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La casa con le scalette, a destra nella foto, verrà abbandonata da un discendente gorgonese il prossimo 30 settembre. Qui, qualche anno fa, ci abitava zio Vittorio Citti. Faceva il pescatore con zio Dino. A parte le evidenti disastrate condizioni di una stanza senza bagno e con la cucina staccata di sotto, vicino ad un magazzino pieno di topi, questa abitazione è stata rifiutata dal Demanio a degli ex gorgonesi che da anni tentano di ritornare sull'isola. La prenderà la colonia penale per darla a un dipendente dell'amministrazione penitenziaria o farci un magazzino. Così, piano piano, come è successo all'isola di Pianosa, dove i pianosini non possono più accedere (sic!), lo stesso giochetto si ripete a Gorgona. Ormai le abitazioni dei gorgonesi sono solo nove, una è di una persona che con Gorgona non c'entra niente, il resto è occupato dalla polizia penitenziaria e da educatori che ci vengono in vacanza con la famiglia. E' in queste case, che i pochi gorgonesi rimasti non mollano affinché la loro storia non muoia, che l'attuale direttrice della colonia penale, Maria Grazia Giampiccolo, impedisce ad alcuni abitanti di accedere. Abbiamo sempre supplicato gli altri gorgonesi di non lasciare assolutamente le abitazioni e di tramandarle di padre in figlio. Ma per molti è troppo difficile combattere con l'incuria del Demanio, la prepotenza del carcere, l'impossibilità di una permanenza decorosa. Il risultato sarà la definitiva scomparsa dell'antico borgo dei pescatori gorgonesi. |
Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona".
La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo a causa del carcere.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi è ormai l'unica scelta da fare per non disperdere per sempre la storia e il patrimonio del villaggio degli antichi pescatori.
La secolare convivenza è ormai carta straccia grazie all'attuale direttrice del carcere Maria Grazia Giampiccolo che, abusando dell'autorità che gli concede il ministero di Giustizia, è arrivata addirittura ad impedire lo sbarco ad alcuni gorgonesi che abitano stabilmente sull'isola.
Questo, insieme ad altre mille prevaricazioni ed ingiustizie della colonia penale sul paese, significa la morte di Gorgona e dei suoi abitanti originari, per farne un'altra isola desertificata e senza un'anima, come è già successo per Pianosa e l'Asinara.
Per ora siamo a 94 firme.
Per firmare clicca qui sotto:
Intanto è arrivato a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Inutile dire che tutti gli enti preposti alla salvaguardia di questo territorio, e che magari vietano di pescare con la canna agli abitanti delle isole, non hanno alzato un dito (tutti stipendiati da noi: Parco dell'Arcipelago Toscano, Comune di Livorno, Provincia di Livorno, Regione Toscana, ministero dell'Ambiente, Governo). Anzi, hanno fatto di tutto per incentivare l'arrivo di questo ecomostro, i cui guadagni andranno in tasca ai promotori e le spese saranno pagate invece dalle bollette di tutti i contribuenti italiani... .
Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi posti, oltre ad essere un pericolo per eventuali esplosioni o per l'utilizzo di sostanze chimiche.
Siamo a 80 firme.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch
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