giovedì 28 giugno 2012
L'Italia è un paese razzista
Da quando sono tornato dalla Costa d'Avorio in Italia, nel giugno del 2000, ho visto aumentare in Italia una forma di razzismo strisciante. L'ho vissuto sulla mia pelle, intorno a me, alla scuola dei miei figli, in tv, sui media, nei commenti televisivi, nel governo, in parlamento, in mezzo alla strada. E' una forma di razzismo subdola, non dichiarata, che vede l'italiano medio, dall'alto della sua ignoranza, ergersi a cittadino di serie A e a degradare tutte le altre nazionalità, usando appellativi impropri e dispregiativi, come extracomunitario, bengalese, zingaro, rumeno, nero, negro, mulatto e via discorrendo. Cittadini indiani, africani, orientali, slavi, sudamericani, che mi hanno accolto nel corso della mia esistenza nella bellezza delle loro diverse e bellissime culture, qui da noi sembrano annullati, senza diritti, senza certeze dei loro documenti, fino a diventar veramente qualcosa che assomiglia ad un prodotto di serie B. L'uso di parole come 'di provenienza italiana' o comunitario usato contro tutte le altre culture, di cui l'italiano razzisa sa poco e niente, a parte quello che vede nei villaggi stile 'valtour', cioè niente, o nei suoi percorsi turistici sessuali. Tutto quello che non appartiene alla cultura italica viene degradato a vista. Gli altri non sono più essere umani dignitosi, ma terzo mondo da adottare e a cui fare la carità, immigrati disperati che possono anche annegare con i loro bambini, culture degradate ad animali. Quante volte mi vergogno di essere italiano.
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