Nel messaggio, Napolitano sottolinea tra l'altro la "perdurante incapacità del nostro Stato nel garantire i diritti dei detenuti in attesa di giudizio e in esecuzione di pena" fa sì che "viene
frustrato il principio costituzionale del carattere rieducativo della pena". E ancora: "L'Italia viene a porsi in una condizione umiliante sul piano internazionale per violazione dei principi sul trattamento umano dei detenuti". E' dunque "inderogabile" la "necessità di porre fine senza indugio" alla situazione.
Il segretario generale della presidenza della Repubblica, Donato Marra, aveva consegnato questa mattina ai presidenti di Camera e Senato un messaggio del capo dello Stato, ai sensi dell'articolo 87 della Costituzione, sulla situazione carceraria. Il messaggio è stato controfirmato dal presidente del Consiglio Enrico Letta. La notizia è stata data agli inviati presenti a Cracovia al seguito del Quirinale. Il testo della lettera sarà letto nelle prossime ore nelle aule di Montecitorio e Palazzo Madama.
Si tratta del primo passo di questo tipo compiuto da Giorgio Napolitano nei suoi due mandati da presidente della Repubblica. Il messaggio alle Camere, infatti, riveste una rilevanza costituzionale di grande peso: è uno degli atti formali che la Carta consente al capo dello Stato per esercitare formalmente il proprio potere.Già nei giorni scorsi, durante la visita al carcere di Poggioreale, il capo dello Stato aveva lanciato un invito che lasciava presagire la novità odierna: il parlamento - aveva detto - prenda in considerazione un provvedimento "di indulto o amnistia". Contestualmente, Napolitano aveva annunciato di avere pronto sul tema un messaggio alle Camere che sarebbe stato inoltrato in "un momento di maggiore serenità politica affinché venga letto e meditato con tutto lo sforzo e il coraggio".
"Abbiamo un obbligo giuridico come ci impone la corte di Strasburgo per dare una risposta soddisfacente all'affollamento delle carceri", aveva detto Napolitano. "Per questo pongo al Parlamento anche l'interrogativo se esso non ritenga di prendere in considerazione la necessità di un provvedimento di clemenza, di indulto e di amnistia. E' un provvedimento che non può prendere d'autorità il presidente della Repubblica che non ne ha i poteri, che non può prendere il Governo da solo e che ha bisogno di un consenso molto ampio delle Camere, forse troppo ampio secondo quanto stabilito".
Sono pochi i precedenti di messaggi alle Camere da parte del Quirinale. L'ultimo in ordine di tempo nel 2001, dodici anni fa. Fu firmato da Carlo Azeglio Ciampi, e aveva come argomento la necessità di garantire maggior equilibrio nel sistema dell'informazione e della comunicazione in Italia.
Immediate le reazioni dopo l'annuncio. Il Pdl legge nella decisione del capo dello Stato una ragione in più per sollecitare un'inizitiva di riforma della giustizia da parte del governo Letta. Resta da capire come un atto di clemenza potrebbe incidere sulle vicende giudiziarie di Silvio Berlusconi. Per quanto riguarda l'amnistia, disciplinata dall'articolo 151 del codice penale, "estingue il reato, e, se vi è stata condanna, fa cessare l'esecuzione della condanna e le pene accessorie" e, per effetto e nei limiti dell'articolo 210 dello stesso codice, "impedisce l'applicazione delle misure di sicurezza e ne fa cessare l'esecuzione".
Pertanto un'amnistia potrebbe risolvere in parte i problemi giuridici del leader del Pdl, almeno per quanto riguarda la condanna passata in giudicato relativa al processo Mediaset. Rimarrebbero scoperti però gli altri processi in dirittura d'arrivo. L'indulto invece è "causa generale di estinzione della pena, che condona in tutto o in parte la sanzione inflitta con la sentenza di condanna, ovvero la commuta in pena di specie diversa". Questo provvedimento quindi non cambierebbe la situazione di Berlusconi per quanto riguarda la decadenza da senatore. Si tratta comunque di due atti di clemenza generali, ad efficacia retroattiva e, come tali, si distinguono dalla grazia che, invece, è un provvedimento individuale". (dalla Repubblica.it)
"La ministra dell’Interno Annamaria Cancellieri, che per prima, a giugno, lanciò la proposta diamnistia e indulto, respinge l’opinione di chi pensa che in questo modo Silvio Berlusconi si potrebbe salvare dalla condanna per frode fiscale al processo Mediaset. “È una falsa idea, è il Parlamento che decide per quali reati prevedere l’amnistia e non è mai successo che si occupasse di reati finanziari“. Ma se non sarà così, a Berlusconi verrebbe cancellata totalmente la pena per frode fiscale, compresa l’interdizione dai pubblici uffici: l’amnistia, secondo il codice, “estingue il reato e fa cessare l’esecuzione della condanna e le pene accessorie“.
