giovedì 17 marzo 2011
Una 'cricca' non può riformare la giustizia
"Il Presidente del Consiglio e i peones che lo sostengono sferrano l’attacco finale alla Costituzione tentando di portare a compimento un disegno eversivo di chiara matrice piduista. Nell’Italia in cui il lavoro è raramente un diritto e sempre più un privilegio, in cui si distruggono scuola pubblica e università, in cui manca una seria politica industriale, in cui la spesa pubblica non serve anche per rimuovere gli ostacoli che rendono i cittadini diseguali ma per consolidare le cricche e gli intrecci tra mafie e politica, in cui la cultura è un lusso sovversivo e la natura è quotidianamente violentata, in cui la politica estera è ridotta ai rapporti servili e affaristici con dittatori alla Gheddafi, il Governo si concentra unicamente sul bersaglio da colpire e affondare: l’indipendenza della magistratura. E’ l’attacco al cuore della democrazia. Senza magistrati autonomi e indipendenti non esiste uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Il Governo vuole sottrarre al PM la titolarità delle indagini per affidarle alla polizia giudiziaria che dipende dal Governo. La separazione delle carriere serve per sottoporre il PM all’esecutivo, trasformandolo da magistrato ad avvocato dell’accusa, smarrendosi anche la cultura comune della giurisdizione che è garanzia nella tutela dei diritti. Ulteriore rafforzamento del potere disciplinare del Ministro della Giustizia in maniera tale da fiaccare quei magistrati che osano ancora esercitare il controllo di legalità nei confronti dei poteri e dei potenti. Consolidamento della lottizzazione partitocratica del CSM aumentando i membri di nomina politica rispetto ai togati e prevedendo due CSM, uno per i giudici e l’altro per i PM, questi ultimi ancora più sotto l’influenza politica e con una forte connotazione gerarchica. L’eliminazione dell’obbligatorietà dell’azione penale, in modo tale che non verranno perseguiti tutti i reati ma solo quelli graditi alla politica: immigrazione clandestina, dissenso sociale, furti di galline. Si ripropone la legge bavaglio per evitare le intercettazioni e si introducono punizioni esemplari per i magistrati che sbagliano: ossia quelli che indagano su corruzioni, mafie, riciclaggio, consorterie istituzionali deviate et similia. Non c’è una norma, un articolo, nemmeno un comma che vada nella direzione di migliorare la giustizia nell’interesse dei cittadini, che renda i procedimenti più celeri e che consenta all’ordine giudiziario di rendere un servizio efficiente. Nulla. L’obiettivo è solo quello di preservare la casta dalle indagini dei magistrati liberi e coraggiosi e di alterare per sempre gli equilibri costituzionali. Di fronte ad un tale disegno eversivo, che tende a cancellare la Costituzione e a distruggere lo stato di diritto, si deve rispondere con una forte resistenza democratica che impedisca l’affermazione del fascismo di ritorno". (dal blog di Luigi De Magistris)
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