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Questa è l'abitazione della mia famiglia all'isola di Gorgona, in piazzetta Borgovecchio 4. Ci siamo trasferiti qui diversi anni fa, in pochi metri quadri con una vista stupenda sul mare, dalla casa accanto, ora occupata dalla famiglia Mastrangelo-Favillini che, nella loro arroganza, addirittura ci hanno messo una cancellata, ignari di quella che è la nostra comune storia familiare. Mia nonna, Amelia Citti, cedette quest'ultima abitazione, sempre tutte del Demanio fra l'altro, alla sorella Ida, nonna di Ada, affinchè il figlio Gigi e la moglie Marisa, potessero avere più spazio per la loro famiglia. Da secoli, con i nostri avi, siamo qui dopo che il Granduca di Toscana ci trasferì dalla Garfagnana. Siamo l'unico nucleo familiare di sei persone, Brindisi-Koffi, a voler stabilmente abitare l'isola, insieme a Luisa Citti e la famiglia Marangon-Brozzi. L'unico motivo di questa decisione è la possibilità che il paese di Gorgona non muoia e che non diventi un'isola senz'anima, come è già successo a Pianosa e all'Asinara. Anche se gli ultimi 67 discendenti gorgonesi, che ancora gravitano sull'isola pur vivendo altrove non lo capiscono, è fondamentale che nel paese ci vivano stabilmente dei civili, altrimenti la nostra comunità è destinata a sparire per sempre. Lo scopo della colonia penale è infatti proprio questo: impossessarsi piano piano, ad una ad una, di tutte le abitazioni del paese, di cui la metà già sono occupate dal personale penitenziario, spingendo i gorgonesi ad andarsene, anche grazie a tutte le provocazioni e prepotenze subite dal ministero di Gustizia, come è già successo fino ad oggi, così che da una popolazione di 200 persone civili ce ne sono oggi solo una diecina in forma stabile. Per questo ho cercato di fare un Comitato Abitanti, per diventare interlocutori con tutti gli altri enti che cercano di occupare l'isola, di cui sanno poco e niente e ne vorrebbero disporre come di una cosa morta. La maggior parte degli altri gorgonesi non hanno capito, e loro stessi mi hanno fatto la guerra, fra l'altro compresa mia madre mal consigliata dalla vecchia cugina che qui si è stabilita per sopravvivere. Così la colonia penale, per mano di una direttrice che abusa della sua autorità, la Maria Grazia Giampiccolo, aiutata dall'ignoranza e l'interesse di famiglie di parenti come i Mastrangelo-Favillini e i Citti-Aureli, ne ha approfittato addirittura per non far rinnovare alla mia famiglia la concessione demaniale e, addirittura, mi impedisce senza darmene comunicazione ufficiale di sbarcare sull'isola e andare a casa mia. Situazioni a cui ci opporremo in tutti i modi, anche nei tribunali se necessario, perché illecite, ingiuste e fuori da ogni buon senso. Questi parenti serpenti gorgonesi, che amano l'isola come me, ma preferiscono vivere sulla terraferma per ragioni pratiche, e che soprattutto hanno tratto dei benifici con il carcere, imparentandosi o avendonone privilegi come il lavoro e i prodotti dell'isola, non capiscono quanto sia importante avere invece una rappresentanza ufficiale gorgonese (non il Consiglio di zona che rappresenta tutto e niente ed è praticamente una trappola per farci ufficialmente scomparire), affinché possiamo non far morire il nostro borgo e la memoria dei nostri cari che conserviamo nel locale cimitero. Dovremo essere uniti e invece ci siamo fatti la guerra. Ancora siamo in tempo a farci sentire. Non dobbiamo mollare. Ma se continueremo a farci del male e a guardare solo ai nostri meschini interessi siamo destinato alla definitiva scomparsa dall'isola... . |
Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori.
La secolare convivenza è ormai carta straccia grazie all'attuale direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo che, abusando dell'autorità che gli concede il ministero di Giustizia, è arrivata addirittura ad impedire lo sbarco ad alcuni gorgonesi che abitano stabilmente sull'isola.
Questo, insieme ad altre mille prevaricazioni ed ingiustizie della colonia penale sul paese, significa la morte di Gorgona e dei suoi abitanti originari, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
Per ora siamo a 94 firme.
Per firmare clicca qui sotto:
Intanto è arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio, e che magari vietano di pescare con la canna agli abitanti delle isole, non hanno alzato un dito (tutti stipendiati da noi: Parco dell'Arcipelago Toscano, Comune di Livorno, Provincia di Livorno, Regione Toscana, ministero dell'Ambiente, Governo). Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece dalle bollette di tutti i contribuenti italiani... .
Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi posti, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni o per l'utilizzo di sostanze chimiche.
Siamo a 80 firme.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch
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