giovedì 8 agosto 2013

Lettera aperta al ministro della Giustizia, Annamaria Cancellieri, per gli abusi della colonia penale. No ai ridicoli 'pranzi galeotti' a Gorgona. Anche Greenpeace chiede chiarimenti sul rigassificatore nel Santuario dei Cetacei. Continuate a firmare le petizioni contro il rigassificatore e per restituire Gorgona ai livornesi



Gentile Ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri,
vengo con la presente a chiederLe di fare chiarezza in merito a diverse questioni riguardanti la mia persona, la mia famiglia e gli abitanti civili del'isola di Gorgona. Da quando è arrivata una nuova direttrice del carcere, Maria Grazia Giampiccolo, si sono verificate diversi fatti che meritano la Sua attenzione perché non riusciamo a risolverli locamente o con il Dap di Firenze.
Questa direttrice, che ama molto intraprendere discutibili iniziative a livello mediatico per apparire sui media e in tv, come per esempio i progetti del vino e delle cosiddette cene o pranzi galeotti, che Le chiediamo di approfondire prima di encomiare perchè sono solo fumo negli occhi, sta perpretando nei miei confronti, della mia famiglia e degli abitanti gorgonesi atti a dir poco discutibii, che saranno oggetto di vertenze giudiziarie se non saranno ristabilite le giuste regole di convivenza civile.
L'ultima iniziativa contro di me è quella di aver ordinato alla polizia penitenziaria di non farmi accedere all'isola, alla casa in cui risiedo da secoli, perchè originario gorgonese, e alle mie cose. Nessuna comunicazione ufficiale mi è stata fatta in merito, con il rischio che potrei commettere un reato andando a casa mia, perché ho saputo di questa decisione solo informalmente da chi lavora sull'isola. L'anno scorso, poi, mentre la direttrice in questione creava un trambusto incredibile sull'isola con i suoi inopportuni 'pranzi galeotti' (che rifarrà anche quest'anno, poveri noi!), portando sulla piccola isola decine di persone curiose di vedere detenuti vestiti da camerieri e sconvolgendone l'abitato senza nemmeno mai consultarci, inviava nella mia casa degli agenti della finanza, come fossimo dei criminali, con la calunnia che facevamo attività contro la sicurezza del carcere (forse era lei che stava commettendo proprio questo reato invitando così tante persone), per aver fatto venire dei conoscenti ed esserci fatti rimborsare le spese. Una prassi normale, che i pochi gorgonesi rimasti fanno alla luce del sole invitando amici e parenti, i cui nominativi sono in precedenza autorizzati dalla stessa colonia penale. Così è arrivata anche a vietarci di vedere parenti ed amici e di poter accedere liberamente al cimitero dei nostri cari e alla parte libera a noi riservata sull'isola. Inoltre, lo stesso Dap di Firenze, su segnalazione sempre di questa direttrice, impedirebbe presso il Demanio il rinnovo della concessione della nostra abitazione sull'isola. Infine, la chiusura del nostro sito sull'isola di Gorgona, dopo false segnalazioni da parte di codesta direzione carceraria, ora oggetto di valutazione giudiziaria.
Signor Ministro, non è questo il modo di amministrare una colonia penale che Voi ritenete modello, da sempre vissuta in armonia con i gorgonesi, oggetto di un delicato equilibrio tra il carcere, i detenuti e la popolazione locale. Dopo questa lettera, se non avremo notizie in merito al nostro libero accesso alle nostre case e alle altre ingiuste limitazioni nei nostri riguardi, non ci resterà che rivolgersi al Presidente della Repubblica, per un ultimo e pacifico tentativo, fino all'estrema ratio delle vie giudiziarie, che investiranno il Vostro ministero per abuso di potere, minacce, omissione di servizio e altri possibii reati perpretati contro di noi dalla locale colonia penale e dai responsabili della polizia penitenziaria.
Le chiediamo, quindi, di intervenire affinché sia ristabilito un quieto vivere sull'isola, nel rispetto sia del carcere che vi viene ospitato che dei residenti che ancora ci abitano. Per me, per noi, Gorgona rappresenta le nostre origini, i nostri affetti, l'accesso ai nostri cari nel locale cimitero. Non permetteremo a nessuno di privarci di quello che ci è dovuto e di far diventare Gorgona un'altra Pianosa, cioé un'isola senz'anima preché privata dei suoi abitanti. Anzi, Le chiediamo, come Ministero, di abbandonare l'idea di fare qui ancora delle carceri, troppo costosi ed anacronistici, su queste bellissime isole, restituendo il territorio alla sua popolazione originaria.



"Ci riempiamo la bocca, e i necrologi, con gli impegni a estirpare la piaga degli “incidenti sul lavoro”, una guerra silenziosa che secondo l’INAIL nel 2012 si è portata via in Italia 790 uomini, donne, ragazzi e ragazze. Dopo, tutti a piangere. Prima? Solo chiacchiere.  
 
Ecco un bell’esempio di attualità: è appena arrivato al largo di Pisa - Livorno il rigassificatore OLT. Un unicum: non esiste niente del genere al mondo. Una nave che accumula gas naturale liquefatto (GNL) e poi lo scalda fino a gassificarlo, per immetterlo in un gasdotto che lo porta a terra. Si tratta di un sito industriale pericoloso (ai sensi della Direttiva Seveso) piazzato in mezzo a quello che dovrebbe essere il Santuario dei Cetacei. Dovrebbe, perché con un mostro del genere in mezzo al mare, di Santuario ha ben poco.  
 
