venerdì 26 settembre 2008

Per chi suona la campana?

Abito in un paesino dove ogni quarto d'ora suona una campana di una chiesa vicina, eccetto dalle 23 alle 6 di mattina. In altri paesini simili suona ogni mezz'ora, con più o meno intensità, dipende dalla vicinanza e dal suono emesso. A me disturba, mentre ad altri, soprattutto abitanti del posto, ricorda la preghiera e i tempi passati. Riporto qui di seguito un articolo di Pietro Ottone, dal "Venerdì" di Repubblica" sull'argomento, che mi trova essenzialmente d'accordo. A me, comunque, disturbava anche il canto del muezzin che all'alba mi svegliava in un Paese africano mezzo musulmano, mezzo cattolico e tutto animista. Quello che non riesco ancora a capire perché chi deve pregare deve rompere le scatole agli altri... .
"Le discoteche fanno rumore, d'accordo. E le campane? Fanno rumore anche le campane. Se è disgraziato chi abita vicino ad una discoteca, è anche disgraziato (se il parroco non ha la dovuta discrezione) chi abita vicino ad un campanile. Non vi sembri irriverente l'accostamento. Le une procurano divertimenti non sempre irreprensibili, possono condurre alla perdizione; le altre svolgono una funzione pia, presidiano la casa di Dio, chiamano i fedeli a raccolta. Ma non possiamo negare la realtà. Anche le campane violano la quiete individuale. E allora diventano una prepotenza.
Sulla funzione delle campane bisogna chiarirsi le idee. Nel passato, nei paesi e nelle città, la gente era mattiniera. Si svegliava all'alba. Gli uomini andavano a lavorare sui campi, nelle botteghe; le donne accudivano alle bestie, andavano al ruscello per fare il bucato. Poi veniva il sabato del villaggio... . Allora sì, le campane ritmavano la vita dei fedeli, li invitavano alle funzioni religiose, festeggiavano i matrimoni, chiamavano a raccolta quando c'era pericolo; se diffondevano i rintocchi di un funerale, tutti sapevano chi era morto, e facevano il segno della croce. Non erano le campane a dare vita alla comunità, che già esisteva per suo conto: ma vi partecipavano, sottolineavano gioie e dolori.
Oggi non è più così. Ognuno, in centri abitati grandi e piccoli, vive la sua vita, non conosce i vicini, e la comunità non c'è più. Triste che sia così. E forse è giusto rimpiangere il passato, anche se per tanti aspetti non lo rimpiangiamo affatto, perché la vita dei nostri vecchi non era tutta rosa e fiori. Non saranno le campane, comunque, a riportarci indietro: oggi esse sono soltanto istituzioni di altri tempi, e bisogna farne uso nelle nuove circostanze. In certi momenti possono ancora fare festa, dare gioia; ma sono momenti rari. Si impone, in chi le gestisce, una grande discrezione. Mi scrive una lettrice, sull'orlo dell'esaurimento, che secondo il parroco è inutile cambiare gli orari degli scampanii, perché a 'qualsiasi ora daranno sempre fastidio a qualcuno'.
Un cinismo poco cristiano. Bisogna evitare di dare fastidio a chicchessia, e se le campane danno fastidio non si facciano suonare mai. Che diritto ha un parroco di dare fastidio al prossimo? Farà bene a rendersi conto che le campane, se suonano quando non dovrebbero, suscitano sentimenti di ira e di odio, che si riversano sulla santa Chiesa".

giovedì 25 settembre 2008

Canone Rai, un furto di Stato per alimentare un carrozzone di furbetti.

"Non se ne puo' proprio piu'. In questi giorni, piu' che abitualmente, siamo subissati di richieste di informazioni da cittadini che chiedono di liberarsi del cosiddetto canone della Rai. "Complice" una serie di trasmissioni televisive (non Rai ovviamente) che hanno riproposto il problema e che continueranno a farlo nei prossimi mesi, sono migliaia le richieste che assediano i nostri telefoni e il nostro servizio di informazione E-mail "Cara Aduc". Tutti non si capacitano perche' debbano pagare un canone per il solo fatto di possedere un apparecchio televisivo o multimediale (o il videocitofono, come in alcuni casi) pur non vedendo i canali Rai: su questo l'informazione che da' la Rai e' distorta e non appartiene alla logica etimologica delle parole. Alla nostra spiegazione che si tratta di una imposta sul possesso di un qualunque apparecchio atto a ricevere trasmissioni tv, annuiscono, ma nel contempo tutti manifestano di essere stupefatti del perche' sicontinui a chiamarlo canone o abbonamento e commentano che e' la conferma di uno Stato lontano, nemico e altro dagli interessi dei cittadini... nessuno stupore, quindi, che in diversi scelgano la clandestinita' e l'evasione dell'imposta...Il disagio e il malumore gonfiano sempre piu', anche perche' la Rai, invece di essere amichevole, comunicativa e comprensiva, usa solo arroganza, violenza e intrusione: tutti i cittadini, per il solo fatto di avere una residenza anagrafica, sono considerati evasori e delinquenti e vengono tartassati con lettere minatorie e visite di figuri loschi che carpiscono con l'inganno firme su dichiarazioni di ammissione di possesso di un apparecchio che riceve trasmissioni tv... proprio il contrario dei motivi ispiratori dei nostri codici, quando stabiliscono che, fino a prova contraria, chi non e' riconosciuto colpevole in via definitiva e' innocente.Un situazione che sta provocando un disastro che, piu' si va in la' nel tempo, piu' sara' difficile ricucire: la credibilita' dello Stato e' ormai sotto lo zerbino e l'ingegnosita' dei cittadini per non fare il loro dovere di contribuenti e' sempre piu' sviluppata.Un gioco al massacro in cui lo Stato e' piu' colpevole del singolo evasore, perche' lo Stato sa e non agisce per modificare, continuando a prendersi sputi in faccia senza neanche il pudore di accennare ad un dialogo. Dialogo che noi abbiamo cercato piu' volte di sviluppare li' dove si formano le leggi, in Parlamento. Nella passata e nell'attuale legislatura, abbiamo fatto presentare interrogazioni che cerchino di mettere i puntini sulle "i", ma niente, niente e ancora niente: i ministeri interessati hanno contrapposto solo un silenzio che non possiamo leggere come imbarazzo anche solo a far sentire la propria voce, probabilmente per non dare risposte che li renderebbero piu' ridicoli di quanto gia' non lo siano in materia.Per questo rivolgiamo un appello tutti gi eletti nei due rami del Parlamento, che' facciano propria l'interrogazione, vi aderiscano o la riscrivano, facciano come credono piu' opportuno, ma si adoperino perche' sia messo un punto fermo, di certezza del diritto su cui, poi, ognuno, secondo i propri convincimenti (pro o contro canone che siano) dia battaglia per l'affermazione di cio' in cui crede. Non crediamo che la certezza del diritto sia appannaggio di governo o di opposizione, ma sappiamo che la non-certezza e' solo appannaggio dei sistemi non-democratici, dove i cittadini non sono tali ma sudditi. La confusione sul cosiddetto “canone di abbonamento” alla Rai e' alimentata da un Regio decreto legge del 1938: tale tassa e' dovuta per il possesso di “apparecchi atti o adattabili alla ricezione delle radioaudizioni”. In altre parole, qualsiasi apparecchio che teoricamente possa essere modificato per guardare un programma tv ne e' soggetto. La Rai, conscia di questo, pretende l'imposta non solo per i televisori, ma anche per i “personal computer, decoder e altri apparecchi multimediali”. Ne consegue che la richiesta potrebbe essere estesa anche a iPod, videocellulari, videocamere, riproduttori Dvd e Vhs, macchine fotografiche digitali, etc.Sollecitata da noi, la Rai si e' dichiarata incompetente ed ha demandato la questione all'Agenzia delle Entrate, la quale a sua volta ha rimesso il quesito al ministero delle Comunicazioni. Ma anche quest'ultimo, destinatario insieme al ministero dell'Economia e delle finanze di ben quattro interrogazioni parlamentari nella passata legislatura, non ha mai risposto.L'interrogazione attuale e' rivolta al ministro dello Sviluppo Economico (che ha accorpato l'ex ministero delle Comunicazioni) e al ministro dell'Economia e Finanze, e ripercorre tutto il travagliato iter 'senza risposta' di questi anni. Qui il testo dell'interrogazione:http://www.aduc.it/dyn/parlamento/docu.php?id=223208. (Aduc)

martedì 23 settembre 2008

Giustizia all'italiana.

