sabato 30 maggio 2009
Impeachement per il premier. Ci porterà alla guerra civile.
Se le regole democratiche non saranno in grado di fermare quest'uomo per l'Italia ci sarà la possibilità di una nuova guerra civile. Se le opposizione e i gruppi politici sani non fermeranno chi irride alla magistratura, al parlamento e ad un sano vivere, in nome di prepotenza, agressione, menzogna, calunnia, corruzione e mignottificio, saremo costretti ad ergere muri ed ostacolare con la forza chi ci impedisce di evolvere e vivere sereni con i nostri figli.
Il Paese dei gorilla.
"Mi chiamo Niccolò Rinaldi, lavoro al Parlamento europeo come Segretario Generale aggiunto dal 1991, precedentemente sono stato nelle Nazioni Unite come responsabile dell’informazione in Afghanistan per un paio di anni.Al Parlamento europeo mi occupo anche dell'Africa. Nel 1994 sono stato tra coloro che dovevano seguire da Bruxelles, e poi anche sul posto, tutti gli eventi che hanno portato al genocidio dei Tutsi e allo sterminio degli Hutu moderati. Quali sono state le cause che hanno scatenato nel 1994 il genocidio di circa un milione di Tutsi e lo sterminio degli Hutu moderati che non si sono schierati insieme accanto ai genocidari?Vi sono comunque dei personaggi, delle situazioni, degli episodi storici, delle responsabilità molto precise e cercherò di raccontarvele, oltre al genocidio dobbiamo affrontare il revisionismo, il negazionismo, la non assunzione di responsabilità da parte di coloro che in questa storia hanno purtroppo avuto molte colpe.Il Rwanda era un Paese africano stabile e pacifico prima che arrivassero gli europei. Non è questo il momento di parlare della storia del Rwanda prima degli europei, però come europei credo che dovremmo sempre riflettere che la storia dei popoli africani non è cominciata con il nostro arrivo, con i missionari o con gli esploratori che sono giunti dall’occidente, ma è una storia molto più antica. Gli europei arrivano prima con i tedeschi e l’arrivo degli europei è stata la prima causa di questo genocidio. Con la Prima Guerra Mondiale la Germania ha perso la sovranità sul Rwanda che passa sotto il controllo dei belgi che cominciano a seguire un po’ la classica politica del divide et impera, di cercare di creare delle differenze all’interno delle persone che dovevano controllare, quindi i rwandesi, al fine di rafforzare il loro potere e hanno in qualche modo bloccato quella mobilità tra coltivatori e allevatori, cercando di mettere su una posizione di maggiore privilegio proprio il gruppo dei Tutsi, il gruppo degli allevatori.La seconda causa è stata la partenza degli europei.I Belgi nel momento di lasciare il Paese didero il potere ai coltivatori, al gruppo degli Hutu, cercando di ingraziarsi la maggioranza e di scaricare la classe dirigente che avevano sostenuto e anche strumentalizzato durante l’Amministrazione coloniale. Questo rivolgimento ha ulteriormente confuso le carte nel Paese e ha portato a una istituzionalizzazione, quasi, del rancore. Coloro che erano appoggiati prima si sono ritrovati in una posizione di inferiorità, coloro che erano tenuti più giù, più in basso nelle posizioni dell’Amministrazione coloniale, si sono ritrovati improvvisamente ad avere un ruolo protagonista.La nascita di una diaspora di rwandesi che sono stati costretti a lasciare il paese e che si sono stabiliti in Uganda, ha modificato anche le caratteristiche linguistiche di questo Paese, perché questa diaspora che trovava rifugio in un paese anglofono ha cominciato, soprattutto con la seconda generazione, a usare più l’inglese che non il francese come lingua di comunicazione.Questo ha fatto da pendant a un altro elemento. Dopo l’uscita di scena dei belgi con l’indipendenza, sono stati i francesi che hanno cominciato a giocare il ruolo di potenza straniera dominante, influente nel Rwanda. La politica francese in Africa è sempre stata una politica molto protagonista, molto attiva e molto basata sulla creazione di una vasta area francofona dove proprio l’appartenenza al gruppo linguistico francese ha costituito un elemento protagonista, un elemento di fondo della politica di questo Paese.La presenza dei rwandesi in Uganda, di questa diaspora, ha presto creato una sorta di senso di superiorità nei rwandesi che sono rimasti nel Paese, francofoni e dominati dagli Hutu e un senso anche di minaccia, come se questa diaspora potesse costituire una sorta di spina nel fianco. E con questa dinamica siamo arrivati a una sorta di banalizzazione dell’omicidio, quindi i massacri che già vi erano stati dopo l’indipendenza, negli anni immediatamente successivi all’indipendenza, sono stati ripetuti negli anni successivi 70/80 con dei massacri regolari, senza che la comunità internazionale mai intervenisse con volontà e tanto meno con efficacia.Le informazioni sulla preparazione del genocidio in Rwanda erano disponibili. Il Generale a capo dei Caschi Blu in Rwanda, nel gennaio 1994 scrisse un fax a New York dicendo che da un suo informatore aveva avuto notizie precise che si stava effettuando la preparazione di un massacro in vasta scala. Un fax di grande importanza al quale non vi fu mai una vera e propria risposta da parte delle Nazioni Unite, di fatto gli fu risposto: stai buono, stai tranquillo, lui chiedeva dei rinforzi, chiedeva un mandato, la protezione per il suo informatore. Fu un fax che non venne preso in considerazione.E’ opinione diffusa che queste informazioni fossero disponibili anche da parte della Chiesa che aveva una rete, e ha tutt’ora naturalmente, attraverso le parrocchie, diffusa anche più delle Nazioni Unite sul territorio, molto capillare che ha il senso, il polso di quello che sta accadendo nella società.Se vi sia stata una comunicazione da parte delle missioni da parte del clero e da clericali rwandesi e poi forse anche del Vaticano, questo in realtà non lo sappiamo. C'è la diffusa convinzione che in realtà fosse impossibile che le parrocchie, che veramente sono molto dentro la vita della società ruandese, non fossero a conoscenza di quello che stesse accadendo, questo per il prima.Quando poi il genocidio è accaduto, molta popolazione Tutsi ha cercato rifugio proprio nelle chiese, si è messa nelle chiese, si è chiusa dentro le chiese, ha avuto ospitalità in questi conventi, con queste chiese con la beffa che in alcuni casi sono stati gli stessi sacerdoti e a volte le stesse suore, perché c’è stata anche un’implicazione delle stesse suore in questo genocidio, abbiano consegnato poi le chiavi della chiesa alle milizie Hutu che erano a caccia dei Tutsi e chiusi dentro poi abbiano permesso il massacro. Molto spesso è accaduto che le popolazioni che avevano trovato rifugio nelle chiese fossero recluse nella chiesa e fossero poi bruciate vive dentro queste strutture. Teniamo conto che molti personaggi, molte persone, membri del clero ruandese sono stati e sono tutt’ora indagati o condannati sia dal Tribunale ruandese che dal Tribunale delle Nazioni Unite per i crimini commessi in Rwanda.In Rwanda secondo me non c’erano dei veri interessi economici francesi che fossero così importanti da giustificare la politica che poi il Paese ha adottato, erano più interessi geopolitici di presenza e di mantenimento dell’area francofona, per contrastare un’influenza anglofona e americana nella Regione. Interessi nell’area a livello economico sono sul Congo Zaire, lì sicuramente c’è stata un’importanza molto maggiore da parte della Francia, come nell’ex Zaire di tanti altri Paesi europei. Il vero dramma e la vera causa scatenante di questi fenomeni è la grande indifferenza che c’è da parte dell’opinione pubblica su questo tipo di vicenda. Abbiamo un milione di persone massacrate e nessuno scende in piazza in Europa".
Impeachement per il premier. Il nuovo orco.
Se aveste una figlia tra i 14 e i 18 anni la faresti avvicinare al circo barnum del nostro attuale premier? Io no. Anzi lo denuncerei per i festini con 50 giovani a luci rosse. Per questo voglio la sua testa.
giovedì 28 maggio 2009
Scusate, siamo italiani.
"Non amano l'acqua, molti di loro puzzano perché tengono lo stesso vestito per molte settimane. Si costruiscono baracche di legno ed alluminio nelle periferie delle città dove vivono, vicini gli uni agli altri. Quando riescono ad avvicinarsi al centro affittano a caro prezzo appartamenti fatiscenti. Si presentano di solito in due e cercano una stanza con uso di cucina. Dopo pochi giorni diventano quattro, sei, dieci. Tra loro parlano lingue a noi incomprensibili, probabilmente antichi dialetti. Molti bambini vengono utilizzati per chiedere lelemosina ma sovente davanti alle chiese donne vestite di scuro e uomini quasi sempre anziani invocano pietà, con toni lamentosi e petulanti. Fanno molti figli che faticano a mantenere e sono assai uniti tra di loro. Dicono che siano dediti al furto e, se ostacolati, violenti. Le nostre donne li evitano non solo perché poco attraenti e selvatici ma perché si è diffusa la voce di alcuni stupri consumati dopo agguati in strade periferiche quando le donne tornano dal lavoro.I nostri governanti hanno aperto troppo gli ingressi alle frontiere ma, soprattutto, non hanno saputo selezionare tra coloro che entrano nel nostro paese per lavorare e quelli che pensano di vivere di espedienti o, addirittura, attività criminali". Testo tratto da una relazione del 1912 dell'Ispettorato per l'Immigrazione del Congresso americano. Si parla di immigrati italiani.
mercoledì 27 maggio 2009
Impeachement per il premier. Muore Sansone con tutti i filistei.
Svuotati. Sembrano così i berluscones ora che il re appare nudo. Come nella saga del signore degli anelli i suoi cattivi seguaci senza di lui sono delle carcasse vuote prive di qualsiasi cosa. Ora che il torrente sta diventando un fiume che sta travolgendo il premier i suoi yes man appaiono involucri senz'anima che ripetono sempre gli stessi ritornelli. Ora che il loro vate è in difficoltà farfugliano frasi senza senso ripetendo tutti lo stesso copione preparato da Bonaiuti e Ghedini. Sansone cascherà con tutti i filistei e tutti si accorgeranno che il re è nudo.
