venerdì 11 ottobre 2013

Firma per far tornare l'isola di Gorgona agli splendori di un tempo


Il Ferragosto gorgonese di un tempo. Si metteva il palo della cuccagna, lo si oliava di grasso e ci si appiccicavano dei premi sulla cima.  In mezzo al moletto, in modo che quando il concorrente scivolava cadeva nell'acqua, dove oggi staziona una motovedetta della polizia penitenziaria che impedisce di fare qualsiasi cosa. La barca accanto era quella dei gorgonesi che la usavano per andare sotto al traghetto Toremar. C'era zio Vanzo al motore, zio Nato al timone, zio Vittorio e zio Nato al trasbordo dei passeggeri e delle cose. Altri tempi, quando la comunità gorgonese era viva e vegeta, rappresentando con dignità un paese che viveva di pesca e del suo indotto. La colonia penale era confinata all'interno dell'isola, con tanto di cancello tra noi e loro, e il moletto e il villaggio erano occupati esclusivamente dalla comunità civile, utile ed indispensabile anche per i detenuti che trovavano un tessuto sociale con cui confrontarsi.


Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza è ormai carta straccia grazie all'attuale direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo che, abusando dell'autorità che gli concede il ministero di Giustizia, è arrivata addirittura ad impedire lo sbarco ad alcuni gorgonesi che abitano stabilmente sull'isola. 
Questo, insieme ad altre mille prevaricazioni ed ingiustizie della colonia penale sul paese, significa la morte di Gorgona e dei suoi abitanti originari, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
 Per ora siamo a 98 firme.


Per firmare clicca qui sotto:
Intanto è già arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che hanno piazzato in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio, e che magari vietano di pescare con la canna agli abitanti delle isole, non hanno alzato un dito (tutti stipendiati da noi: Parco dell'Arcipelago Toscano, Comune di Livorno, Provincia di Livorno, Regione Toscana, ministero dell'Ambiente, Governo). Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece dalle bollette di tutti i contribuenti italiani... .
Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi posti, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni e per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Siamo a 83 firme.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch

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