lunedì 5 agosto 2013

Mare, il caro estinto. Firmate le petizioni per dire no al rigassificatore nel Santuario dei Cetacei e chiudere il carcere di Gorgona, dove degli ottusi burocrati ci impediscono di accedere alle nostre case

(la nostra abitazione, l'ultima a destra, dove la navale della polizia penitenziaria ha ricevuto ordini di non farci accedere, senza nessuna motivazione o lettera ufficiale, tanto che non sappiamo nemmeno come opporci, rischiando di farci sparare durante lo sbarco della Toremar)


Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi, è ormai la scelta da fare.
La grave crisi economica e i continui sprechi impediscono la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla definitivamente perché, con la scusa di un 'carcere modello' che non esiste ed è solo apparenza, si continuano a finanziare progetti inutili, al solo scopo mediatico e per mantenere con i soldi dei contribuenti una burocrazia succhiasangue. 
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri presenti nella nostra Penisola. 

Intanto sta arrivando a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che gli stessi enti vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi mari.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch



"Il caro estinto stavolta era nientemeno che il nostro mare e così una marea di gente ha deciso di prender parte al corteo funebre organizzato da sette comitati cittadini, da una serie di associazioni e da alcuni partiti di opposizione che si battono contro il rigassificatore offshore, arrivato una settimana fa davanti alla costa di Tirrenia.
Tra i manifestanti stavolta non c’erano solo gli attivisti ma famiglie intere, mamme con i passeggini, nonni con i nipoti, babbi in bicicletta. Una manifestazione di popolo così partecipata contro il terminal di Olt non s’era mai vista nei dieci anni e passa che hanno caratterizzato il percorso di approvazione per il suo arrivo ed è paradossale che una risposta del genere sia giunta proprio adesso che la partita è chiusa e che il terminal si trova ormai ancorato a 12 miglia dalla città.
I comitati ritengono in realtà che di chiuso non ci sia proprio nulla. «Vogliamo ricacciare questo mostro là da dove è venuto. Questa è la prima di una serie di manifestazioni per rispedire l’offshore a Dubai», hanno gridato gli organizzatori dall’altoparlante del Fiat Ducato che apriva il corteo. E una volta arrivati in piazza del municipio hanno ribadito il concetto: «La protesta in val di Susa con i cantieri della Tav aperti, ci insegna che la lotta può andare avanti anche adesso che il terminal è arrivato nel nostro mare».
Nel mirino della manifestazione, più che la Olt, c’è finito il sindaco Alessandro Cosimi. A più riprese sono partiti cori e insulti contro il primo cittadino, e ripetute sono state le richieste di dimissioni. Anche se non si può non ricordare che la storia del rigassificatore è eredità che Cosimi si è trovato a gestire dalla precedente amministrazione, per quanto sia stato lui a giocarsi con diverse ombre l’altra importante partita delle compensazioni. E non è un caso che nel finale della manifestazione ci sia stato spazio anche per una serie di attacchi all’ex sindaco Lamberti e al governatore Rossi.
I manifestanti si sono trovati in piazza Mazzini all’ora del tramonto. Uno striscione nero con su scritto “Cavie fresche” e palloncini dello stesso colore tappezzavano il prato. Lentamente la piazza ha iniziato a riempirsi. Cento, duecento, trecento persone. Sono apparse corone di fiori, fasce nere in segno di lutto da legare al braccio e decine di bandiere contro l’offshore. Quando alle 21.30 è arrivato il Fiat Ducato con una bara di cartone sul tetto e il rap di Pugni in Tasca sparato a tutto volume, i popolo anti Olt era lievitato.
Controllato a distanza da alcune decine di poliziotti, carabinieri e vigili urbani, il corteo si è subito fermato davanti alla sede di Olt, nell’ex direzione del cantiere Orlando. Lì è stata depositata una prima corona di fiori “in ricordo del mare Oltraggiato” e affisso uno striscione: “Le nostre vite valgono più dei vostri profitti”. Poi la manifestazione è ripartita sugli scali Novi Lena avviandosi verso la Venezia.
Il traffico in direzione e in provenienza dal viale Italia è stato bloccato per oltre un’ora, fino a quando il corteo che nel frattempo era cresciuto ancora, non è arrivato in Venezia, dove era in corso l’ultima serata della kermesse lungo i canali. I duemila, preceduti dalla finta bara portata a spalla, hanno attraversato via della Venezia, piazza del Luogo Pio, scali del Refugio, via Borra in mezzo a spettacoli di strada, bancarelle, gente a cena e a passeggio, scandendo cori contro Olt e contro Cosimi. L’ultima tappa in piazza del municipio dove un’altra corona è stata deposta insieme a una decina di striscioni". (da 'Il Tirreno')
 

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