martedì 10 settembre 2013

Firma per liberare l'isola di Gorgona dalla burocrazia e bloccare il rigassificatore nel Santuario dei Cetacei

Le sorelle Ida e Amelia Citti, una cinquantina di anni fa, in picnic alla casa colonica. Di solito, a Pasqua e a Ferragosto, le famiglie gorgonesi del paese insieme a quelle dell'amministrazione penitenziaria festeggiavano nella parte alta dell'isola, non lontano dalla Grotta di San Gorgonio e sotto la Torre Vecchia, dove c'era un enorme spiazzo con delle antiche casette rosse. Oggi qui è tutto diroccato ed abbandonato e vicino c'è un enorme struttura penitenziaria che non ha mai aperto i battenti. In quei giorni di festa si montava sui trattori e i camion della colonia penale per inerpicarsi fino al luogo della merenda. Ida Citti, sorella di mia nonna Amelia, si era sposata con un agente della polizia penitenziaria, Mastrangelo, ed avevano concepito tre figli maschi. Il Primo, Gigi, dopo essere stato imbarcato, si era stabilito sull'isola e aveva deciso di fare il pescatore. Tardi, si era sposato con Marisa, una bella donna sarda che, insieme alle sorelle, veniva in visita giornaliera a trovare il padre detenuto qui dopo una condanna all'ergastolo, che molti dicono la espiasse ingiustamente. Gigi la notò quando veniva di tanto in tanto e la convinse a sposarsi e a stabilirsi con lui a Gorgona, così lei poteva stare anche vicino al padre. Siccome nella casa in piazzetta Cardon, ora Borgovecchio, non c'era abbastanza posto, si stabilirono nell'abitazione sottostante, laddove prima c'era un magazzino ed una torretta di avvistamento. Gigi e Marisa, che non fu per niente ben accolta dalla popolazione gorgonese, ma che comunque aveva un forte carattere, ebbero due figli, Ada e Francesco, che crebbero a Gorgona. Il secondo figlio di Ida Citti-Mastrangelo, era Aldo. Anche lui lavorò per diversi anni sulle navi come cameriere, fino a quando si sposò con una ragazza di Artena, vicino Roma. L'ultimo figlio di Ida, Nino, si stabilì con la moglie a Cairo Montenotte, vicino Savona, dove aveva trovato lavoro come operaio e dove ospitò la madre, ormai anziana, fino alla sua morte. Zia Ida, la sorella di mia nonna, me la ricordo bene. Ci passavo tutte le estati, proprio nella casa dove oggi alloggia la famiglia di Ada. Era abbastanza corpulenta, semplice e usciva poco da casa. Cucinava molto bene e non si arrabbiava mai. Era anche molto dolce e buona. Aspettava il figlio Gigi che tornasse dalla pesca a qualsiasi ora. E lui di pesce gliene portava: leccie, ricciole e dentici. 


Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza è ormai carta straccia grazie all'attuale direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo che, abusando dell'autorità che gli concede il ministero di Giustizia, è arrivata addirittura ad impedire lo sbarco ad alcuni gorgonesi che abitano stabilmente sull'isola. 
Questo, insieme ad altre mille prevaricazioni ed ingiustizie della colonia penale sul paese, significa la morte di Gorgona e dei suoi abitanti originari, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
 Per ora siamo a 94 firme.


Per firmare clicca qui sotto:


Intanto è arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio, e che magari vietano di pescare con la canna agli abitanti delle isole, non hanno alzato un dito (tutti stipendiati da noi: Parco dell'Arcipelago Toscano, Comune di Livorno, Provincia di Livorno, Regione Toscana, ministero dell'Ambiente, Governo). Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece dalle bollette di tutti i contribuenti italiani... .
Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi posti, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni o per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Siamo a 80 firme.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch



CENNI GENERALI 

L’isola fa parte interamente del Demanio dello Stato e la gran parte è stata concessa in uso al Ministero di Giustizia per scopi penitenziari. Per competenza territoriale G. fa parte del Comune di Livorno, come Seconda Circoscrizione nel rione navigabile di 'Venezia', conservando un paese con 67 civili. L 'isola è adibita a colonia agricola penale nella quale tutti i detenuti lavorano in una condizione di libertà vigilata. La casa di reclusione è suddivisa in cinque diramazioni che accolgono gruppi detenuti a seconda delle attitudini e delle mansioni svolte. All'interno del piccolo agglomerato urbano presente nella valle dello scalo vi è anche una piccola chiesa e, poco distante da essa, un piccolo e dignitoso cimitero nel quale riposano quasi i tutti parenti dei gorgonesi. Per ovvi motivi di sicurezza è vietato sia l'approdo che l'ormeggio alle imbarcazioni da diporto, ai quali si richiede una distanza di due miglia. La rete viaria è da considerare molto estesa se rapportata alla ridotta superficie. Sono percorribili circa l5 Km di stradette sterrate e numerosi sentieri minori alcuni dei quali si perdono nella macchia. La mancanza di una corretta regimazione delle acque meteoriche, congiuntamente alle caratteristiche tipologiche del terreno superficiale che si sfalda con estrema facilità, sono tali da provocare in estate una situazione di elevata polverosità e in inverno, a seguito delle frequenti piogge, la formazione di numerosi rivoli di fango che intorbidano le acque marine dell'isola per l'intero suo perimetro. Se si escludono i natanti in dotazione al Ministero di Giustizia che collegano giornalmente l'isola alla terraferma, la G. è raggiungibile da Livorno in un'ora e un quarto due volte la settimana, il martedì e il venerdì, attraverso una motonave di linea della compagnia Toremar Le ridotte dimensioni del porticciolo non consentono l’attracco della motonave che, pertanto, deve rimanere in rada per il tempo necessario alle operazioni di sbarco/imbarco delle persone e del materiale vario di approvvigionamento. Grazie agli accordi intercorsi fra Ministero e gli enti locali, oggi non è possibile accedervi. Da un punto di vista architettonico giganteggiano due torri, una pisana del XIII secolo ormai ridotta a rudere (Torre Vecchia o Pisana) ed un' altra di epoca medicea completamente ristrutturata a cura della colonia penale (Torre Nuova). Il resto è caratterizzato da una lussureggiante vegetazione di raro pregio naturalistico e da scogliere quasi a picco su un mare cristallino ed incontaminato.

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