"Calisto Tanzi riparte dai muffin. L'uomo del crac Parmalat, condannato a dieci anni di reclusione per il reato di aggiotaggio e ostacolo all'attività di vigilanza, il patron dell'azienda di Collecchio da 14 miliardi di euro di buco, il principale imputato del processo del secolo, ha ricominciato a lavorare nel settore alimentare. Paltò beige, carte e documenti in mano, telefonino squillante, da cinque giorni il cavaliere mattina e pomeriggio va in ufficio: c'è un nuovo progetto da realizzare, una azienda di dolciumi a quattro passi dalla sua villa in località Fontanini. Si torna in sella, sei anni dopo aver distrutto – come sostiene l'accusa - migliaia di risparmiatori, aver truffato intere famiglie e messo in ginocchio parte del sistema economico italiano. In strada Martinella, alle spalle della sua casa, Mister Day (questo era il nome dei suoi prodotti da forno targati Parmalat) si presenta puntualmente ogni giorno. "Ma non è agli arresti domiciliari? Cosa ci fa in giro?" chiede chi, in questa prima settimana di lavoro, lo ha visto passare. Calisto Tanzi, 70 anni compiuti, il 18 dicembre scorso è stato condannato a 10 di carcere e ritenuto "l'unico vero responsabile" (come disse il suo avvocato Gian Piero Biancolella dopo la sentenza di primo grado) del crac del secolo. Oggi appare come un comune lavoratore. Un dirigente, un consulente, un collaboratore: passa il tempo negli uffici e poi, come un qualsiasi nonno, quando stacca salta in macchina e va prendere i nipotini a scuola.
Occhialini appoggiati sul naso, piglio da capoufficio, progetti e fogli sparsi ovunque e un piccolo manipolo di amici e collaboratori che gli sta sempre attorno. Dà dritte agli elettricisti, indica agli operai il da farsi, parla per ore. Si presenta alle dieci del mattino, almeno dall'inizio della scorsa settimana, e se ne va per l'ora di pranzo, sempre a bordo della sua Honda civic grigia. Ha una scrivania al secondo piano al fianco di quella di A.Cocconi, amico legato a una pasticceria nel centro di Parma. E' con lui che mister Parmalat sta mettendo a punto gli ultimi dettagli dell' "operazione muffin": fra tre mesi l'azienda entrerà in funzione per produrre dolcetti e prodotti da forno destinati al mercato americano e canadese. C'è chi dice che si tratti di una produzione "americana"di muffin che fino a poco tempo fa era collocata nel fidentino. E' la nuova "ditta di Tanzi", come l'hanno ribattezzata gli operai che lavorano nella zona. "Da quattro giorni il cavaliere si fa vedere spesso, detta ordini, gestisce i lavori. E' qua mattina e pomeriggio. In tanti ci siamo chiesti cosa ci facesse" spiegano dal piano superiore dell'azienda, al momento occupato da uffici di architettura, arredamento e lavorazione marmi.
Almeno sono queste, per ora, le prime voci sulla attività dell'impresa che Tanzi che si sentono passeggiando fra i cantieri. I lavori, negli ottocento metriquadrati collocati nella prima periferia di Parma, sono iniziati in novembre. Prima i sopralluoghi, poi gli allarmi antincendio, le grate, l'impianto gas ed elettrico e infine gli scarichi per le fognature, messi a norma in modo da poter produrre scarti alimentari. Infine parte dei macchinari, pastorizzatori ecc ecc. Insomma, un'azienda a puntino, per ora ancora vuota, nata dagli ex magazzini Italarchivi prima e Mivar poi. Fra i "vicini" di casa c'è chi storce il naso. C'è chi si chiede, negli uffici, se ora non arriverà anche il figlio Stefano, che in passato ha ripreso a lavorare al latte in polvere in provincia di Viadana e con il quale il cavalier avrebbe pensato, qualche anno fa, a rilanciarsi nel mercato dei succhi di frutta. Oppure la figlia Francesca, da tempo residente in Veneto e impegnata nel settore del turismo, o ancora quel Fausto Tonna, "il ragioniere del crac", che si è messo a fare il consulente in una azienda di ascensori a Mezzani, nel parmense. "Se il cavaliere lavora qui, io me ne vado" dice qualche imprenditore senza mezzi termini. "Non mi piacerebbe uscire da un luogo di lavoro dove qualcuno può pensare che io lavori con uno come lui, che ha fatto tutto questo e truffato tantissime persone". Poi ci sono gli operai della zona, che si limitano ad indicarlo ogni volta che passa e a strabuzzare gli occhi e lui, a testa dritta, regala solo un mezzo cenno di saluto. Come se nulla fosse avvenuto, come se fosse ancora nell'azienda di Collecchio.". (La Repubblica)
6 commenti:
Letto, tutto, non l'avevo trovato sul sito di Repubblica, ma non ho cercato bene, la situazione politica mi angustia non poco.
Il titolo è dirompente: l'hai scritto tu ?
No, non sono d'accordo, chi è onesto è onesto e basta.
Io non mi sento un fesso, non sempre, talvolta, solo un pochino.
Pensa che quale Funzionario Delegato in 40 anni ho gestito in valuta odierna miliardi di euro: non m'è rimasto attaccato alle mani nemmeno un centesimo !
Quando a Busto Arsizio carcere risolsi il problema delle fogne, facendo csotruire dei pozzi perdenti a regola d'arte (lavoro finito dopo che io ero stato trasferito per l'ennesima volta, io mi limitai a firmare il contratto), qualcuno venne da me a Lonate Pozzolo con 15 milioni di lire, contanti: rifiutai.
Sono un fesso ?
Inoltre, il fesso la notte dorme bene, io dormo bene.
Il titolo è ironico. La penso come te. Siamo due fessi.
Naturalmente il titolo è mio, come tutti gli altri del blog. Sono fondamentali per andare all'articolo e io li forzo un po', a mestiere.
Sì, siamo due fessi: lo dici con rammarico o con tranquillità ?
Io dico che cretini no, non lo siamo.
Contento di essere fesso. Cretino, no.
Essere onesti non porta vantaggi economici, ma sicuramente porta notti tranquille. Ricordo il proverbio che recita così: "La moglie del ladro non sempre sorride..."
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