"Olmert era sotto indagine per, dicono i giornali, corruzione. In realtà in Israele il reato di finanziamento illecito e corruzione è lo stesso quindi lui è accusato di avere dei preso dei soldi senza registrarli nei bilanci della sua campagna elettorale.E' stato accusato dopo essere diventato Premier di Israele in seguito all'ictus che ha colpito il precedente Premier Ariel Sharon. Non è stato ancora rinviato a giudizio, cioè non è stato ancora formalmente incriminato, è già stato interrogato tre volte e ogni è volta si è precipitato dai magistrati.Alla fine ha deciso che in quella situazione non poteva più restare presidente del Consiglio dello Stato di Israele, ha annunciato le sue dimissione e adesso, puntualmente, le ha date e verrà sostituito dal suo ministro donna Tzipi Livni.Perchè parlo di Olmert? Perchè quest'estate è accaduta una cosa inversa in Italia: come al solito, da noi, a situazioni simili conseguono risultati dissimili anzi opposti.Berlusconi, imputato - lui si rinviato a giudizio, già in fase avanzata nel dibattimento di primo grado per corruzione giudiziaria di un testimone, l'inglese David Mills -, indagato per avere comprato o tentato di comprare dei senatori del centrosinistra un anno fa.Imputato con richiesta di rinvio a giudizio per avere comprato i servigi di un dirigente della RAI cioè dell'azienda concorrente, che sarebbe anche pagata da noi, rispetto alla sua a sua volta rinviato a giudizio in un altro processo per frode fiscale, falso in bilancio e appropriazione indebita - il processo dei diritti Mediaset, quello in cui gli si contesta di avere gonfiato a dismisura il prezzo reale di decine e decine di film comprati in America, non direttamente dalle sue aziende ma fatte acquistare da società occulte del comparto Offshore della Fininvest che se le passavano l'una con l'altra e ogni volta che il film passava da una società occulta all'altra aumentava il prezzo.Alla fine questa panna montata del surplus rispetto al prezzo reale finiva, secondo l'accusa, nelle tasche del Cavaliere e dei suoi familiari.Bene, un signore in queste condizioni - due processi in corso al Tribunale e due udienze preliminari in corso tra Napoli e Roma per non parlare di tutto il pregresso cioè delle sei prescrizioni, delle due assoluzioni in base alla depenalizzazione del reato di falso in bilancio fatto da lui... lasciamo perdere... un signore in quelle condizioni ha deciso anche lui che non era opportuno che un Presidente del Consiglio avesse delle indagini e dei processi in corso.Solo che invece di andarsene lui, ha cancellato i processi in corso con il Lodo Alfano.In Israele non hanno avuto la stessa idea, ad Olmert non è venuto in mente di fare un Lodo Olmert per abolire le indagini a suo carico: ha pensato bene che un Premier indagato se ne dovesse andare lui.E' andato in televisione, ha fatto un discorso, si è rivolto agli elettori del suo partito, ha detto: "Io sono innocente, intendo dimostrarlo davanti ai giudici, ma voglio dimostrarlo senza lo scudo del mio incarico pubblico, perchè potrebbe intimidire i giudici".Anzi ha concluso con queste parole: "Sono orgoglioso di avere guidato un Paese democratico nel quale la Polizia e la magistratura indagano liberamente sul capo del governo senza alcun condizionamento."Queste parole andrebbero scolpite a caratteri cubitali aurei su Palazzo Chigi, Palazzo Madama, Montecitorio e anche al Quirinale dove sappiamo che il lodo Alfano è stato firmato in fretta e furia dal nostro Capo dello Stato che, curiosamente, è anche il garante supremo della Costituzione e che però, evidentemente, quel giorno lì era un po' meno garante dell'articolo 3, visto che l'articolo 3 stabilisce che tutti i cittadini sono uguali dinanzi alla legge senza distinzioni nemmeno di condizioni sociali e personali.E il Lodo Alfano stabilisce che ci sono quattro persone che proprio per le loro condizioni personali e sociali sono invece non più soggetti alla legge comune e alla legge penale.Due situazioni simili, sebbene quella di Olmert fosse per un reato molto più lieve, fosse un'inchiesta nata dopo che lui era diventato Presidente del Consiglio e fosse comunque in un Paese tutt'ora in guerra, che rischia da un momento all'altro un attacco dall'Iran o da qualche altro dei numerosi nemici che ha tutt'intorno ed è impegnato in un processo di pace con i palestinesi che forse potrebbe anche arrivare ad una buona conclusione.Avrebbe avuto tutti gli alibi per dire "Io rimango" in attesa di vedere come va il processo invece Olmert se n'è andato e in Italia se n'è andato il processo.A questo punto ci hanno detto che Berlusconi è libero da distrazioni, non ha più impegni anche se lui non aveva nessun impegno nemmeno prima perchè non ha mai messo piede in Tribunale in questi due processi. Finalmente penserà agli italiani.Non pare che sia così. Il Lodo separa le sue sorti da quelle dei suoi coimputati, il processo ai coimputati va avanti, per quanto riguarda lui viene congelato in attesa che il Tribunale faccia eccezione di incostituzionalità davanti alla Corte e la Corte risponda se il Lodo è non è costituzionale.Dovesse non esserlo, come pare non sia, Berlusconi tornerebbe imputato ma davanti ad altri giudici rispetto a quelli che lo stanno giudicando adesso proprio perchè si presume che gli altri, nel frattempo, siano andati avanti nel giudicare i coimputati quindi, sia che li abbiano ritenuti colpevoli sia innocenti si saranno già pronunciati sui fatti e indirettamente su di lui, divenendo così incompatibili a giudicare lui.Quindi lui i giudici che lo stavano giudicando fino a luglio, quando è passato il Lodo, non li vedrà più in faccia, ne arriveranno degli altri. E allora? Allora dovrebbe stare tranquillo.Dovrebbe pensare ai problemi del Paese. Quello che ci era stato raccontato. In realtà non è così.Non è così perchè, abbiamo letto venti giorni fa, che i suoi avvocati hanno reiterato in Cassazione al ricusazione contro la presidente del Tribunale che lo sta giudicando nel processo Mills, Nicoletta Gandus. Uno dice, ma che gli frega a lui di Nicoletta Gandus se ormai potrà giudicare soltanto David Mills, il suo coimputato nel processo Berlusconi-Mills?Lui non la vedrà più e se mai tornerà imputato in quel processo il Presidente sarà un altro... e allora perchè ricusa un giudice che non può più giudicare lui?Perchè si occupa di un processo nel quale lui non c'è più? La risposta è molto semplice: gli imputati sono due, la corruzione si fa in due, uno paga l'altro prende, uno compra e l'altro vende.Cosa avrebbe venduto Mills a Berlusconi in cambio di 600.000 dollari, secondo la procura di Milano e secondo il GIP che ha rinviato a giudizio entrambi? Ha venduto due testimonianzeChiamato nel '97-'98 dal Tribunale di Milano a testimoniare nei processi sulla Fininvest, tangenti alla guardia di finanza, fondi neri All Iberian, Mills, che era il consulente estero del gruppo, quello che ha creato le società offshore, sarebbe andato lì e avrebbe detto un quarto, un quinto, un decimo, un centesimo di quello che sapeva.Chi lo dice, le toghe rosse? No, lo dice Mills in una lettera che ha scritto nel 2004 al suo commercialista inglese, Bob Drennan. Gli ha detto: "Il modo in cui avevo reso la mia testimonianza - non ho mentito ma ho superato curve pericolose - tenne Mr. B. fuori dai guai nei quali l'avrei gettato se solo avessi detto tutto quello che sapevo".Ha giurato di dire "tutta la verità, nient'altro che la verità, lo giuro", dopodiché ha detto pochissimo perchè se avesse detto tutto, scrive lui al suo commercialista, l'avrebbe cacciato in un mare di guai."Alla fine del 1999 mi fu detto - cioè l'anno dopo le testimonianze reticenti o false - che avrei ricevuto dei soldi a titolo di prestito a lungo termine - che lui peraltro non ha mai restituito - o di regalo 600.000 dollari".Perchè lo scrive al suo commercialista? Perchè lui quei soldi non li poteva giustificare. Mr. B. gli fa avere tramite un manager, Bernasconi, che oggi è morto, 600.000 dollari in Svizzera, di nascosto, in nero, extrabilancio, fuori busta. Lui come fa a dichiararli al fisco? Dovrebbe dire perchè li ha avuti, dovrebbe dire "Sono un testimone comprato".Questa è il corrispettivo della mia testimonianza reticente. Dovrebbe confessare dei reati.Quindi cosa fa? Non li dichiara al fisco e li dichiara al suo commercialista perchè teme che nelle indagini sui diritti Mediaset quando gli vanno a perquisire l'ufficio i magistrati scoprano tracce di questi fondi neri.Il bello è quello che succede dopo: capita, a volte, che un evasore fiscale confessi di aver evaso il fisco al suo commercialista. In Italia il commercialista gli spiega come fare a nascondere il tutto, in Inghilterra il commercialista denuncia il cliente David Mills al fisco e le carte arrivano alla procura di Milano.Tipico anche in Italia, immaginate un commercialista che denuncia il suo cliente! Immediatamente perderebbe tutta la clientela.Invece il commercialista Bob Drennan viene sentito dalla procura di Milano e dice "certo, ci parve tutto molto strano! A che titolo Mills riceveva soldi da Berlusconi? Era per caso il suo figlio adottivo?". E aggiunge ancora Drennan: "In quella dichiarazione c'era un collegamento sufficiente che mi indusse a credere che io avessi il dovere di riportare la questione a Clyde Merclue, funzionario del Serious Frode Office, cioè l'ufficio antifrode fiscale di Sua Maestà britannica, per lasciargli decidere se il collegamento tra il denaro e quelle testimonianze reticenti esistesse".Anche Becker, socio di studio di Drennan, conferma: "Lessi la lettera di Mills, Drennan mi chiese quale fosse la mia reazione e io gliela dissi. Concludemmo che non c'era altra scelta che riportarne integralmente i contenuti all'antifrode".Così nasce il processo Mills, e perchè Berlusconi è così preoccupato anche se nel processo non c'è più? Perchè c'è rimasto Mills.Quello che nell'ipotesi d'accusa ha preso i soldi da lui. Cosa possono fare i giudici con una prova del genere? Carta canta, c'è la prova scritta ufficiale, sequestrata dai magistrati di Milano con la firma di David Mills al suo commercialista.E poi, c'è il verbale in cui Mills, chiamato dalla procura di Milano quando gli mettono sotto il naso la lettera, cade dalle nuvole perchè mai più avrebbe pensato che quella sua lettera sarebbe finita nelle mani dei magistrati di Milano ed è costretto a confessare "Si quella lettera l'ho scritta io".Naturalmente, quando si viene a sapere che ha parlato ed è stata trovata la lettera, ritorna alla chetichella alla procura di Milano e tenta penosamente di ritrattare dicendo "no, ma quelli non erano soldi di Berlusconi".Addirittura si inventano che ha tirato in ballo Berlusconi per coprire delle operazioni poco chiare di un altro suo cliente, un certo Attanasio di Napoli che era stato addirittura già in galera.Figuratevi se l'avvocato Mills, marito di un ministro di Tony Blair, per coprire un certo Attanasio fa il nome del capo del governo italiano! Se mai dovrebbe essere il contrario, che uno per coprire il presidente del Consiglio italiano fa il nome di un certo Attanasio, ma è totalmente irragionevole il contrario!Quindi pensate come hanno impapocchiato la linea difensiva nel tentativo di salvarsi. Perchè? Perchè sono terrorizzati, poichè la prova non è frutto di un teorema o di una elucubrazione delle toghe rosse, ma ci sono i documenti, le confessioni.L'imputato Mills ha confessato davanti ai pubblici ministeri di Milano. Poi naturalmente se non confessa anche in aula, in base alla nostra legge demenziale, quello che ha detto ai PM non vale, ma vale quello che ha scritto al suo commercialista.Voglio dire: c'è la sua firma con scritto "Ho ricevuto 600.000 dollari in cambio delle mie testimonianze nelle quali superavo tornanti pericolosi per salvare Mr. B.".Cosa teme, dunque, Berlusconi? Anche se giudicano solo Mills, e metti condannano Mills, per esempio, cosa abbastanza probabile con questo materiale probatorio nelle mani dei giudici... non è che scrivono che Mills ha preso 600.000 dollari ma non scrivono chi glieli ha dati.Nella sentenza ci sarà scritto, se fosse di condanna, "Mills ha preso 600.000 dollari in nero da Silvio Berlusconi che non possiamo più processare per il Lodo Alfano". Almeno finché non riusciremo a farlo dichiarare incostituzionale.Quindi, per uno che se la tira sempre da innocente, vittima di persecuzione, e in più adesso ha pure il trip di diventare presidente della Repubblica... fa la differenza nella quale ci sia scritto che se quello i soldi li ha presi glieli ha dati lui e che quindi è colpevole anche lui.Questo è quello che temono, per cui non vogliono che si arrivi a sentenza, non vogliono che la sentenza la scriva la Gandus. Vorrebbero ricusarla affinché il processo riparta da capo e arrivi alla prescrizione in modo da poter poi raccontare agli italiani che erano tutti innocenti, mentre in realtà la prescrizione significa che sei colpevole ma l'hai fatta franca per ragioni di tempo.Allora, continua, Berlusconi, a ricusare la giudice Gandus anche se lei non c'entra più con lui e non giudicherà mai più lui. Lo fa per Mills, cioè per se stesso.Ma non solo: l'altro giorno dopo la pausa estiva si è ripreso il processo Mills, era fissato da luglio l'appuntamento. Ma all'improvviso gli avvocati di Berlusconi che sono tutti parlamentari, Ghedini, Longo e Pecorella che viene tenuto in stand by perchè lo devono mandare a fare il giudice costituzionale.Al posto di Vaccarella dovrebbe arrivare Pecorella, così il presepe è completo.Mandano avanti gli altri due a fare il lavoro sporco, Ghedini e Longo, ed entrambi sono in Parlamento, uno alla Camera e l'altro al Senato.Il venerdì, perchè l'udienza era fissata per venerdì scorso, di solito il Parlamento non lavora e non vota, soprattutto, quindi non c'è l'impedimento parlamentare degli avvocati.Per quello era stata fissata di venerdì, perchè il venerdì gli avvocati in parlamento sono liberi. Invece vengono convocate le commissioni giustizia di Camera e Senato proprio quel venerdì lì.Uno dice: ci sarà un'emergenza. Assolutamente no. Chi deve parlare? L'avvocato Ghedini! Ha chiesto di parlare su una legge fatta da lui, dal ministro Alfano che com'è noto è un suo prestanome.E infatti c'è una deputata del PD, Paola Concia, la quale dice: "La seduta è iniziata alle 11.05 ed è finita alle 11.45". Hanno lavorato quaranta minuti di niente.La presidente, Giulia Bongiorno, non c'era perchè impegnata in un processo e c'è andata, segno evidente che se manca la presidente può mancare anche un membro normale come Ghedini che tra l'altro pare che non vada quasi mai, in commissione.Quel giorno, invece, c'è andato e ha chiesto la parola per poter dimostrare, ovviamente, che era impegnato in Parlamento. Se non avesse parlato non gli avrebbero fatto buono l'impedimento parlamentare.Cos'ha fatto? Si è messo a parlare degli emendamenti che lui stesso aveva presentato a una legge fatta dal suo stesso governo e probabilmente ispirata da lui: quella sulle intercettazioni.Cioè, per fare degli emendamenti a una legge ad personam per Berlusconi riescono a bloccare il processo dove Berlusconi non c'è più perchè loro hanno fatto un'altra legge ad personam, il lodo Alfano, ma continuano a bloccarlo come se Berlusconi ci fosse!Praticamente, per Ghedini e Longo, il Lodo Alfano non vale, vale solo per i giudici! I giudici non possono giudicare Berlusconi, ma Ghedini e Longo possono continuare a mettergli i bastoni fra le ruote anche se il loro cliente non c'è più!E' un Lodo che si allarga e si restringe. Si inventano appuntamenti parlamentari per far saltare un processo che non li riguarda più.E il bello qual è? Che i giornali, invece di sottolineare lo scandalo, la vergogna - tenete presente che un comportamento del genere in Inghilterra o negli Stati Uniti porterebbe all'immediato arresto degli avvocati per ostruzione alla giustizia e oltraggio alla Corte - si sono concentrati sul gossip.Perchè al posto degli avvocati che non c'erano, dato che l'udienza si è tenuta lo stesso almeno per rinviarla hanno dovuto tenerla... qual è il gossip? "Chiara: io per un giorno avvocato di Berlusconi". Abbiamo finalmente una bella ragazza da buttare sui giornali in modo da parlare di lei per non parlare del perchè questa ragazza di ventotto anni fa l'avvocato di Berlusconi con tutti gli avvocati e con quello che li paga.Questa ragazza fa l'avvocato di Berlusconi perchè gli avvocati di Berlusconi sono in Parlamento a far finta di avere degli impegni decisivi mentre ci ha detto l'onorevole Concia che non si è fatto niente, che non si è fatto per lo stesso Ghedini nessuno avrebbe convocato quella commissione.Andiamo sul gossip. "Chiara, due ore da avvocato di Berlusconi", "Chiara emozionata", Chiara che fa le dichiarazioni, Chiara che viene fotografata.Il giorno dopo Berlusconi, beffa delle beffe ci prende proprio per il culo: "Caso Mills, il premier attacca: Assurdo essere trattato così". "Ci sono giudici che fanno lotta politica, mi hanno addirittura nominato un avvocato d'ufficio come se non avessi gli avvocati miei",Ma gli avvocati tuoi abbiamo visto che cosa fanno.Gli avvocati Ghedini e Longo hanno già annunciato che anche nella prossima convocazione, che sarà addirittura di sabato proprio per essere certi che il Parlamento è chiuso a doppia mandata, non ci saranno lo stesso.Non ci saranno lo stesso perchè Ghedini deve fare un altro processo da un'altra parte, guarda caso quel sabato mattina lì. E l'avvocato Longo, potrebbe sostituirlo. No, ha un convegno.Addirittura il convegno dovrebbe venire prima dell'obbligo di andare a rispondere alle convocazioni dei giudici.Naturalmente, non è che Ghedini e Longo sono soli al mondo nei loro studi, hanno dei collaboratori, altri avvocati che lavorano per loro. Potrebbero mandarci loro anche perchè per Berlusconi non c'è più niente da fare in quel processo, solo da prendere atto che lui non c'è più e presentare la questione di costituzionalità, ma quella la fanno i giudici.E loro non possono più intervenire perchè Berlusconi non è più imputato in quel processo. Quindi semplicemente mandare uno per fare atto di presenza.Bene, nell'ultima udienza hanno mandato uno che non era abilitato perchè non era ancora avvocato per poter difendere un imputato, quindi sono stati sostituiti dall'avvocato d'ufficio. E chi le racconta queste schifezze? Chi racconta questo scandalo infinito di un processo che non può andare avanti nemmeno per Mills perchè Berlusconi ha paura che condannino almeno Mills?Chi lo racconta dello scandalo di una legge fatta apposta per Berlusconi per bloccare un processo che lui continua a bloccare anche una volta che n'è uscito?Chi lo racconta lo scandalo di un Parlamento che viene convocato e sconvocato a seconda delle udienze e dei processi a Mills e non più a Berlusconi?Chi lo racconta lo scandalo di un Premier che mente spudoratamente davanti alla giustizia e davanti al popolo italiano?Avete trovato traccia, a parte il gossip della giovane e carina avvocatessa, in questi giorni in televisione?Mi pare che non abbiamo saputo niente, come non abbiamo saputo niente dell'Alitalia, anzi il TG1 continua a leccare i piedi, per non dire altro, alla cordata governativa, addirittura convocando le comandanti crumire per parlare contro i loro stessi sindacati e a favore del governo.E' un'informazione di regime a 360° e naturalmente l'antidoto è lo stesso: passare parola!". (Marco Travaglio)

giovedì 18 settembre 2008

Gli italiani danno meno soldi alla Chiesa. Solo il 20% va ai poveri ma loro continuano a battere cassa.

