sabato 12 aprile 2014

Lettera al ministro della Giustizia, Andrea Orlando:"Voglio poter andare a casa mia all'isola di Gorgona!" Firma per chiudere il carcere e il rigassificatore



"Gentile Andrea Orlando, Le scrivo come attuale ministro della Giustizia e quindi responsabile anche della colonia penale dell'isola di Gorgona. Mi chiamo Antonio Brindisi, sono un giornalista di origine gorgonese, dove da più di 200 anni la nostra famiglia risiede nel paese degli antichi pescatori e dove oggi mi viene impedito di vivere con mia moglie, mia madre e i miei tre figli. Le scrivo affinché intervenga contro le palesi ingiustizie perpretate nei miei confgronti. Essendo io da tempo organizzatore della rinascita del paese di Gorgona, che sta scomparendo a causa del carcere presente sull'isola e dell'incuria del Comune di Livorno a cui appartiene, sono  ormai da anni, come a qualcuno è successo prima di me, oggetto di attacchi pretestuosi da parte del Dap di Firenze, dall'amministrazione penitenziaria dell'Isola e da altri enti, affinché il paese degli antichi pescatori sia spopolata e diventi un'altra Pianosa. Dopo la chiusure del sito su Gorgona, il tentativo di levarmi la casa demaniale, la perdita di lavoro di mia moglie alla mensa della polizia penitenziaria, l'impossibilità di sbarcare perché la nave Toremar non viene fatta passare ed altri soprusi di diverso genere, il Dap di Firenze mi ha interdetto addirittura l'accesso all'isola, alla mia casa, alle mie cose e ai miei affetti. Il tutto senza una vera comunicazione ufficiale, con motivazioni non provate ed addirittura inventate, con una serie di denunce verso la mia persona totalmente infondate ed ancora oggetto di giudizio. Questo, inoltre, mentre mi sono costituito come gorgonese residente parte civile nel processo dei bidoni tossici della Grimaldi a Livorno, un'udienza che vedeva coinvolto anche il suo ex ministero dell'Ambiente, che ha visto il giudice astenersi per la mia presenza.
Un miscuglio di argomenti e situazioni che mi vedono protagonista civile contro uno Stato kafkiano impersonificato dal ministero di Giustizia che Lei oggi presiede, il Dap di Firenze, la colonia penale di Gorgona e la Procura di Livorno. Come cittadino, come gorgonese, Le chiedo di intervenire affinché cessi questa ingiustizia e venga ristabilita una giusta convivenza tra carcere e gorgonesi sull'isola, che ci permetta di avere delle attività economiche sull'isola e che salvi il paese da una sua definitiva scomparsa".



Da diversi mesi ormai, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, abbiamo dato vita a due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima petizione si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda petizione si chiama: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
In Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza tra colonia penale gli ultimi abitanti è ormai carta straccia. Siamo arrivati all'interdizione di accedere al proprio luogo di residenza e alla propria casa finché l'isola sarà spopolata come Pianosa e diventerà completamente chiusa ai civili. Sono stati anche di nuovo interrotti i collegamenti con l'isola.
Bisogna fermare questo Stato famelico ed incompetente, che passa sopra la vita e gli affetti dei suoi cittadini.
Siamo arrivati a 104 adesioni.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio non hanno alzato un dito per fermare questa ignominia. Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece sulle bollette Enel di tutti i contribuenti italiani.
Il rigassificatore va fermato a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza del Santuario dei Cetacei, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. Per ora il mercato è dalla nostra parte perché nessuno ha fatto un'ordinazione e forse il rigassificatore chiuderà per mancanza di clienti!
Qui siamo a 85 adesioni.

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