domenica 8 settembre 2013

Firma per chiudere il carcere dell'isola di Gorgona e per bloccare il rigassificatore nel Santuario dei Cetacei

Mia nonna, Amelia Citti, nella cucina della casa in piazzetta Borgovecchio 4, una trentina di anni fa, in una foto fatta proprio da me. La stessa abitazione che la mia famiglia, oggi composta da 6 persone, ancora ha in concessione dal Demanio. Oggi la direzione della colonia penale, con a capo una certa Maria Grazia Giampiccolo, ha messo un veto al rinnovo della nostra concessione ed inpedisce a me di sbarcare sull'isola ed andare nella casa in cui abito e risiedo da decenni. Così, senza motivo. Amelia Citti fu concepita in Gorgona nel 1907, anche se nacque a Livorno dove c'era maggiore sicurezza per il parto. Era cresciuta nella casa accanto, quella oggi occupata dalla famiglia Mastrangelo-Favillini, insieme alla mamma Graziosa e ai suoi numerosi fratelli e sorelle. Gli uomini facevano i pescatori e le donne le faccende di casa. Crebbe a Gorgona fino a quando non si sposò con Pasquale Brindisi, un napoletano arruolato nell'aeronautica, che sull'isola lavorava ed abitava il Semaforo, il punto più alto dell'isola, a circa 300 metri. A quel tempo, oltre alla polizia penitenziaria, confinata nella parte chiusa dell'isola con tanto di cancello, c'era poi anche una stazione dei carabinieri, proprio sopra il forno. Lui e i suoi colleghi scendevano giù, con la loro jeep e la divisa azzura, per mangiare alla locanda della mia bisnonna Graziosa. Così si conobbero, si innamorarono e si sposarono. Poi, poco prima e dopo l'ultima guerra, si trasferirono a Livorno. Ebbero due figlie, Eliana, mia madre, e Rita. Amelia Citti lavorò prima alle poste di Gorgona e poi a quelle di Livorno. Ma, appena poteva, era sempre a Gorgona. Dopo la mia nascita spesso venivo con lei, in inverno per Natale e poi tutta l'estate, quasi tutti gli anni, almeno fino all'età di quindici. Poi più raramente. Mentre io mi crogiolavo al sole e passavo tutto il giorno dentro l'acqua a giocare, lei cucinava e mi gridava dalle finestre, così come oggi io faccio con i miei figli. Il pomeriggio, però, dopo aver finito di sbrigare le faccende, andava a trovare le sue amiche e cugine per chiaccherare. Un giorno da zia Agostina Citti, mamma di Lidia, Aldo, Mario e degli altri Brozzi, dopo che aveva sposato un agente della polizia penitenziaria che si era stabilito sull'isola dopo essersi congedato ed aver mandato a quel paese il direttore del carcere dlel'epoca. Oppure andava da Cesarina ed Irma, sempre Citti, che tenevano il tabaccaio e una piccola mescita. Qualche volta da Iolanda Citti. Oppure da zia Lucia e zio Sergio, che avevano un' altra trattoria, perché a quei tempi gli yacht dei signori attraccavano e noi conoscevamo Mike Buongiorno, Claudio Villa, Enrico Berlinguer, Pietro Ottone e qualche altro riccone. Spesso stava con la sorella Ida, oppure da zia Isolina e Nella, che abitavano in una specie di magazzino sulla salita che portava allo spaccio, dove io facevo avanti e indietro per comprare quello che mancava, come oggi fanno i miei figli. Oppure da zia Giovannina, che gli aveva sposato un fratello, che gli abitava sotto e che a noi ci prendeva tutti i palloni, ma a cui noi gli andavamo a rubare le uova che gli facevano le sue galline. Spesso nonna Amelia mi mandava a buttare le reti con zio Nato, un altro Citti che gli era cugino, che aveva una grossa barca a remi e che mi pagava con un po' di pesce che lei cucinava divinamente. La sera, poi, andavamo allo spaccio e a vedere i films sul piazzale Belvedere. Ora lei è sepolta nel cimitero dei gorgonesi, a Cala Maestra, e mi vorrebbero impedire di andarla a trovare... .


Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
 La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori. 
La secolare convivenza è ormai carta straccia grazie all'attuale direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo che, abusando dell'autorità che gli concede il ministero di Giustizia, è arrivata addirittura ad impedire lo sbarco ad alcuni gorgonesi che abitano stabilmente sull'isola. 
Questo, insieme ad altre mille prevaricazioni ed ingiustizie della colonia penale sul paese, significa la morte di Gorgona e dei suoi abitanti originari, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
 Per ora siamo a 94 firme.