"Diminuisce, dopo quasi dieci anni di costante incremento, la percentuale delle firme per la destinazione dell’otto per mille a favore della Chiesa cattolica. I vescovi sono preoccupati: si preparano a pubblicare una lettera ai cattolici - che Adista è in grado di anticipare per tentare di rilanciare il sostegno economico alla Chiesa e pensano di rafforzare le già costose campagne pubblicitarie per tenere alta la percentuale delle firme contro la pericolosa concorrenza dello Stato che guadagna consenso e contributi. È quanto emerge da un documento interno della Conferenza episcopale italiana che analizza i dati del 2009, non ancora resi pubblici ma già noti alla Cei. “Purtroppo, per la prima volta da alcuni anni a questa parte” - scrive la Cei - si registra “una diminuzione della percentuale delle firme a nostro favore, che passano dall’89,82% (del 2008, sulla base delle dichiarazioni dei redditi del 2005, ndr) all’86% (del 2009, sulla base delle dichiarazioni del 2006, ndr). Tale dato non è l’effetto di una diminuzione in valore assoluto delle firme in favore della Chiesa cattolica (che, anzi, crescono ancora di 38.024 unità), ma di un significativo incremento delle scelte espresse (equivalenti a circa 800.000 firme), quasi tutte per l’opzione ‘Stato’, che passa in percentuale dal 7,6% all’11% del totale”. Questa riduzione “determinerà per il prossimo anno un significativo calo, pari a quasi 35 milioni di euro, delle risorse che riceveremo dall’otto per mille. Ciò evidenzia la necessità di continuare a puntare sulle campagne di promozione al sostegno economico per la Chiesa cattolica, per tenere alta la percentuale delle firme in nostro favore”. Alla diminuzione dell’otto per mille, va aggiunto poi anche il calo delle offerte deducibili per il clero: nel 1998 esse avevano raggiunto la cifra di oltre 21 milioni di euro; nel 2007 si sono fermate a 17 scarsi. Crescono invece le offerte raccolte dalle diocesi per l’Obolo di San Pietro, che finiscono direttamente in Vaticano: nel 2006 erano state di oltre 2,8 milioni di euro, nel 2007 sono arrivate a 3,5 milioni. Difficile prevedere a quanto ammonterà l’incremento delle già costosissime campagne pubblicitarie; l’entità delle cifre dedicata alla pubblicità e alla comunicazione - affidate alla Saatchi&Saatchi, una delle più importanti agenzie di comunicazioni a livello mondiale, che anni mette ad esclusiva disposizione della Cei un intero gruppo di lavoro, - non compare in nessuna voce dei bilanci della Cei, ma pare che ogni anno la Cei versi alla Saatchi&Saatchi una cifra che si aggira intorno ai 5 milioni di euro. Nel documento stilato dalla Conferenza Episcopale è previsto anche un rilancio degli investimenti finanziari: “i nostri uffici - si legge nel documento - hanno predisposto un nuovo piano di allocazione e diversificazione degli strumenti finanziari che si intende rendere operativo nel prossimo triennio”. Otto per mille: solo il 20% va ai poveriPer quanto riguarda l’otto per mille assegnato nell’anno 2008, la Chiesa cattolica ha incassato oltre un miliardo di euro (1.002.513.715,31 euro): non è stato superato il risultato record di 1.016 milioni del 2003, ma c’è un aumento di oltre 10 milioni rispetto al 2007 (dovuto alla crescita complessiva del gettito Irpef, non ad un maggior numero di firme che registra solo uno 0,01% in più), quando invece la cifra si fermò a 991 milioni. Nella comunicazione esterna, il Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa dice che l’89,82% dei contribuenti ha firmato per destinare l’otto per mille alla Chiesa cattolica, ma in realtà la percentuale si riferisce solo a coloro che esprimono effettivamente una scelta: una minoranza (poco più del 40%) rispetto alla totalità dei contribuenti. Infatti, su oltre 40 milioni di contribuenti, solo 16 milioni e 700mila hanno firmato per assegnare l’otto per mille ad una confessione religiosa o allo Stato, e fra questi quasi 15 milioni (appunto l’89,82%) hanno optato per la Chiesa cattolica. Pertanto solo il 37% dei contribuenti italiani sceglie volontariamente di destinare alla Chiesa l’otto per mille delle proprie tasse, ma grazie al meccanismo di ripartizione che assegna le quote non espresse in misura proporzionale alle preferenze dichiarate dagli altri contribuenti, la Chiesa cattolica incassa quasi il 90% del gettito complessivo. La gestione dei fondi da parte della Chiesa cattolica contiene un altro luogo comune da sfatare: mentre le campagne pubblicitarie insistono a spiegare che l’otto per mille destinato alla Chiesa viene usato per la carità, per i poveri e per il Terzo mondo, in realtà solo un quinto del totale – per il 2008 si tratta di 205 milioni di euro – è impiegato per “interventi caritativi”, cioè assegnati alle diocesi per le iniziative di carità (90 milioni), destinati ad interventi nei Paesi del Terzo mondo (85 milioni) e ad esigenze caritative di rilievo nazionale (30 milioni). Quasi la metà dei soldi raccolti dalla Chiesa cattolica viene invece destinata alle esigenze di culto: 424 milioni di euro (160 milioni alle diocesi "per culto e pastorale", 185 per l'edilizia, 32 al Fondo per la catechesi e l'educazione cristiana, 38 per iniziative religiose di rilievo nazionale e 9 ai Tribunali ecclesiastici regionali). E oltre un terzo dell'intero incasso, 373 milioni di euro, viene invece destinato all'Istituto centrale per il sostentamento del clero, che assicura uno stipendio mensile ai 39mila sacerdoti in servizio nelle diocesi italiane e ai 600 preti diocesani impegnati nelle missioni all'estero: poco più di 850 euro al mese ad "inizio carriera", che arrivano a 1.300 euro mensili per un vescovo alle soglie della pensione (ma va aggiunto anche che ogni sacerdote può attingere ai cosiddetti "diritti di stola": battesimi, matrimoni, funerali, ecc.).
Venti anni fa - in seguito alla revisione, nel 1984, del Concordato tra Stato e Chiesa - nasceva l’otto per mille, un sistema che ha assicurato regolari e ingenti risorse economiche alla Chiesa cattolica ma che, negli ultimi tempi, sembra vivere un momento di stanchezza, a causa dell’assuefazione, se non della disaffezione, dei fedeli. Eppure, poiché diminuiscono anche le offerte deducibili ai sacerdoti (192mila offerte per un totale di 21,4 milioni di euro nel 1998, 172mila offerte per 16,8 milioni nel 2007), la Chiesa punta molto sulle firme dei contribuenti per il proprio finanziamento.Proprio per questi motivi, e per rilanciare il sostegno economico alla Chiesa – anche nelle sue motivazioni teologiche, ecclesiologiche ed etiche -, i vescovi italiani hanno deciso di scrivere una lettera a tutti i cattolici, laici, preti e religiosi. Il testo - intitolato Sostenere la Chiesa per servire tutti. A vent’anni da Sovvenire alle necessità della Chiesa. Lettera dell’Episcopato a vent’anni dall’avvio del nuovo sistema di sostegno economico alla Chiesa cattolica in Italia – è stato elaborato ed emendato durante la 58.ma Assemblea generale della Cei svoltasi lo scorso 26-30 maggio e dovrebbe essere presentata ufficialmente il prossimo 14 novembre: “Nonostante i timori iniziali legati all’introduzione del nuovo sistema, che comportava la rinuncia alla ‘congrua’ e ai fondi per l’edilizia di culto, cioè a forme di finanziamento automatico da parte dello Stato anche a titolo di risarcimento rispetto alle leggi eversive del patrimonio ecclesiastico, i frutti sono stati confortanti” e “la Chiesa ha potuto disporre di risorse costanti”. “A uno sguardo attento, emergono però nuovi timori, figli in gran parte della tentazione dell’assuefazione. Nulla, in realtà, è definitivamente acquisito e sarebbe un grave errore affievolire la tensione propositiva, rinunciando a educare al dovere del sovvenire e alla promozione di una mentalità ecclesiale di partecipazione e corresponsabilità” che “investe ogni dimensione della vita cristiana, compreso il reperimento dei beni materiali necessari per vivere”. “Partecipare alla vita della Chiesa vuol dire perciò condividere anche i beni materiali e il denaro”, scrivono i vescovi. Quindi, si legge nella lettera, sacerdoti, religiosi e catechisti non devono vergognarsi o avere paura di chiedere soldi: le motivazioni del sostegno economico alla Chiesa “devono essere costantemente richiamate nella catechesi, negli itinerari formativi, nell’insegnamento teologico. Dovremmo forse superare quell’eccessivo pudore che ci induce a tralasciarle nella predicazione abituale: ben diverso era, su questi temi, lo stile degli Apostoli”. Un pudore che, aggiungono i vescovi, alimenta l’assuefazione e la disaffezione da parte dei fedeli: “troppo basso” è infatti “il livello di coinvolgimento dei fedeli nel sostentamento del clero attraverso le apposite offerte deducibili (che sono del tutto volontarie, a differenza dell’otto per mille che va obbligatoriamente versato), troppo alto il rischio dell’assuefazione, che non favorisce la partecipazione consapevole dei fedeli e tende a spostare l’asse portante del sistema verso l’otto per mille”. La lettera si chiude con tre “raccomandazioni specifiche ai fedeli, nelle loro diverse condizioni di vita”: ai laici, dopo i ringraziamenti per quanto elargito in questi venti anni, viene chiesto di continuare a sostenere economicamente il clero con le offerte e la Chiesa cattolica con la destinazione dell’otto per mille; ai seminaristi di studiare e approfondire “le motivazioni teologiche e pastorali che sono alla base del sistema di sostegno economico alla Chiesa in Italia e i concreti meccanismi del suo funzionamento” per poter poi essere in grado “di accompagnare con convinzione e lealtà le comunità che vi saranno affidate” (anche perché, presentando il testo della lettera agli altri vescovi, mons. Pietro Farina, vescovo di Alife-Caiazzo e presidente del Comitato per il sostegno economico alla Chiesa cattolica, spiega che “solo il 22% del seminaristi arriva al sacerdozio con una buona conoscenza dell’attuale sostegno economico alla Chiesa e al clero”); e ai presbiteri di non “avere ritegno ad affrontare questi temi con i fedeli, garantendo al contempo la massima trasparenza nel far conoscere la situazione economica e i conti delle nostre parrocchie e di tutte le realtà ecclesiali”. (Luca Kocci-Adista)

mercoledì 17 settembre 2008

Stefano Rosso, un ricordo personale... .

Era il 1976 e a quell'epoca frequentavo il quartiere Trastevere a Roma. Esattamente vicino piazza S. Maria in Trastevere, in una piazzetta attigua di cui non ricordo bene il nome dove, finito il liceo, iniziai a frequentare uno dei centri di meditazione di un guru indiano. Fu lì che incontrai Stefano Rosso per la prima volta. A prima vista sembrava uno squinternato, uno di quelli che giravano per Trastevere persi tra alcol e droga, uno dei tanti che dalla droga erano passati allo yoga. Veniva, come me e pochi altri, ad ascoltare i discorsi di alcuni mahatma indiano, inviati dal guru in questione, sulla conoscenza della verità. Insomma eravamo compagni di conoscenza. Lui, per esattezza, veniva sempre con la sua chitarra e, siccome era bravo a cantare e suonare, ogni tanto si esibiva in qualche canzone cosiddetta devozionale, inserendoci però qualche sua versione personale, tanto che diverse volte fu invitato ad allontanarsi perchè disturbava la concentrazione dell'ambiente. Spesso arrivava alticcio e perso in qualche spienello di troppo. Comunque era un trasteverino verace di via della Scala, simpatico come sanno esserlo i romani popolari di trastevere e testaccio, e con il quale era sempre piacevole passarci qualche momento insieme. Non finì mai uno pseudo corso per carpire le tecniche della meditazione della conoscenza della verità..., come feci io, perchè la sua assiduità e continuità nella ricerca dell'immanente era piuttosto vaga. Poi, nel 1977, con "Una storia disonesta", quella dei "due amici, una chitarra ed uno spinello" divenne famoso e non lo si vide più. Solo dopo qualche anno, bruciato dall'imporvvisa notorietà e dal non aver saputo gestire un così improvviso successo, si affacciava di tanto in tanto nella saletta della meditazione, ma sembrava stare molto ma molto peggio di quando era uno splendido ed ingenuo sconosciuto... . Poi non l'ho più visto. Ora, a 59 anni, ci ha lasciato i suoi stornelli da cantautore trasteverino.

Siamo tutti Abdoul.

