mercoledì 11 settembre 2013

Firma per liberare l'isola di Gorgona e il Santuario dei Cetacei

Cesarina Citti, sulla sedia; e dietro Eliana Brindisi, mia madre. Zia Cesarina aveva la tabaccheria in via Erta Egilora, dove oggi ci sono i nipoti De Batte, di fronte al magazzino di zio Dino e zio Vittorio, dove oggi c'è la famiglia Marangon-Brozzi. Era la sorella di Zia Irma, che abitava proprio sotto, davanti alla spiaggetta della marina del paese di Gorgona, che si era sposata Canevari, dove oggi ci sono Angelo e Mirella con i loro figli e nipoti. Zia Cesarina stava tutto il giorno nella sua casa-negozio, non si era mai sposata e si era un po' appesantita con l'età. Oltre alle sigarette, i fiammiferi e il sale, da lei potevi trovare anche delle bibite, come la gazzosa, e qualche liquore per i più grandi. Mia nonna, Amelia Citti, ci andava spesso il pomeriggio, una volta sbrigate le faccende e quando c'erano poco clienti. A loro si univa zia Irma. Parlottavano di Gorgona e dei gorgonesi. Quando morì, più di trent'anni fa, il 'sale e tabacchi' fu chiuso. La licenza la riprese Luisa Citti, che fece un piccolo negozietto al fianco della casa in piazza Cardon, ma con scarso successo, tanto che chiuse poco tempo dopo per mancanza di clienti e per i disturbatori che venivano ad ogni ora a suonare alla sua porta.


Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza è ormai carta straccia grazie all'attuale direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo che, abusando dell'autorità che gli concede il ministero di Giustizia, è arrivata addirittura ad impedire lo sbarco ad alcuni gorgonesi che abitano stabilmente sull'isola. 
Questo, insieme ad altre mille prevaricazioni ed ingiustizie della colonia penale sul paese, significa la morte di Gorgona e dei suoi abitanti originari, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
 Per ora siamo a 94 firme.


Per firmare clicca qui sotto:


Intanto è arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio, e che magari vietano di pescare con la canna agli abitanti delle isole, non hanno alzato un dito (tutti stipendiati da noi: Parco dell'Arcipelago Toscano, Comune di Livorno, Provincia di Livorno, Regione Toscana, ministero dell'Ambiente, Governo). Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece dalle bollette di tutti i contribuenti italiani... .
Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi posti, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni o per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Siamo a 80 firme.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch


 
LA GEOLOGIA E RIFERIMENTI AGROPEDOLOGICI 

L'origine geologica della G. si deve attribuire ad un fenomeno di sommersione avvenuto presumibilmente nel Quaternario. A differenza di Giglio e Giannutri, nel Paleolitico la G., come anche l'Elba, la Capraia, Montecristo e Pianosa, non aveva una conformazione insulare. Essa formava infatti insieme a queste ultime una vera e propria penisola protesa verso la Sardegna e la Corsica loro volta unite (G. Racheli). Le formazioni più antiche sono particolarmente evidenti presso la cala dei Giunchi in posizione S.O. Si tratta di rocce di aspetto gneissico, calcarifero. Dalla stratificazione dello gneiss si passa, in senso ascendente, ad una struttura di calcescisti e calcari cristallini e micascisti e micascisti tormaliniferi che insieme costituiscono la formazione predominante dell'intera isola. Procedendo ancora verso l'alto si trova la zona delle "rocce verdi" costituite da prasinite cloritica, prasinite anfibolica, serpentine, serpentinoscisti, talcoscisti e quindi rocce metamorfiche provenienti da eufotidi e da diabasi (Manasse ). Una peculiare caratteristica delle rocce di G. consiste nel fatto che esse non contengono resti fossili e pertanto non è possibile esprimere un giudizio attendibile sulla loro età. Sempre Manasse effettuò un' analisi chimica delle diverse conformazioni stratigrafiche a partire dallo gneiss fino alle rocce provenienti da diabasi. Recenti studi (Capponi e altri) esprimono orientamenti di altro tipo. Innanzi tutto l'isola è stata suddivisa in due unità litostratigrafiche in contatto tettonico: quella Metasedimentaria (metareniti e calcescisti) e quella Ofiolitica (serpentiniti, metavulcaniti e metagabbri). Mentre la prima mostrerebbe strette analogie con gli "Schistes Lustrés" delle Alpi Occidentali e della Corsica, la seconda avrebbe forti convergenze litologiche e metamorfiche con le unità oceaniche in scisti blu. L' associazione tettonica tra le due unità in sostanza mostrerebbe una certa correlabilità con alcuni settori ed eventi della catena alpina. Queste rocce di superficie, per la loro natura di scarsa compattezza, sottoposte come sono alla continua azione di abrasione da parte dei venti e delle piogge, si sfaldano e si polverizzano con estrema facilità creando gli inconvenienti già riportati. La scarsa consistenza del suolo che ne deriva è comunque tale da consentire il facile attecchimento e la radicazione della vegetazione che è in gran parte costituita da macchia mediterranea. Interessanti studi di mineralogia sono stati effettuati da G. Bracci ed altri autori. (A. Specchia)

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