Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi, è ormai la scelta da fare.
La grave crisi economica e i continui sprechi impediscono la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla definitivamente perché, con la scusa di un 'carcere modello' che non esiste ed è solo apparenza, si continuano a finanziare progetti inutili, al solo scopo mediatico e per mantenere con i soldi dei contribuenti una burocrazia succhiasangue.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri presenti nella nostra Penisola.
Intanto sta arrivando a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che gli stessi enti vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi mari.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch
mercoledì 31 luglio 2013
martedì 30 luglio 2013
Le nostre isole. Dopo Pantelleria, solo Gorgona sta peggio. Qui lo Stato lascia addirittura fuori casa i suoi abitanti...Incredibile, ma vero!
""Perché questa è un’isola nel vero senso della parola. Perché quando arrivi aPantelleria, se ci arrivi, non riesci più ad andare via: è un incubo. Il biglietto aereo ti costa una fortuna, devi fare il mutuo con la banca; infatti la Compagnia è svizzera. Mentre la nave non sai mai se arriva, perché Pantelleria è un’isola senza porto. Ci possono attraccare in sicurezza solo le zattere, come in Polinesia. L’unico modo per andarsene è a nuoto, sperando di incrociare una carretta del mare nel Canale di Sicilia, così ti dà un passaggio. E’ un’isola dove non puoi neanche nascere perché, taglia e taglia, l’ospedale è diventato una tenda della Croce Rossa. I bambini non ci nascono più, hanno paura. E sei stai male di notte l’elicottero arriva da Lampedusa. Parte già con i fiori preparati, tanto non arriva mica in tempo. E il porto lo hanno fatto fare a Ravenna, ci hanno speso miliardi, è un buco nell’acqua. Sì, Pantelleria è un disastro, non c’è più niente. Hanno venduto anche gli asini, ne son rimasti quattro e li han messi in un museo in Sicilia. C’era un vino spettacolare, sembrava miele. Forse lo fanno con le api, anche perché non ci sono più vigneti, li hanno mangiati tutti i conigli. Ecco, l’isola fa conigli: a grappolo. Ma fa anche i vincoli: è tutto un fiorire di divieti, ne crescono ogni giorno, sembra una giungla. Non puoi fare più nulla, neanche usare il sole.
Pensate, un’isola che è un vulcano e non ha un impianto geotermico. C’è il sole tutti giorni e fanno l’energia con la nafta. Fanno l’uva passa nel forno, è una follia. Vendono il vino per tagliare quello degli altri, in Sicilia e in Piemonte. Qui ci sono case uniche i dammusi, fatti pietra su pietra, e li hanno venduti ai turisti. E adesso passano il tempo a fare i giardinieri, i guardiani, i servi delle pulizie. Un’isola che era un paradiso non produce più niente. Hanno spazzolato anche il mare, sono venuti tutti con l’aspirapolvere. Un’isola che non ha un pesce, non ha un pescatore, non ha un porto, dove scappa anche l’aeronautica, dove i turisti vengono sempre meno, anno dopo anno. Avevano le palme, gli erano rimaste solo quelle, e gliele ha fottute il punteruolo. Avevano dei risparmi, i vecchi, e vent’anni fa sono venute le finanziarie mafiose e non c’è rimasto niente. Non riescono neanche a dissalarsi l’acqua: ne fanno solo un po’, poi basta l’altra la raccolgono quando piove, come nel medioevo. E viene una nave cisterna perché altrimenti muoiono di sete.
Ma con quale faccia, mi chiedo, tornano a candidarsi gli ex sindaci. Ne viene uno anche da fuori, d’importazione, da Mazara. L’isola non produce più neanche un candidato, sono tutti riciclati. Alcuni non sanno neanche chiedere le tangenti, si fanno arrestare ogni volta che vengono eletti. Se potesse Pantelleria si metterebbe in ginocchio, a supplicare un candidato nuovo, onesto, pulito. Diamo un domani ai giovani di Pantelleria e non solo opportunità agli speculatori. Un domani di energia pulita, di agricoltura, di benessere di turismo e di dignità. Votate per voi. Votate il Movimento 5 Stelle." (M5S Pantelleria-dal blog www.beppegrillo)
Ma con quale faccia, mi chiedo, tornano a candidarsi gli ex sindaci. Ne viene uno anche da fuori, d’importazione, da Mazara. L’isola non produce più neanche un candidato, sono tutti riciclati. Alcuni non sanno neanche chiedere le tangenti, si fanno arrestare ogni volta che vengono eletti. Se potesse Pantelleria si metterebbe in ginocchio, a supplicare un candidato nuovo, onesto, pulito. Diamo un domani ai giovani di Pantelleria e non solo opportunità agli speculatori. Un domani di energia pulita, di agricoltura, di benessere di turismo e di dignità. Votate per voi. Votate il Movimento 5 Stelle." (M5S Pantelleria-dal blog www.beppegrillo)
Ci stanno impedendo di accedere alle nostre case all'isola di Gorgona. Firma per salvare quest'isola dal ministero dell'ingiustizia e per salvaguardare il Santuario dei Cetacei da un abnorme rigassificatore
Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. O il carcere o i gorgonesi, è ormai la scelta da fare.
