel gran genio di B. e dal sottostante Masi. Nessuno finora, nemmeno Ferrara nonostante l’impegno, era riuscito a scendere sotto il 10% su Rai1. E non perché Rai1 trasmetta programmi particolarmente arrapanti. Ma perché, trattandosi del primo canale sul telecomando, è automatico sintonizzarvisi. Per tradizione e inerzia. Anche il monoscopio, quando c’era, totalizzava 4-5 punti di share, per la semplice ragione che le famiglie-campione Auditel si assopivano dolcemente dinanzi al televisore acceso. Ora Sgarbi riesce a fare addirittura meno del monoscopio, impresa ritenuta fino all’altroieri impossibile: come fare zero al Totocalcio. Per sfuggire alla broda sgarbiana, il telespettatore è stato costretto a lunghi allenamenti per preparare le dita allo zapping salva-vita: dopo il Tg1, che già richiede stomaco forte, occorre la massima destrezza per cambiare canale in tempo utile e scampare alla vista di Ferrara, dopodiché, cronometro alla mano, si calcolano 5 minuti esatti di apnea per non imbattersi neppure in una sequenza di Radio Londra, ma al contempo non perdere neppure un istante di Affari Tuoi; segue una mezz’ora di rilassamento, ma senza esagerare, perché subito dopo bisogna essere pronti a catapultarsi su qualunque altro canale, foss’anche una televendita di tappeti o pentole antiaderenti, per scongiurare l’emergenza Sgarbi.
L’altra sera un signore un po’ fuori forma ha ceduto di schianto proprio all’ultimo zapping, precipitando nel fluviale monologo sgarbiano.
Raccogliendo le ultime forze, ha tentato di uscirne, ma invano, causa un guasto al telecomando che impediva qualunque altra sintonizzazione e pure l’azzeramento dell’audio. Al momento dell’ingresso in studio del figlio di Sgarbi, sottolineato da applausi finti, l’uomo si è abbandonato ad atti di autolesionismo leggendo un editoriale di Sallusti e l’ultimo libro di Bondi.
Allarmati dalle sue urla strazianti (sue di Sgarbi), i vicini han chiamato la Croce verde che ha trasportato il malcapitato alla neurodeliri, dove è stato giudicato guaribile in 40 giorni, ma col divieto di accendere mai più la tv per evitare ricadute.
La prognosi per Sgarbi invece rimane riservata. Ieri, dopo aver festeggiato il trionfo di ascolti a Palazzo Grazioli col suo mandante entusiasta per il trionfo di Mediaset, il critico d’arte varia ha indetto una conferenza stampa per stilare il bilancio dei danni della prima puntata, che sarà anche l’ultima: “Non mi aspettavo questi ascolti, ma volevo fare proprio questo programma”. Invece i telespettatori si aspettavano proprio questo programma, solo che non volevano vederlo.
La colpa comunque sarebbe di Saviano, di cui il pacato professore-sovrintendente-sindaco-truffatore si proponeva come l’alter ego berlusconiano: “Sono stato deviato da Saviano, che si compiace nel mostrare l’Italia brutta”. Ecco, c’è un complotto di Saviano in combutta con i 10 milioni di telespettatori di Vieni via con me: se non apprezzano Sgarbi che strilla “capra! capra! capra!”, dev’essere perché qualcuno li ha minacciati. O forse addirittura sequestrati. Dev’esserci lo zampino della mafia, che Sgarbi combatte da sindaco di Salemi (per combatterla meglio, fa il ventriloquo del noto Giammarinaro, da lui stesso definito “un mafiosetto che non conta nulla”).
Si chiude così, mestamente, la lezione di tv impartita da Sgarbi a quegl’incapaci di Saviano, Fazio e Santoro, sull’esempio di quei pensionati un po’ rinco che, non sapendo che fare, si aggirano dietro le transenne dei cantieri dispensando consigli non richiesti agli operai. È un peccato però che la Rai abbia chiuso gli Sgorbi Quotidiani appena aperti. Dopo la puntata sul padre col figlio, erano molto attese quelle riservate alle zie, ai cognati, alle suocere e ai pronipoti. E, a lasciarlo fare, il poveretto aveva ancora ampi margini di peggioramento: in poche settimane avrebbe potuto toccare lo zero assoluto". (Marco Travaglio)
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