Mio figlio adolescente, nato da un italiano e da un'ivoriana, vive da sempre in Italia. Ieri mi ha detto: "Papà, oggi sono uscito con due miei amici, uno è figlio di un egiziano e una polacca, un'altro di un georgiano e una svedese". Gli ho risposto: "Non c'è niente di strano, questo è il mondo che verrà, con una razza unica, quella della Terra, senza nazioni, divisioni, odi razziali e lotte di religione. E' questa la direzione dove stiamo andando, per dare un taglio a guerre e morti inutili, inesorabilmente e per fortuna!". Lui ha replicato: "Sì papà, ma io avrei preferito non essere anche italiano perché la mentalità qui è ristretta e molto vicina al razzismo. Credono di essere migliori degli altri popoli perché hanno accumulato beni e soldi facendo debito pubblico , mentre si dimostrano peggiori nei rapporti con gli altri popoli, soprattutto quelli dei Paesi poveri!".
Mia moglie ivoriana, invece, prende frutta e verdura in un negozio di egiziani, quelli sempre aperti e con la frutta molto esposta, come è d'abitudine anche nei loro Paesi. Un giovane egiziano che ci lavorava piangeva. Mia moglie gli ha chiesto spiegazioni. Lui gli ha risposto così: "Faccio tante ore di lavoro, non ho nessun diritto. Me ne voglio tornare a casa mia. Qui non si può nemmeno parlare con qualcuno. Non ti ascoltano, pensano di parlare con un essere umano di serie B solo perché non uno è italiano. Non si può vivere così, senza dignità!".
In uno dei tanti supermercati 'Carrefour' un giovane bengalese chiede ad un addetto alla macelleria dove sono i cotton fiox. La risposta è: "Non mi scocciare, non parlo la tua lingua, non lo so!". Ad una seconda e gentile richiesta, stessa risposta. Io, cliente, che stavo prendendo una coscia di tacchino, gli indico gli scaffali richiesti, proprio lì, accanto alla macelleria.
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