La grave crisi economica e i continui sprechi impediscono la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla definitivamente perché, con la scusa di un 'carcere modello' che non esiste ed è solo apparenza, si continuano a finanziare progetti inutili, al solo scopo mediatico e per mantenere con i soldi dei contribuenti una burocrazia succhiasangue.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri presenti nella nostra Penisola.
Intanto sta arrivando a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che gli stessi enti vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi mari.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch
lunedì 29 luglio 2013
Se non sei come loro, non sei colluso od interessato, ma sei pulito e lotti per la verità, allora ti chiameranno terrorista ed adopereranno la legge e la forza per distruggerti. Vale per i No Tav, con i quali solidarizziamo e ci sentiamo simili, come per l'isola di Gorgona
""Dalla Valle di Susa martoriata ma che resiste un saluto a tutti gli amici di Beppe e del M5S. Le forze di polizia stamattina hanno accerchiato il campeggio di Venaus. Stamattina la DIGOS e la polizia hanno effettuato perquisizioni in Valle e a Torino. L'imputazione è attentato per finalità terroristiche o di eversione: art. 280 c.1 n. 3 del Codice Penale e artt. 10 e 12 della legge 497/74. La manifestazione pacifica e determinata di sabato li ha infastiditi notevolmente. Soprattutto li ha infastiditi il fatto che 21 sindaci si siano nuovamente schierati apertamente con il Movimento No TAV, chiedendo che le violenze cessino da tutte le parti in causa, che si sospenda la militarizzazione della valle e si fermi il cantiere del tunnel geognostico di Chiomonte a La Maddalena.
Caselli ha consentito che i suoi PM si permettessero di fare il salto di qualità nella gravità delle accuse per intimorire la gente che resiste a quest’opera inutile e devastante. Ci hanno ufficialmente etichettati come terroristi eversori perché ci ostiniamo a difendere il nostro territorio, a difendere le povere finanze pubbliche, a cercare di evitare gli sprechi che ingrassano banchieri, politici, cooperative rosse e affaristi di ogni colore. Ci accusano di essere terroristi perchénon accettiamo i soprusi delle forze dell'ordine, perché non accettiamo che le leggi che si son fatti, vengano da loro stessi calpestate e piegate ai loro porci affari. Sono loro gli eversori terroristi. Loro che nel caldo dell'estate vogliono distruggere la nostra Costituzione, cominciando dalla modifica dell’articolo 138, con la complicità dei media e di una classe politica imbelle, ruffiana, avida di privilegi, prebende e mazzette. Loro che, con la benedizione di Re Giorgio, ci vogliono tutti sudditi docili, poveri, disoccupati, affamati, ubbidienti e teledipendenti. La Valle non si arrende e non si piega. Così come ai tempi della guerra nazifascista a Rivoli sulla strada all'imbocco della valle vi erano i cartellicon scritto "Achtung! Banditen" adesso i pubblici ministeri di Caselli con il megafono dei vari Numa attraverso i media compiacenti mettono gli avvisi "Attenti! Terroristi eversori". Un abbraccio". (Alberto Perino, dal blog www.beppegrillo.it)
Isola di Gorgona. Da qui non riuscirete mai a mandarci via perché è la nostra terra. Dalle nostre origini, dai nostri cari, dai nostri ricordi nessun burocrate o legge ci potrà mai separare. Se non riusciremo ad andarci e viverci con dignità da vivi, ci andremo da morti. Dovranno seppellirci con i nostri antenati, nel nostro cimitero sferzato dal libeccio, lassù a Cala Maestra. Ma prima dovranno spararci nella schiena
domenica 28 luglio 2013
Firma per mandare via un carcere arrogante che impedisce ai gorgonesi di accedere alle loro case
Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità. Addirittura si è arrivati ad impedire ad alcuni gorgonesi di accedere alle loro case, insieme ai loro figli, non facendoli scendere dalla nave Toremar su un'altra piccola imbarcazione controllata dalla polizia penitenziaria, che ha avuto disposizione di impedire loro lo sbarco!
La grave crisi economica e i continui sprechi impediscono la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla definitivamente perché, con la scusa di un 'carcere modello' che non esiste ed è solo apparenza, si continuano a finanziare progetti inutili, al solo scopo mediatico e per mantenere con i soldi dei contribuenti una burocrazia succhiasangue.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri presenti nella nostra Penisola.
