sabato 28 settembre 2013

La mia Africa. Grand Bassam Village


A Grand Bassam, nel 1997, trovammo un appartamento costruito malamente da un imprenditore locale sopra la rumorosa stazione dei bus. Non avevamo mobili e l'acqua l'andava a prendere con il secchio una signora zoppa che si faceva su e giù tre piani di scale. Niente telefono, niente luce. Quindi, tanto caldo. I soldi erano finiti e mangiavamo pesce fritto e mais (attieké) ai banchetti improvvisati delle donne che vendevano i pesci pescati dai loro indolenti mariti al fiume Comoé. Costava pochissimo ed era buono. Magari l'olio friggeva tutta la giornata ed era un po' nero. Se avevamo qualcosa di più ci permettevamo il maiale al forno (porc au four) con la baguette. A colazione scendevamo dai commercianti djoulà a farci il caffèlatte con il latte concentrato e il pane baguette con il burro. Anche quello costava poco.
Quando un impiegato dell'ambasciata italiana decise di tornare in Italia, svendette quello che aveva e ci rifornimmo di qualche condizionatore d'aria, dopo che avevamo attaccato l'energia elettrica. I mesi prima - eravamo nel periodo più caldo tra febbraio e maggio - boccheggiavo sul terrazzo a 40 gradi con un enorme umidità. Mi stendevo lì per terra sperando che arrivasse un po' di fresco la sera, ma non arrivava mai. Per due settimane ebbi anche un forte attacco di malaria e quasi ci restai secco. Non avevo i soldi per comprarmi le medicine e mi ero quasi rassegnato. Sotto brulicava di persone che andavano continuamente avanti e indietro. Un giorno scoprii che cercavamo tutti di mettere qualcosa nello stomaco.
Accanto a noi abitava un francese con delle ragazze giovani del luogo, che  lui piazzava nel suo bar notturno per soli uomini. Il secondo figlio era appena nato e non mancavano le baby-sitter. Fu lì che concepimmo il terzo figlio, che nacque nove mesi dopo a Grand Bassam vecchia, l'antica capitale fondata dai francesi, dove avevamo affittato un'altro appartamento con vista sull'Oceano Atlantico.
Ancora non saspevo che qualche mese dopo sarei rientrato definitivamente in Italia.

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