Quando il carnefice siede con la vittima.
"Questo Paese mi fa schifo. E' vergognoso che il procuratore antimafia si sieda gomito a gomito con l'onorevolissimo ministro Alfano per ricordare Giovanni Falcone. E' vergognoso che la memoria di questo paese, la tutela della legalità venga affidata a gente palesemente collusa con la mafia. Schifani, Berlusconi, non fanno altro che santificare la figura dei due giudici, uccidendoli un po' ogni giorno, allontanandoli dalla realtà, nel tentativo di farci dimenticare che sono state persone in carne ed ossa, che si sono rifiutate di voltarsi dall'altra parte, che hanno resistito, non degli eroi da libri di storia. Resistito, resistenza, anche questa parola hanno inquinato e svuotato di significato! Se si volesse ricordare davvero Falcone e Borsellino, se volessimo davvero dare loro onore e giustizia, allora dovremmo chiedere, anzi, pretendere le spiegazioni di Mancino, pretendere di sapere dov'è finita l'agenda del giudice? Chi erano i personaggi che si aggiravano in via D'Amelio, appartenevano alla polizia? Dovremmo pretendere la verità. Dovremmo smettere di credere che quattro "viddani" da soli abbiano potuto compiere delle stragi che hanno cambiato il corso della storia di questo paese. Io me lo ricordo il 1992, me la ricordo la Sicilia di allora, c'era tanta speranza, la voglia di cambiare. E poi? Poi abbiamo votato chi da quelle morti ha acquisito potere, un potere incontrollabile, fatto di capitali, non di lupare e pizzini e coppole. Borsellino stava indagando sullo stalliere di Berlusconi, prima di morire in via D'Amelio con la sua scorta, ma che differenza fa? Dovremmo avere una cultura della memoria per ricordarcelo, una cultura della legalità per pretendere che i nostri referenti politici siano al di sopra di ogni sospetto. Invece abbiamo preferito una cultura delle veline, abbiamo preferito voltarci e tutti i giorni sputiamo sulla memoria delle vittime di mafia. Le commemoriamo fianco a fianco con i loro assassini. Abbiamo preferito i premi del potere - come diceva Montanelli - alla giustizia. Finiremo per sbranarci nella contesa di ciò che resta dei nostri diritti - lavoro, istruzione, salute - perchè non abbiamo preteso legalità. Non abbiamo rispettato la memoria di chi è morto per quei diritti. (www.agoravox.it)
martedì 26 maggio 2009
Impeachement per il premier. Uno psicopatico che impedisce lo sviluppo.
I primi gruppi politici hanno iniziato a chiedere che l'attuale premier italiano si faccia da parte. Non mettono in dubbio la vittoria alle elezioni o la volontà popolare, che rimarrebbe per ora inalterata, ma lo stato mentale di chi dovrebbe dirigere il nostro Paese. Ci sono evidenti segni di squilibrio e comportamenti morali ed etici, nonché un continuo attacco e tentativo di abbattere tutte le istituzioni esistenti, che fanno temere il peggio nel caso questo personaggio continui a detenere nelle sue mani potere politico, economico, informativo e delle piazze. Vanno prese delle misure adesso prima che sia troppo tardi e prima che l'Italia sana possa dirigersi verso situazioni vicine allal guerra civile.
E' tempo di ridistribuire le ricchezze.
I due sistemi fondanti dellultimo secolo sono falliti. Il comunismo, comè noto, fatta salva la Cina che ha dovuto introdurre aree in stile capitalista, e il capitalismo stesso, come sta dimostrando l'attuale crisi finanziaria. Non sappiamo se esistono altri sistemi che potranno sostituire questi due. Di sicuro c'è che se per il comunismo siamo tutti, o quasi, d'accordo, per il sistema capitalista sono in molti a ritenerlo l'unico possibile. Un cosa però è ora di cambiare: la proprietà privata. Giusta e difendibile quando si tratta di singoli che non hanno ricchezze sfrenate. Iniqua e fautrice di ingiustizie millenarie quando enormi proprietà vengono mantenute da secolari istituzioni, fondazioni, nobiltà e saghe familiari. E' giunta l'ora di fare due conti. Non è possibile che istituzioni, come la Chiesa per esempio, famiglie della nobiltà, fondazioni familiari e quant'altro, continuino a detenere ricchezze e proprietà spropositate rispetto ad una normale vita terrena, impedendo di fatto a miliardi di altre persone di godere di beni dati a tutti gli uomini, accaparrati così da pochissimi. Proprio così, accaparrati, perché la legge del più forte ha fatto sì che alcuni di loro, manovrando a maestria le leve di qualche potere, si sono impossessati dei beni di tutti e se li tramandano qualsiasi sia la situazione politica, nei secoli dei secoli. La Chiesa, che predica bene e razzola male, ha ricchezze e proprietà immense che, con la scusa della caritas, mantiene lasciando solo le briciole.Tutti i cosiddetti nobili hanno mantenuto le proprietà conquistate dai loro avi uccidendo e depredando. Grandi famiglie hanno accumulato tanto di quel denaro e ricchezze che agli altri non resta nulla. Colonialismo, fascismo e diversi sistemi politci hanno permesso l'accumularsi di ingenti ricchezze in mano di pochi, che non le hanno più mollate nonostante i cambiamenti politici successivi alle loro razzie il Regno d'Inghilterra tanto per citarne uno). Nella logica capitalista e della gestione del potere va rivisto qualcosa che impedisce un normale sviluppo di tutti gli essere umani, visto che la maggior parte delle ricchezze è nelle mani di meno del 10 per cento della popolazione mondiale.
lunedì 25 maggio 2009
Impeachement per il premier. Il re è ormai nudo.
Forse qualche possibilità di impeachement all'attuale premier italiano è oggi possibile. Le vicende di questi ultimi giorni hanno evidenziato ancora di più il grave squilibrio mentale di chi dovrebbe prendere le decisioni per il nostro Paese. Oggi Di Pietro chiederà la sfiducia, altri hanno chiesto l'impecheament e molti criticano la condotta dell'inquilino di Palazzo Chigi, compresa la chiesa. Solo la sua maggioranza, per motivi di potere, lo difende ancora motivando il loro sostegno al fatto che gli italiani sono con lui... . A parte che, facendo i conti, un'altra maggioranza di italiani non ne può più di questo orco che passa la serata con trenta fanciulle vergini promettendogli di fare le meteorine in tv, è ormai l'ora che questo squilibrato miliardario torni al privato, o a scelta in una casa di cura o in prigione, e lasci che l'evoluzione della specie continui.
Impeachement per il premier. Come farsi gli affari propri.
Il nuovo napoleone de noantri, il burino arricchito che pensa che basta apparire per essere, già da quando faceva l'imprenditore di successo all'ombra di politici come il latitante Craxi ed ora, a maggior ragione, che direttamente è responsabile delle decisioni del Paese, non ha mai smesso di farsi gli affari suoi a scapito degli interessi generali degli italiani. Se va a Napoli per un summit sulla monnezza è perché ha un appuntamento galante con un'aspirante velina che vuol fare la 'meteorina' con Fede, se va in Russia dall'amico Putin è perchè deve concludere qualche affare per se stesso, se va in Egitto è anche per stringere accordi economici personali e poi farsi vedere nelle discoteche del Mar Rosso, se fa una legge è per proteggere le sue tv od evitare di andare in galera. Di iniziative di questo genere ne sono piene le cronache. Noi invece ne abbiamo piene le tasche di avere questo saltimbanco come nostro premier.
sabato 23 maggio 2009
Impeachement per il premier. Nemico delle donne.
In più occasioni il nostro premier ha mostrato la sua inclinazione negativa al rapporto con le donne. Una certa forma di disprezzo che vede la donna come oggetto e non già come persona. Lo dimostrano il suo feroce attacco alla moglie Veronica, presentandola nuda sui suoi rotocalchi. Gli apprezzamenti grossolani alla leader della Confindustria Marcegaglia, le foto nude della Guerritore che aveva impersonato la moglie Veronica, le barzellette da osteria e le battute triviali ad ogni summit internazionale. Lo dimostrano le sue serate con diciottenni stile avventurieri e puttanieri da quattro soldi. Di questo personaggio non ne vogliamo sapere e ci auguriamo che si faccia al più presto da parte.
Impeachement per il premier. In odore di mafia.
Questo signore osannato da un terzo della popolazione italiana ha iniziato a macinare soldi non suoi all'inizio della sua folgorante carriera di imprenditore. Il padre lavorava in una banca che riciclava soldi della mafia. Il signore di cui parliamo aveva coma stalliere un feroce capomafia, uno che aveva ucciso e che viveva in una delle sue prime residenze milanesi. Quest'uomo, da cabarettista sulle navi da crociera, improvvisamente comincia a macinare miliardi, fino ad arrivare ad avere quello che ha oggi, cioè circa 50 miliardi di euro di suo capitale privato! Nel bel mezzo centinaia di denunce e processi per finanziamenti illeciti, corruzioni, falsi in bilancio e via dicendo. Per non parlare di quello che non si sa. Da molti tribunali è uscito indenne grazie a stuoli di migliori avvocati e con la prescrizione. Questo è l'uomo che oggi sta guidando il nostro Paese.
giovedì 21 maggio 2009
Impeachement per il premier. Il nuovo napoleone.
Franceschini dice che il nostro premier si crede ormai napoleone. Insomma gli ha dato del matto. La moglie dell'uomo di Arcore ha detto che è malato, sembra di carne giovane ed elisir della giovinezza preparati in quel di Catania. Ieri l'inquilino di palazzo chigi ha dato della velina anche alla Marcecaglia, presidente di Confindustria, che non ha gradito. Lui giura sui figli che non è un corruttore e questo deve bastare alla legge per non processarlo. Chissà perché si nasconde dietro il lodo Alfano. Questo signore, che raccoglie tanto consenso da una parte degli italiani, un po' matto lo è davvero e, nonostante i suoi miliardi e le sue residenze, non è adatto a guidare ed a rappresentare il nostro Bel Paese.