"Abdoul, Abdoul. È lui, con ogni certezza è lui, il nome che trovavo sui fumetti quand’ero piccolo.Abdoul per indicare l’arabo, o l’abissino, o il nero. Il diverso insomma.Il variegato mondo esotico che conoscevamo solo per immagini di repertorio e film e romanzi. Abdoul per dire l’amico mite che aveva un colore diverso della pelle. Il bimbo buono che faceva i favori al bianco, il cammelliere esperto, il portatore fidato di bagagli nelle spedizioni in Africa. C’era in questa oleografia zuccherosa – perché negarlo? – una forte impronta del paternalismo coloniale.Ma era stabilito per le nostre tenere menti che intorno a questo nome universale non potesse volteggiare il minimo sentimento di odio e di rancore. Gli effetti del razzismo erano ancora troppo drammaticamente freschi perché qualcuno potesse permettersi di ricominciare a maneggiarlo.Ora Abdoul viene ucciso a sprangate nella capitale economica del paese. Mica nei fumetti violenti. Ma nella realtà, con sangue vero e morte vera. Ora Abdoul è uno sporco negro nella città che ospiterà l’Expo e che si candida a rappresentare l’Italia nel mondo. Un pacco di biscotti, forse. Del denaro, ancora più forse.Colpa eventuale e non irreparabile, ma resa certa e gravissima dal colore della pelle, perché Abdoul, diversamente che nei fumetti, è cittadino italiano. Si è rovesciato il mondo per quel bimbo-cammelliere-portatore.Beati gli anni cinquanta e sessanta.Invano l’occidente si è inchinato a Martin Luther King.Invano ha idolatrato calciatori e cantanti e politici e modelle con la pelle del suo stesso colore.Ora è il nemico. Ora è ladro, stupratore, guidatore ubriaco, accoltellatore, rapinatore, assassino.Un’ideologia montante ha stabilito che la sua vita non abbia nemmeno il valore che gli derivava un giorno dai suoi umili, oleografici mestieri. Un’ideologia tenacemente coltivata ne ha fatto un nemico buono per tutti gli scatti d’ira, per tutte le paure, per tutte le rabbie inconsulte.È una corrente di odio che sta devastando il decoro civile e l’immagine di grandi città e di intere regioni. Che ha dietro un’industria politica ed editoriale.Una particolare categoria di persone che soffia e grida e maledice per guadagnare voti, posti in parlamento e nei consigli comunali, o affezionati lettori. Sono gli imprenditori della paura e dell’odio razziale, che immettono nel ciclo di produzione la materia prima, la logistica e il marketing e poi contano i profitti.Abdoul l’italiano non è solo.Non è un episodio. Sta in una sequenza impressionante di episodi, da Abdoul caduto dal ponteggio e abbandonato in una strada lontana perché muoia senza colpa bianca. Ad Abdoul incendiato vivo perché chiede un aumento al suo datore di lavoro.Alla sorella di Abdoul strangolata perché al maschio civile e "che lavora" piace così.Chi (come me) crede che le società debbano le loro tragedie, alla fine, alla colpa di cattivi maestri, sa che nulla di questa tragedia in corso è casuale. I cattivi maestri non esistono solo se sono di sinistra". (Nando Della Chiesa)

Il fascismo strisciante dei berluscones.

"Era uno scandalo che il ministro della difesa, celebrando la resistenza romana dinnanzi al presidente della Repubblica, avesse ripreso il tema dell’equivalenza tra antifascisti e repubblichini di Salò, i quali avrebbero combattuto anch’essi credendo di difendere la patria. Uno scandalo perché se il ministro della difesa non sa distinguere tra vera e falsa difesa della patria, quale patria oggi sarebbe pronto a difendere? Altrettanto inquietante era stata la rivalutazione del fascismo, a parte gli ebrei, fatta dal sindaco di Roma. Se per giudicare un regime nefasto si distingue tra male assoluto e relativo, riservando la condanna al solo male assoluto, allora nessun regime potrebbe essere condannato, perché il male assoluto, grazie a Dio, non esiste, quando perfino ad Auschwitz, come ci ha mostrato Roberto Benigni, si può dire che “la vita è bella”, se può fiorirvi l’amore anche di uno solo. Dopo il fermo rimprovero del Presidente Napolitano, in difesa della Costituzione, Gianfranco Fini è corso ai ripari, rivendicando i valori dell’antifascismo, che dovrebbero essere fatti propri anche dalla destra; anzi è proprio perché non c’è stata una destra in grado di riconoscersi nei valori antifascisti, secondo Fini, che “libertà, uguaglianza e giustizia sociale”, che sono i fondamentali postulati costituzionali, hanno avuto vita difficile in Italia.Tutto bene allora? Certamente è bene che a rivendicare le radici antifasciste della Repubblica, sia proprio il leader di quella destra che del fascismo si era presentata come erede. Ma al di là della disputa storica sulla periodizzazione del fascismo, e dell’opportunismo politico che può aver ispirato la presa di posizione di Fini, resta il fatto che la questione del fascismo è ancora aperta in Italia, ed è proprio la destra a rendere legittima una interpretazione della politica italiana in termini di fascismo o antifascismo. È una constatazione importante, perché finora tutti i tentativi di denunciare come fascismo le linee maestre dell’azione politica di Berlusconi, o il razzismo della Lega, e l’allarme sul pericolo fascista insito nelle riforme delle leggi elettorali e della stessa Costituzione, sono stati bollati come ideologici e insostenibili, con l’argomento che la storia non si ripete e in nessun caso in Italia potrebbe riprodursi una sciagura come quella fascista. Invece potrebbe ripetersi, ed è proprio la destra di governo a risuscitarne il fantasma. Certo il fascismo non tornerebbe con le camicie nere e l’olio di ricino (oggi si usano le spranghe), ma al di là delle forme, c’è un contenuto profondo del fascismo, un classismo ontologico, un’antropologia della disuguaglianza, una concezione esclusivista del potere, un primato della forza e, non ultimo, un culto del denaro, che fanno del fascismo un archetipo politico che sottende e può esplodere in qualsiasi società. L’antidoto è la cultura, l’informazione, l’educazione a uno spirito non gregario, la dignità della critica, la pace con i vicini e la pace con i lontani; ed è per questo che il fascismo arriva con la denigrazione della cultura, con la lotta contro la scuola, con la omologazione mediatica dei cittadini, con l’esaltazione della capacità comunicativa come capacità di governo, con la costruzione del nemico, con l’appello alla paura.L’esperienza storica è che il fascismo si prepara molto tempo prima che si impadronisca del potere, quando ancora non si immagina che la strada imboccata porti a quell’esito. Per questo i costituenti presero le loro precauzioni, vollero una Costituzione non “afascista”, ma antifascista; dove l’antifascismo non stava nelle norme transitorie e nel divieto della ricostituzione del partito fascista, e nemmeno nell’affermazione puramente formale delle libertà. Esso stava invece nel disegno e nella concezione stessa dello Stato; e si può dire che il discrimine fosse proprio nell’articolo 3 della Costituzione, laddove si attribuisce alla Repubblica un compito a cui lei sola è obbligata: quello di operare in positivo per rompere i condizionamenti economico-sociali che ostacolano o impediscono la libertà, l’eguaglianza, lo sviluppo personale dei cittadini e la loro effettiva partecipazione all’organizzazione del Paese. Da qui discendono due concezioni dello Stato. Se l’ideale è uno Stato minimo, più mercato e meno Stato, uno Stato senza soldi, meno tasse per tutti, quei compiti non li potrà assolvere. Ancora peggio, se uno Stato che ha bisogno del gettito fiscale per la scuola pubblica, per la giustizia, per la sicurezza, per lo sviluppo del Sud, per gli investimenti strutturali, e magari anche per l’Alitalia, per i treni, per i beni culturali, viene accusato di “mettere le mani in tasca agli italiani”, è chiaro che non potrà creare le condizioni di una convivenza giusta e pacifica, e non gli rimarrà che spendere i soldi che gli restano per la repressione e per le carceri. Ma è appunto da qui che nasce il fascismo, ed è qui che la politica stessa è fascismo". (Raniero La Valle)

L'italiano diverso.

E' da diverso tempo che a girare per le strade d'Italia mi sento osservato, e malamente. Credo che oggigiorno, in Italia, essere povero (o apparire tale) ed avere tratto diversi da quelli italiani (cioè essere ignorante, prevaricare gli altri, mangiare a dismisura, muoveri in branco, parlare solo di calcio e non rispettare gli altri esseri umani, per esempio) sia diventato molto ma molto pericoloso. Ho una vecchia station wagon fiat tempra bianca, sono sposato con un'ivoriana ed ho tre figli mulatti. Per fortuna io sono italiano e faccio il giornalista, altrimenti avrei ancora più paura. Comunque sia mi sento uno straniero pur essendo un italiano al cento per cento, nato a Genova, da padre napoletano di pelle chiara e madre livornese color mozzarella. Lo stesso vale per i miei nonni ed antenati.
Eh sì, perché da qualche tempo ho notato che vengo guardato strano da un sacco di gente che sembra credere di essere - non so bene per quale motivo - migliore di me. Mi guardano male quelli che hanno un auto migliore della mia - e non voglio parlare di chi ha un suv o una porsche - che quasi non mi vedono e, se potessero, sono sicuro che mi passerebbero sopra. Mi guardano male anche quando cammino con mia moglie perché di pelle scura; sento quasi sussurare "poverino quel vecchiaccio che si è preso una puttana giovane (lo hanno scritto in faccia per lo più delle vecchie signore incipriate da sembrare delle mummie, delle beghine e delle benestanti, ma anche il fighettino e il puttaniere di turno o il condomino della porta accanto). Sento questo giudizio che mi attanaglia come fossi colpevole di qualche cosa quando esco con i miei ragazzi (di 12, 9 e 8 anni), per accompagnarli a scuola o entrare in qualche negozio; la gente quasi si scansa e inizio a credere che pensino che sia uno zingaro o qualche accattone che prima o poi suonerà la fisarmonica (fermo restando che queste categorie, se non delinquono, non fanno del male a nessuno).
Insomma, pur essendo italiano (non è che poi ci tenga così tanto), così come lo sono i miei familiari, non solo mi sento come uno straniero a casa mia ma mi sento anche ghettizzato. Ma forse è ora che vada da uno psicologo... .

Il governo degli ominicchi... .