Il rigassificatore è stato autorizzato con un provvedimento pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 23/2/2006. È un numero decisamente interessante della Gazzetta Ufficiale, perché contiene un altro reperto notevole: il Decreto 6/2/2006 del Ministero delle Infrastrutture e Trasporti. Tale Decreto, guarda caso, autorizza l’operazione che si farà di routine sul rigassificatore: il trasbordo di gas tra due navi.  
 
Ma che bisogno c’era di autorizzare questo trasbordo? Semplice, perché quest’attività – il termine tecnico è “allibo” – fino al giorno prima era vietata. Troppo rischiosa: se le due navi oscillano in modo asincrono (sapete com’è, in mare capita…) la condotta che trasferisce il GNL si può rompere, il GNL finisce in mare, assorbe rapidamente calore ed esplode senza fiamma.  
 
Quale miracolo della tecnologia è intervenuto, prima del febbraio 2006, per convincere il ministero dei Trasporti a revocare il divieto? Non lo sappiamo e non lo sapremo mai. Il decreto fa riferimento solo al parere di un “Gruppo di lavoro merci pericolose”. Sono anni che Greenpeace, e vari parlamentari, chiedono di visionare questo parere. Giusto per sapere chi l’ha firmato, per quale motivo è stato richiesto e soprattutto per sapere quale sconosciuta rivoluzione tecnologica metterebbe al sicuro i cittadini dal rischio di un botto colossale: l’energia accumulata in una gasiera è stata stimata equivalente a quella di una piccola bomba atomica. Spero sia un’esagerazione, ma è vero che un incidente a Skikda in Algeria, era il 19 gennaio 2004, ha ucciso 27 operai e ne ha feriti altri 56. Ovviamente sono i lavoratori, quelli che stanno sulla nave-deposito-rigassificatore, a rischiare di più.  
 
I sindacati, da noi avvisati di tutta questa faccenda in data 7 febbraio 2011 hanno preferito ignorarci. Spero davvero che non succeda nulla, ma se dovesse succedere non voglio sentirli piangere: non ne hanno il diritto". 
 
* direttore delle campagne di Greenpeace Italia


http://www.lastampa.it/2013/08/07/blogs/in-diretta-da-greenpeace/rigassificatore-olt-la-sicurezza-dove-sta-CRFNm7nbw8Y7VMekgm1MCM/pagina.html

(da 'La Stampa.it' dell'8 agosto 2013)




"Greenpeace ha inviato una lettera alla capitaneria di porto di Livorno per chiedere chiarimenti sull'attività del riassificatore offshore della Olt, che nell’ultimo trimestre di quest’anno dovrebbe entrare in funzione a pieno regime al largo della costa tra Livorno e Pisa (12 miglia da Tirrenia, dov’è arrivato la scorsa settimana).

Nella nota, che auspica “piena collaborazione con la Capitaneria di Porto", Greenpeace chiede "certezze sull'avvenuto collaudo dei bracci di carico che trasferiscono il gas liquefatto dalle gasiere al rigassificatore” e chiede conferma “dell'avvenuta eliminazione del cloro dagli scarichi in mare del rigassificatore stesso".

"Sono due aspetti - sottolinea Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace - sui quali da tempo chiediamo invano chiarimenti. Siamo infatti perplessi sull'operazione di trasferimento, un'attività che è stata permessa in concomitanza con l'autorizzazione del rigassificatore Olt e vietata fino al giorno prima. L'autorizzazione è avvenuta anche sulla base di un parere del Gruppo di lavoro 'merci pericolose' che Greenpeace cerca di acquisire dal 2011. Ci risulta che anche ad alcuni parlamentari sia stato negato l'accesso a tale parere". Del resto, ha spiegato Giannì, "secondo quanto affermato dal comitato tecnico regionale, i rischi di distacco dei bracci di carico non sono al momento 'minimizzati' e le conseguenze potrebbero essere devastanti ma alla Olt si chiede di raccogliere informazioni su impianti simili che, purtroppo, non esistono in tutto il mondo".

Infine, riguardo agli scarichi di cloro, Greenpeace ha denunciato da tempo che nel decreto di valutazione dell'impatto ambientale del rigassificatore "non si fa cenno alla possibilità che ogni anno l'impianto sversi in mare decine di tonnellate di ipoclorito di sodio e interpellata in tal senso, nel novembre 2007, la Capitaneria di Porto di Livorno ha risposto che 'lo scarico a mare di ipoclorito di sodio, può essere del tutto evitato semplicemente adottando un ciclo di lavaggio a circuito chiuso. Ora attendiamo di sapere se le promesse sono veritiere". (da 'Il Tirreno' dell'8 agosto 2013)



Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete  firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi, è ormai la scelta da fare.
La grave crisi economica e i continui sprechi impediscono la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla definitivamente perché, con la scusa di un 'carcere modello' che non esiste ed è solo apparenza, si continuano a finanziare progetti inutili, al solo scopo mediatico e per mantenere con i soldi dei contribuenti una burocrazia succhiasangue. 
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri presenti nella nostra Penisola. 

Intanto sta arrivando a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che gli stessi enti vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi mari.

Per firmare clicca qui sotto:

http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch

http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch


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