domenica 20 marzo 2011

L'Onu intervenga subito anche in Costa d'Avorio


Due pesi e due misure. Sono favorevole all'intervento dell'Occidente in Libia. Ritengo anzi che sia stato tardivo dopo che un pazzo ammazzava con cecchini, mercenari, bombe ed aerei il suo stesso popolo che diceva di amare e che 'lo amava'. E' vero che sta succedendo, in forma minore, la stessa cosa in Yemen, Bahrein e altri parti del mondo, ma non con lo stesso bisogno di intervento immediato. La situazione è invece già esplosiva in Costa d'Avorio, dove ci sono già migliaia di caschi blu da diversi anni, ma che non servono a niente perché non possono intervenire direttamente per cacciare un altro pazzo, tale Gbagbo, che ha un'esigua minoranza nel Paese e che appartiene ad un'etnia anch'essa minoritaria, che sta riducendo la Costa d'Avorio ad una nuova Liberia, nonostante fosse la terza nazione più ricca dell'Africa, prima esportatrice di cacao e seconda di caffé. Anche qui bisogna intervenire in maniera più decisa perché la situazione è già fuori controllo e la popolazione inerme è già oggetto di soprusi e nefandezze. Come Comitato per la pace in Costa d'Avorio stiamo raccogliendo fondi per portarli direttamente a mano nel Paese, l'unico modo per farglieli avere per comprare cibo di prima necessità, perché qualsiasi tipo di sportello finanziario non funziona più. Chi vuole dare una mano può versarli sul conto corrente postale 40843039, intestato a Brindisi Antonio, causale 'Comitato per la pace in Costa d'Avorio'.
"Circolano i carri armati nella capitale della Costa d'Avorio, tra incendi, macerie e cadaveri abbandonati. Alcuni mezzi blindati, agli ordini del presidente uscente, Laurent Gbabgo, che si rifiuta di lasciare il potere, sono entrati nel quartiere Abobo, poco dopo che colpi di mortario avevano ammazzato una trentina di civili. Sono stati visti soldati dar fuoco a negozi e automobili lungo le strade di Abobo, che è sotto il controllo dei fedelissimi dell'uomo che le Nazioni Unite hanno riconosciuto come vincitore delle elezioni presidenziali di quattro mesi fa, cioè Alassane Ouattara. E' guerra civile. E tutto ha origine dagli scontri tra i fedeli ad Alassane Outtara, e Laurent Gbagbo, il capo dello stato uscente che rifiuta l'esito delle elezioni e che sta tentando di assumere il controllo della produzione del cacao, di cui la Costa d'Avorio è il primo produttore al mondo. Il risultato è un aggravarsi della situazione umanitaria, con centinaia di migliaia di sfollati e conseguente paralisi dell'economia. La situazione è così grave che persino l'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha annunciato di aver dovuto ritirare il personale internazionale in alcune città. Mentre la capitale Abidjan è stata attraversata da un corteo di donne che chiedono l'uscita di scena di Gbagbo.Ci rimettono solo i civili. In questo clima di guerra civile, che oltre tutto continua a mettere sotto pressione i mercati internazionali del cacao e facendo salire alle stelle i prezzi del prodotto, di cui la Costa d'Avorio è il primo produttore mondiale, a subire le conseguenze peggiori è la popolazione civile, che paga - come sempre - il prezzo più alto". (La Repubblica)

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