"Buongiorno a tutti.Questo "Passaparola" è dedicato ad Abdul, aveva 19 anni, era cittadino italiano ma era nato nel Burkina Faso.Era a Milano con la sua famiglia. L'hanno massacrato di botte gridandogli "muori sporco negro" alcuni italioti padani, due giorni fa, sospettandolo di aver rubato alcuni biscotti in un bar.Non mi pare di aver sentito nessuno invocare sicurezza: di solito quando si verifica un delitto a parti invertite si invoca sicurezza, tolleranza zero, rastrellamenti in certi ambienti. Ecco, qui bisognerebbe fare rastrellamenti in certi ambienti italioti di razza ariana, di pelle bianca, ma evidentemente la sindaca Moratti è una donna fortunata. Pensate se le fosse accaduto il contrario, se fosse accaduto che un cittadino di pelle nera anche se italiano anzichè essere ammazzato avesse ammazzato lui. A quest'ora avremmo le televisioni e i giornali che strepitano all'unanimità sul problema sicurezza, invece della sicurezza di Abdul che ha avuto la sicurezza di morire ammazzato al grido di "sporco negro" non ci sono esternazioni né da destra né da sinistra.Chiusa la parentesi, è proprio di sicurezza che volevo parlare perchè questa è stata un'altra grande settimana.Abbiamo questi ministri che si danno il turno, quindi ne viene fuori uno alla settimana con delle idee meravigliose. Abbiamo questa signora, la Mara Carfagna, che insospettatamente è ministro delle pari opportunità. Se voi la vedete ha questi occhi sgranati fissi, tipo paresi, che denotano lo stupore con cui essa stessa ha accolto la notizia di essere diventata ministro e le è rimasta stampata in faccia.Non riesce più a levarsi quest'espressione stupefatta: "Ma come? Io ministro?". Hanno tutti gli occhi di fuori, anche Angelino, anche Bondi, Calderoli.Nessuno avrebbe scommesso una cicca su se stesso ma, guardate, ce l'hanno fatta ma non riescono più a ritornare a un'espressione normale.Bene, questa ministra Carfagna, di cui non si è mai capito a cosa serva anche se qualcuno qualche idea se l'è fatta soprattutto vedendo certi calendari, l'altro giorno ci ha fatto sapere che le fanno orrore le donne che usano il loro corpo per scopi commerciali. Sta parlando una signora che compare da anni negli abitacoli di tutti i TIR dei camionisti d'Italia. Evidentemente ha un concetto un po' curioso della mercificazione, un po' selettivo.Ce l'aveva, naturalmente, con le prostitute ma solo con quelle che si prostituiscono per la strada; le altre no, le altre vanno bene perchè l'importante è nascondere.Questo è il governo che nasconde, per cui se una cosa non si vede non c'è. Se lo fai in casa va bene, se lo fai per strada non va bene. Ha stabilito questa distinzione, superata la legge Merlin: chi si prostituisce in casa ok, chi si prostituisce per strada, galera.Galera, ripeto, è quello che ci hanno raccontato i giornali: ho qui una selezione di titoli dei giornali, perchè il sistema adesso ve lo descrivo ma vediamo prima i titoli."In carcere i clienti delle lucciole", La Stampa."Stop alla prostituzione: manette ai clienti", in strada crea allarme sociale, dice la Carfagna.Ne ho altri, eh. Perchè tutti i giornali se la sono bevuta, tutti dal primo all'ultimo. Carcere, carcere, carcere."Pene più severe per lucciole e clienti, sino a 12 anni a chi sfrutta i minori", Il Giornale.Potremmo continuare, vediamo se ne trovo ancora uno per farvi vedere che se la sono bevuta proprio tutti dal primo all'ultimo."Carcere per i clienti, carcere per le prostitute, retate". Avremo quanti nuovi detenuti?E chi glielo dice al ministro Alfano che soltanto la settimana scorsa era terrorizzato per i dati delle carceri e prometteva gingilli tipo braccialetti elettronici, espulsioni dei condannati e altre amenità che, abbiamo già spiegato, non funzionano? Una settimana si lancia l'allarme per il sovraffollamento delle carceri, la settimana dopo si annuncia: "Carcere per i clienti e per le prostitute".Non sono pochi, perchè le prostitute per strada in Italia si calcola che siano circa 70-100.000, ciascuna avrà una buona clientela. Vogliamo dire che ciascuna ha in media dieci clienti? Bene, vuol dire che potremmo, se fossimo efficienti e li arrestassimo tutti, arrivare ad arrestare un milione di persone. Ma se fossimo inefficienti e arrivassimo ad arrestare, per dire, il 10%, potremmo arrestare centomila persone?Lo sanno, questi signori, che noi abbiamo posti nelle celle per 45.000 persone e sono tutti strapiene, tant'è che nelle carceri ce ne sono 20.000 di più? E dove pensano di metterli questi?Negli stadi, come ha proposto Matarrese per gli ultrà? Seguendo la linea Pinochet che aveva scoperto gli stadi come contenitori di detenuti politici, naturalmente già diversi anni fa.Ecco, noi siamo in mano a questi dilettanti allo sbaraglio, a questi squinternati, a questi decerebrati che fanno annunci, tanto loro lo sanno che gli annunci non saranno seguiti da nulla ma che i giornali abboccheranno come tonni, le televisioni rilanceranno, i cittadini - non essendo dei tecnici dell'argomento - non riescono a capire che è tutto finto e quindi si comincia a discutere dell'arresto della prostituta sotto casa, dell'arresto del cliente e in realtà non verrà mai arrestato nessuno. Almeno questa norma di celle sovraffollate non ne produrrà più di quanto già non lo siano.Il bello è che proprio funziona così. E' come la pubblicità più deteriore: la pubblicità ti convince che una cosa esiste, tu ti convinci a convivere con quella cosa che ti hanno detto esistere, poi un giorno con comodo qualcuno ti dice "Sveglia, Babbo Natale non esiste, i bambini non li portano le cicogne!". Questo è il governo dei Babbi Natale, delle cicogne, del bambino sotto il cavolo. Annunci impossibili da smentire contornati da applausi e discussioni che fanno in modo che la gente pensi che veramente all'annuncio seguirà qualcosa.Vediamo perchè. Poi vi faccio degli altri esempi perchè questo riguarda molto come noi riceviamo le notizie. Noi le riceviamo come se fossero vere, quindi ci sono molti che ci credono: se han detto che arrestano le prostitute e i clienti, arresteranno le prostitute e i clienti.Manco per sogno.Chi esercita la prostituzione o ne usufruisce per strada, rischia una pena da cinque a quindici giorni di arresto e una multa da 200 a 3.000 euro.Domanda: finiranno dunque in carcere le prostitute e i loro clienti sorpresi a contrattare sul marciapiede, almeno cinque giorni - minimo - o quindici giorni - massimo -?Ma nemmeno per sogno. Anche se il giudice ti applica la maggiore, quindici giorni di arresto, tu quindici giorni non li fai. Questa è la pena che ti arriverà alla fine del processo, che di solito dura 7-8 anni in Italia, e che fino a due anni è coperta dalla condizionale, se supera i due anni e arriva a tre, non si sconta in carcere ma per lo più ai servizi sociali.Come abbiamo già ripetuto milioni di volte, per avere speranze di finire in carcere bisogna superare tre anni di pena, sotto è impossibile andarci.Figuratevi quante condanne per prostituzione in strada alle prostitute e ai clienti si devono totalizzare perchè uno di questi vada a finire dentro! Se deve arrivare almeno a tre anni e la pena massima è di quindici giorni, ammesso e non concesso che il giudice ti dia sempre il massimo della pena, dovrai totalizzare 24 condanne per avere un anno, 48 per avere due anni, 72 condanne per avere 3 anni, 73 per superare i tre anni e andare in galera per quindici giorni.Sempre che il giudice ti dia sempre il massimo della pena, sempre che non scatti la prescrizione - che è rapidissima, scatta nel giro di tre anni e quindi è impossibile fare un processo per tre gradi di giudizio.Ma soprattutto sempre ammesso che tu confessi, ed è raro trovare degli imputati che quando vanno davanti al giudice che gli chiede "lei confessa?" gli dicono "si, si, sono colpevole!".Quindi, se l'imputato non confessa, se scatta la prescrizione o se il processo dura troppo a lungo la speranza di finire in galera per questi reati è assolutamente zero. Bisogna essere volontari per farsi prendere, condannare e totalizzare un numero sufficiente di anni per andare in prigione.Anche perchè questo reato è a prova impossibile. Punisce il cliente e la prostituta che contrattano in strada, perchè se li sorprende mentre compiono atti sessuali in una macchina o dietro un cespuglio, quelli sono atti osceni in luogo pubblico e sono già puniti.Questo è il nuovo reato che punisce la contrattazione del sesso a pagamento.Ma se io porto davanti al giudice un uomo e una donna che in una certa zona, vestita in un certo modo la donna, con un certo atteggiamento l'uomo, stavano parlottando fra di loro con l'auto a motore acceso, il giudice chiederà alla signora: "lei stava contrattando sesso con il signore?" "Assolutamente no! Passavo di li per caso e ci facevamo due chiacchiere"."Ma era vestita col reggicalze..." "Ma io mi vesto così, mica è vietato dalla legge". Assolta.Quanto al signore: "Ma lei stava contrattando sesso con la signora?" "Io??? Ma io stavo chiedendo un'informazione stradale, l'ho incontrata sul marciapiede, ho fermato la macchina, non sapevo dove andare..."A questo punto il giudice potrà ridergli in faccia, gli dirà "lo vada a raccontare a sua sorella" e l'altro, col suo avvocato, gli farà notare: "guardi, l'onere della prova è suo, non mio. E' lei che deve dimostrare che stavo parlando di sesso a pagamento, non io che devo dimostrare che non ne stavo parlando". Quindi verrà assolto anche lui.Il risultato quale sarà? Che i processi saranno totalmente inutili perchè saranno quasi tutti assolti e anche in caso rarissimo di condanna non ci saranno conseguenze né carcere per nessuno.Il risultato, però, sarà che nel processo pubblico il cliente verrà sputtanato, avrà l'immagine, la famiglia, la reputazione rovinata per aver fatto poi che cosa?E i giudici dovranno celebrare migliaia di processi già sapendo che saranno inutili, ma li dovranno celebrare lo stesso.Le indagini di un pubblico ministero, l'udienza preliminare davanti a un GIP, il processo in tribunale davanti a un giudice monocratico e siamo già a tre giudici impegnati e solo al primo grado.Poi abbiamo la Corte d'Appello dove ci sono un procuratore generale e tre giudici, poi abbiamo la Cassazione dove ci sono un procuratore generale e cinque giudici.Avremo tredici magistrati impegnati per ogni cliente di ogni prostituta e per ogni prostituta che verranno sorpresi in atteggiamenti equivoci per la strada.Voi vi rendete conto che siamo di fronte a un branco di decerebrati? Perchè soltanto un branco di decerebrati o di delinquenti, fate voi, o di decerebrati delinquenti, o di decerebrati più delinquenti, può fare una legge che va a intasare con migliaia di nuovi processi un sistema giudiziario già completamente all'esaurimento.Sarebbe come prendere il passante di Mestre nell'ora di punta e decidere di sveltire la circolazione immettendo migliaia di nuove automobili. La stessa cosa.Esplode il passante di Mestre, esplode la giustizia, infatti non si riuscirà più a fare i processi per i reati seri, perchè bisognerà andare a rincorrere i clienti e le prostitute.Questo è una costante: la politica dell'annuncio, senza possibilità di smentire quell'annuncio che è falso, anzi finto - meglio - consente al governo di continuare a fare annunci, di continuare a migliorare la sua immagine e la sua popolarità perchè la gente ci crede e poi tanto chi va a controllare se a quegli annunci è seguito qualcosa?Controllando l'informazione, coloro che dovrebbero andare a verificare cosa succede dopo... ci si garantisce che nessuno controllerà cosa succede dopo.Come si dice a Napoli: non è scomparsa la monnezza, sono scomparsi i giornalisti, sono scomparse le telecamere. La monnezza non può sparire, nulla si crea e nulla si distrugge.Se non si ripristina il ciclo completo dei rifiuti la monnezza è nascosta, non sparita. Dov'è nascosta? Bisognerebbe cercarla e chi deve cercarla è un dipendente del Presidente del Consiglio, per i 9/10, oppure ha paura di lui, l'altro 1/10.Figuratevi se qualcuno andrà a verificare quante prostitute e quanti clienti sono stati arrestati dopo che è passata questa menata della ministra da calendario.Avete sentito quest'estate quanti annunci. Quanti sindaci, quante ordinanze dopo che il governo ha dotato dei superpoteri questi superman muniti di kriptonite che abbiamo nei palazzi civici, i quali hanno cominciato a emettere meravigliose ordinanze, vietando di dare da mangiare ai piccioni, vietando di portare le ciabatte perchè fanno rumore, di usare il tagliaerba.A Novara hanno vietato addirittura di riunirsi in più di tre nei parchi pubblici a una certa ora. Hanno ripristinato il coprifuoco.Abbiamo anche molti sindaci che, in base a una direttiva nazionale del ministro Maroni, hanno deciso di multare gli accattoni. Suona bene, se uno non ci pensa.Multare gli accattoni. Arrestare le prostitute.Multare gli accattoni.Poi uno ci pensa... cioè spegne la TV se no non riesce a pensarci, nessuno glielo fa notare... uno perchè fa l'accattone? Perchè non ha una lira. che senso ha multare un accattone? Come la pagherà la multa? E' un accattone...Se chiede l'elemosina non ha una lira, e allora come fa a pagare la multa?La multa al miserabile, al poveraccio è esattamente come evirare un eunuco, come accecare un non vedente, come assordare un sordo, come vietare di parlare a un muto.Voi vi rendete conto che siamo in mano a un branco di delinquenti, decerebrati, bravissimi nella propaganda e nello spot che riescono persino a fare in modo che la gente non si metta a ridere quando minacciano di multare un accattone.Ed è tutto così: abbiamo già dedicato un Passaparola, per chi è interessato e non se lo ricorda c'è il DVD sul blog di Beppe, ma abbiamo già raccontato come abbiano fatto credere che è stato istituito il reato di clandestinità mentre non è vero.Hanno istituito il reato di ingresso clandestino in Italia che punisce quelli sfigati che vengono sorpresi nell'istante in cui entrano in Italia, casi rarissimi. E tutti a dire "Oddio! Abbiamo centinaia di migliaia di badanti che rischiano l'arresto!".Ma quando mai? E' reato da oggi in poi, per tutti quelli che erano già qua prima non si può fare niente.Questa è la differenza tra reato di clandestinità e reato di ingresso clandestino. Hanno fatto il secondo ben sapendo che non avrebbe prodotto niente perchè se avessero istituito il reato di clandestinità veramente avrebbero dovuto arrestare tutti gli immigrati già presenti in Italia senza il permesso, che lavorano magari, e non avrebbero saputo dove metterli salvo, appunto, aprire gli stati alla Pinochet.Altro annuncio che ha avuto effetto mediatico e non ha prodotto nessuna conseguenza concreta anche perchè i giornali e le televisioni sono fatti apposta per rilanciare questi annunci.Invece di andare a vedere il vero problema, cioè: la legge funziona? Ci promettono che la legge produrrà questo effetto: davvero riuscirà a produrre questo effetto? No, questo è troppo seria come impostazione.Di solito i giornali e le televisioni si dedicano al dibattito pro e contro: è giusto arrestare le prostitute e i loro clienti?E allora vip, sottovip, frequentatori di bordelli, puttanieri, ex puttanieri, aspiranti puttanieri che intervengono dicendo: "ah io ci ho provato, la puttana serve." "Ah io c'ho provato, serviva ma adesso non va più bene" "No, non è il caso" "Sì è il caso".E nessuno che va a vedere, in concreto, se la legge funziona o non funziona.Qualche anno fa, già ferveva il dibattito sul reato di clandestinità. C'era chi diceva "facciamolo", c'era chi diceva di no.Nessuno ha il coraggio di farlo perchè, appunto, si dovrebbero arrestarne a centinaia di migliaia e allora cosa fecero? La Turco-Napolitano e poi la Bossi-FIni, che in quello erano praticamente identiche, decisero di punire non chi era in Italia senza documenti ma chi, in Italia, non esibiva il documento quando veniva fermato dalla Polizia.Il reato era mancata esibizione del documento di identità senza giustificato motivo.Che cosa succedeva? Che i giudici si vedevano portare migliaia di immigrati che non avevano esibito il documento di identità al poliziotto che li aveva fermati o al Carabiniere.Perchè? Perchè era obbligatorio arrestarli, era un reato ad arresto obbligatorio.Solo che era esattamente come il reato di prostituzione per strada: un reato a prova impossibile, quindi ad assoluzione obbligatoria.Il giudice lo interrogava e diceva: "ma lei non ha esibito il documento", quello diceva "si", dice: "perchè? Aveva un giustificato motivo?", "Sì"."E qual era il giustificato motivo per cui lei non ha esibito il documento?""Non ho il documento"Vi sembra un motivo giustificato o no, per uno che non esibisce il documento, il fatto di non avere un documento?Certo che è un giustificato motivo! Quindi, secondo una corrente giurisprudenziale tutt'altro che avventata, venivano tutti assolti fino a quando è venuta la Cassazione a mettere ordine in una questione che non riguardava giudici buonisti che assolvevano gli immigrati, ma politici decerebrati che scrivono le leggi coi piedi e poi si meravigliano se non funzionano o i giudici non riescono ad applicarle.Ecco per quale motivo noi continuiamo a sentir parlare di sicurezza da quando avevamo i pantaloni corti e non vediamo mai uno straccio di sicurezza.Perchè la sicurezza non ce la possono dare per le ragioni che abbiamo spiegato altre volte: noi saremo sicuri quando Berlusconi e la casta degli impuniti non saranno più sicuri.E loro, a loro volta, per essere sicuri coi loro reati impuniti non possono far funzionare la giustizia che darebbe sicurezza a noi.E allora vai con gli spot.L'unico modo per smontare questo circolo vizioso che produce popolarità a un governo che non ne combina una giusta, è quello di passare parola.Quindi passate parola! (Marco Travaglio)

Alitalia, mon amour... .