Intanto sta arrivando a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che gli stessi enti vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi mari.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch
GLI ANNI DELL'ISOLAMENTO
... Poco tempo dopo gli alleati sbarcarono sull'isola. Superati i primi momenti di imbarazzo e di paura, i gorgonesi iniziarono a familiarizzare con i nuovi venuti. I cinque americani che vi si stabilirono presero possesso del “semaforo”della Marina Militare che ben si prestava per tenere sotto controllo le principali rotte di navigazione aeronavale. I militari venivano riforniti dalle loro vedette ogni quindici giorni: per i residenti questo giorno diventava occasione di festa perche anch'essi ne traevano enorme beneficio. Gli Americani infatti si dimostrarono sempre generosi e, divenuti ormai ospiti a.bituali delle famiglie dei Citti e dei Dodoli, elargirono loro senza parsimonia caffè, latte, zucchero, cioccolata e numerosi altri generi di consumo. Purtroppo, così come in passato la furia dei saraceni si era abbattuta sulla comunità certosina, qualcosa di analogo avvenne dopo lo sbarco improvviso di un contingente di Tedeschi. A parte le donne e i bambini che si precipitarono nel rifugio, tutti gli uomini sia civili che militari si nascosero nella macchia. Per fortuna degli isolani ai Tedeschi interessava soltanto disattivare la postazione trasmittente che era occupata dagli Americani, ed infatti fu con loro che avvennero alcuni scontri a fuoco risoltisi con l'uccisione di tre statunitensi. Avvenuta la liberazione di Livorno, anche gli Americani abbandonarono l’isola e ad essi subentrarono gli Inglesi. A differenza di coloro che li avevano preceduti, questi militari non lasciarono un buon ricordo del loro breve soggiorno. Freddi e distaccati, gl’Inglesi non familiarizzarono con i civili ne li rifornirono di derrate alimentari come invece avevano fatto gli Americani. 1946 Nell'immediato dopoguerra gli indici di criminalità raggiunsero valori molto elevati. Ben presto l' inadeguatezza e la fatiscenza di alcuni penitenziari, associate ad aspetti di sovraffollamento numerico, sfociarono nelle clamorose rivolte di Regina Coeli a Roma, delle Nuove a Torino e di S. Vittore a Milano. Non fu quindi difficile rivolgere di nuovo l'attenzione su G. nel senso di andarvi a ricostituire una realtà carceraria che avrebbe sicuramente alleggerito la situazione non più sostenibile che si era creata presso alcune sedi di pena del continente. Con alla testa un direttore livornese di nome Duceschi, i gorgonesi accolsero i detenuti (inizialmente una trentina), che avevano ormai imparato ad accettare e, in casi non infrequenti, ad apprezzare. Dopo soli cinque anni la comunità divenne di 228 persone (Censimento 1951). 1960 1113 giugno del 1958 venne sull'isola il cappellano padre Alvaro Candido Benvenuti (chiamato don Candido) che rimase in G. ininterrottamente per ventidue anni. Nel maggio del 1980 si ritirò infatti per sopraggiunti limiti di età (80 anni). Sempre nello stesso anno, forse stimolato da un comitato livornese interessato ad un tipo di valorizzazione diversa dell’isola, il periodico Epoca del 14 agosto pose fra i primi l’ accento sull’ incongruenza del mantenimento in G. dei detenuti che, sempre secondo la stessa fonte, potevano trovare altre collocazioni. Per la prima volta si sosteneva infatti con una certa decisione che L’ allontanamento di questi reclusi avrebbe consentito un positivo riscontro di tipo naturalistico e turistico. 1961 Intanto il nuovo censimento indicò essere 135 le persone presenti sull’isola. 1963 Un’ulteriore testimonianza di uno stato di sofferenza e di disagio degli abitanti per le condizioni di reclusione in cui anch’essi si trovavano, lo si desume in un articolo apparso sulla Nazione del 2 marzo nel quale si fa esplicito riferimento ad una petizione. Gli ottanta residenti la trasmisero sia alla Capitaneria di Porto di Livorno sia al MGG. Essi chiesero che venisse modificata un’ordinanza della C P del 24 giugno 1961 N°67 che disponeva il divieto di sosta a natanti forestieri entro i 500 m dalla linea costiera. ... |
LO STATO NON SIAMO NOI. QUESTO STATO NON SIAMO NOI
(La casa dove abitiamo da cittadini liberi di questa nazione all'isola di Gorgona, da secoli, e dove il ministero dell'ingiustizia ci vuole impedire di accedere usando la legge a loro piacimento e la forza della polizia penitenziaria)
Quando lo Stato va contro i suoi cittadini impedendogli anche le sue libertà fondamentali, questo Stato non siamo noi.
Quando uno Stato impedisce anche agli ultimi di guadagnarsi da vivere perché fuori dalle regole, allora questo Stato non siamo noi.
Quando lo Stato con le sue divise infierisce sui cittadini inermi, allora quello non è più uno Stato.
Quando lo Stato, mantenuto dal suo popolo, si arrocca su se stesso imponendo la propria visione del potere, allora quello Stato non siamo noi.
Quando lo Stato paga 100 mila euro al mese a chi eroga pensioni da fame ai suoi anziani, allora questo Stato non siamo noi.
Quando uno Stato vuole per forza fare un treno tav superveloce mentre la gente è alla canna del gas e i cittadini non vogliono nessun nuovo binario inutile, allora quello Stato non siamo noi.
Quando si prendono in ostaggio isole bellissime per farne carceri costosissimi amministrati da mediocri burocrati, allora quello Stato non siamo noi.
