giovedì 5 luglio 2012
L'incubo
Ieri ho preso il bus '105' che dalla stazione Termini di Roma porta alla località 'Grotte Celoni', sulla via Casilina. Da capolinea a capolinea. Un'ora per pochi chilometri. Un'ora da incubo. Come entrare in un girone infernale dantesco. Eppure avevo anche un posto a sedere. Dovevo vedere un avvocato per un ricorso al Tar del Lazio. L'autobus, uno quelli doppi, è partito alle 16. Fuori facevano 35 gradi, ma dentro al bus ce n'erano più di 40. Dentro, pochi italiani smarritti, e decine di bengalesi, indiani, russi e via dicendo. Sembrava una triste e vociferante Babele. Apparentemente nessuno, o quasi, pagava il biglietto. Il bus procedeva a passo d'uomo sotto il sole incandescente della capitale, dentro si sudava come in una sauna, mentre ad ogni fermata si riempiva di moltitudini di ogni genere. Io vivo tra un'isola e un paesino vicino Roma e vedere quello spaccato di sofferenza (almeno per me) mi faceva piombare in una specie di incubo. Mi chiedevo se queste persone vivevano quella stessa esperienza, per me unica e sporadica, tutti i giorni e come potessero sopportarla. Se questa è una delle realtà che la nostra bella società evoluta ha creato meglio rimanere fermi.
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