venerdì 20 febbraio 2009

Siamo governati dai deficienti.

"Una 'battuta' sui desaparecidos pronunciata da Silvio Berlusconi durante la campagna elettorale in Sardegna rischia di creare un caso diplomatico: il governo argentino ha convocato l'ambasciatore italiano a Buenos Aires, Stefano Ronca, a cui ha espresso "preoccupazione e disagio" per le affermazioni sui dissidenti di Silvio Berlusconi riportate oggi dal quotidiano locale Clarin.Secondo il giornale, che in un articolo di mezza pagina richiamato in prima col titolo "Berlusconi macabro con i desaparecidos" cita un servizio de l'Unità di sabato scorso, in cui sono riportate le frasi pronunciate dal premier durante la campagna elettorale in Sardegna, il presidente del Consiglio ha ironizzato sul dramma dei dissidenti lanciati in mare dagli aerei affermando: "Erano belle giornate, li facevano scendere dagli aerei..". Il riferimento è al dramma dei 'voli della morte', tramite i quali i militari nell'ultima dittatura (1976-83) gettavano nelle acque del Rio de la Plata i sequestrati ancora vivi e addormentati.L'ambasciatore italiano si è impegnato a "verificare le frasi attribuite a Berlusconi e a informarne il governo argentino". Tutto un equivoco, secondo Palazzo Chigi, che in serata ha diramato un comunicato in cui definisce l'episodio un "attacco calunnioso e assolutamente ingiustificato, che provoca indignazione" e parla di polemiche gonfiate su un finto caso Argentina. "Le parole del Presidente del Consiglio sono state, infatti, completamente stravolte e addirittura rovesciate quando era chiarissimo che egli stava sottolineando la brutalità dei 'voli della morte' messi in opera dalla dittatura argentina di quel tempo".Dal Clarin le dichiarazioni di Berlusconi sono rimbalzate su televisioni e siti online provocando accese reazioni: a Buenos Aires la presidente delle Nonne di Plaza de Mayo, Estela de Carlotto, ha detto di "sentirsi offesa" dopo aver letto quanto riferito dal quotidiano. "Nei confronti degli argentini - ha ricordato - c'è sempre stata grande solidarietà, sia dai precedenti governi italiani sia da parte della giustizia". Dello stesso umore anche Angela "Lita" Boitano e Vera Jarach, cittadine italiane, madri di desaparecidos, che hanno chiesto di incontrare l'ambasciatore Ronca: "Scherzare sui desaparecidos e i 'voli della morte' non è ammissibile", ha detto Jarach, ricordando che si tratta di "delitti di lesa umanità commessi dal terrorismo di Stato" durante l'ultima dittatura argentina.Anche in Italia i commenti non si sono fatti attendere. "Una gaffe indecente, che suona gravissima offesa alle migliaia di ragazze e ragazzi rapiti, torturati e uccisi negli anni di una delle più sanguinose dittature dell'America Latina": così Piero Fassino definisce l'uscita berlusconiana, e aggiunge: "Voglio sperare che Berlusconi abbia la sensibilità di scusarsi con il governo argentino e con le famiglie di quelle povere vittime, evitando nel futuro di procurare ulteriori pessime figure al popolo italiano".Analoga richiesta arriva anche dall'Italia dei Valori: "Le continue pagliacciate di Berlusconi sulla scena internazionale hanno screditato l`immagine del nostro paese nel corso degli anni. Stavolta è davvero troppo. Scherzare sull`orribile fine dei desaparecidos in Argentina, tra cui anche nostri connazionali, è imperdonabile. Bene ha fatto il governo di Buenos Aires a convocare il nostro ambasciatore. E`dovere di Berlusconi scusarsi e del ministro Frattini venire immediatamente a riferire in aula", ha dichiarato Fabio Evangelisti, capogruppo vicario dell'Idv alla Camera". (La Repubblica.it)
"Parla sul 'Corriere della Sera' dell'8 febbraio Maurizio Sacconi, ministro del Lavoro e del Welfare, già socialista nel periodo craxiano, figura centrale del governo Berlusconi specialmente in alcune recenti vicende, da quella dell'Alitalia a quella Englaro tuttora in corso.Trascrivo alcune sue risposte alle domande di Aldo Cazzullo, il giornalista che l'ha intervistato sul drammatico contrasto esploso venerdì 6 febbraio tra il governo e il presidente della Repubblica."Tutte le scelte del governo, dalla mia circolare alle strutture sanitarie al decreto legge, sono state ispirate dalla ragione laica. Una laicità intesa in una dimensione più alta del passato, che non può non includere principi fondamentali cristiani come la centralità della persona. La dicotomia credenti-non credenti che ha segnato la Prima Repubblica è stata superata".Domanda l'intervistatore: "Lei è credente?" Risposta: "Oggi sì. Ma la mia storia politica è socialista e laica. Laica è la logica in cui ci siamo mossi e che ha unito gli interventi del laicissimo Brunetta e del cattolico Rotondi".Facciamo su questi pensieri di Sacconi una prima riflessione. Sono pensieri, come dire, alti, così