Quando lo Stato paga dei semplici commessi raccomandati alla Camera 10 mila euro al mese, mentre fuori si fa la fame, allora questo Stato non siamo noi.
Quando lo Stato impedisce l'accesso alla propria casa ed ai propri affetti in nome di una legge iniqua dettata da chi abusa del proprio potere, allora quello Stato non siamo noi.
Quando lo Stato si comporta come un regno, allora quello Stato diventa solo sede di privilegi anacronistici.
Quando uno Stato non amministra più la giustizia in nome del popolo ma in nome dei potenti, allora questo Stato non ha più ragione di esistere.
Quando uno Stato spende 830 miliardi di euro l'anno, allora questo Stato è un corpo fine a se stesso che succhia il sangue di chi l'ha creato.
Quando uno Stato giudica ed infierisce per il colore della pella, degli usi e costumi, e della religione, allora questo Stato non siamo noi.
Quando uno Stato è infettato dal malaffare, allora questo Stato non siamo noi.
Quando uno Stato non sa informare ma veicola veline interessate, allora questo Stato non siamo noi.
Quando uno Stato parla di Imu quando la casa molti nemmeno ce l'hanno, allora questo Stato non siamo noi.
Quando lo Stato spende decine di miliardi per aerei militari inutili, o in finte missioni di pace in Paesi altrui, e non ne sa trovare solo quattro, allora questo Stato non siamo noi.
Quando lo Stato umilia continuamente i suoi figli, allora questo Stato mi fa paura.
sabato 27 luglio 2013
Ci dovrete sparare per impedirci di raggiungere la nostra casa e i nostri cari all'isola di Gorgona
Isola di Gorgona, 27 luglio 2013
INIZIATA L'EPURAZIONE SILENZIOSA ED ESILIO PER I GORGONESI. COME DA COPIONE AMPIAMENTE PREVISTO, DOPO PIANOSA, IL MINISTERO DI GIUSTIZIA VUOLE PRENDERSI L'ISOLA DI GORGONA. LA POLIZIA PENIITENZIARIA AVREBBE RICEVUTO L'ORDINE DI NON FAR SBARCARE ALCUNI GORGONESI "SCOMODI" RESIDENTI ED ABITANTI SULL'ISOLA DI GORGONA
Da anni il Comitato Abitanti Isola di Gorgona lamenta e denuncia il tentativo del ministero di Giustizia, che dirige il cosiddetto carcere modello presente, di impossessarsi di tutta l'Isola, allontananando i civili residenti discendenti degli antichi pescatori gorgonesi con minacce e denunce, desertificando l'isola come è già successo a Pianosa. Ora, dopo averli vessati per anni, chiusi in pochi metri quadri di territorio, denunciati usando la legge a loro piacimento, la navale della polizia penitenziaria, senza che i diretti interessati ne sappiamo niente, avrebbero ricevuto l'ordine di non far sbarcare alcuni residenti ed abitanti sull'isolia in quel poco che resta del paese. Non se ne conoscono le motivazioni ufficiali, ma sicuramente si applicherà qualche cavillo legale inventato ad hoc dalla direzione carceraria, come già successo in precedenza.
Dopo il tentativo del demanio di cacciare via i gorgonesi, dopo denunce inventate per calunniare alcuni promotori di un tentativo di rinascita del consesso civile gorgonese, dopo la chiusura del sito di Gorgona oggetto di un contenzioso giudiziario, ora un gorgonese potrebbe sentirsi dire al momento dello sbarco che non può accedere alla propria abitazione, magari adducendo motivi di sicurezza o chissà che altro.
Questa accelerazione è iniziata dall'arrivo della nuova direttrice Giampiccolo, sempre pronta ad iniziative mediatiche inutili come le cene galeotte e il vino di Frescobaldi, ma per niente attenta alla realtà gorgonese della quale non sa niente perché sull'isola non c'è mai. Anche il carcere versa in condizioni gravissime, come lamentano i sindacati della polizia penitenziaria, e di 'modello' qui ci sono solo le troppe spese e un carcere anacronistico.
Ora si è addirittura arrivati ad impedire a delle persone libere di accedere alla propria casa, insieme ai loro bambini. Gli interessati fanno sapere sin da adesso che ci sono palesi violazioni in atto e abusi di potere di ogni genere, che verranno segnalate alle autorità competenti, e che sono pronti a farsi sparare per accedere alle loro case.
venerdì 26 luglio 2013
Firma le petizioni per salvare Gorgona e i gorgonesi
(video di Fabrizio Conti)
Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità.
La grave crisi economica e i continui sprechi impediscono la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla definitivamente perché, con la scusa di un 'carcere modello' che non esiste ed è solo apparenza, si continuano a finanziare progetti inutili, al solo scopo mediatico e per mantenere con i soldi dei contribuenti una burocrazia succhiasangue.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri presenti nella nostra Penisola.
Intanto sta arrivando a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che gli stessi enti vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi mari.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch
STORIA. GLI ANNI DELL'ISOLAMENTO
...