Per firmare clicca qui sotto:


Intanto è arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio, e che magari vietano di pescare con la canna agli abitanti delle isole, non hanno alzato un dito (tutti stipendiati da noi: Parco dell'Arcipelago Toscano, Comune di Livorno, Provincia di Livorno, Regione Toscana, ministero dell'Ambiente, Governo). Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece dalle bollette di tutti i contribuenti italiani... .
Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi posti, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni o per l'utilizzo di sostanze chimiche. 
Siamo a 80 firme.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch



LA FAUNA 

Da quanto risulta dalla bibliografia raccolta in proposito, le campagne di studio più significative sulle peculiarità faunistiche terrestri di G. risalirebbero ai primi anni '70. È quindi doveroso riferire che i dati che seguono, pur avendo attendibilità scientifica se rapportati a quel periodo, forse oggi risentono di un probabile margine di errore per eventuali e possibili trasformazioni intervenute nei frattempo in seno ai biotopi gorgonesi. Fra i mammiferi, molto diffuso è il coniglio selvatico ( Oryclolagus cuniculus). Osservati inoltre alcuni esemplari di ratto (Rattus spp.) (A. Vanni). Oltre alle numerose specie migratorie, fanno parte dell' avifauna autoctona il gabbiano reale (Larus argentatus) e il corvo imperiale (Corvus corax), mentre più sporadico, per la limitatezza numerica, è il falco pellegrino (Falco peregrinus). Sarebbero inoltre presenti (E.A.Di Carlo) il gabbiano corso (Larus audouinii) e la poiana di Sardegna (Buteo buteo arrigonii). Frequente è inoltre l'avvistamento del cormorano comune (Phalacrocorax carbo). I rettili di facile reperimento sono la lucertola (Podarcis muralis vinciguerrae), remoto endemismo di G. oggi però messo in discussione, e la tarantola o geco (Tarentola mauritanica) e ancora il Hemidactilus turcicus della famiglia dei Gekkonidae. È inoltre presente il biacco (Coluber viridiflavus). Molto più indagati sono stati alcuni molluschi ed insetti. F. Giusti nel corso delle sue ricerche malacologiche avrebbe individuato 25 specie di molluschi di cui una salmastra e le altre terrestri. Fra questi gasteropodi, alcuni costituirebbero veri endemismi: Hypnophila donhrni, Cochlodina kuesteri, Limax corsicus, Lehmannia caprai, Oxychilus gorgonianus. Per quanto riguarda il philum degli insetti, P .M. Brignoli avrebbe scoperto 7 specie di Araneae fra cui Araneus angulatus, Aretosa personata, Synaema globosum. I. Marcellino avrebbe individuato 3 specie di Opilioni (Arachnida): Scotolemon doriai, Nemostoma argenteolunulatum e Nelina semproni. Significative sono le ricerche di B. Baccetti sull'ortotterofauna. Egli avrebbe rinvenuto 14 specie diverse di ortotteri fra cui il più comune sarebbe il Calliptamus barbarus. Alcuni anni più tardi lo stesso autore, nell' ambito di una nuova ricerca, ne individuò 27 specie. I coleotteri tenebrionidi sarebbero riconducibili, secondo G. Gardini, a 5 specie fra cui: Stenosis brenthoides, Asida gestroi tyrrena e Opatrum Seulpturatum. Secondo F. Bernini, la famiglia Oribatellidae (Acarida, Oribatei) sarebbe costituita da due specie, la Oribatella brevicuspidis e Joelia fiorii. Le ricerche sui collemboli effettuate da R. Dallai farebbero risalire a 43 le specie individuate. Fra i platelminti, A. Minelli avrebbe rilevato la presenza di una planaria: Microplana terrestris. Altri studi sugli isopodi terrestri sono stati condotti da Taiti e Ferrara, mentre i formicidi sono stati indagati da C. Baroni Urbani. Ben poco invece si conosce della fauna marina che, in virtù dell' assiduo controllo effettuato sul mare circostante l'isola dagli agenti di custodia e grazie anche ai ridotti apporti antropici derivanti dalla esigua comunità locale, ritengo sia ben rappresentata all ' interno di ecosistemi rimasti presumibilmente intatti e quindi in equilibrio. Un recente contributo riguarda il significato biogeografico del Phytobenthos algale marino (S. Lenzini e altri). Nel mare di G. sono facilmente reperibili: l' aragosta (Palinurus vulgaris), il dentice (Dentex dentex). il lupicante (Homarus gammarus), la cernia (Epinephelus guaza) ed altre numerose specie pregiate che prediligono fondali incontaminati. Sono peraltro comuni in questi fondali, oltre alle acciughe (Engraulis encrasicholus) per la pesca delle quali la Gorgona divenne famosa, anche i tunnidi e, in modo più sporadico alcuni cetacei fra cui i delfinidi costituirebbero la famiglia più rappresentata. La presenza della foca monaca è stata ipotizzata ma mai realmente osservata e descritta.

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