alti da provocare (in lui) una sorta di stato confusionale. Sacconi è credente, lo dice lui e quindi dobbiamo credergli. Ma prima era laico non credente. C'è stata una conversione, ma non ci dice quando. In questi giorni? Nel momento in cui fu nominato ministro? All'inizio della campagna elettorale e della formazione della lista che includeva il suo nome? E come si convertì? Un colpo di fulmine come quello di Paolo sulla via di Damasco? Vide anche lui l'angelo? Oppure arrivò alla fede con ragionamento? Sarebbe importante conoscere queste modalità che possono avere influenzato, anzi hanno certamente influenzato il suo modo di pensare attuale e quindi i provvedimenti da lui adottati nella vicenda Englaro.Tra i pensieri alti di Sacconi troviamo qui anche quello sulla laicità ai tempi d'oggi, che dice lui non è quello della Prima Repubblica. Oggi, secondo il Nostro, il contrasto tra laici e cattolici, tra credenti e non credenti, è stato superato tanto che "lo stesso spirito lo troviamo nel laicissimo Brunetta e nel cattolico Rotondi".Francamente non c'eravamo accorti che il ministro Brunetta fosse laicissimo, di lui avevamo apprezzato altre qualità come quelle di perseguitare gli statali fannulloni e di sinistra. Della cattolicità di Rotondi, che guida un partito invisibile soprannominato Democrazia cristiana, siamo invece da tempo consapevoli e ce ne rallegriamo.Torniamo a Sacconi. Durante la Prima Repubblica il potere fu detenuto dalla Dc (quella vera e non quella di Rotondi). I laici sopravvivevano negli angolini del potere ma esercitavano tuttavia una non disprezzabile funzione culturale. La Dc d'altra parte, quella di De Gasperi e poi di Aldo Moro, non era un docile bastone nelle mani della Chiesa, aveva un suo concetto dell'autonomia politica dei cattolici. Accettò infatti il diritto al divorzio e all'aborto, sostenuto dai laici e condiviso dalla maggioranza degli italiani che si espressero nei referendum.Dice Sacconi che oggi questi contrasti sono stati superati. Purtroppo non sembra. Non era mai accaduto che la gerarchia cattolica formulasse gravi censure nei confronti del presidente della Repubblica. Un governo animato da spirito laico, quale che fosse il suo diverso parere sulla sorte di Eluana Englaro, avrebbe dovuto elevare una formale protesta nei confronti del Vaticano per le censure rivolte al capo dello Stato. Ci ha pensato, onorevole Sacconi? Perché non l'ha proposto in Consiglio dei ministri? La verità è che voi non siete laici ma atei devoti. Per il Vaticano va bene così.Torno a citarla, onorevole ministro, da lei c'è sempre da imparare. Domanda l'intervistatore: "Venerdì è stato un giorno di scontro istituzionale senza precedenti, non è vero?". Risposta: "Noi non l'abbiamo visto così e non credo che lo sia stato".Le ipotesi sono tre: Sacconi mente. Oppure era distratto. Oppure non c'era. Questa terza ipotesi è smentita dal fatto che era al fianco di Berlusconi durante la conferenza stampa ed anzi ha preso la parola dopo di lui e l'ha tenuta lungamente parlando appunto della vicenda Englaro. Ha ascoltato le parole di Berlusconi sulla lettera del presidente della Repubblica. Rimane perciò la nostra prima ipotesi: negando l'esistenza di uno scontro senza precedenti il ministro Sacconi ha mentito. Del resto non è la prima volta. Accadde ai tempi del caso Alitalia, quando emerse con tutta evidenza il suo pregiudizio contro la Cgil e si è ripetuto pochi giorni fa nel negoziato sulle linee guida della concertazione con i sindacati.Sacconi mente. Molto spesso. Questo suo difetto pregiudica l'alta stima culturale che dovremmo avere sui suoi pensieri. Tra i quali tuttavia (e torno per la terza volta a citarlo) ce n'è uno che ci ha lasciato perplessi: la sua concezione del nichilismo."In Italia in questi quarant'anni abbiamo visto una deriva nichilista cominciata all'inizio degli anni '70, quando il '68 altrove finiva e da noi cominciava. Ma ora la vocazione al nichilismo va diminuendo e si recupera il senso della vita".Mi permetto di correggerla quanto alle date, onorevole ministro. Il nichilismo fece la sua apparizione in Europa ed anche nella cultura italiana negli anni '70 del secolo XIX, quindi un secolo prima di quanto lei pensi. Lei usa nei confronti del nichilismo parole che ricordano - sarà certo un caso - quelle dette da Mussolini in molte occasioni. Mussolini opponeva la forza al nichilismo. Era su una strada sbagliata, purtroppo per lui e per noi. Anche lei parla di forza, di vitalismo e indica Berlusconi come vera e unica alternativa al pensiero nichilista. Ci stupisce onorevole ministro. Mussolini era ateo e pagano, più o meno come Berlusconi. Ma lei è invece un credente di fresca data. Dovrebbe mettere un po' d'ordine nella sua testa". (Eugenio Scalfari)

Nessun commento: