mercoledì 17 settembre 2008

Siamo tutti Abdoul.

"Abdoul, Abdoul. È lui, con ogni certezza è lui, il nome che trovavo sui fumetti quand’ero piccolo.Abdoul per indicare l’arabo, o l’abissino, o il nero. Il diverso insomma.Il variegato mondo esotico che conoscevamo solo per immagini di repertorio e film e romanzi. Abdoul per dire l’amico mite che aveva un colore diverso della pelle. Il bimbo buono che faceva i favori al bianco, il cammelliere esperto, il portatore fidato di bagagli nelle spedizioni in Africa. C’era in questa oleografia zuccherosa – perché negarlo? – una forte impronta del paternalismo coloniale.Ma era stabilito per le nostre tenere menti che intorno a questo nome universale non potesse volteggiare il minimo sentimento di odio e di rancore. Gli effetti del razzismo erano ancora troppo drammaticamente freschi perché qualcuno potesse permettersi di ricominciare a maneggiarlo.Ora Abdoul viene ucciso a sprangate nella capitale economica del paese. Mica nei fumetti violenti. Ma nella realtà, con sangue vero e morte vera. Ora Abdoul è uno sporco negro nella città che ospiterà l’Expo e che si candida a rappresentare l’Italia nel mondo. Un pacco di biscotti, forse. Del denaro, ancora più forse.Colpa eventuale e non irreparabile, ma resa certa e gravissima dal colore della pelle, perché Abdoul, diversamente che nei fumetti, è cittadino italiano. Si è rovesciato il mondo per quel bimbo-cammelliere-portatore.Beati gli anni cinquanta e sessanta.Invano l’occidente si è inchinato a Martin Luther King.Invano ha idolatrato calciatori e cantanti e politici e modelle con la pelle del suo stesso colore.Ora è il nemico. Ora è ladro, stupratore, guidatore ubriaco, accoltellatore, rapinatore, assassino.Un’ideologia montante ha stabilito che la sua vita non abbia nemmeno il valore che gli derivava un giorno dai suoi umili, oleografici mestieri. Un’ideologia tenacemente coltivata ne ha fatto un nemico buono per tutti gli scatti d’ira, per tutte le paure, per tutte le rabbie inconsulte.È una corrente di odio che sta devastando il decoro civile e l’immagine di grandi città e di intere regioni. Che ha dietro un’industria politica ed editoriale.Una particolare categoria di persone che soffia e grida e maledice per guadagnare voti, posti in parlamento e nei consigli comunali, o affezionati lettori. Sono gli imprenditori della paura e dell’odio razziale, che immettono nel ciclo di produzione la materia prima, la logistica e il marketing e poi contano i profitti.Abdoul l’italiano non è solo.Non è un episodio. Sta in una sequenza impressionante di episodi, da Abdoul caduto dal ponteggio e abbandonato in una strada lontana perché muoia senza colpa bianca. Ad Abdoul incendiato vivo perché chiede un aumento al suo datore di lavoro.Alla sorella di Abdoul strangolata perché al maschio civile e "che lavora" piace così.Chi (come me) crede che le società debbano le loro tragedie, alla fine, alla colpa di cattivi maestri, sa che nulla di questa tragedia in corso è casuale. I cattivi maestri non esistono solo se sono di sinistra". (Nando Della Chiesa)

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