Stacca la spina!
Dopo essermi informato sul web, il pomeriggio o la sera, più per pigrizia che per passione, ogni tanto faccio un giro sui canali tradizionali tv: i tre della rai pubblica, i tre mediaset e quello della 7. Non riesco a credere alle mie orecchie e ai miei occhi. Viene rappresentata una realtà che non esiste da un circo barnum i cui protagonisti sono sempre gli stessi, dicono sempre le stesse cose e si parlano tra loro. Forse è giunto il momento di staccare la spina e di non foraggiare più con il canone rai e con i proventi della pubblicità una massa di analfabeti mediocri.
Tanto per allungare il brodo, iniziamo dall’informazione. I canali mediaset sono inguardabili, ad iniziare dal cabarettistico 'Tg4' fino a finire al finto accattivante 'Studio aperto'. Sono tutti chiaramente tesi ad esportare le veline del potere del nostro premier ed accolliti, ad imporre immagini a lui piacenti e a denigrare i suoi avversari. Il resto è rappresentato da un gossip ossessionante di poveri ragazzi mandati allo sbaraglio che li fa sentire importanti dopo essere passati nell’occhio di una telecamera. Così che politicanti insulsi, personaggi mediocri e presentatori trash, diventano improvvisamente importanti senza ben capirne il perché. Ancor più grave è il caso della rai, per la quale si impone un canone, dove, forse salvando solo lo sport, l’informazione e il varietà fanno pena solo ad avvicinarvisi. Casi farlocchi di persone che ricominciano, meglio se ex famose, un Italia allo specchio che non rispecchia proprio niente, presentatrici uscite da film degli orrori tanto sono incipriate, un’informazione fatta di bellimbusti che riassumano stile twitter le battute sempre dei soliti politici. Per non parlare degli approfondimenti informativi, tipo ’Ballarò’, ’Anno Zero’ e ’Che tempo che fa’, che ripropongono ossessivamente sempre le stesse interviste con gli stessi personaggi. E quelle citate sono le migliori. Poi ci sono una serie di trasmissioni gossip dove si avvicendano personaggi insulsi dello spettacolo che, per aver partecipato a questo o a quel programma, ora sono in grado di spiegare perché si muovono le stelle. Questi personaggi sono sempre gli stessi, riciclati un po’ dappertutto e poi buttati sulle riviste patinate con improbabili flirt a destra e a manca.La 7 non fa eccezione.Nessuno che gridi che il re è nudo, che quello che viene detto non è vero, che la realtà è trasformata e plasmata da chi detiene il potere per ottenere ancora più consensi per divorare la cosa pubblica. Poi c’è la pubblicità, quella che mantiene in vita tutto questo lerciume mediatico per venderci prodotti di ogni tipo. Vedo interruzioni sempre in aumento, anche sui fumetti dei bambini, anche sulla fame e sui morti, con annunci di palese rimbeccillimento delle persone. Ecco, sì, questa tv sembra parlare a dei bambini stupidi. Forse è l’ora di staccare la spina e di vederci qualcosa di meglio. Magari il mare e le stelle, o il sorriso di nostro figlio o della nostra amata.
Tanto per allungare il brodo, iniziamo dall’informazione. I canali mediaset sono inguardabili, ad iniziare dal cabarettistico 'Tg4' fino a finire al finto accattivante 'Studio aperto'. Sono tutti chiaramente tesi ad esportare le veline del potere del nostro premier ed accolliti, ad imporre immagini a lui piacenti e a denigrare i suoi avversari. Il resto è rappresentato da un gossip ossessionante di poveri ragazzi mandati allo sbaraglio che li fa sentire importanti dopo essere passati nell’occhio di una telecamera. Così che politicanti insulsi, personaggi mediocri e presentatori trash, diventano improvvisamente importanti senza ben capirne il perché. Ancor più grave è il caso della rai, per la quale si impone un canone, dove, forse salvando solo lo sport, l’informazione e il varietà fanno pena solo ad avvicinarvisi. Casi farlocchi di persone che ricominciano, meglio se ex famose, un Italia allo specchio che non rispecchia proprio niente, presentatrici uscite da film degli orrori tanto sono incipriate, un’informazione fatta di bellimbusti che riassumano stile twitter le battute sempre dei soliti politici. Per non parlare degli approfondimenti informativi, tipo ’Ballarò’, ’Anno Zero’ e ’Che tempo che fa’, che ripropongono ossessivamente sempre le stesse interviste con gli stessi personaggi. E quelle citate sono le migliori. Poi ci sono una serie di trasmissioni gossip dove si avvicendano personaggi insulsi dello spettacolo che, per aver partecipato a questo o a quel programma, ora sono in grado di spiegare perché si muovono le stelle. Questi personaggi sono sempre gli stessi, riciclati un po’ dappertutto e poi buttati sulle riviste patinate con improbabili flirt a destra e a manca.La 7 non fa eccezione.Nessuno che gridi che il re è nudo, che quello che viene detto non è vero, che la realtà è trasformata e plasmata da chi detiene il potere per ottenere ancora più consensi per divorare la cosa pubblica. Poi c’è la pubblicità, quella che mantiene in vita tutto questo lerciume mediatico per venderci prodotti di ogni tipo. Vedo interruzioni sempre in aumento, anche sui fumetti dei bambini, anche sulla fame e sui morti, con annunci di palese rimbeccillimento delle persone. Ecco, sì, questa tv sembra parlare a dei bambini stupidi. Forse è l’ora di staccare la spina e di vederci qualcosa di meglio. Magari il mare e le stelle, o il sorriso di nostro figlio o della nostra amata.
mercoledì 20 maggio 2009
Impeachement per il premier. Il patetico satrapo.
Può fare il primo ministro italiano un uomo che va con le ragazzine, anche sotto i 18 anni, e che addirittura ne fa uno stile di vita? In tutte le sue ville, infatti, testimoni hanno fatto sapere che è costume fare festicciole con ragazzine reclutate attraverso book fotografici per allietare il premier. Si mangia, si beve, si canta e... . Ma in che mondo vive questo signore che crede che l'Italia e il mondo siano a sua disposizione per serate stile avventurieri e puttanieri da quattro soldi. La moglie, intanto, ha dichiarato che il marito è malato, tanto malato, e che gli amici gli devono stare vicino prima che faccia qualche sciocchezza. A me sembra che di idiozie ce ne sono anche troppe e che, comunque, di quest'uomo faremo volontieri a meno.
martedì 19 maggio 2009
Salviamo Aung Saan Suu Kyi.
Di solito non seguo le mode del momento, anche quelle più altisonanti e che fanno presa, come il Tibet e il terremoto d'Abruzzo. Preferisco occuparmi degli ultimi, magari di quelli che muoiono nei barconi sul Mediterraneo. Per Aung Saan Suu Kyi, la leader birmana eletta presidente ed arrestata dai militari, voglio fare un'eccezione. Questa donna, bellissima e straordinaria solo a guardare il suo volto scavato e il suo esile corpo, è forse l'unico emblema che la popolazione birmana ha per ritrovare una strada di giustizia e democrazia. Questa donna va salvata e fatta tornare a dirigere il suo Paese.
Impeachement per il premier. Il grande corruttore.
Sul capo dell'attuale premier italiano sono passate centinaia di capi d'accusa. Con uno stuolo dei migliori avvocati e con leggi ad personam il primo ministro si è salvato mille volte dal carcere sicuro. Provata e motivata dai giudici la corruzione di giudici e testimoni a favore dell'inquilino di Palazzo Chigi. Cesare Previti, suo avvocato e nominato addirittura ministro di giustizia, fu condannato con sentenza definitiva a sette anni per aver corrotto dei giudici. L'avvocato David Mills, marito di un ministro donna britannico, a quattro anni per aver reso falsa testimonianza, in cambio di 600.000 dollari, per non dire che la Fininvest aveva dato mazzette alle fiamme gialle. Loro erano i corrotti, lui il grande corruttore. Invece di essere in prigione fa il primo ministro proteggendosi con una legge creata apposta da un altro scendiletto, l'attuale ministro di giustizia, il lodo Alfano. Questo è lo stato di inquinamento della democrazia italiana creato da quest'uomo per cui chiedo l'impeachement.
lunedì 18 maggio 2009
Impeachement per il premier. Conflitto d'interessi.
Ci sono migliaia di motivi per chiedere l'impeachement dell'attuale premier italiano. Ogni giorno ne elencheremo uno. Il conflitto di interessi per esempio, tanto per citarne uno, che da anni genera una squilibrio nell'attuale gestione di una giusta rappresentanza politica in Italia. Un pericolo enorme che ci avvicina a Paesi come la Thailandia e non la Norvegia, dove un unica persona controlla i mezzi di informazione, l'economia e la politica. Un premier che invece di interessarsi al bene pubblico approfitta degli incontri internazionali per tessere accordi a lui personalmente vantaggiosi. In Thailandia è finita con la guerra civile.
giovedì 14 maggio 2009
Conosciamoci 4. Sono una filippina italiana.