Ovviamente per il leader del Pdl resterebbero in piedi gli altri procedimenti in corso, a cominciare daRuby, per tipo di reato ed entità della pena.
Per quanto riguarda il processo Mediaset, Berlusconi potrebbe cavarsela anche in caso di indulto, nonostante solitamente cancelli la pena principale ma non quella accessoria.
In Parlamento, infatti, ci sono disegni di legge, due al Senato e uno alla Camera, che prevedono proprio il salvataggio del leader del Pdl: in caso di indulto scatta la cancellazione delle pene accessorie temporanee. Un progetto è stato presentato dai senatori democratici Luigi Manconi,Paolo Corsini e Mario Tronti nonché da Luigi Compagna, senatore del gruppo misto. Già nella precedente legislatura, Compagna, come senatore del Pdl, provò a inserire un emendamento“salva Silvio” alla controversa modifica del reato di concussione contenuta nella legge Severino.
Il disegno di legge su amnistia e indulto, presentato al Senato il 15 marzo scorso, prevede l’amnistia per tutti “i reati commessi entro il 14 marzo 2013 per i quali è stabilita una pena detentiva non superiore nel massimo a quattro anni”. Per quanto riguarda l’indulto “è concesso nella misura di tre anni in linea generale e di cinque per i soli detenuti in gravi condizioni di salute”.
Ed ecco la postilla fatta a misura di Berlusconi, per la condanna Mediaset: “È concesso indulto, per intero, per le pene accessorie temporanee, conseguenti a condanne per le quali è applicato anche solo in parte l’indulto”. Un altro ddl fotocopia è a sola firma Manconi-Compagna. Anche alla Camera c’è un progetto di legge che prevede le pene accessorie temporanee indultabili, l’ha firmato il deputato del Pd, Sandro Gozi.
Dunque, se dovesse esserci l’indulto, così come previsto da questi testi, per Berlusconi la pena per frode fiscale sfumerebbe. Non solo quella principale, già ridotta all’osso dall’indulto del 2006 (dei 4 anni inflitti ne dovrà scontare solo 9 mesi) ma anche la pena accessoria dell’interdizione ai pubblici uffici, inizialmente stabilita a 5 anni, ma che, dopo la sentenza della Cassazione, dovrà essere ricalcolata dalla Corte d’Appello di Milano il prossimo 19 ottobre: potrà infliggere da un minimo di un anno a un massimo di tre anni, sulla base della normativa tributaria. L’interdizione sarà definitiva probabilmente entro l’anno, amnistia e indulto permettendo. Berlusconi, già nel 1990 ha beneficiato di un’amnistia che ha azzerato un procedimento per falsa testimonianza sulla sua iscrizione alla P 2 di Licio Gelli". (da 'Il Fatto Quotidiano')
Basta, pietà, non se ne può più, ci vogliono prendere per sfinimento. Mentre quel buontempone di Letta Nipote si trastulla con la fine del ventennio, già si lavora per aprirne un altro. Il massimo rappresentante di una classe politica incapace e cialtrona che da vent’anni non fa altro che inventare reati inutili e riempire vieppiù le carceri per gabbare la gente, vellicarne i più bestiali istinti e nascondere la propria inettitudine, cade dal pero e viene a raccontarci (a noi!) che bisogna liberare un’altra volta decine di migliaia di criminali, come già nel 2006, perché non c’è più tempo da perdere e l’Europa sta per condannarci per il nostro sistema carcerario da terzo mondo.
Se ce lo chiedesse un marziano, potremmo pure ascoltarlo. Ma ce lo chiede Napolitano, un signore che entrò in Parlamento nel 1953, è stato presidente della Camera fra il 1992 e il ’94, poi ministro dell’Interno dal 1996 al ’98, e da sette anni e passa è nientemeno che il presidente della Repubblica che ha firmato senza batter ciglio una miriade di leggi affolla-carceri. E ora viene a spiegarci (a noi!) che le prigioni sono strapiene e bisogna spalancarne le porte con una bella legge libera-tutti (o quasi).