Per quanto riguarda invece la valle di Cala Martina che è situata più a sud, la consistenza calcarea del suolo e la sua elevata permeabilità, congiuntamente alla migliore esposizione della medesima, orientarono il direttore ad utilizzarla con successo per la coltura della vite. Furono cosi messe a dimora circa tremila piante. Sempre in Cala Martina, presso la Villa Margherita, in una casa attribuita i certosini e tuttora esistente venne attivata la concia delle pelli, mentre il fabbricato attiguo fu destinato all’allevamento di circa 200 fra galline e tacchini. Allo scopo di assicurare derrate alimentari alla comunità, e più che mai convinto della necessità di rendere il penitenziario autosufficiente in virtù dei difficoltosi collegamenti via mare, il direttore fece introdurre anche alcuni bovini e suini, rimandando ad un secondo momento l' idea di impiegare anche gli ovini. Per lo stesso motivo egli fece costruire anche una conigliera che poteva contenere fino a mille conigli. La nuova necessità di usufruire di terre da adibire a pascolo e foraggio non distolse il Biamonti dall' opportunità di mantenere intatta la macchia e di salvaguardare le zone boschive per i numerosi vantaggi che derivavano dalla loro presenza. Egli sapeva infatti che la flora spontanea avrebbe permesso una maggiore stabilità dei versanti e che gli alberi di alto fusto rappresentavano una valida barriera ai venti inclementi ed impetuosi che venivano da ogni direzione. Il fitto sottobosco consentiva inoltre l' assorbimento di buona parte delle acque meteoriche che altrimenti sarebbero ritornate al mare dilavando e portando via ogni cosa. Si pensi inoltre alla condensa e ad "altri molti benefizi" come lui stesso ebbe ad affermare A lui dobbiamo anche la realizzazione di circa quindici chilometri di sentieri sterrati che permisero spostamenti più rapidi all'interno dell'isola ed un più agevole e comodo trasporto di quanto si rendeva necessario.
1875 Per gli indigeni preesistenti all' arrivo della comunità penitenziaria non tutto il male venne per nuocere. Anche se dovettero sopportare la presenza di persone sgradite e subirne le conseguenze che avevano prodotto un radicale cambiamento delle loro abitudini e del loro tenore di vita, i gorgonesi godettero anche di indiscutibili vantaggi. La nuova realtà che si era consolidata era infatti tale da sopperire, sia pure in parte, a quasi ogni loro necessità ed esigenza. Esaminiamo alcuni di questi aspetti che, sia pure in modo non esaustivo, furono tali da mitigare molte sofferenze che avevano caratterizzato la loro permanenza negli anni precedenti:
-I generi alimentari. I detenuti furono messi in grado di produrre in loco farinacei, latticini, ortaggi, vino, olio, miele, frutta, e soprattutto prodotti carnei di vario tipo che, presumibilmente venduti a buon prezzo, impedirono ai gorgonesi di doversi recare periodicamente sulla terraferma per farne rifornimento;
-I servizi. Dal momento del suo insediamento, la comunità penitenziaria garantì in modo continuo tutta una vasta gamma di interventi e di servizi che rima di allora erano stati saltuari, scadenti, onerosi, e comunque tali da non soddisfare appieno i numerosi bisogni della popolazione.
Venne assicurata ad esempio la presenza di un medico che, oltre a dedicarsi alla cura dei detenuti e agli agenti di custodia, estese le proprie prestazioni anche ai pochi gorgonesi rimasti. ...
ggetti gestori e il Comune di Livorno continuano le visite settimanali sull'isola.
...
Per quanto riguarda invece la valle di Cala Martina che è situata più a sud, la consistenza calcarea del suolo e la sua elevata permeabilità, congiuntamente alla migliore esposizione della medesima, orientarono il direttore ad utilizzarla con successo per la coltura della vite. Furono cosi messe a dimora circa tremila piante. Sempre in Cala Martina, presso la Villa Margherita, in una casa attribuita i certosini e tuttora esistente venne attivata la concia delle pelli, mentre il fabbricato attiguo fu destinato all’allevamento di circa 200 fra galline e tacchini. Allo scopo di assicurare derrate alimentari alla comunità, e più che mai convinto della necessità di rendere il penitenziario autosufficiente in virtù dei difficoltosi collegamenti via mare, il direttore fece introdurre anche alcuni bovini e suini, rimandando ad un secondo momento l' idea di impiegare anche gli ovini. Per lo stesso motivo egli fece costruire anche una conigliera che poteva contenere fino a mille conigli. La nuova necessità di usufruire di terre da adibire a pascolo e foraggio non distolse il Biamonti dall' opportunità di mantenere intatta la macchia e di salvaguardare le zone boschive per i numerosi vantaggi che derivavano dalla loro presenza. Egli sapeva infatti che la flora spontanea avrebbe permesso una maggiore stabilità dei versanti e che gli alberi di alto fusto rappresentavano una valida barriera ai venti inclementi ed impetuosi che venivano da ogni direzione. Il fitto sottobosco consentiva inoltre l' assorbimento di buona parte delle acque meteoriche che altrimenti sarebbero ritornate al mare dilavando e portando via ogni cosa. Si pensi inoltre alla condensa e ad "altri molti benefizi" come lui stesso ebbe ad affermare A lui dobbiamo anche la realizzazione di circa quindici chilometri di sentieri sterrati che permisero spostamenti più rapidi all'interno dell'isola ed un più agevole e comodo trasporto di quanto si rendeva necessario.