"L’Alitalia non è una compagnia aerea, è un’espressione geografica. Se l’Italia non esiste, perché l’Al-Italia, con quel nome, dovrebbe continuare a esistere? Ha avuto amministratori delegati finti, messi lì, a turno, negli ultimi quindici anni dallo psiconano e da Valium Prodi. Amministratori che hanno distrutto la società per conto terzi e incassato milioni di euro di stipendi e di liquidazioni per la fedeltà al padrone. Il mercato di AlItalia è finto, equivale a una tratta, la Milano-Roma, con prezzi pari a Milano-New York.I suoi dirigenti (quanti?) sono finti, sono portaborse, amici, parenti dei politici. Fatti assumere. Parcheggiati in Al-Italia come in un hangar. I sindacati nazionali rappresentano sé stessi, hanno difeso i privilegi (i loro) e tradito i dipendenti. Hanno creduto (?) alle promesse elettorali di Testa d’Asfalto e alla cordata italiana. Quali contropartite hanno avuto per far fallire la trattativa Air France?I salvatori di Al-Italia sono finti. Gente spesso condannata, inquisita, sotto processo. Nelle loro mani l’oro diventa merda e la merda si trasforma in plusvalenza. Expo 2015, le tariffe autostradali e nuove aree edificabili sono merci di scambio. Ligresti, Benetton, Colaninno, Tronchetti. Sanno meno di niente di aerei, ma i loro conti li sanno fare bene.AlItalia è un paradigma, una metafora dell’Italia. E’ in bancarotta e senza una lira. Una linea del Piave che passa da Fiumicino. Se salta Al-Italia può saltare tutto. Per questo è così importante. Chi ha ridotto l’Al-Italia così? Partiti e sindacati. Gli italiani hanno la risposta sulla punta delle lingua. Sanno chi è stato, ma non gli vengono ancora le parole. La bancarotta dell’Al-Italia è un sintomo e un preludio del fallimento del Paese. I partiti e i sindacati ne sono a conoscenza. Se i libri finiscono in tribunale i responsabili dovranno rispondere. Che fallisca allora l’Al-Italia e si apra un pubblico processo contro chi l’ha distrutta. A partire dai presidenti del Consiglio presenti e passati". (Beppe Grillo)

lunedì 15 settembre 2008

Il diverso? Uccidiamolo... . La lezione dell'Italia dei razzisti.

Ucciso a sprangate. Forse solo per una scatola di biscotti. Sono stati fermati dalla polizia i due uomini, padre e figlio, proprietari del bar dove è avvenuta la tragedia che ha portato alla morte di un giovane italiano, Abdul William Guibre, 19 anni, originario del Burkina Faso e residente a Cernusco sul Naviglio, aggredito stamani con una spranga in via Zuretti, a Milano perché accusato di aver rubato dei dolci. L'aggressione, accompagnata da insulti razzisti, è avvenuta questa mattina verso le 6 mentre Abdul si trovava con due amici. Il giovane è stato subito ricoverato all'ospedale Fatebenefratelli dove è morto qualche ora dopo. Nel pomeriggio i due, padre e figlio, sono stati individuati e fermati con l'accusa di omicidio volontario.

giovedì 11 settembre 2008

Il Papa, questo sconosciuto... .

Oggi ho scoperto che esiste il reato di vilipendio nei riguardi del Papa della chiesa cattolica. Lo prevedono i Patti Lateranensi, quelli tra lo Stato italiano e il Vaticano. Se ne è parlato in questi giorni a proposito delle esternazione della comica Sabina Guzzanti nella fatidica manifestazione di piazza Navona del luglio scorso. Ora, che esista il vilipendio del Capo dello Stato è una cosa, ma che esista anche quello per un esponente di una religione mi sembra un po' troppo. Quindi non si può parlare che bene del pontefice, del dalai lama, di un capo musulmano, di un testimone di geova, di un'induista, un'animista e di uno evangalico, pena una denuncia penale. O la legge vale solo per la chiesa di Roma? Mi piacerebbe sapere se in Italia è possibile vivere da cittadini liberi... .

mercoledì 10 settembre 2008

Preti contro il razzismo all'italiana.

"Come gruppo di preti abbiamo sentito l'esigenza di incontrarci e di esprimerci reciprocamente ragionevoli speranze insieme a motivi di preoccupazione e disagio. Vogliamo condividere in modo pubblico i pensieri, le considerazioni e le scelte che sono state per noi sostegno nel continuare, anzi intensificare l'impegno per la giustizia, la pace e l'accoglienza.1. Siamo fortemente preoccupati di quanto sta avvenendo nel nostro Paese, tanto più nel contesto di un dibattito sulla sicurezza caratterizzato da toni e contenuti che ricordano periodi cupi della storia d'Italia e d'Europa: la decisione di prendere le impronte digitali ai bambini Rom ha suscitato giusta indignazione e ha rivelato - se ancora ce ne fosse stato bisogno - la vera faccia di una politica asservita soltanto agli interessi dei ricchi e dei potenti. La complessità del momento storico; gli accelerati e profondi cambiamenti nella nostra società e sul Pianeta; la diffusa incertezza che riguarda il lavoro e la vita quotidiana di tanti cittadini, la rapidità e l'ampiezza del fenomeno migratorio, gli atti di criminalità e violenza possono indurre comprensibili paure cui è necessario far fronte con pacatezza, con analisi e riflessioni, con provvedimenti adeguati.L'analisi amplificata e strumentale di alcuni singoli episodi non ha consentito di esaminare in modo accurato il migliorato quadro generale dell'ordine pubblico nel nostro Paese; complice una strategia mediatica disattenta alle esigenze dei più poveri è stato generato un clima di paura che tende ad investire tutti i settori della vita pubblica e privata; immediata la tentazione di offrire risposte fondate sulla garanzia delle armi e dell'esercito, sulla penalizzazione pregiudiziale di alcune categorie di persone e sulla crescita del controllo con la conseguente limitazione del diritto alla riservatezza della sfera personale. In questo modo le cause della paura possono essere facilmente attribuite sempre e solo agli "altri", con continue pericolose generalizzazioni: si alimenta un giudizio negativo nei confronti di tutti gli immigrati irregolari e un'ombra su tutti gli stranieri, si avvallano pregiudizi inaccettabili verso tutti i nomadi e così via. Se si riesce a far credere che l'insicurezza sia provocata sempre e solo da chi viene da altrove, la sicurezza non può che derivare dall'allontanamento; e così la presenza senza permesso sul nostro territorio diventa un reato; invece di arrivare alla loro chiusura e alla realizzazione di strutture diverse, i CPT diventano sempre più simili alle carceri, con detenzioni fino a 18 mesi... E così vengono completamente dimenticati le cause della presenza di migliaia di persone e i viaggi disperati la cui frequente trasformazione in tragedia nel mare o nei cassoni dei camion non fa quasi più notizia sui nostri giornali.Certo che ci sono delle questioni aperte, ma non possiamo accettare che il dibattito sulla sicurezza possa riguardare soltanto "noi", nelle nostre città: è una condizione che riguarda il diritto di tutte le persone, per il solo fatto che vivono sulla faccia del Pianeta. Del male e del bene possiamo essere tutti protagonisti e responsabili: la sicurezza interessa i cittadini italiani quanto le donne straniere "badanti" nelle case; gli immigrati tutti, qualsiasi sia la loro condizione; i nomadi cittadini italiani e no, i loro bambini/e in particolare; tutti gli operai italiani o stranieri, assunti regolarmente o in nero, coloro che sono in carcere, italiani e stranieri; le donne prostitute; la sicurezza riguarda le donne che in percentuale drammatica subiscono violenza fra le pareti domestiche; gli adolescenti, i giovani, gli adulti coinvolti nella dipendenza dell'alcol e delle droghe; tutte le persone che soffrono solitudine e angoscia fino al suicidio.L'insicurezza è strutturale, riguarda i milioni di persone impoverite e affamate, oppresse e sfruttate, vittime della guerra e di violenze tremende, condizioni di cui in un modo o nell'altro siamo complici; mentre pretendiamo sicurezza per noi contribuiamo all'insicurezza di gran parte dell'umanità. Riteniamo importante e doveroso affrontare i problemi e nello stesso tempo indicare le esperienze positive in atto, del tutto e volutamente taciute in questi mesi. Ci sembra inaccettabile anche il linguaggio della comunicazione: sembra di vivere in territori e città assediate, infestate dai nemici, di "essere in una guerra" che giustifica la valorizzazione del ruolo dell'esercito.È demagogico dichiarare pubblicamente che tutte le persone clandestine devono essere allontanate e poi impantanarsi in precisazioni e distinguo relativamente alle "badanti", indispensabili alle nostre famiglie salvo poi ribadire l'allontanamento di tutti; e dimenticare sempre le migliaia di lavoratori nelle campagne e nell'edilizia regolari per il mercato del lavoro, irregolari per la legge. La questione dell'immigrazione segna e segnerà a lungo le nostre società e la convivenza pacifica fra persone diverse per cultura e fede religiosa, dipenderà dalle nostre scelte di oggi. Una doverosa e seria cooperazione internazionale; lo svincolarsi dalle complicità internazionali nell'impoverimento, nell' oppressione, nella violazione dei diritti umani, nelle violenze e nelle guerre devono essere impegni prioritari della politica. E uniti a questi un'assunzione di responsabilità più seria e adeguata nella politica e nella legislazione sui flussi migratori per non favorire, come la legge attuale, la clandestinità; per non considerare gli immigrati una forza lavoro necessaria e poi una presenza indesiderata.La demagogia e i massimalismi rispondono agli istinti e alle emozioni e non affrontano in modo veritiero e umano i problemi. Le impronte digitali ai bambini rom vengono giustificate con l'intenzione di salvaguardarli: in realtà attuano una discriminazione razzista dal momento che migliaia di bambini e adolescenti del nostro paese dovrebbero essere salvaguardati, specie quelli che vivono in condizioni di degrado e in zone controllate dalla criminalità.2. Ci riferiamo con convinzione, umiltà a una ricerca che sempre continua al Vangelo di Gesù di Nazaret; con la Chiesa, comunità di fede, ci sentiamo chiamati ad annunciare con coraggio e a testimoniare con coerenza il Vangelo nella storia. Come ribadito dal Concilio Vaticano II, il piano della fede e quello della politica devono essere considerati distinti ma non separati. Per questo non possiamo accettare che certi provvedimenti legislativi, come ad esempio "il pacchetto sicurezza", siano varati evocando l'identità e le radici cristiane in modo ideologico, capzioso ed evidentemente strumentale. Ci chiediamo anche se i 14 milioni di euro stanziati con questa finalità nella Regione Friuli Venezia Giulia - a fronte di un netto e facilmente documentabile calo dei crimini - non avrebbero potuto essere utilizzati per migliorare quella qualità delle infrastrutture e dei servizi che potrebbe garantire una vera prevenzione, concreto antidoto alla possibilità di delinquere.Il Vangelo di Gesù ci insegna in modo incessante, incalzante e chiaro a praticare la giustizia, l'accoglienza, la pace, l'attenzione ad ogni persona, la condivisione della condizione di chi fa più fatica, di chi è più fragile, debole, in necessità... Questo è il messaggio cui attingere orientamento, luce e coraggio per le scelte politiche più rispondenti ai criteri di dignità e uguaglianza di tutte le persone, come del resto ci richiama anche la nostra esemplare e minacciata Costituzione repubblicana. Non riusciamo a comprendere le parole di compiacimento dei responsabili della Conferenza Episcopale Italiana sul nuovo clima politico esistente nel nostro Paese, peraltro ben presto smentite dall'evolversi della situazione parlamentare: secondo noi non c'è un vero confronto, anzi il dibattito in corso è inquietante per i suoi tratti disumani nei confronti dei diversi, degli stranieri e dei nomadi e per la sistematica identificazione tra i problemi e le persone, tra la soluzione delle questioni ed il rifiuto, la ghettizzazione o l'espulsione.Ci sono sembrate incoraggianti le parole piene di delicata attenzione e di condivisione dell'Arcivescovo di Milano monsignor Dionigi Tettamanzi anche a proposito della presenza dell'esercito nelle città e anche le dichiarazioni della Fondazione Migrantes e di Famiglia Cristiana. Mai come adesso è importante evidenziare la necessità di segni in grado di concretizzare la fede e gli ideali: nel momento in cui la Chiesa contesta giustamente il reato di clandestinità dovrebbe contemporaneamente ampliare di. molto la disponibilità all'accoglienza nelle tante strutture di sua proprietà; esse potrebbero essere gestite in collaborazione fra volontariato e istituzioni pubbliche, diventando così un'alternativa concreta e sostenibile alla detenzione nei CPT. È preoccupante che questo.clima diffuso trovi consenso in tante persone, anche in chi si dichiara cristiano e frequenta la chiesa.3. Quella della pace è la questione decisiva e dirimente tutte le altre; la si può perseguire soltanto attraverso un'educazione permanente alla pratica della non violenza attiva, al rifiuto di costruire, utilizzare e commerciare armi. Vogliamo ribadire la necessità di una progressiva riconversione ad uso civile dei siti militari - in modo particolare la base Usaf di Aviano - e di quel ripudio della guerra dichiarato nell'articolo 11 della Costituzione: essa produce morti, feriti, distruzioni, devastazioni dell'ambiente vitale; peggiora tutto e nulla risolve. Riconosciamo un segno di ragionevole speranza nella sentenza del Tar che blocca i lavori della base usar di Vicenza, rilevando da una parte l'inconsistenza di una decisione presentata a suo tempo come indiscutibile, dall'altra la gravità dell'impatto ambientai e e l'importanza fondamentale di compiere scelte tenendo conto della manifesta volontà dei cittadini.Queste nostre considerazioni nascono da una quotidiana condivisione con persone che vivono momenti di amicizia, fatica, accompagnamento e arricchimento umano nella reciprocità: sono giovani, donne e uomini che vivono il cammino di liberazione dalla dipendenza; detenuti nelle carceri; sofferenti nel corpo e nella psiche; sono stranieri, tanti dei quali impegnati con dedizione, generosità, disponibilità operosa; sono persone che vogliono servire seriamente il bene comune nelle istituzioni e nella politica.Sono considerazioni elaborate nelle nostre comunità locali in relazione con le comunità del Pianeta, nutrite ed interpellate dalla Parola, dall'Eucarestia e dalle provocazioni della storia che chiamano a esserci, a condividere e a prendere posizione."don Pierluigi Di Piazza (Zugliano)don Federico Schiavon (Udine)don Franco Saccavini (Udine)don Giacomo Tolot (Pordenone)don Piergiorgio Rigolo (Pordenone)Andrea Bellavite (Gorizia)Don Alberto De Nadai (Gorizia)don Luigi Fontanot (Fiumicello)don MarIo Vatta (Trieste)don Albino Bizzotto (Padova)padre Alessandro Paradisi, monaco benedettino.