"Pinky è una ragazza come tante: ha 22 anni, studia alla Facoltà di Scienze Politiche a Milano e si è trasferita li sei anni fa dopo aver vissuto tutta la sua infanzia e l’adolescenza a Napoli; è originaria delle Filippine e per questo tanti diritti deve conquistarli perché non direttamente concessi dallo Stato italiano. Eppure studia, eppure è in regola. Perché allora incontra tanti ostacoli sulla sua strada?I tuoi da dove arrivano?Da Batangas , una cittadina delle Filippine; sono in Italia dagli anni 80 e hanno sempre lavorato.Tu dove sei nata?A Napoli, ventidue anni faE sei cittadina italiana?Purtroppo no: sono cittadina filippina in quanto chi è figlio di stranieri non acquisisce direttamente la cittadinanza italianaHai perso la possibilità di acquisire la cittadinanza italiana “su domanda” cioè saresti potuta ricadere nel caso in cui “chi è nato sul territorio italiano e ivi residente legalmente ed ininterrottamente fino al raggiungimento della maggiore età fa una dichiarazione entro il diciottesimo anno di voler diventare italiano”. Perchè non ci sei riuscita?Quando ho avviato la pratica di cittadinanza il comune di Milano ha riscontrato che i primi due anni della mia vita erano scoperti di “residenza” e non c’è stato niente da fare: nonostante i miei avessero le prove di essere stati in Italia e avessi il libretto delle vaccinazioni che attestava la mia presenza in Itala niente è valso poiché contava solo la residenza.Hai deciso perciò di richiedere la cittadinanza per “naturalizzazione” cioè devi avere “dieci anni di residenza legale sul territorio italiano, un reddito sufficiente, l’assenza di procedimenti legali a carico e la rinuncia alla cittadinanza d’origine (ove previsto)”.Tutto ciò cosa comporta?Devo richiedere nuovamente la cittadinanza e le pratiche sono molto più lunghe; la domanda l’ho inoltrata nel 2007 e ad oggi non ho ancora nessuna notizia: una volta mi è successo di aver chiamato l’ufficio competente chiedendo all’impiegato quanto tempo ci volesse ad ultimare la pratica e la sua risposta è stata “non ne ho idea, perché non abbiamo ancora finito di inserire i suoi dati nei terminali”. Bah!Inoltre due anni fa ho fatto domanda per studiare in Inghilterra a Birmingham e poi l’anno dopo per York ma la retta universitaria generalmente varia a seconda della cittadinanza dello studente interessato per cui per gli europei è di circa 3000 sterline e c’è la possibilità di accedere a fondi e a borse che la coprono interamente mentre per tutti gli altri si aggira intorno alle 9000 sterline.Ovviamente non solo sono stata costretta a rimanere in Italia perché non disponevo di tale cifra ma questo ha causato un danno notevole alla mia istruzione e in generale alla mia vita. Ovviamente poi continuo a non poter votare.Nell’attesa poi devo munirmi di permesso di soggiorno….E’ una procedura complicata?Ho richiesto il permesso di soggiorno nel Maggio 2007; mi è arrivato nell’autunno del 2008 e scadrà a maggio 2009: questo vuol dire che ho perso un anno e mezzo considerando il fatto che la data di scadenza si calcola dal momento della richiesta; in ogni caso non mi posso lamentare anzi, mi reputo fortunata perché molte persone che conosco, a causa dei ritardi burocratici, ritirano il permesso già scaduto o che scade a breve: in fondo ho addirittura 6 mesi prima di doverlo rinnovare di nuovamente!Per completezza aggiungo che per il rilascio del permesso di soggiorno prima ci si doveva recare all’ufficio competente sul territorio pagando al massimo una marca da bollo adesso invece bisogna mandare tutta la pratica a Roma allungando i tempi, con raccomandata e ricevuta di ritorno: in totale spendo ogni volta circa 70 euro; in più bisogna fare i conti con i numerosi ritardi dovuti a computer rotti e impiegati svogliati". (www.agoravox.it)
giovedì 7 maggio 2009
Impeachement per il premier.
Io credo che sia giunto il momento di chiedere un impeachement per l'attuale premier italiano. Di ragioni ce ne sono a bizzeffe, manca solo che nomini senatore un cavallo e siamo al pari con il noto imperatore romano che lo fece davvero. Io lancio questa campagna. Se troverà eco sarà come una valanga che lo travolgerà.
mercoledì 6 maggio 2009
martedì 5 maggio 2009
Il re è nudo.
Eugenio Scalfari ha definito l’attuale sistema politico italiano una democrazia della dittatura. Concita De Gregorio, direttrice dell’Unità, ha reso noto che da anni si organizzano festini con aspiranti vallette e veline con il nostro premier e i politici attualmente al potere. Ad ognuna delle aspiranti starlets si regala sempre lo stesso ciondolo: una farfallina con dei diamantini. Il reclutamento avviene con i books che le aspiranti presentano alle agenzie televisive. Il padre di un’aspirante velina non inserita nelle liste per le Europee si voleva suicidare davanti la residenza romana di Silvio Berlusconi. La moglie dell’attuale Premier italiano, Veronica Lario, divorzia perché il marito va con le minorenni. Nonostante queste belle notizie il Primo Ministro italiano è sempre in testa ai sondaggi.
In Italia c’è qualcosa che non va. Lo squallore dei nostri rappresentanti politici e la loro mediocrità ci rende un Paese dell’apparenza, della peggiore apparenza. Ci rende ridicoli agli occhi di tutto il mondo meno che ai nostri. Nessuna notizia, anche la più infame, riesce a scalfire il successo di una classe politica che si sta mangiando l’Italia.L’informazione e l’opinione pubblica rimangono silenziosi, nonostante tutto quello che vedono e sentono. I grandi quotidiani e le tv offrono spazio al divorzio del Premier senza entrare nel merito della querelle, ma facendone un agone politico. Nessuno dice che il re è nudo, che è un cialtrone, che è un gigolò che va con le minorenni e forse rasenta anche il reato di pedofilia. Solo la sua attuale moglie ha avuto il coraggio di dirlo e sono apparsi sui giornali berlusconiani le sue vecchie foto a seno nudo. Nemmeno nelle peggiori dittature sudamericane, asiatiche ed africane il potente di turno può permettersi tali nefandezze senza essere cacciato a calci nel sedere. Da noi no. La nostra economia, la nostra politica, la nostra giustizia, le nostre istituzioni, la nostra informazione, quasi tutto è occupato da uno stesso gruppo di potere che ci sta divorando e che non permette un ricambio della vecchia classe dirigente in una nuova. Ma non nuova nel senso berlusconiano, ma nel senso obamamiano.Se il 40% degli italiani è come Berlusconi o crede di trarne un beneficio votandolo, oggi c’è bisogno che il restante 60% venga allo scoperto e non permetta che la feccia resti al potere. La statura morale di quest’uomo e dei suoi yes men è sotto gli occhi di tutti. Non possiamo permettere che la parte peggiore del Paese ci impedisca di realizzare i nostri sogni e la possibilità di dare un futuro migliore ai nostri figli.La democrazia italiana è occupata da una nuova forma di dittatura, probabilmente peggiore di quella di mussoliniana memoria, perché di infimo livello e senza nessuna remora morale. Fermiamola finchè siamo in tempo.
Ecco un commento sull'argomento di Curzio Maltese: "Ma che effetto avrà fatto agli italiani vedere in mondovisione il presidente del Consiglio costretto a discolparsi di non andare con le minorenni? Dice proprio così, "Non è vero che frequento le minorenni". Come sostiene non un passante, un avversario politico senza scrupoli, un giornalaccio scandalistico, un sito di gossip, ma la madre dei suoi figli. Eccolo, il premier più popolare del mondo, secondo i suoi stessi sondaggi amato dal 75 per cento degli italiani, ma compatito, con punte di disgusto, dalla donna che gli sta accanto da trent'anni. Perché, sostiene Veronica, "è una persona che non sta bene". Eccolo, il re nudo, con i suoi settantadue anni e i capelli nuovi, il cameraman di fiducia, nel salotto amico, mentre spiega che figurarsi se lui frequenta le ragazzine, come sostiene Veronica. Figurarsi se voleva candidare le veline all'europarlamento. Figurarsi se Veronica, che gli sta accanto da trent'anni, conosce la verità. Figurarsi, d'altra parte, se lui candida qualcuno per altri meriti che l'impegno negli studi, la competenza, l'idealismo, come del resto "nel caso di Gelmini, Carfagna, Brambilla...". Ma si capisce, certo. Nella sempre spettacolare parabola di Silvio Berlusconi questo rimarrà il vertice. Ma stavolta non è stato lui a scegliersi la scena e neppure la parte. Lo ha costretto la moglie. L'unica persona vicina a infrangere lo specchio e a rompere il muro dell'omertà, retto per tanti anni da centinaia di schiene di cortigiani politici, giornalisti, avvocati, amici, disposti a chiudere un occhio, due, tre in tutti questi anni sullo scempio di legalità e moralità. E lui ha dovuto andare in televisione, in mondovisione, a raccontare che sua moglie è male informata sul marito, vittima di un complotto della sinistra, dei giornali di sinistra, di Repubblica. "Non a caso Repubblica". Vero. Da chi doveva andare Veronica, in un paese classificato nella libertà di stampa dietro al Benin, dove il marito controlla gran parte dell'informazione? Non c'era molta scelta. Neppure Berlusconi ha fatto una scelta originale, andando da Vespa per riparare i danni dell'attacco dei vescovi. Dove, sennò? La claque lo sostiene, lo applaude a ogni passaggio della difficile arrampicata di sesto grado sugli specchi, sullo specchio del volto gigantesco di Veronica alle sue spalle. Sembra una scena di un film di Fellini, la Donna stupenda e immensa, e l'omino laggiù, una formica, che si dibatte in alibi puerili, strepita innocenza, sputa minacce. Gli spettatori italiani, dopo tanti anni di teleserva, non faranno più caso all'atteggiamento di Bruno Vespa, accondiscende fin dal titolo. Il più surreale mai escogitato da Vespa: "Adesso parlo io". Adesso parla Berlusconi? Perché, gli altri giorni degli ultimi quindici anni? Tuttavia, tanto per dare un'idea vaga di giornalismo, bisognerebbe ricordare il genere delle questioni poste a Bill Clinton dal suo intervistatore per il caso di Monica Lewinski (peraltro abbondantemente maggiorenne). Queste: quando, dove e come vi siete conosciuti? Quante volte vi siete visti in seguito? I genitori erano al corrente del vostro rapporto e in quali termini? E' venuta a trovarla a Washington (a Roma)? E' andato a trovarla a casa di lei? Dove dormivate? Avete avuto rapporti sessuali? Di che tipo? Quante volte? Quante volte completi? E Bill Clinton ha risposto a tutte le domande, senza citare neppure alla lontana una teoria del complotto. Alla fine è andato a scusarsi da sua moglie, nel salotto di casa, non nel salotto televisivo del ciambellano. Ha chiesto perdono a sua moglie, che aveva offeso. Si è ripresentato all'opinione pubblica quando lo ha ottenuto, dopo aver ammesso nel dettaglio più intimo e vergognoso le proprie colpe. Così accade in un paese democratico e civile. Forse a Silvio Berlusconi sarà bastato passare una sera dall'amico Vespa, nel calore della claque, per ricominciare da domani come nulla fosse. Magari bisognerà pure rassegnarsi, con realismo, a capire che in questa storia l'unica che non potrà più liberamente andare in giro per le strade di questo paese è la vittima, Veronica Lario. Già inseguita dalla muta dei cani che hanno appena cominciato a delegittimarla in tutti i modi".