1875 Per gli indigeni preesistenti all' arrivo della comunità penitenziaria non tutto il male venne per nuocere. Anche se dovettero sopportare la presenza di persone sgradite e subirne le conseguenze che avevano prodotto un radicale cambiamento delle loro abitudini e del loro tenore di vita, i gorgonesi godettero anche di indiscutibili vantaggi. La nuova realtà che si era consolidata era infatti tale da sopperire, sia pure in parte, a quasi ogni loro necessità ed esigenza. Esaminiamo alcuni di questi aspetti che, sia pure in modo non esaustivo, furono tali da mitigare molte sofferenze che avevano caratterizzato la loro permanenza negli anni precedenti:
-I generi alimentari. I detenuti furono messi in grado di produrre in loco farinacei, latticini, ortaggi, vino, olio, miele, frutta, e soprattutto prodotti carnei di vario tipo che, presumibilmente venduti a buon prezzo, impedirono ai gorgonesi di doversi recare periodicamente sulla terraferma per farne rifornimento;
-I servizi. Dal momento del suo insediamento, la comunità penitenziaria garantì in modo continuo tutta una vasta gamma di interventi e di servizi che rima di allora erano stati saltuari, scadenti, onerosi, e comunque tali da non soddisfare appieno i numerosi bisogni della popolazione.
Venne assicurata ad esempio la presenza di un medico che, oltre a dedicarsi alla cura dei detenuti e agli agenti di custodia, estese le proprie prestazioni anche ai pochi gorgonesi rimasti. ...
ggetti gestori e il Comune di Livorno continuano le visite settimanali sull'isola.
giovedì 25 luglio 2013
Giù le mani dalla Costituzione!
"Il vero obiettivo di questo governo è la distruzione dell'impianto costituzionale per poter cambiare le regole del gioco democratico e assicurare ai partiti il potere e la greppia di Stato. Per cambiare la Costituzione senza impedimenti da parte dell'opposizione in Parlamento e senza il consenso dei cittadini, che ne sono i veri custodi, i partiti vogliono cambiare l'articolo 138, l'architrave. In seguito, sarà istituita una Bicamerale per rivedere la Costituzione con statisti del calibro di Berlusconi (o dei suoi servi, non fa differenza) e di D'Alema e degli altri caporioni del pdmenoelle. Per questo è nato il governo di larghe intese che di tutto si preoccupa tranne che dei problemi del Paese. Cosa dice l'articolo 138?
"Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali. La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi. Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti."
L'articolo 138 è la barriera tra la Costituzione e i partiti. Impedisce che ne sia fatta carne da porco. Prevede due volte il voto delle Camere e un referendum popolare di conferma. I saggi, prima 10 e poi 40, di stretta osservanza governativa, solo pd, pdmenoelle e scelta civica, nessuno del M5S, stanno operando laboriosamente per spossessare il Parlamento delle sue (poche) prerogative. I colpi di Stato, come scrisse Curzio Malaparte in Tecnica di colpo di Stato, quasi mai ricorrono alla violenza, di solito avvengono in modo apparentemente legale, nel silenzio ovattato delle cosiddette istituzioni. Il cambiamento della Costituzione discusso ieri in Commissione Affari Costituzionaliin soli 55 minuti per poter essere votato in aula, in tutta fretta, il primo di agosto, senza neppure la possibilità di emendarlo, con gli italiani in ferie e con la stampa e le televisioni di Stato asservite e mute, è un colpo di Stato annunciato. E i colpi di Stato vanno combattuti, in nome della democrazia". (dal blog di Beppe Grillo)
"Pubblichiamo l’appello contro il ddl di riforma costituzionale firmato da Alessandro Pace, Alberto Lucarelli, Paolo Maddalena, Gianni Ferrara, Cesare Salvi, Massimo Villone, Silvio Gambino, Antonio Ingroia, Antonello Falomi, Domenico Gallo, Raffaele D’ Agata, Raniero La Valle, Beppe Giulietti e Mario Serio.
Ignorando il risultato del referendum popolare del 2006 che bocciò a grande maggioranza la proposta di mettere tutto il potere nelle mani di un “premier assoluto”, è ripartito un nuovo e ancor più pericoloso tentativo di stravolgere in senso presidenzialista la nostra forma di governo, posponendo a questa la indilazionabile modifica dell’attuale legge elettorale. In fretta e furia e nel pressoché unanime silenzio dei grandi mezzi d’informazione la Camera ha iniziato a esaminare il disegno di legge governativo, già approvato dal Senato, di revisione della Costituzione inplateale violazione della disciplina prevista dall’articolo 138, che costituisce la “valvola di sicurezza” pensata dai nostri Padri costituenti per impedire stravolgimenti della Costituzione.