Afghanistan, ecco cosa ci fanno le nostre truppe...

Le vittime civili causate da bombardamenti Usa e Nato sono triplicate in Afghanistan in un solo anno. Lo denuncia l'organizzazione per la tutela dei diritti umani 'Human Rights Watch' (Hrw), lanciando un atto d'accusa contro le operazioni militari condotte dalla coalizione occidentale nel Paese. In un rapporto titolato ''Truppe a contatto', l'organizzazione indica che raid contro presunti talebani, come quello del 6 luglio 2008 nella provincia di Nangarhar durante un matrimonio (20 morti), o quello più recente e controverso del 22 agosto a Azizabad (90 morti secondo testimoni e operatori Onu, 30 secondo i militari Usa), stanno gravemente minando il già esiguo sostegno delle popolazioni locali alla coalizione internazionale incaricata di 'ripristinare le condizioni di sicurezza' in Afghanistan, oltre a spingere il presidente Hamid Karzai a invocare per l'ennesima volta una revisione degli accordi che stabiliscono le regole d'ingaggio e la cessazione di raid militari nei villaggi.Dubbia efficacia. Secondo Human Rights Watch, gli attacchi in cui muore il maggior numero di civili sono quelli compiuti durante operazioni di 'rapid response', che a differenza degli attacchi 'pianificati', sono condotti senza preavviso, in condizioni di emergenza durante le quali, ad esempio, è necessario fornire una risposta rapida e 'efficace' alla mancanza di truppe sul terreno. L'efficacia di tali operazioni è però assai dubbia, se è vero che - denuncia il rapporto - l'aumento delle vittime civili è anche determinato dalle infiltrazioni di talebani nei villaggi, che rendono problematico, per le 'bombe intelligenti', distinguere gli obiettivi civili da quelli 'militari'. In alcune circostanze, i talebani utilizzano i civili come scudi umani per scoraggiare gli attacchi delle forze occidentali.Scarsa trasparenza. Nel 2006, almeno 929 civili afgani sono stati uccisi in circostanze legate a scontri o attacchi. Di questi, 367 sono morti durante attacchi dei miliziani ribelli, mentre 173 sono stati vittima di raid da parte della Nato o delle forze Usa. Almeno 119 sono deceduti in seguito ad attacchi aerei. Nel 2007, le vittime sono state almeno 1.633. Di queste, 321 sono il risultato di 'air strikes'. Le stime di Hrw sono tutte calcolate per difetto. L'organizzazione ha criticato i comandi americani per la scarsità di informazioni relativa alle morti civili, evidenziando che gli ufficiali Usa, prima di avviare un'inchiesta su eventuali errori, negano subito ogni responsabilità, addebitando la colpa ai talebani. Le inchieste da parte delle autorità Usa - sostiene sempre Hrw - sono unilaterali, ponderose, poco trasparenti, e hanno spesso come conseguenza l'erosione dei rapporti con le popolazioni locali, anzichè il loro miglioramento.Cambiamenti 'tecnici'? Gli effetti degli attacchi, il cui pedaggio di morte risulta essere pesante proprio nei casi di raid non programmati, o quando le regole di ingaggio vengono classificate con l'ambiguo termine di 'auto-difesa preventiva', vanno oltre la mera contabilità delle vittime. Un'inchiesta del governo afgano condotta per tre giorni dopo la distruzione di alcune case poco prima del 30 aprile 2007, ha evidenziato come numerosi civili siano in seguito fuggiti a causa di danni alle loro abitazioni o di timori di nuovi attacchi. Stessa cosa per gli abitanti dei villaggi vicini. Ciò ha prodotto un elevato numero di sfollati interni. L'unica avvisaglia di un possibile cambiamento di rotta nelle operazioni militari Nato potrebbe essere ravvisata da alcuni modesti cambiamenti che hanno ridotto il numero dei civili uccisi da attacchi aerei nella seconda metà del 2007. Tra questi, l'utilizzo di armi più leggere, il differimento degli attacchi in caso comprovato di pericolo per i civili stessi, e la ricerca casa per casa affidata ai militari afgani.Misure che tuttavia non mettono al riparo dall'imprevisto. E l'imprevisto è in questo caso l'ennesima strage di civili avvenuta il 22 agosto ad Azizabad, piccolo paese nel distretto di Shindand. Gli americani, secondo il solito copione, hanno minimizzato il numero delle vittime (32-35), per poi veder pubblicate sul New York Times di ieri fotografie e fermi immagine della strage, dopo che, a fine agosto, una squadra di operatori delle Nazioni Unite aveva visitato il paesino e raccolto nuove informazioni e prove che i civili uccisi erano 90, sessanta dei quali bambini. Una visita della giornalista Carlotta Gall nell'area ha prodotto un reportage pubblicato oggi sempre dal New York Times nel quale le voci raccolte e le prove circostanziate della strage hanno avuto come conseguenza la riapertura dell'inchiesta sull'attacco. Le foto del quotidiano Usa e i fermi immagine ripresi dai telefoni cellulari mostrano cadaveri di civili, fra cui molti bambini, allineati nella moschea del villaggio. Fonti ospedaliere locali, inoltre, hanno detto al giornale che nel locale ospedale passarono 50-60 cadaveri, fra cui quelli di donne e bambini. "Alla luce di nuove prove su vittime civili nell' operazione contro gli insorti del 22 agosto nel distretto di Shindand, provincia di Herat, ritengo sia prudente richiedere che il Comando centrale invii un alto ufficiale per rivedere l' inchiesta Usa e le sue risultanze", ha detto il generale David McKiernan, aggiungendo che "il popolo dell' Afghanistan ha il nostro impegno ad arrivare alla verità". Quante verità si nascondono negli attacchi Nato-Isaf-Usa, all'oscuro di giornalisti, macchine fotografiche e telefoni cellulari? (Luca Galassi-Peace Reporter)

lunedì 1 settembre 2008

Alitalia, mon amour... .

