"La vicenda del presunto vilipendio del capo dello Stato da parte di Antonio Di Pietro si è rivelata, più che un equivoco, una figura barbina per l'Unione Camere Penali.
Bei tempi, quando la Lega Nord voleva "abolire i reati di opinione, residui del codice fascista". Ora il ministro leghista Maroni querela 'Famiglia Cristiana' che ha definito "razzista" non lui, ma una norma dell'ennesimo pacchetto sicurezza. E Gasparri, il noto stilnovista che definisce "cloaca" il Csm, dà il benvenuto a Obama dicendo che "la sua elezione farà contenta Al Qaeda" e incolpa Napolitano per la morte di Eluana, fa fuoco e fiamme per una vignetta di Vauro. Ma in questo revival di intolleranza colpisce la vicenda del presunto vilipendio del capo dello Stato da parte di Antonio Di Pietro durante la manifestazione del 28 gennaio in piazza Farnese. L'epilogo è noto: la fulminea richiesta di archiviazione della Procura di Roma, cui è bastato ascoltare il discorso integrale del leader dell'Idv per stabilire che s'è trattato di un gigantesco "equivoco".Più che un equivoco, una figura barbina per l'Unione Camere Penali, che aveva denunciato l'ex pm per aver definito "omertoso e mafioso" il Quirinale. Ma, soprattutto, una figuraccia per l'intera stampa italiana, che aveva avallato quell'assurda interpretazione pur disponendo del filmato del discorso. Bastava un'occhiata per scoprire che Di Pietro aveva "rispettosamente" criticato il Quirinale per la firma al Lodo Alfano e più avanti, a proposito degli scandali che si susseguono in Parlamento, aveva aggiunto: "Il silenzio uccide, è un comportamento mafioso, per questo voglio dire quel che penso".Parlava del proprio eventuale silenzio, non di quello di altri. Ma un'agenzia di stampa, manipolando e associando le due frasi, aveva scatenato una piccata quanto irrituale replica del Quirinale alle presunte "espressioni offensive" che in piazza nessuno aveva pronunciato. Col solito strascico di dichiarazioni sdegnate di politici di destra, centro, sinistra e persino dell'Idv, tutti ignari di quanto realmente accaduto.Così la bufala aveva iniziato a galoppare travolgendo ogni rettifica e rimbalzando di tg in tg, di sito in sito, di giornale in giornale. 'Corriere della Sera': "Attacco al Colle, bufera su Di Pietro", "Una brutta deriva". 'Libero': "La mafia di Di Pietro. Accusa il Quirinale di atteggiamenti degni di Cosa Nostra". 'Il Giornale': "Questi han perso la testa. L'ex pm dà del mafioso a Napolitano". 'Il Riformista': "Vergogna Di Pietro. Definisce mafioso il comportamento di Napolitano".Nel 2004 uno studio dell'Isimm, commissionato dalla Vigilanza Rai, accertò che "la maggior parte delle notizie politiche dei tg nasce dalle dichiarazioni dei politici": Tg1, Tg2 e Tg3 dedicano il 62,4 per cento dello spazio alle dichiarazioni dei politici, il 28,2 alle notizie e solo il 9,4 ai contenuti. In Francia la proporzione è di 23, 21 e 54; in Spagna di 20, 45 e 35; in Germania di 32, 49 e 19. In Italia insomma la notizia non è quel che accade nella realtà, ma ciò che dicono i politici. E se ciò che dicono i politici non corrisponde alla realtà, è sbagliata la realtà". (Marco Travaglio-L'Espresso)
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