Ci appelliamo a voi che avete il potere di decidere, perché il processo di revisione costituzionale in atto sia riportato nei binari della legalità costituzionale. Chiediamo che l’iter di discussione del disegno di legge costituzionale presentato dal governo Letta segua tempi e modi rispettosi del dettato costituzionale (…). Chiudere, a ridosso delle ferie estive, la prima lettura del disegno di legge, contrastando con le finalità dell’articolo 138 della Costituzione, impedisce un vero e seriocoinvolgimento dell’opinione pubblica nel dibattito. In secondo luogo vi chiediamo di restituire al Parlamento e ai parlamentari il ruolo loro spettante nel processo di revisione della nostra Carta.
L’aver abbandonato la procedura normale di esame esplicitamente prevista dall’articolo 72 della Costituzione per l’esame delle leggi costituzionali, l’aver attribuito al governo un potere emendativo privilegiato, la proibizione di porre le questioni pregiudiziali, sospensive o di non passaggio agli articoli, l’ impossibilità per i singoli parlamentari di sub-emendare le proposte del governo o del comitato, la proibizione per i parlamentari in dissenso con i propri gruppi di presentare propri emendamenti, le deroghe previste ai regolamenti di Camera e Senato, costituiscono altrettante scelte che umiliano e comprimono l’autonomia e la libertà dei parlamentari e quindi il ruolo e la funzione del Parlamento.
Le conseguenze di tali scelte si riveleranno in tutta la loro gravità allorché, una volta approvato questo disegno di legge, l’istituendo comitato per le riforme costituzionali porrà mano alla riforma delle strutture portanti della nostra organizzazione costituzionale (dal Parlamento al presidente della Repubblica, dal governo alle Regioni) sulla base delle norme che oggi la Camera sta approvando in flagrante violazione dell’art. 138. (…) Vi chiediamo ancora che le singole leggi costituzionali, omogenee nel loro contenuto, indichino con precisione le parti della Costituzione sottoposte a revisione. (…) Non si tratta, in definitiva, di un intervento di “manutenzione” ma di una riscrittura radicale della nostra Carta non consentita dalla Costituzione, che apre ampi spazi all’arbitrio delle contingenti maggioranze parlamentari.
Chiediamo, infine, che nell’esprimere il vostro voto in seconda lettura del provvedimento di modifica dell’articolo 138, consideriate che la maggioranza parlamentare dei due terzi dei componenti le Camere per evitare il referendum confermativo, in ragione di una legge elettorale che distorce gravemente e incostituzionalmente la rappresentanza popolare, non coincide con la realtà politica del corpo elettorale del nostro Paese. Rispettare questa realtà, vuol dire esprimere in Parlamento un voto che consenta l’indizione di un referendum confermativo sulla revisione dell’articolo 138. È in gioco il futuro della nostra democrazia. Assumetevi la responsabilità di garantirlo". (da "Il Fatto Quotidiano")
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Firma per salvare Gorgona e il Santuario dei Cetacei
Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità.
La grave crisi economica e i continui sprechi impediscono la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla definitivamente perché, con la scusa di un 'carcere modello' che non esiste ed è solo apparenza, si continuano a finanziare progetti inutili, al solo scopo mediatico e per mantenere con i soldi dei contribuenti una burocrazia succhiasangue.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri presenti nella nostra Penisola.
Intanto sta arrivando a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che gli stessi enti vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi mari.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch
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DALLE ORIGINI ALL'INSEDIAMENTO DEI BENEDETTINI
... 1070 Da Lucca e in data 16 agosto, il pontefice Alessandro II emise una bolla che confermava al monastero della G. il possesso di tutti i suoi beni. 1074 La contessa Matilde di Toscana fece visita ai cenobiti e, come tanti altri prima di lei, elargì cospicue donazioni all'eremo di S Gorgonio allora diretto dall'abate Lanfranco. I saraceni però tornarono per l' ennesima volta a saccheggiare le misere cose della G. e i pochi monaci presenti si videro costretti di nuovo alla fuga (Riparbelli). Con loro venne via anche il padre Adamo che all'epoca era l 'abate di questa piccola comunità monastica. 1118 All ' inizio del XII secolo i monaci raggiunsero di nuovo un' invidiabile condizione finanziaria che permise loro di trasformare ancora una volta l' isola in una sede di riferimento mistico e spirituale. Ben altri erano gli interessi del mondo esterno. Motivi strategici e militari indussero infatti i Pisani a prendere possesso dell' isola e a distaccarvi in modo stabile un presidio di soldati. 