Ed un articoletto ironico di Marco Travaglio: "L’improvvisa comparsa dell’avvocato Ghedini sulla scena del divorzio preannuncia avvincenti sviluppi nella guerra dei Roses brianzola. E’ allo studio un Lodo Veronica in 4 articoli che verrà tosto comunicato al ministro Al Fano e all’occorrenza spiegato con l’ausilio di disegnini, dopodichè sarà sottoposto alle opposizioni per il necessario dialogo bipartisan: “1) Le cause di divorzio che coinvolgano le quattro alte cariche dello Stato sono sospese fino alla scadenza dei rispettivi mandati, sospensione prorogata in caso di passaggio da una carica all’altra; la sospensione non vale in caso di divorzio attivo (alta carica che molla la moglie), ma solo di divorzio passivo (alta carica mollata dalla moglie). 2) Vietato divorziare in prossimità di elezioni di ogni ordine e grado: ogni causa avviata nei 40 giorni precedenti il voto è da considerarsi nulla e mai più reiterabile. 3) Le cariche di cui all’art. 1 sono dispensate dal divieto di frequentare ragazze minorenni; anzi, se lo fanno riceveranno la comunione direttamente dalle mani del Santo Padre (previa deroga ai Patti Lateranensi). 4) Le notizie sulla vita privata delle quattro cariche sono coperte da segreto di Stato e punite con severissime pene detentive, eccezion fatta per quelle commissionate dalle cariche medesime per autoritrarsi in idilliaci quadretti familiari; il gossip può invece proseguire serenamente sulle testate di proprietà di una delle alte cariche quando riguardi privati cittadini o esponenti dell’opposizione (vedi caso Sircana o bacio tra Di Pietro e un’amica). 5) Io so’ io e voi nun siete un cazzo. Ma poi i più commoventi sono quei commentatori di carta stampata che già da 48 ore (appena suonata la sveglia) si affannano a dire che il divorzio tra Silvio e Veronica è un fatto privato, privatissimo, che pretende il silenzio, per buon gusto, riservatezza, persino tornaconto politico (“guai se l’opposizione cadesse nel gorgo”) e naturalmente stile. Silenzio. Non si fruga tra le lenzuola. Né tra i diari delle minorenni, dio le perdoni, eventualmente coinvolte per puro amore filiale. Non c’è nulla da insinuare. Le bimbe, in fin dei conti, sono limpide consolazioni nelle ore più cupe, o noiose, che seguono il calo dell’adrenalina e dei cardiotonici, tra un reperimento di dentiere a l’Aquila e una telefonata d’alto profilo con il premier turco Erdogan per spianare un intoppo planetario e poi vantarsene con altre pupe di settimanale ingaggio, tutte convocate al piano nobile di Palazzo Grazioli, dopo l’ora di cena, tra i divani fioriti a ascoltare barzellette, mimando festosi trenini, sulle note della celebre (e bellissima) Cristina Ravot, abbronzata anche lei, ma stavolta solo perché sassarese, che canta il suo hit “Tempo di rumba”, un crescendo di percussioni, aspettando l’annuncio dell’apertura delle buste (la uno, la due, la tre) con premi esclusivi per le ragazze, tipo farfalla con brillanti, o un corso di diplomazia portatile chez Franco Frattini, o un viaggio a Strasburgo su wagon lit per una vacanza al Parlamento, Commissione Etica, della durata di anni quattro, tutto spesato, tipo Grande Fratello.Silenzio. Sono gli stessi commentatori che da quindici anni – neanche tanto pagati, a parte l’inchiostro e i sonni tranquilli - dicono che no, le televisioni al premier non servono (“ma che ingenuità”) come non serve l’accanimento dei processi (“ma che volgarità”) o i soldi (“maledetti invidiosi”) gli è d’avanzo il carisma, l’intuizione politica, la sintonia con il popolo. E’ quella a farlo lievitare nei sondaggi. E’ il suo sorriso a conquistare i banchieri e i costruttori, le partite Iva e gli operai, i falsificatori di bilanci e il Vaticano. E’ la sua prodigiosa simpatia che ci ha fatto tutti innamorare di lui al 75 per cento. Tranne Veronica, povera lei, privatizzata al cento per cento fino a ieri. E ora inspiegabilmente in fuga. Lasciatela andare, non impiccatevi, neanche quando dice: “Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni”, e poi: “Aiutatelo è una persona che non sta bene”. Silenzio, sono fatti loro. Anzi del Cavaliere. Il quale molto prima di questo dolore privato (“sono molto addolorato”) agli amici di gazzarra serale, insegnava che le donne (“ah, le donne!”) sono solo roba da uomini".
E ancora Beppe Grillo: "Vittorio Feltri è la punta più alta della neo iconoclastia, della distruzione attraverso i mass media dell'immagine delle persone. Nel senso suino, spregiativo, psiconano del termine. Feltri rimarrà, ne sono sicuro insuperato. La pubblicazione a seno nudo su Libero (finanziato dai soldi pubblici) della (ancora) moglie del suo padrone elettivo dopo alcune dichiarazioni di Veronica Lario: "un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere" non ha precedenti. Mussolini e Hitler non sono arrivati a tanto, alle poppe della moglie sui giornali amici.La neo iconoclastia, o nanoiconoclastia, è un movimento di carattere diffamatorio che si è sviluppato in Italia a partire dalla fine dello scorso secolo con l'obiettivo di distruggere la reputazione degli avversari. Alla base del movimento piduista mediatico vi è la convinzione che colpendo l'immagine di una persona attraverso i media di massa questa fosse indotta al silenzio o si normalizzasse.Una convinzione del tutto corretta. Con Mondadori , Mediaset e RAI a disposizione, un giudice può diventare un criminale, una puttana una donna di governo, un avversario politico un povero idiota. Chi non si fa comprare si distrugge. Un ordine del padrone, non sempre necessario, e Montanelli è un ingrato, un povero vecchio demente. Caselli un magistrato comunista in cerca di notorietà, Fini un traditore (poi pentito), Bossi un pazzo (poi pentito). A Fini che si dissociava nel 2007 fu servito, caldo caldo, da Striscia La Notizia un servizio sulla sua nuova compagna. A Bossi che rifiutava negli anni '90 l'alleanza con Forza Italia, per mesi, fu dato, sulle televisioni di Testa d'Asfalto, del mitomane, del folle. Per una efficace nanoiconoclastia è necessario disporre di servi pronti a tutto. Sono i kapò dell'informazione, i killer delle persone che si ribellano. Sgarbi, Feltri, Giordano, Belpietro, Rossella, Mimun, Fede sono solo alcuni tra le centinaia di manipolatori a pagamento della realtà. Gente che pagherebbe per disinformare. L'eresia va colpita e l'immagine dell'eretico va distrutta, storpiata, annullata.L'effetto della nanoiconoclastia è il silenzio. Chi per paura, chi perché si è venduto, chi perché si è arreso. In un silenzio generale i pochi che parlano sono subito identificati. E' un vantaggio non da poco per chi vuole colpirli. E se affermano cose diverse dai più importanti media del Paese non possono che avere torto per chi non ha altre fonti di informazioni.Una menzogna ripetuta per mesi e per anni diventa verità, ma non è la verità.Il gioco del silenzio di chi sa tutto e non parla per non perdere la propria posizione sociale è l'aspetto più mortificante della nanoiconoclastia. Un silenzio preventivo. Dove sono i cosiddetti intellettuali? I cosiddetti giornalisti? I cosiddetti industriali?Il gioco del silenzio non può durare a lungo. Il re è nudo e ha anche il culo di fuori.Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure".