"La notizia di oggi è che l'operazione Alitalia è un grandissimo successo per il governo. Chi l'ha detto? Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che si loda e si imbroda da solo, anche perché dagli esperti ha ricevuto soltanto pernacchie e critiche, per non parlare della stampa e di tutti operazioni internazionali che si misurano sul libero mercato e non sull'italietta autarchica che sta ritornando insieme ai rigurgiti di fascismo giustamente denunciati da Famiglia Cristiana. Non si capisce bene che cosa stia festeggiando questo signore visto che negli utlimi quindici anni è stato Presidente del Consiglio per circa sette, cioè la metà: in questi quindici anni, Alitalia ha perso quindi miliardi di euro di soldi nostri, quindi la metà dei soldi persi è colpa sua, dei suoi governi, e l'altra metà è colpa dei governi di centrosinistra perché la politica ha sempre tenuto le mani su Alitalia e, come vedremo, continuerà a tenercele anche dopo averla fatta fallire innumerevoli volte.Prodi e Padoa Schioppa, una delle poche cose buone fatte dal governo di centrosinistra, avevano trovato la quadra: erano riusciti a convincere AirFrance a rilevare tutto. Il che avrebbe comportato niente fallimento, niente ricorso alla legge Marzano sulle aziende decotte, nascita di un polo europeo molto grosso, avrebbe compreso AirFrance, KLM e Alitalia, che si sarebbe potuto misurare sui mercati internazionali dove ormai le compagnie aeree sono grandi, consorziate, fondate su alleanze tra più Paesi. Ce la saremmo cava con 2150 esuberi: questo era il piano che era stato presentato da Messieur Spinetta, e così sarebbe stato se si fosse chiusa la trattativa con i francesi subito, all'inizio della primavera, mentre adesso ne avremo 6-7000, di esuberi, cioè il triplo. L'AirFrance avrebbe pagato un miliardo e settecento milioni per comprarsi le azioni dell'Alitalia e avrebbe investito 750 milioni, in pratica avrebbe sborsato e ci sarebbero arrivati dalla Francia la bellezza di due miliardi e seicento milioni. Ora vedremo che, invece, quei soldi glieli diamo noi. Non solo non li incassiamo, ma li perdiamo. In più sarebbe stata salvata e ristrutturata Malpensa e sarebbe stato potenziato l'aeroporto di Fiumicino. Questo, in sintesi, era ciò che era stato concordato tra il governo Prodi e l'AirFrance e che è saltato perché sono arrivati Berlusconi e suoi lanzichenecchi e perché i sindacati, completamente accecati dal breve periodo, non hanno saputo scegliere tra un piccolo sacrificio oggi e un enorme dissanguamento domani, quello che invece avremo.Cosa non va in questo nuovo piano che è stato chiamato "Fenice", perché pare quasi l'araba Fenice che risorge dalle sue ceneri - è un truffa naturalmente: sono abilissimi a chiamare le cose con un nome diverso da quello reale per nascondere la realtà -? L'Alitalia viene divisa in due società. La Bad Company, la discarica, rimane a noi, allo Stato, con tutti i debiti. E' una società che contiene debiti. La Good Company, invece, è quella meravigliosa, profumata, balsamica. Quella va ai privati, sedici privati, scelti privatamente con trattativa privata da Berlusconi e dai suoi uomini, che hanno ottime armi per chiedere piccoli favori agli imprenditori in vista di restituirli in grande stile, come vedremo, con vari conflitti di interessi. Quindi noi ci teniamo i debiti e quel poco che vale di Alitalia lo regaliamo ai privati che fanno anche la figura dei salvatori della Patria, dei Cavalieri Bianchi.La Bad Company, affidata a uno che si chiama Fantozzi perchè si capisca bene qual è il problema, è dunque piena di buchi e li ripianeremo noi. I conti pubblici verranno ulteriormente sfasciati, saranno più in rosso che mai e noi pagheremo progressivamente una "tassa Alitalia" anche se non la chiameranno così, ce la nasconderanno sotto qualche voce strana. Anche perchè Alitalia viene incorporata ad AirOne che a sua volta è piena di buchi. Oltre a non incassare, spenderemo, probabilmente, intorno al miliardo di euro - un terzo dei tagli alla scuola decisi da questo governo - e in più avremo 6-7000 persone per la strada che verranno messe in cassa integrazione a zero ore, avranno vari scivoli, ovviamente pagati con la cassa integrazione sempre con soldi nostri, e alla fine qualcuno verrà licenziato e - questi sono liberisti - vogliono infilare del personale in esubero nelle Poste. Un mese fa ci avevano detto che le Poste sono sovradimensionate e devono ridurre il personale, adesso ci raccontano che il personale delle Poste aumenterà perché arriveranno gli steward, le hostess, forse qualche pilota. Verranno travestiti da postini così risolveremo il problema. Naturalmente pagheremo noi.La Good Company, quella buona che viene regalata ai privati nell'ambito della famosa usanza tutta italiana di privatizzare gli utili e statalizzare le perdite, è formata da sedici grandi e lungimiranti capitani coraggiosi che, tutti insieme, sono riusciti a mettere da parte la miseria di un miliardo di euro; che non basta, naturalmente, a rilanciare Alitalia. Basti pensare che il prestito ponte, fatto ad aprile dal governo Prodi morente su richiesta del nascente governo Berlusconi, era di 300 milioni e l'Alitalia in tre mesi se li è mangiati. Dove prenderanno questi soldi? Mica li tirano fuori dalle loro tasche: in gran parte arriveranno dalle banche che sono molto coinvolte, come vedremo, in questa cordata. Taglieranno tutto il tagliabile, ridurranno le rotte internazionali, squalificheranno ulteriormente Fiumicino, Malpensa resterà al palo con Bossi, la Moratti e Formigoni che ululeranno alla Luna: mentre prima se la prendevano col governo di centrosinistra adesso gli sarà un po' più difficile prendersela con il loro. In compenso abbiamo una caterva, un groviglio, una giungla di conflitti di interessi perché non c'è solo quello di Berlusconi. Il conflitto di interessi, non risolto da nessuno quando ce l'aveva soltanto lui, adesso è diventato un'epidemia e ce l'hanno in tanti.Primo conflitto di interessi: abbiamo Carlo Toto, proprietario dell'AirOne, che con 450 milioni di debiti riesce a piazzare il colpo della vita. L'AirOne viene incorporata all'Alitalia, intanto il nipote Daniele è stato candidato ed eletto nel Popolo della Libertà. E' li a vigilare, evidentemente. Abbiamo tre soggetti che sono impegnati in opere pubbliche e sono addirittura pubblici concessionari dello Stato. Lo Stato, in questo conflitto di interessi, li ha convocati facendogli sapere che era bene per loro se aderivano all'appello del Presidente del Consiglio. Sono Salvatore Ligresti, noto immobiliarista, assicuratore, palazzinaro, pregiudicato per Tangentopoli. Marcellino Gavio, un altro che ai tempi di Di Pietro entrava e usciva dalla galera. L'ottimo Marco Tronchetti Provera che dopo aver ridotto come ha ridotto la Telecom è anche lui nel settore immobiliare. In più abbiamo la famiglia Benetton, l'apoteosi del conflitto di interessi perchè è pubblico concessionario per le Autostrade, è gestore, dopo averlo costruito, dell'aeroporto di Fiumicino, e in futuro sarà uno dei proprietari di Alitalia. Come gestore di Fiumicino deciderà lui quali tariffe far pagare all'Alitalia per usare Fiumicino. Tutto in famiglia.Gli immobiliaristi di cui sopra, e di cui anche sotto come vedremo, sono tutti molto interessati a una colata di miliardi che sta arrivando su Milano e la Lombardia per l'Expo. L'Expo prevedere 16 miliardi freschi per pagare nuove infrastrutture, costruzioni, palazzi, due autostrade, due metropolitane, una tangenziale, una stazione, ferrovie, ecc... indovinate chi si accaparrerà questi lavori? Esattamente coloro che hanno fatto i bravi e hanno accolto l'appello del governo.Poi abbiamo Francesco Bellavista Caltagirone che con l'ATA ha delle mire su Linate. Abbiamo Emilio Riva, un acciaiere eccezionale supporter di Berlusconi. E abbiamo l'ottima famiglia Marcegaglia: non solo c'è la Emma, che è un'ottima valletta di Berlusconi, che cinge con il suo braccio nelle riunioni di Confindustria come se fosse una Carfagna o una Brambilla qualsiasi, ma abbiamo anche la sua famiglia, il gruppo imprenditoriale Marcegaglia, famoso per condanne e patteggiamenti assortiti da parte del padre e del fratello della signora. Che è presidente di Confindustria, tra l'altro, e quindi tratta per conto di tutti gli industriali con il governo e privatamente si è infilata in questa meravigliosa avventura.Abbiamo la banca Intesta dell'ottimo banchiere Passera, banchiere di centrosinistra che si è messo subito a vento, e che fungerà con il conflitto di interessi: prima ha fatto l'advisor per trovare la soluzione per Alitalia e poi è entrata nella compagine azionaria della nuova Alitalia, la Good Company.Abbiamo i fratelli Fratini che sono, anche loro, immobiliaristi toscani, magari interessati a mettere un piedino a Milano in occasione dell'Expo, per prendere la loro fettina di torta.Abbiamo un certo Davide Maccagnani che è molto interessante: Alberto Statera su Repubblica ha raccontato chi è, uno che produceva missili per testate nucleari e adesso si è riconvertito all'immobiliare. Si presume che avrà anche lui le sue contropartite sotto forma di terreni.In realtà gli interessi stanno a terra anche se Alitalia dovrebbe volare.Poi, dulcis in fundo, il presidente dei sedici campioni del Tricolore, che è Roberto Colaninno, che già ha dei meriti storici per avere riempito di debiti, comprandola a debito, la Telecom ai tempi della Merchant Bank D'Alema & C. a Palazzo Chigi, e adesso si propone anche lui per il suo bel conflitto di interessi familiare in quanto suo figlio, Matteo, è ministro ombra dell'industria del Partito Democratico. Così ombra che non ha praticamente proferito verbo di fronte a questo scandalo nazionale perché prima era contrario, naturalmente alla soluzione Berlusconi, poi è arrivato papà. Come si dice "i figli so' piezz 'e core", ma pure i padri! Ha detto "sono un po' in imbarazzo", poi il giorno dopo ha detto "no, non sono per niente in imbarazzo". Insomma, non ha detto niente e soprattutto continua a rimanere ministro molto ombra, diciamo ministro fantasma, dell'industria del Partito Democratico.Fatto interessante: qualche anno fa furono condannati in primo grado per bancarotta nel crack del Bagaglino Italcase, una brutta e sporca faccenda immobiliare, alcuni big dell'industria e della finanzia italiana come il banchiere Geronzi, Marcegaglia papà - il papà della valletta - e Colaninno Roberto - papà del ministro fantasma. Bene, tutti e tre a vario titolo sono impegnati, dopo la condanna in primo grado, in questa meravigliosa avventura, perché anche Mediobanca si sia mossa dietro le quinte poiché Geronzi sta per diventare il padrone unico della finanza italiana eliminando anche quei pochi controlli che venivano dalla gestione duale della banca che fu di Cuccia. Insomma, questo è il quadro. E' interessante perché probabilmente sono state violate una mezza dozzina di leggi, d'altra parte non ci sarebbe Berlusconi se fossimo tutti in regola con la legge.Intanto la legge del mercato: vengono addirittura sospese le regole dell'Antitrust e i poteri del garante dell'antitrust perché bisogna dare tempo di consumare tutti questi conflitti di interessi e queste occupazioni del libero mercato. Intanto, il matrimonio Alitalia-AirOne che sgomina qualsiasi concorrenza in Italia soprattutto sulla tratta Milano-Roma. Sarà gestita in monopolio da questa nuova Good Company dove c'è dentro Toto e l'Alitalia. Non ci sarà concorrenza, non si potrebbe e allora si sospendono le regole. Che sarà mai, una più una meno... un piccolo lodo Alfano per la nuova Alitalia non si nega a nessuno. La concorrenza va a farsi benedire: i prezzi quindi li fisserà il monopolista quindi non ci sarà possibilità di gare al ribasso. La condizione che ci era stata imposta dalla Commissione Europea, dal governo europeo, per autorizzare il famoso prestito ponte che ha consentito all'Alitalia di fumarsi quegli ultimi 300 milioni di euro, era che l'Alitalia per un anno non si espandesse, restasse esattamente così com'era. Con questo accordo viene violata quella condizione perché Alitalia si mangia AirOne e quindi si espande, altroché! Ben prima di quell'anno che era stato imposto dalla Commissione Europea che quindi, se le parole e gli accordi hanno ancora un senso, dovrebbe condannarci e vietarci questa operazione.In più viene cambiata un'altra legge italia, la legge Marzano sulle imprese decotte, che dovrà essere modificata perché questi capitani coraggiosi mica entrano in Alitalia rischiand qualcosa: non rischiano niente! Vogliono mettersi preventivamente al riparo dal rischio che qualche creditore o dipendente della vecchia Alitalia si rivalga sulla nuova, cioè chieda loro di sobbarcarsi qualche rischio. Verranno tutelati in tutto e per tutto, saranno inattaccabili, anche loro anche uno scudo spaziale, il loro piccolo Lodo Alfano per cui se qualcuno gli chiede qualcosa fanno finta di niente, dicono "io non so chi sei, mi trovo qua per caso". Nessun rischio di revocatoria o di rivalsa da parte dei creditori e dipendenti. E dove andranno a rivalersi? Naturalmente dalla Bad Company, quella decotta, quella nostra, dello Stato: pagheremo tutto noi. Per cambiare gli ammortizzatori sociali, altra deroga alla legge Marzano perché ci sarà bisogno di risorse per queste 6-7000 persone che finiranno per la strada o alle Poste, come ci è stato raccontato spiritosamente, in quanto non siamo attrezzati per far fronte a questa fiumana di lavoratori in uscita. In più, il governo promette di detassare le aziende che assumono ex dipendenti dell'Alitalia. E' un'altra cosa spettacolare: l'Italia è piena di aziende decotte, di gente che finisce per la strada: quei lavoratori lì si fottono, mentre gli ex-lavoratori Alitalia avranno il privilegio di poter andare da alcune aziende che se li assumeranno avranno riduzioni fiscali. Così: cittadini di serie A e cittadini di serie B.L'Europa ci tiene d'occhio anche perchè il prestito ponte aveva anche escluso che per un anno la società Alitalia venisse messa in liquidazione in regime concordatario. L'Alitalia aveva dunque garantito di pagare tutti i creditori. Adesso, se la nuova società non li paga, quelli si rivalgono ma non solo. La Good Company dovrà comprarsi tutti gli aerei e gli slot dalla Bad Company - l'attuale Alitalia moribonda - e rifare tutti i contratti dei dipendenti o almeno di quelli che terrà con sé. Quanto pagherà tutti questi beni la Good alla Bad? Se li pagassero per quello che valgono sulla carta, la vecchia Alitalia probabilmente avrebbe i soldi per onorare i suoi debiti, circa 2-2.5 miliardi di euro. Naturalmente, visto l'aria che tira, se i nuovi proprietari tirano fuori un miliardo di euro per comprare quella roba è già tanto. Quindi, la vecchia Alitalia rimarrà in profondo rosso, non avrà i soldi per pagare i creditori, e i creditori da chi andranno? Non potendo andare dalla Good che è immunizzata andranno dal governo che dovrà tirare fuori i soldi. A questo punto ci arriva addosso l'Europa perché se lo Stato paga i debiti di un'azienda si configura come aiuto di Stato. Questo è vietato perché, altrimenti, tutte le altre aziende d'Europa si incazzano e dicono "perchè noi dobbiamo andare avanti con le nostre gambe e se non ce la facciamo falliamo mentre in Italia lo Stato interviene a rabboccare quando i conti delle sue società sono in rosso?". Ci arriverà addosso una procedura di infrazione, con condanna, con multa che aggraverà ancora la spesa di questa operazione folle e faraonica. In più, la nuova Alitalia, dato che sarà l'unico soggetto solvibile dovrà sobbarcarsi, allora sì, tutti i debiti che lo Stato non poteva pagare. Dovrà pagare tutti i creditori e rimborsare quei trecento milioni di prestito ponte allo Stato, visto che la Bad Company è dello Stato. Lo Stato non può restituirsi i soldi da solo, sarebbe una partita di giro.Come avete visto Berlusconi ha risolto brillantemente anche l'emergenza Alitalia con lo stesso sistema con cui dice di aver risolto l'emergenza monnezza a Napoli: nascondendo il pattume sotto il tappeto. Che succederà in futuro? Questi 16 capitani coraggiosi devono rimanere fermi per cinque anni. Dopo cinque anni possono rivendere le loro quote della Good Company. Secondo voi che cosa fanno? Sono 16 soggetti nessuno dei quali ha il minimo interesse e il minimo background per occuparsi di voli. Non gliene frega niente dell'Alitalia, gliene importa in virtù delle contropartite. Prenderanno le loro quote e le venderanno a quello che sta per diventare il partner industriale, quello che sa come si fa a volare, che sarà AirFrance se vincerà Tremonti o Lufthansa se vincerà Gianni Letta che ha gestito questa operazione. Entro il 2013 questi possono rivendere. E che faranno? Svenderanno, come si sa, ai francesi o ai tedeschi, così i francesi dell'AirFrance si prenderanno la compagnia italiana, che diventerà compagnia francese - non ci sarà più nessuna bandierina da nessuna parte, è tutto finto che questa sia una cordata italiana - a condizioni migliori di quanto se l'avrebbero presa se si fosse dato retta a Prodi e Padoa Schioppa. Pagheranno quattro lire invece che due miliardi e seicento milioni che si erano impegnati a pagare. La prenderanno anche molto più snella perché non ci saranno più i dipendenti in esubero e i debiti da cui li avremo liberati a spese nostre. Questa sì è la svendita di Alitalia ai francesi e agli stranieri, mentre quella di Prodi non lo era. Avremo così una compagnia francese che si chiamerà Alitalia e che probabilmente raschierà via molto presto il simbolino dalle ali degli aerei.Ci resta comunque una consolazione in tutto questo: in questi cinque anni potranno continuare a fare il bello e il cattivo tempo in Alitalia: potranno continuare a metterci il naso, avendo portato loro questi imprenditori. Faranno fare a questi imprenditori più o meno quello che vorranno, sono tutti imprenditori assistiti o amici dei politici, nel solco di quella tradizione per la quale Alitalia è sempre rimasta in rosso: che la gestivano con criteri politici e non manageriali.Pensate soltanto che un mese fa il governo Berlusconi ha stanziato un milione di euro per ripristinare l'imprescindibile volo Roma-Albenga tanto caro al ministro Scajola che sta a 30 km da Albenga, cioè Imperia, e ci tiene ad atterrare con l'aereo nel cortile di casa.E' meglio che rimanga ancora un po' in mani italiane perchè la gestiscono così, un po' come il vecchio ministro Nicolazzi gestiva le Autostrade e si faceva fare lo svincolo a Gattico, proprio sotto casa sua, nella famosa autostrada Roma-Gattico.Ci resta un'altra consolazione, cioè il fatto che ritorna il comunismo: Berlusconi che convoca imprenditori, cambia leggi, organizza cordate, il governo che dirige gli affari dell'impresa privata, sistema debiti, sposta dipendenti, fa piani quinquennali, ecc. ricorda tanto la grande Unione Sovietica di Stalin, di Breznev, di Cernienko. Il modello Putin sta entrando in Italia e sta tornando il dirigismo, la pianificazione sovietica. Il Cavaliere, che non sa e non ha mai saputo cosa sia il libero mercato, ripristina, se Dio vuole, l'industria di Stato. L'ultimo vero comunista è lui. Passate parola".(Marco Travaglio)