Indulto e, già che ci siamo, pure amnistia. Per entrambi i provvedimenti occorrono i due terzi del Parlamento, dunque già sappiamo come andrà a finire. Dando per scontato che, salvo improvvisi istinti suicidi, 5Stelle e Lega voteranno contro, in Parlamento occorreranno i voti di Pd-Pdl-Scelta civica (che superano di poco il 66%). E il Pdl farà pagare la propria indispensabilità cara e salata con l’ennesimo ricatto, quando si dovranno decidere il tetto massimo di pena per i reati da amnistiare e la lista dei delitti da indultare (come già nel 2006 per il “liberi tutti” di Mastella & C.). O vi rientreranno i reati di Berlusconi, oppure non ci sarà la maggioranza e il supermonito di Napolitano cadrà nel vuoto. Risultato: nella migliore delle ipotesi, i processi in corso di B. saranno falcidiati dall’ennesimosconto di 3 anni di pena (come già accaduto per 3 anni su 4 nel processo Mediaset); e, nella peggiore, non si celebreranno proprio per l’amnistia (che estingue direttamente il reato).
Ma metta anche in funzione le tante carceri e i tanti reparti ora inutilizzati (vedi dossier presentato dai 5Stelle); riapra Pianosa e Asinara scriteriatamente chiuse nel ’97 come da “papello”; e magari adatti a centri di reclusione provvisoria qualcuna delle tante caserme rimaste vuote dopo la fine della leva obbligatoria per ospitarvi i detenuti meno pericolosi, in attesa di costruire strutture più moderne. Se poi tutto questo non basterà, si adotti un indulto di un anno al massimo per tutti i condannati, senza eccezioni (salvo magari i mafiosi). Ma l’amnistia per i reati bagatellari non serve a nulla (i detenuti per reati bagatellari sono pochissimi), se non ad aprire una porta per farvi entrare di tutto.
E l’indulto di tre anni è uno sproposito criminale e criminogeno: sia perché rimetterebbe in libertà migliaia di pericolosi criminali pronti a tornare a delinquere, per indole o per necessità (se non trovano lavoro i neolaureati, figuriamoci gli ex detenuti); sia perché l’Italia darebbe vieppiù di sé l’immagine del paradiso dei delinquenti, attirando altre migliaia di immigrati clandestini: non quelli che fuggono dalla fame e dalle guerre, ma quelli che cercano il posto migliore dove farla franca. E lo trovano regolarmente in Italia. Basta, signori. Basta. Piantatela di scaricare sulla gente onesta gli effetti della vostra incapacità e illegalità. Perché prima o poi, nel loro piccolo, anche gli onesti s’incazzano.
Ma non c’è solo B. Alzando lo sguardo sulle vicende giudiziarie degli ultimi anni, la lista degli imputati eccellenti è un mezzo elenco telefonico: banchieri, imprenditori, manager, politici nazionali e locali che hanno grassato e depredato l’Italia la farebbero franca senza mai vedere una cella neppure in cartolina, con la scusa dei poveri detenuti che affollano le carceri.
Il tutto è reso ancor più odioso dal ricatto morale del solenne messaggio alle Camere di un Presidente che pare abbia vissuto su Marte fino a ieri mattina, e scopre all’improvviso l’urgenza del colpo di spugna per evitare una sanzione europea tanto sacrosanta quanto prevedibile e prevista.
Il tutto è reso ancor più odioso dal ricatto morale del solenne messaggio alle Camere di un Presidente che pare abbia vissuto su Marte fino a ieri mattina, e scopre all’improvviso l’urgenza del colpo di spugna per evitare una sanzione europea tanto sacrosanta quanto prevedibile e prevista.
Poi, alle prime critiche, insulta i 5Stelle, cioè gli unici parlamentari che, mentre la classe politica creava ad arte l’emergenza carceri per preparare l’ennesimo colpo di spugna, non c’erano. No, non sono l’indulto di tre anni e l’amnistia la sola ricetta possibile per evitare la dispendiosa condanna europea: anche perché, senza incidere sulle cause che producono tanti detenuti, fra sei mesi saremmo punto e daccapo. La soluzione è un decreto (i motivi di eccezionalità e urgenza ci sono tutti) del governo che depenalizzi i reati inutili; cancelli la ex-Cirielli che tiene dentro i recidivi per periodi spropositati, rispedisca in patria i detenuti clandestini (come previsto da una delle poche norme sagge della Bossi-Fini); faccia tabula rasa della Fini-Giovanardi sul reato di possesso di droghe anche in minima quantità; e smantelli i “pacchetti sicurezza” di Maroni & C. (l’ultimo, come sempre firmato da Napolitano nel 2009, istituiva il tragicomico reato di immigrazione clandestina)". (Marco Travaglio-Il Fatto Quotidiano)
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