Questo il racconto, raccapricciante, di un anonimo apparso sull'Unità. Mi ricorda un vecchio puttaniere italiano in Costa d'Avorio, vizioso e affiliato alla n'drangheta: "I coperti sono sempre 50. È un numero che probabilmente piace al Presidente del Consiglio, lo considera forse congruo per qualunque occasione, una riunione politica, un incontro d'affari, una festa. La tavola è situata al centro di un bellissimo salone, come quelli dei ristoranti di lusso, ma si trova a Palazzo Grazioli, l'abitazione privata di Berlusconi di fronte a Palazzo Venezia. Vuota, la sala fa un po' impressione, soprattutto quando gli invitati sono quattro o cinque e naturalmente si domandano il perché dei restanti coperti. Non è considerato un problema non arrivare a occupare tutti i posti, ma - si sa - l'attuale Presidente del Consiglio è anche uomo di fantasia, difficile non immaginare qualche sorpresa. Per avere la certezza che quella sera il premier non ha alcuna intenzione di parlare di politica o d'affari basta attendere qualche minuto. A un certo punto, infatti, si spalancano le porte ed ecco Berlusconi, accompagnato dal fido menestrello Apicella e scortato da una cinquantina di fanciulle. Sono tutte intorno ai vent'anni, sono poco vestite e adoranti al punto da intonare immediatamente l'inno personale del padrone di casa: «Meno male che Silvio c'è!». Silvio, tuttavia, non vuole essere soltanto spettatore, ma protagonista. Come sempre. Eccolo allora afferrare il microfono che sta a centro tavola e ricambiare l'omaggio con alcuni stornelli, accompagnato dal simpaticissimo Apicella. Sono le canzoni da osteria, dal doppio senso incorporato, che lasciano un po' sbigottiti alcuni tra i presenti. Le ragazze sembrano incantate da tanta bravura, ridono, scherzano tra loro e non nascondono la gioia per una serata che sarà sempre tra i loro migliori ricordi. Terminati gli stornelli, il presidente del consiglio, che forse anche per questo qualcuno definisce l'Imperatore, non ha difficoltà nell'andare incontro alle ragazze festanti, dare un bacetto a questa e una carezza a quella, invitare la giovane che sul momento ispira maggiormente i suoi sentimenti a sedergli sulle ginocchia. D'altronde, non mostra grande appetito. Il Presidente del Consiglio, infatti, si limita a una forchettata sola, una di numero. Poi più nulla. Eppure il cibo è ottimo. I camerieri, che indossano rigorosamente guanti bianchi, sembrano un po' svogliati e servono le ragazze quasi controvoglia: anziché appoggiare delicatamente le portate quasi le lasciano cadere. E poi non sembra loro affatto interessare se si tratti di aspiranti soubrette o future eurodeputate. Chiunque siano, infatti, saranno premiate in una misura di gran lunga superiore di quanto sia retribuito il lavoro dei domestici: a fine cena, i valletti entrano ancora una volta con i vassoi d'argento e porgono ad ogni ragazza un gioiello, una collana, un braccialetto. Le fanciulle saltellano, lanciano gridolini, ringraziano il loro generoso anfitrione, sebbene nessuna possa ancora permettersi di chiamarlo "papi". Forse più avanti. Questa storia sembra una fiaba, ma non è una fiaba: mi è stata raccontata da una persona che l'ha vissuta e che, comprensibilmente, preferisce rimanere nell'anonimato.
In Italia c’è qualcosa che non va. Lo squallore dei nostri rappresentanti politici e la loro mediocrità ci rende un Paese dell’apparenza, della peggiore apparenza. Ci rende ridicoli agli occhi di tutto il mondo meno che ai nostri. Nessuna notizia, anche la più infame, riesce a scalfire il successo di una classe politica che si sta mangiando l’Italia.L’informazione e l’opinione pubblica rimangono silenziosi, nonostante tutto quello che vedono e sentono. I grandi quotidiani e le tv offrono spazio al divorzio del Premier senza entrare nel merito della querelle, ma facendone un agone politico. Nessuno dice che il re è nudo, che è un cialtrone, che è un gigolò che va con le minorenni e forse rasenta anche il reato di pedofilia. Solo la sua attuale moglie ha avuto il coraggio di dirlo e sono apparsi sui giornali berlusconiani le sue vecchie foto a seno nudo. Nemmeno nelle peggiori dittature sudamericane, asiatiche ed africane il potente di turno può permettersi tali nefandezze senza essere cacciato a calci nel sedere. Da noi no. La nostra economia, la nostra politica, la nostra giustizia, le nostre istituzioni, la nostra informazione, quasi tutto è occupato da uno stesso gruppo di potere che ci sta divorando e che non permette un ricambio della vecchia classe dirigente in una nuova. Ma non nuova nel senso berlusconiano, ma nel senso obamamiano.Se il 40% degli italiani è come Berlusconi o crede di trarne un beneficio votandolo, oggi c’è bisogno che il restante 60% venga allo scoperto e non permetta che la feccia resti al potere. La statura morale di quest’uomo e dei suoi yes men è sotto gli occhi di tutti. Non possiamo permettere che la parte peggiore del Paese ci impedisca di realizzare i nostri sogni e la possibilità di dare un futuro migliore ai nostri figli.La democrazia italiana è occupata da una nuova forma di dittatura, probabilmente peggiore di quella di mussoliniana memoria, perché di infimo livello e senza nessuna remora morale. Fermiamola finchè siamo in tempo.
Ecco un commento sull'argomento di Curzio Maltese: "Ma che effetto avrà fatto agli italiani vedere in mondovisione il presidente del Consiglio costretto a discolparsi di non andare con le minorenni? Dice proprio così, "Non è vero che frequento le minorenni". Come sostiene non un passante, un avversario politico senza scrupoli, un giornalaccio scandalistico, un sito di gossip, ma la madre dei suoi figli. Eccolo, il premier più popolare del mondo, secondo i suoi stessi sondaggi amato dal 75 per cento degli italiani, ma compatito, con punte di disgusto, dalla donna che gli sta accanto da trent'anni. Perché, sostiene Veronica, "è una persona che non sta bene". Eccolo, il re nudo, con i suoi settantadue anni e i capelli nuovi, il cameraman di fiducia, nel salotto amico, mentre spiega che figurarsi se lui frequenta le ragazzine, come sostiene Veronica. Figurarsi se voleva candidare le veline all'europarlamento. Figurarsi se Veronica, che gli sta accanto da trent'anni, conosce la verità. Figurarsi, d'altra parte, se lui candida qualcuno per altri meriti che l'impegno negli studi, la competenza, l'idealismo, come del resto "nel caso di Gelmini, Carfagna, Brambilla...". Ma si capisce, certo. Nella sempre spettacolare parabola di Silvio Berlusconi questo rimarrà il vertice. Ma stavolta non è stato lui a scegliersi la scena e neppure la parte. Lo ha costretto la moglie. L'unica persona vicina a infrangere lo specchio e a rompere il muro dell'omertà, retto per tanti anni da centinaia di schiene di cortigiani politici, giornalisti, avvocati, amici, disposti a chiudere un occhio, due, tre in tutti questi anni sullo scempio di legalità e moralità. E lui ha dovuto andare in televisione, in mondovisione, a raccontare che sua moglie è male informata sul marito, vittima di un complotto della sinistra, dei giornali di sinistra, di Repubblica. "Non a caso Repubblica". Vero. Da chi doveva andare Veronica, in un paese classificato nella libertà di stampa dietro al Benin, dove il marito controlla gran parte dell'informazione? Non c'era molta scelta. Neppure Berlusconi ha fatto una scelta originale, andando da Vespa per riparare i danni dell'attacco dei vescovi. Dove, sennò? La claque lo sostiene, lo applaude a ogni passaggio della difficile arrampicata di sesto grado sugli specchi, sullo specchio del volto gigantesco di Veronica alle sue spalle. Sembra una scena di un film di Fellini, la Donna stupenda e immensa, e l'omino laggiù, una formica, che si dibatte in alibi puerili, strepita innocenza, sputa minacce. Gli spettatori italiani, dopo tanti anni di teleserva, non faranno più caso all'atteggiamento di Bruno Vespa, accondiscende fin dal titolo. Il più surreale mai escogitato da Vespa: "Adesso parlo io". Adesso parla Berlusconi? Perché, gli altri giorni degli ultimi quindici anni? Tuttavia, tanto per dare un'idea vaga di giornalismo, bisognerebbe ricordare il genere delle questioni poste a Bill Clinton dal suo intervistatore per il caso di Monica Lewinski (peraltro abbondantemente maggiorenne). Queste: quando, dove e come vi siete conosciuti? Quante volte vi siete visti in seguito? I genitori erano al corrente del vostro rapporto e in quali termini? E' venuta a trovarla a Washington (a Roma)? E' andato a trovarla a casa di lei? Dove dormivate? Avete avuto rapporti sessuali? Di che tipo? Quante volte? Quante volte completi? E Bill Clinton ha risposto a tutte le domande, senza citare neppure alla lontana una teoria del complotto. Alla fine è andato a scusarsi da sua moglie, nel salotto di casa, non nel salotto televisivo del ciambellano. Ha chiesto perdono a sua moglie, che aveva offeso. Si è ripresentato all'opinione pubblica quando lo ha ottenuto, dopo aver ammesso nel dettaglio più intimo e vergognoso le proprie colpe. Così accade in un paese democratico e civile. Forse a Silvio Berlusconi sarà bastato passare una sera dall'amico Vespa, nel calore della claque, per ricominciare da domani come nulla fosse. Magari bisognerà pure rassegnarsi, con realismo, a capire che in questa storia l'unica che non potrà più liberamente andare in giro per le strade di questo paese è la vittima, Veronica Lario. Già inseguita dalla muta dei cani che hanno appena cominciato a delegittimarla in tutti i modi".