1166 Malgrado le premesse non siano state incoraggianti, fra la repubblica pisana e i monaci gorgonesi venne a consolidarsi una situazione di distensione e di reciproco rispetto poiché la cosa, come spesso succede, giovava ad entrambi. 1184 In un clima di accesa conflittualità fra le repubbliche marinare e fra loro ed i saraceni che continuavano ad infestare le nostre coste, le tre repubbliche di Pisa Firenze e Lucca stipularono un trattato con il re di Majorca nel quale venne riconosciuto ai Pisani il loro dominio sull'Elba, Pianosa, Montecristo, Gorgona, Giglio e Capraia. Venutasi a trovare isolata, Genova si affrettò a concludere un trattato di pace con Pisa. 1267 Il guelfo Carlo D' Angiò, nel corso della guerra che nel frattempo era scoppiata contro i Pisani, mandò le sue truppe in Toscana. Nel corso di questi scontri Livorno venne completamente devastata e rasa al suolo, tanto che è citato negli Annali " Nulla rimase " (An. Meozzi). 1282 In uno scenario storico che non accennava a modificarsi in quanto Genova e Pisa erano perennemente in guerra l'una contro l'altra, i Padri benedettini di G. approfittarono del decadimento della seconda per aumentare il loro già consistente patrimonio. 1283 Il persistere del conflitto fra le città di Genova e Pisa indusse quest'ultima, sempre per motivi strategici, a riprendere il possesso di G. che nel frattempo era tornata di nuovo nelle mani dei monaci. 1284 La flotta genovese e quella pisana si affrontarono davanti a Livorno in una battaglia rimasta famosa. I pisani, come sappiamo, ne uscirono sconfitti. 1288 Per conseguire una resa onorevole con i Genovesi, i Pisani offrirono quale compenso di guerra anche il castello di G. (l'attuale Torre Vecchia). 1292 I Pisani affidarono quindi il comando dell'esercito a Guido da Montefeltro che riuscì in breve a risollevare le sorti della repubblica. Successivamente gli stessi Pisani, pensando forse che questo generale aspirasse al governo assoluto della città, ne disposero il suo allontanamento. Vistosi messo in disparte e andando via da Pisa, Guido da Montefeltro, nel canto XXIII dell'Inferno ricorda l'episodio ripetendo a Dante il famoso anatema lanciato contro la città ingrata. . . .Ahi Pisa, vituperio delle genti del bel paese là dove 'l sì sona poi che i vicini a te punir son lenti, muovasi la Capraia e la Gorgona, e faccian siepe ad Armo in su la foce, sì ch'elli annieghi in te ogni persona!. . . |
mercoledì 24 luglio 2013
martedì 23 luglio 2013
MA CHI SE NE FREGA DELL'ULTIMO NASCITURO DELLA CORONA INGLESE! NON CAPISCO TUTTO QUESTO INTERESSE PER LA NASCITA DELL'ULTIMO EREDE DELLA MONARCHIA BRITANNICA. O LE PERSONE HANNO SEMPRE BISOGNO DI QUALCUNO DI CUI PARLARE CHE NON SIANO LORO STESSI O LE LORO VITE (PUO' ESSERE ANCHE IL PAPA O UN CALCIATORE, PURCHE' APPAIA PIU' RICCO, PIU' BRAVO E PIU' BELLO DI NOI), OPPURE NON CAPISCO COME POSSA ESSERCI ANCORA UNA REGINA E TANTI POVERACCI!
Firma per salvare il Santuari dei Cetacei
Da qualche mese, insieme all'organizzazione internazionale Avaaz, sono partite due nuove ed importanti petizioni. Spero vorrete firmarle convidendole con i vostri amici e conoscenti.
La prima si chiama: "Chiudiamo il carcere dell'Isola di Gorgona". La seconda: "No al rigassificatore nel mare del Santuario dei Cetacei".
Forse non tutti sanno che in Italia esiste un'isola chiamata Gorgona, a sole 19 miglia da Livorno, dove coesistono una colonia penale ed un paese che sta scomparendo.
Chiudere questa dispendiosissima prigione a cielo aperto è diventata per gli ultimi abitanti ormai una priorità.
La grave crisi economica e i continui sprechi impediscono la soppravvivenza dignitosa di questa struttura carceraria, sempre più degradata, ma nessuno ha il coraggio di chiuderla definitivamente perché, con la scusa di un 'carcere modello' che non esiste ed è solo apparenza, si continuano a finanziare progetti inutili, al solo scopo mediatico e per mantenere con i soldi dei contribuenti una burocrazia succhiasangue.
Casi come questi, dove lo Stato infierisce sui suoi cittadini invece di salvaguardarli, spesso a causa della mediocrità di chi si annida a caro prezzo nelle nostre istituzioni, ce ne sono tanti in Italia. Fermarne uno potrebbe dare un esempio per tanti altri presenti nella nostra Penisola.
Intanto sta arrivando a Livorno, non lontano dall'isola di Gorgona, un enorme rigassificatore che gli stessi enti vogliono piazzare in mezzo al mare, proprio all'interno del Santuario dei Cetacei e del Parco dell'Arcipelago Toscano. Questa iniziativa va fermata a tutti i costi perché darebbe un colpo mortale all'ambiente e alla bellezza di questi mari.
Per firmare clicca qui sotto:
http://www.avaaz.org/it/petition/Chiudiamo_il_carcere_dellIsola_di_Gorgona/?launch
http://www.avaaz.org/it/petition/No_al_rigassificatore_nel_mare_del_Santuario_dei_Cetacei/?launch
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