mercoledì 17 settembre 2008
Stefano Rosso, un ricordo personale... .
Era il 1976 e a quell'epoca frequentavo il quartiere Trastevere a Roma. Esattamente vicino piazza S. Maria in Trastevere, in una piazzetta attigua di cui non ricordo bene il nome dove, finito il liceo, iniziai a frequentare uno dei centri di meditazione di un guru indiano. Fu lì che incontrai Stefano Rosso per la prima volta. A prima vista sembrava uno squinternato, uno di quelli che giravano per Trastevere persi tra alcol e droga, uno dei tanti che dalla droga erano passati allo yoga. Veniva, come me e pochi altri, ad ascoltare i discorsi di alcuni mahatma indiano, inviati dal guru in questione, sulla conoscenza della verità. Insomma eravamo compagni di conoscenza. Lui, per esattezza, veniva sempre con la sua chitarra e, siccome era bravo a cantare e suonare, ogni tanto si esibiva in qualche canzone cosiddetta devozionale, inserendoci però qualche sua versione personale, tanto che diverse volte fu invitato ad allontanarsi perchè disturbava la concentrazione dell'ambiente. Spesso arrivava alticcio e perso in qualche spienello di troppo. Comunque era un trasteverino verace di via della Scala, simpatico come sanno esserlo i romani popolari di trastevere e testaccio, e con il quale era sempre piacevole passarci qualche momento insieme. Non finì mai uno pseudo corso per carpire le tecniche della meditazione della conoscenza della verità..., come feci io, perchè la sua assiduità e continuità nella ricerca dell'immanente era piuttosto vaga. Poi, nel 1977, con "Una storia disonesta", quella dei "due amici, una chitarra ed uno spinello" divenne famoso e non lo si vide più. Solo dopo qualche anno, bruciato dall'imporvvisa notorietà e dal non aver saputo gestire un così improvviso successo, si affacciava di tanto in tanto nella saletta della meditazione, ma sembrava stare molto ma molto peggio di quando era uno splendido ed ingenuo sconosciuto... . Poi non l'ho più visto. Ora, a 59 anni, ci ha lasciato i suoi stornelli da cantautore trasteverino.
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