Ed un articoletto ironico di Marco Travaglio: "L’improvvisa comparsa dell’avvocato Ghedini sulla scena del divorzio preannuncia avvincenti sviluppi nella guerra dei Roses brianzola. E’ allo studio un Lodo Veronica in 4 articoli che verrà tosto comunicato al ministro Al Fano e all’occorrenza spiegato con l’ausilio di disegnini, dopodichè sarà sottoposto alle opposizioni per il necessario dialogo bipartisan: “1) Le cause di divorzio che coinvolgano le quattro alte cariche dello Stato sono sospese fino alla scadenza dei rispettivi mandati, sospensione prorogata in caso di passaggio da una carica all’altra; la sospensione non vale in caso di divorzio attivo (alta carica che molla la moglie), ma solo di divorzio passivo (alta carica mollata dalla moglie). 2) Vietato divorziare in prossimità di elezioni di ogni ordine e grado: ogni causa avviata nei 40 giorni precedenti il voto è da considerarsi nulla e mai più reiterabile. 3) Le cariche di cui all’art. 1 sono dispensate dal divieto di frequentare ragazze minorenni; anzi, se lo fanno riceveranno la comunione direttamente dalle mani del Santo Padre (previa deroga ai Patti Lateranensi). 4) Le notizie sulla vita privata delle quattro cariche sono coperte da segreto di Stato e punite con severissime pene detentive, eccezion fatta per quelle commissionate dalle cariche medesime per autoritrarsi in idilliaci quadretti familiari; il gossip può invece proseguire serenamente sulle testate di proprietà di una delle alte cariche quando riguardi privati cittadini o esponenti dell’opposizione (vedi caso Sircana o bacio tra Di Pietro e un’amica). 5) Io so’ io e voi nun siete un cazzo. Ma poi i più commoventi sono quei commentatori di carta stampata che già da 48 ore (appena suonata la sveglia) si affannano a dire che il divorzio tra Silvio e Veronica è un fatto privato, privatissimo, che pretende il silenzio, per buon gusto, riservatezza, persino tornaconto politico (“guai se l’opposizione cadesse nel gorgo”) e naturalmente stile. Silenzio. Non si fruga tra le lenzuola. Né tra i diari delle minorenni, dio le perdoni, eventualmente coinvolte per puro amore filiale. Non c’è nulla da insinuare. Le bimbe, in fin dei conti, sono limpide consolazioni nelle ore più cupe, o noiose, che seguono il calo dell’adrenalina e dei cardiotonici, tra un reperimento di dentiere a l’Aquila e una telefonata d’alto profilo con il premier turco Erdogan per spianare un intoppo planetario e poi vantarsene con altre pupe di settimanale ingaggio, tutte convocate al piano nobile di Palazzo Grazioli, dopo l’ora di cena, tra i divani fioriti a ascoltare barzellette, mimando festosi trenini, sulle note della celebre (e bellissima) Cristina Ravot, abbronzata anche lei, ma stavolta solo perché sassarese, che canta il suo hit “Tempo di rumba”, un crescendo di percussioni, aspettando l’annuncio dell’apertura delle buste (la uno, la due, la tre) con premi esclusivi per le ragazze, tipo farfalla con brillanti, o un corso di diplomazia portatile chez Franco Frattini, o un viaggio a Strasburgo su wagon lit per una vacanza al Parlamento, Commissione Etica, della durata di anni quattro, tutto spesato, tipo Grande Fratello.Silenzio. Sono gli stessi commentatori che da quindici anni – neanche tanto pagati, a parte l’inchiostro e i sonni tranquilli - dicono che no, le televisioni al premier non servono (“ma che ingenuità”) come non serve l’accanimento dei processi (“ma che volgarità”) o i soldi (“maledetti invidiosi”) gli è d’avanzo il carisma, l’intuizione politica, la sintonia con il popolo. E’ quella a farlo lievitare nei sondaggi. E’ il suo sorriso a conquistare i banchieri e i costruttori, le partite Iva e gli operai, i falsificatori di bilanci e il Vaticano. E’ la sua prodigiosa simpatia che ci ha fatto tutti innamorare di lui al 75 per cento. Tranne Veronica, povera lei, privatizzata al cento per cento fino a ieri. E ora inspiegabilmente in fuga. Lasciatela andare, non impiccatevi, neanche quando dice: “Non posso stare con un uomo che frequenta le minorenni”, e poi: “Aiutatelo è una persona che non sta bene”. Silenzio, sono fatti loro. Anzi del Cavaliere. Il quale molto prima di questo dolore privato (“sono molto addolorato”) agli amici di gazzarra serale, insegnava che le donne (“ah, le donne!”) sono solo roba da uomini".
E ancora Beppe Grillo: "Vittorio Feltri è la punta più alta della neo iconoclastia, della distruzione attraverso i mass media dell'immagine delle persone. Nel senso suino, spregiativo, psiconano del termine. Feltri rimarrà, ne sono sicuro insuperato. La pubblicazione a seno nudo su Libero (finanziato dai soldi pubblici) della (ancora) moglie del suo padrone elettivo dopo alcune dichiarazioni di Veronica Lario: "un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere" non ha precedenti. Mussolini e Hitler non sono arrivati a tanto, alle poppe della moglie sui giornali amici.La neo iconoclastia, o nanoiconoclastia, è un movimento di carattere diffamatorio che si è sviluppato in Italia a partire dalla fine dello scorso secolo con l'obiettivo di distruggere la reputazione degli avversari. Alla base del movimento piduista mediatico vi è la convinzione che colpendo l'immagine di una persona attraverso i media di massa questa fosse indotta al silenzio o si normalizzasse.Una convinzione del tutto corretta. Con Mondadori , Mediaset e RAI a disposizione, un giudice può diventare un criminale, una puttana una donna di governo, un avversario politico un povero idiota. Chi non si fa comprare si distrugge. Un ordine del padrone, non sempre necessario, e Montanelli è un ingrato, un povero vecchio demente. Caselli un magistrato comunista in cerca di notorietà, Fini un traditore (poi pentito), Bossi un pazzo (poi pentito). A Fini che si dissociava nel 2007 fu servito, caldo caldo, da Striscia La Notizia un servizio sulla sua nuova compagna. A Bossi che rifiutava negli anni '90 l'alleanza con Forza Italia, per mesi, fu dato, sulle televisioni di Testa d'Asfalto, del mitomane, del folle. Per una efficace nanoiconoclastia è necessario disporre di servi pronti a tutto. Sono i kapò dell'informazione, i killer delle persone che si ribellano. Sgarbi, Feltri, Giordano, Belpietro, Rossella, Mimun, Fede sono solo alcuni tra le centinaia di manipolatori a pagamento della realtà. Gente che pagherebbe per disinformare. L'eresia va colpita e l'immagine dell'eretico va distrutta, storpiata, annullata.L'effetto della nanoiconoclastia è il silenzio. Chi per paura, chi perché si è venduto, chi perché si è arreso. In un silenzio generale i pochi che parlano sono subito identificati. E' un vantaggio non da poco per chi vuole colpirli. E se affermano cose diverse dai più importanti media del Paese non possono che avere torto per chi non ha altre fonti di informazioni.Una menzogna ripetuta per mesi e per anni diventa verità, ma non è la verità.Il gioco del silenzio di chi sa tutto e non parla per non perdere la propria posizione sociale è l'aspetto più mortificante della nanoiconoclastia. Un silenzio preventivo. Dove sono i cosiddetti intellettuali? I cosiddetti giornalisti? I cosiddetti industriali?Il gioco del silenzio non può durare a lungo. Il re è nudo e ha anche il culo di fuori.Loro non si arrenderanno mai (ma gli conviene?). Noi neppure".
Questo il racconto, raccapricciante, di un anonimo apparso sull'Unità. Mi ricorda un vecchio puttaniere italiano in Costa d'Avorio, vizioso e affiliato alla n'drangheta: "I coperti sono sempre 50. È un numero che probabilmente piace al Presidente del Consiglio, lo considera forse congruo per qualunque occasione, una riunione politica, un incontro d'affari, una festa. La tavola è situata al centro di un bellissimo salone, come quelli dei ristoranti di lusso, ma si trova a Palazzo Grazioli, l'abitazione privata di Berlusconi di fronte a Palazzo Venezia. Vuota, la sala fa un po' impressione, soprattutto quando gli invitati sono quattro o cinque e naturalmente si domandano il perché dei restanti coperti. Non è considerato un problema non arrivare a occupare tutti i posti, ma - si sa - l'attuale Presidente del Consiglio è anche uomo di fantasia, difficile non immaginare qualche sorpresa. Per avere la certezza che quella sera il premier non ha alcuna intenzione di parlare di politica o d'affari basta attendere qualche minuto. A un certo punto, infatti, si spalancano le porte ed ecco Berlusconi, accompagnato dal fido menestrello Apicella e scortato da una cinquantina di fanciulle. Sono tutte intorno ai vent'anni, sono poco vestite e adoranti al punto da intonare immediatamente l'inno personale del padrone di casa: «Meno male che Silvio c'è!». Silvio, tuttavia, non vuole essere soltanto spettatore, ma protagonista. Come sempre. Eccolo allora afferrare il microfono che sta a centro tavola e ricambiare l'omaggio con alcuni stornelli, accompagnato dal simpaticissimo Apicella. Sono le canzoni da osteria, dal doppio senso incorporato, che lasciano un po' sbigottiti alcuni tra i presenti. Le ragazze sembrano incantate da tanta bravura, ridono, scherzano tra loro e non nascondono la gioia per una serata che sarà sempre tra i loro migliori ricordi. Terminati gli stornelli, il presidente del consiglio, che forse anche per questo qualcuno definisce l'Imperatore, non ha difficoltà nell'andare incontro alle ragazze festanti, dare un bacetto a questa e una carezza a quella, invitare la giovane che sul momento ispira maggiormente i suoi sentimenti a sedergli sulle ginocchia. D'altronde, non mostra grande appetito. Il Presidente del Consiglio, infatti, si limita a una forchettata sola, una di numero. Poi più nulla. Eppure il cibo è ottimo. I camerieri, che indossano rigorosamente guanti bianchi, sembrano un po' svogliati e servono le ragazze quasi controvoglia: anziché appoggiare delicatamente le portate quasi le lasciano cadere. E poi non sembra loro affatto interessare se si tratti di aspiranti soubrette o future eurodeputate. Chiunque siano, infatti, saranno premiate in una misura di gran lunga superiore di quanto sia retribuito il lavoro dei domestici: a fine cena, i valletti entrano ancora una volta con i vassoi d'argento e porgono ad ogni ragazza un gioiello, una collana, un braccialetto. Le fanciulle saltellano, lanciano gridolini, ringraziano il loro generoso anfitrione, sebbene nessuna possa ancora permettersi di chiamarlo "papi". Forse più avanti. Questa storia sembra una fiaba, ma non è una fiaba: mi è stata raccontata da una persona che l'ha vissuta e che, comprensibilmente, preferisce rimanere nell'anonimato.
lunedì 4 maggio 2009
domenica 3 maggio 2009
Squallore.
Faccio di tutto per non parlare del nostro premier ma è ormai impossibile. Riappare da tutte le parti. Il satrapo osannato dalla maggior parte degli italiani può circuire minorenni, corrompere, mentire, rubare, concupire, essere ridicolo nella maggior parte delle sue esternazioni, ma agli italiani continua ad essere simpatico questo guascone miliardario all'amatriciana. Ora ci tocca sorbirci anche il suo divorzio sui media.
