sabato 3 agosto 2013

Noi c'eravamo. Firma per chiudere il carcere di Gorgona e bloccare il rigassificatore nel Santuario dei Cetacei


Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi, è ormai la scelta da fare.
La grave crisi economica e i continui sprechi impediscono la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla definitivamente perché, con la scusa di un 'carcere modello' che non esiste ed è solo apparenza, si continuano a finanziare progetti inutili, al solo scopo mediatico e per mantenere con i soldi dei contribuenti una burocrazia succhiasangue. 
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri presenti nella nostra Penisola. 

Intanto sta arrivando a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che gli stessi enti vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi mari.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch


"Gli oppositori al progetto del rigassificatore off-shore - giunto mercoledì scorso davanti alla costa pisano-livornese (12 miglia al largo di Tirrenia) e che entrerà in funzione a pieno regime nell’ultimo trimestre di quest’anno - manifesteranno domenica sera a Livorno il proprio dissenso nei confronti di questa operazione industriale con un “funerale del mare”.
I motivi della protesta - nonostante le numerose autorizzazioni ricevute dall’impianto nel corso degli anni (l’avvio del progetto risale al 2002) - sono legati alla sicurezza del terminale stesso e ai rischi per l’ambiente marino: gli anti-offshore temono possibili incidenti, con tutte le conseguenze del caso, nel corso dell’attività di trasformazione del gas liquefatto (trasportato dalle navi metaniere) che una volta riportato al suo stato naturale sarà introdotto nella rete nazionale Snam attraverso una conduttura sottomarina collegata alla costa.
Ma a questi dubbi, se ne aggiungerà un altro di natura esclusivamente economica: il rigassificatore della società Olt potrebbe, infatti, determinare un aumento nelle bollette del gas. Questo perchè potrebbe essere lo Stato - e quindi i contribuenti - a dover pagare un’operazione, costata più o meno 900 milioni di euro, che è stata però completata in un mercato dell’eneregia completamente cambiato rispetto all’epoca in cui il rigassificatore fu “autorizzato”: allora, era il 2006, l’Italia si trovava in piena crisi per carenza di gas e alla società Olt, come a tutti i costruttori di infrastrutture energetiche di quel periodo, fu attribuito un sistema di garanzie finanziare (il fattore di garanzia) proprio per incentivare queste iniziative. Ma a fine dello scorso anno, con il gas tornato abbandonante, l’Autorità per l’energia ha deciso di cancellare questo aiuto.
Immediato il ricorso di Olt al Tar della Lombardia che, pochi giorni fa, si è pronunciato a favore della società che ha la sede operativa a Livorno: per i giudici amministrativi, l’Autorità non può togliere il sostegno pubblico che viene stimato in circa 60-70 milioni di euro l’anno (per dieci anni). Cifra, questa, destinata a cambiare in base al gas che Olt riuscirà effettivamente a vendere: più ne venderà e minore sarà il “fattore di garanzia”. Meno ne venderà e maggiore sarà il contributo dello Stato, tradotto in un aumento in bolletta: il sussidio può arrivare fino al 60% dei ricavi stimati con il gas nel caso in cui le vendite rimanessero ferme a quota zero.
Molto probabile che l’Autorità per l’Energia presenti un ricorso al Consiglio di Stato, ma per Olt «non c’è alcun scontro». Per la società, infatti, «c’era e c'è la necessità di validare un quadro regolatorio di sistema per la fase della rigassificazione che, per diversi motivi, ha necessità di essere aggiornato »". (Da 'Il Tirreno', dopo le uscite di ieri del 'Corriere della Sera' e del 'Fatto Quotidiano)

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