Io non ne posso più. Tutto quello che traspare da questo piccolo uomo è mediocrità, è tutto quello che direi di non essere ai miei figli.
Se alla maggior parte dei miei concittadini piace e ne condivide i valori mi chiedo con chi io stia relazionandomi.
Possibile che nessuno si accorga dell'enorme squallore che questo personaggio sta portando nelle nostre vite?
Io non ne posso più. Tutto quello che traspare da questo piccolo uomo è mediocrità, è tutto quello che direi di non essere ai miei figli.
Se alla maggior parte dei miei concittadini piace e ne condivide i valori mi chiedo con chi io stia relazionandomi.
Possibile che nessuno si accorga dell'enorme squallore che questo personaggio sta portando nelle nostre vite?
sabato 2 maggio 2009
venerdì 1 maggio 2009
Parzialmente liberi... .
"La libertà di stampa si sta riducendo in tutto il mondo, e l'Italia non è esente da questa forma di degrado. Nel rapporto 2009 di Freedom House (organizzazione autonoma con sede negli Stati Uniti, che si pone come obiettivo la promozione della libertà nel mondo), infatti il nostro Paese viene declassato per la prima volta da Paese 'libero' (free) a 'parzialmente libero' (partly free), unico caso nell'Europa Occidentale insieme alla Turchia. Le ragioni della retrocessione dell'Italia sono molteplici, spiegano gli estensori del Rapporto, che esamina la libertà di stampa in 195 Paesi da quasi 30 anni (dal 1980): "Nonostante l'Europa Occidentale goda a tutt'oggi della più ampia libertà di stampa, l'Italia è stata retrocessa nella categoria dei Paesi parzialmente liberi, dal momento che la libertà di parola è stata limitata da nuove leggi, dai tribunali, dalle crescenti intimidazioni subite dai giornalisti da parte della criminalità organizzata e dei gruppi di estrema destra, e a causa dell'eccessiva concentrazione della proprietà dei media". Più in dettaglio, Freedom House riconosce che, in generale, in Italia "la libertà di parola e di stampa sono costituzionalmente garantite e generalmente rispettate, nonostante la concentrazione della proprietà dei media". Ma è proprio quest'ultimo il punto dolente. Certo, c'è la legge Gasparri, rispetto alla quale l'organizzazione avalla le critiche secondo le quali introduce norme che favoriscono l'attuale presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Ci sono i tanti processi per diffamazione a carico di altrettanti giornalisti, Freedom House ne cita alcuni tra i più eclatanti, tra i quali quelli a carico di Alexander Stille e di Marco Travaglio.
Ma il punto veramente dolente, a giudizio dell'organizzazione, è costituito "dalla concentrazione insolitamente alta della proprietà dei media rispetto agli standard europei". Berlusconi, affermano senza reticenze gli autori del rapporto, controlla attraverso il governo la Rai, e possiede Mediaset. E la crisi di La7 non ha certo giovato in questo panorama. Tra i Paesi europei, anche la Grecia ha subito un significativo arretramento: precede infatti l'Italia di una sola postazione, e tuttavia mantiene la valutazione 'free', a differenza del nostro Paese. La quartultima posizione nell'Europa Occidentale è occupata dalla Grecia, preceduta, a parità di giudizio, da Malta, Francia e Cipro. Nella classifica generale l'Italia è al settantunesimo posto, a pari merito con Benin e Israele (tutti e tre primi 'partly free' della tabella). I Paesi più liberi dell'Europa Occidentale sotto il profilo della libertà di stampa, sono, a giudizio di Freedom House, l'Islanda (primo), la Finlandia e la Norvegia (secondi), la Danimarca e la Svezia (quarti). Gli stessi Paesi sono anche in cima alla classifica generale. I primi Paese non europei nella classifica mondiale della libertà di stampa redatta da Freedom House sono la Nuova Zelanda e la Repubblica di Palau, all'undicesimo posto a pari merito con il Liechtenstein. Gli Stati Uniti arrivano solo al ventiquattresimo posto, a pari merito con la Repubblica Ceca e con la Lituania (rientrano ampiamente comunque tra i Paesi che godono di una libera stampa). Ma la situazione europea, a parte il significativo deterioramento del clima in Italia, è decisamente positiva rispetto a quella di altre aree del mondo. "La professione giornalista è attualmente alle corde - denuncia Jennifer Windsor, direttore esecutivo di Freedom House - e sta lottando per rimanere in vita, stremata dalle pressioni dei governi e di altri potenti soggetti e dalla crisi economica globale. La stampa è la prima difesa della democrazia e la sua vulnerabilità ha enormi implicazioni per la sua tenuta, se i giornalisti non sono in grado di tener fermo il loro tradizionale ruolo di controllori dei poteri". Poco più di un terzo dei 195 Paesi esaminati garantiscono attualmente la libertà di stampa: sono classificati 'free' solo 70 Stati, il 36% del campione. Sessantuno (il 31%) sono 'parzialmente liberi' e 64 (il 33%) sono 'non liberi'. Secondo l'indagine, solo il 17% della popolazione mondiale vive in Paesi che godono di una stampa libera. La situazione è particolarmente peggiorata, oltre che in Italia, nell'Est asiatico, mentre per alcuni Paesi dell'ex Unione Sovietica, del Medio Oriente e del Nord Africa Freedom House parla di vere e proprie intimidazioni nei confronti della stampa libera. Un significativo passo in avanti è stato registrato dalle Maldive, passate dalla categoria 'not free' a quella 'free' grazie all'adozione di una nuova costituzione che protegge la libertà di manifestazione del pensiero, e al rilascio di un importante giornalista, detenuto in carcere. Decisi peggioramenti si sono registrati in Cambogia ('not free'), Paese nel quale sono aumentate le forme di intimidazione e di violenza nei confronti dei giornalisti; Hong Kong ('partly free'), a causa delle eccessive forme di pressione esercitate dalla Cina, la stessa Cina e Taiwan; Bulgaria, Croazia, Bosnia e Russia; Israele, dove le pressioni sui giornalisti sono fortemente aumentate nel corso dell'ultimo conflitto a Gaza; Senegal e Madagascar; Messico, Bolivia, Ecuador, Guatemala e Nicaragua". /La Repubblica)
Ma il punto veramente dolente, a giudizio dell'organizzazione, è costituito "dalla concentrazione insolitamente alta della proprietà dei media rispetto agli standard europei". Berlusconi, affermano senza reticenze gli autori del rapporto, controlla attraverso il governo la Rai, e possiede Mediaset. E la crisi di La7 non ha certo giovato in questo panorama. Tra i Paesi europei, anche la Grecia ha subito un significativo arretramento: precede infatti l'Italia di una sola postazione, e tuttavia mantiene la valutazione 'free', a differenza del nostro Paese. La quartultima posizione nell'Europa Occidentale è occupata dalla Grecia, preceduta, a parità di giudizio, da Malta, Francia e Cipro. Nella classifica generale l'Italia è al settantunesimo posto, a pari merito con Benin e Israele (tutti e tre primi 'partly free' della tabella). I Paesi più liberi dell'Europa Occidentale sotto il profilo della libertà di stampa, sono, a giudizio di Freedom House, l'Islanda (primo), la Finlandia e la Norvegia (secondi), la Danimarca e la Svezia (quarti). Gli stessi Paesi sono anche in cima alla classifica generale. I primi Paese non europei nella classifica mondiale della libertà di stampa redatta da Freedom House sono la Nuova Zelanda e la Repubblica di Palau, all'undicesimo posto a pari merito con il Liechtenstein. Gli Stati Uniti arrivano solo al ventiquattresimo posto, a pari merito con la Repubblica Ceca e con la Lituania (rientrano ampiamente comunque tra i Paesi che godono di una libera stampa). Ma la situazione europea, a parte il significativo deterioramento del clima in Italia, è decisamente positiva rispetto a quella di altre aree del mondo. "La professione giornalista è attualmente alle corde - denuncia Jennifer Windsor, direttore esecutivo di Freedom House - e sta lottando per rimanere in vita, stremata dalle pressioni dei governi e di altri potenti soggetti e dalla crisi economica globale. La stampa è la prima difesa della democrazia e la sua vulnerabilità ha enormi implicazioni per la sua tenuta, se i giornalisti non sono in grado di tener fermo il loro tradizionale ruolo di controllori dei poteri". Poco più di un terzo dei 195 Paesi esaminati garantiscono attualmente la libertà di stampa: sono classificati 'free' solo 70 Stati, il 36% del campione. Sessantuno (il 31%) sono 'parzialmente liberi' e 64 (il 33%) sono 'non liberi'. Secondo l'indagine, solo il 17% della popolazione mondiale vive in Paesi che godono di una stampa libera. La situazione è particolarmente peggiorata, oltre che in Italia, nell'Est asiatico, mentre per alcuni Paesi dell'ex Unione Sovietica, del Medio Oriente e del Nord Africa Freedom House parla di vere e proprie intimidazioni nei confronti della stampa libera. Un significativo passo in avanti è stato registrato dalle Maldive, passate dalla categoria 'not free' a quella 'free' grazie all'adozione di una nuova costituzione che protegge la libertà di manifestazione del pensiero, e al rilascio di un importante giornalista, detenuto in carcere. Decisi peggioramenti si sono registrati in Cambogia ('not free'), Paese nel quale sono aumentate le forme di intimidazione e di violenza nei confronti dei giornalisti; Hong Kong ('partly free'), a causa delle eccessive forme di pressione esercitate dalla Cina, la stessa Cina e Taiwan; Bulgaria, Croazia, Bosnia e Russia; Israele, dove le pressioni sui giornalisti sono fortemente aumentate nel corso dell'ultimo conflitto a Gaza; Senegal e Madagascar; Messico, Bolivia, Ecuador, Guatemala e Nicaragua". /La Repubblica)
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